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Canarie a vela/Ho avvistato un barcone usato dai migranti

Gran Canaria, 14 febbraio 2023
   In questi giorni nell’arcipelago delle Canarie spira il ‘calima’, il vento dall’Est che porta la sabbia dall’Africa e riduce la visibilità. È il vento che fa sbarcare sulle spiagge delle famose isole spagnole decine di migranti in fuga dall’Africa subsahariana. La cosiddetta ‘rotta Canaria’ è una delle più pericolose perché significa attraversare centinaia di chilometri di oceano Atlantico dal Marocco o dalla Mauritania in un punto con forti corrente e vento. Viaggi della speranza che si trasformano in tragedie del mare spesso invisibili. Secondo statistiche di una ong circa 6 migranti al giorno in media muoiono nel viaggio della speranza dalle coste nord africane alla Spagna.
Interno di una 'patera' nel porto di Arguineguin (Gran Canaria)


 Ieri mi è capitato di vedere da vicino una delle imbarcazioni con cui i migranti arrivano alle Canarie. Era vuota, forse perché abbandonata dopo lo sbarco oppure, ma non voglio pensarlo, perché i suoi occupanti sono finiti in mare. È successo in piena notte a circa 10 miglia nautiche (18 km circa) dalla costa meridionale di Gran Canaria. Con la mia barca a vela Maneki avevo appena attraversato lo stretto tra Tenerife e Gran Canaria e dato che il vento era cessato (succede sempre cosi quando si arriva davanti alla costa meridionale di Gran Canaria) ero praticamente alla deriva. Alla radio VHF (canale 16) sento un messaggio della radio di Las Palmas rivolto a un ‘sailing vessel’ in una certa posizione. Controllo il GPS e mi accorgo che sono proprio io. Rispondo immediatamente, con una certa apprensione perché non capita tutti i giorni, e mi chiedono di identificarmi e poi di stare in stand by sul canale 74. Dopo pochi secondi sento un operatore che mi chiama “Maneki, Maneki, here Las Palmas, Las Palmas. Do you read me? Over”. Rispondo e la voce maschile in perfetto inglese mi chiede di “identificare un target che secondo il radar si trova a 1.5 miglia nautiche a Ovest della mia posizione”. Guardo fuori, ma la visibilità è molto bassa, a causa del calima, praticamente nebbia. Non vedo nulla, dico. Allora mi chiede se posso cooperare con loro e recarmi sul “target”. Mi chiede di annotare le coordinate e di far sapere appena vedo qualcosa. 
   Ecco che alle 4 di notte, quando già sognavo di ancorare in qualche baietta tranquilla e levarmi gli abiti inzuppati per la traversata da Tenerife, mi trasformo in soccorritrice. Con una certa apprensione perché non è ben chiaro cosa sia il “target”. Inoltre la vedo un po’ difficile da sola timonare, controllare il gps e soprattutto scrutare le acque scure alla cerca di qualcosa di non ben definito. Il mare è calmo, ma ripeto è coperto da una densa coltre di vapore. Mi avvicino di mezzo miglio procedendo un po’ a zig zag. “Las Palmas, Las Palmas, here Maneki, Maneki, I do not see anything, what do you think I should see?” domando con il terrore che mi chiedano di avvistare un ufo o chissà cosa. Las Palmas mi dice che dal radar potrebbe essere una barca di legno usata dai migranti, ma serve una conferma visiva e poi bisogna sapere se c’è qualcuno. Insiste nonostante le mie titubanze. “It will be very helpfull if you go to check”. Okkey…replico e vado incontro al mio destino, con rassegnazione. 
   Ci metto un bel po’ a raggiungere la posizione, quando ci sono vicina, fermo la barca e vado a prua a scrutare, niente…Las Palmas mi avverte che dal loro radar risulta che sono vicina, 200 metri in direzione 330 gradi. Con le gambe che mi tremano guardo la bussola e ingrano la marcia. “Look on your starboard, on your right” dice la voce che mi segue da un schermo radar che è estremamente preciso, perché dopo pochi istanti vedo una massa nera. È un barcone di legno di 4-5 metri. Una ‘patera’, come ce ne sono tante ammassate nel porto di Arguineguin, che fa da hub per gli arrivi dei clandestini. Nella sola prima settimana di febbraio sono state 660 le persone arrivate vive a bordo di 13 “patera”. Punto la torcia, sembra vuota, da una parte è attaccata una lunga cima, mi sembra, per questo non posso avvicinarmi troppo, ho paura che si impigli nell’elica.
   Ci giro intorno due o tre volte poi chiamo Las Palmas e confermo, non ci sono persone a bordo. È quello che volevano sapere, poco dopo sul canale 16 lanceranno un ‘securite’ securite’’ un avvertimento per i naviganti dove si dice che una barca di legno di 4 metri è alla deriva in quel tratto di mare. Un messaggio che purtroppo sente molto spesso quando navigo. Mi vengono i brividi a pensare che navigando poco prima avrei potuto urtare la patera e probabilmente affondare. Ma non è solo questo pensiero che mi fa rabbrividire. I migranti dove sono? Nelle fosse comuni in fondo al mare? Spero siano in salvo da qualche parte o che siano stati soccorsi dalla Guardia Costiera spagnola come è capitato in questi giorni, mi sembra ancora di avvertire la loro presenza, la loro disperazione in quel mare di pece.

PROFUGHI/Rotta Atlantica, un altro autunno caldo per le Canarie?

Molo di Arguineguin (Gran Canaria), 15 Settembre 2021
 
    Dopo diversi mesi sono tornata nel porto di Arguineguin, un villaggio di pescatori nel sud di Gran Canaria che l'anno scorso e' stato alla ribalta delle cronache mondiali per le migliaia di profughi  africani tenuti in condizioni disumane sul molo del porticciolo. Nei mesi di settembre e ottobre le condizioni metereologiche sono particolarmente propizie per la navigazione nell'arcipelago delle Canarie. Mentre io ne approfitto per 'scorazzare' a vela da un'isola all'altra, migliaia di disperati lasciano le coste della vicina Africa per entrare in Europa. "Vicina' si fa per dire perche' la 'rotta Atlantica' verso le Canarie (di cui ho gia' parlato piu' volte in questo blog, questo il mio ultimo post) e' una delle piu' pericolose. Il viaggio su barche in legno dalle coste del Sahara Occidentale, la zona contesa tra Marocco e il fronte Polisario, dura diversi giorni, sono circa 220 chilometri all'isola di Fuerteventura, la piu' vicina all'Africa.
Un barcone arrivato nel porticciolo di Arguineguin con i resti della lunga e pericolosa traversata dalle coste africane

   Ebbene, mentre stavo per entrare nel porto di Arguineguin per mettermi alla fonda con la mia barca a vela Maneki proveniente da Tenerife, ho visto sfilare sul molo decine di profughi appena sbarcati da una 'patera' soccorsa dal Salvamento Maritimo spagnolo. Tutti in fila davanti alle tende della Cruz Roja probabilmente per i controlli sanitari. Mi sembrava che ognuno tenesse in mano un sacchetto bianco, forse indumenti o generi di prima necessita'. Nella sola giornata di martedi' ne sono arrivati 225 in totale a Lanzarote, Tenerife e appunto a Gran Canaria. Tra loro 24 donne e due bambini. Per tutto il giorno, mentre stavo attraversando lo stretto tra Tenerife e Gran Canaria, ho sentito sul canale 16 della mia radio VHF le allerte (pan pan nel gergo) relative a "barconi di profughi alla deriva provenienti da costa africana" con l'invito ai naviganti di avverire la Guardia costiera nel caso di avvistamento.    
    A differenza dello scorso anno quando sul molo di Arguineguin ci fu una rivolta per il sovraffollamento dei migranti, circa 2 mila ammassati in pochissimo spazio, le autorita' canarie non si sono fatte prendere alla sprovvista. Lo scorso novembre Arguineguin fu paragonato alla famigerata Giungla di Calais del 2015-2016. La crisi degenero' perche' gli sbarchi si erano moltiplicati anche a causa della ripresa del conflitto nella regione subsahariana. Adesso i profughi sono portati in hotel e altre strutture adeguate di accoglienza e poi 'smistati' non si sa ben dove. Escludo che vengano rimpatriati perche' in teoria dovrebbero ottenere lo status di profughi. 
   Attraccati al molo si possono vedere i barconi pieni di giubbotti di salvataggio, taniche vuote di acqua e benzina e tracce del viaggio della speranza. 
    Secondo dati del Ministero degli Interni spagnolo aggiornati al 31 agosto, sono arrivati alle Canarie ben 9.255 migranti a bordo di 243 barconi, il 135% in piu' dello scorso anno. La maggior parte uomini. La rotta atlantica parte da Cabo Bojador, nel Sahara Occidentale e Dakla, sempre Sahara Occidentale sotti il controllo del Marocco. 
    Proprio in questi giorni il diplomatico italo-svedese Staffan De Mistura, che conosco in quanto si occupo' della contesa tra India e Italia sui due maro' arrestati per omicidio di due pescatori, e' stato nominato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres come inviato speciale per il Sahara Occidentale. Segno che la comunita' internazionale si sta occupando della crisi.
    C'e' pero' un dato di fatto che fara' si' che in futuro ci siano sempre piu' arrivi dal continente africano: nei prossimi 30 anni l'Africa raddoppiera' la sua popolazione passando da 1.2 miliardi a 2.5 miliardi di persone, mentre in Europa caleranno gli abitanti. Allora che vogliamo fare? Continuare a soccorrerli in mare?     

CANARIE/ Emergenza migranti, record di sbarchi nel weekend

 Arguineguin (Gran Canaria), 9 Novembre 2020

   Mentre tutto il mondo e' concentrato sulle elezioni Usa e l'emergenza Covid, 2 mila migranti sono sbarcati alle Canarie nel weekend provenienti dalle vicine coste dell'Africa in 40 imbarcazioni di fortuna. L'ho letto qui su El Mundo. 

   Nel porticciolo di pescatori di Arguineguin, nel sud di Gran Canaria, dove sono spesso ancorata con la mia barca a vela Maneki, hanno allestito una tendopoli lungo il molo per accogliere i disperati soccorsi nell'oceano Atlantico alla deriva su barconi di legno (dette "patera").  Le pattuglie della guardia costiera e del soccorso marittimo intercettano le imbarcazioni e caricano i migranti che come si può immaginare arrivano in condizioni estreme dopo un viaggio di due o tre giorni dalle costa del Marocco e Sahara Occidentale.


   E' da circa un anno che questo flusso migratorio verso l'arcipelago spagnolo si e' intensificato di pari passo con la chiusura dei porti nel Mediterraneo. Ne ho scritto spesso su questo blog (questo il mio ultimo articolo).

   Per gli abitanti delle Canarie non e' una novità, sanno di essere una porta di ingresso in Europa, le famose isole sono geograficamente connesse al continente africano (anche se lo ignorano per proteggere il loro ricco turismo) e già in passato hanno avuto simili emergenze. Me lo ha confermato un negoziante di Arguineguin dicendomi molto seccato "che i migranti ci sono sempre stati, ma che ora sanno di essere soccorsi, quindi partono in massa sapendo che troveranno vitto e alloggio". Pare che il governo spagnolo sta praticando una politica di accoglienza forse su pressione degli altri Paesi europei o forse per semplice spirito umanitario, Ma, in questo periodo di crisi, soprattutto qui alle Canarie pesantemente colpite per il crollo del turismo, la gente e' esasperata e non vede di buon occhio l'accoglienza. Non si sa quanto il governo spagnolo potrà permettersi politicamente di continuare su questa linea.  

Canarie in crisi/Meno turisti e piu' migranti

 Los Cristianos (Tenerife), 9 settembre 2020

   Per ironia della sorte in questi giorni alle Canarie, il famoso arcipelago spagnolo nell'oceano Atlantico, stanno arrivando piu' migranti che turisti. Il tampone obbligatorio imposto da alcuni Paesi europei, tra cui Regno Unito, Italia e Germania, per i propri cittadini in vacanza in Spagna, ha dato il colpo di grazia alla timida ripresa dell'industria turistica, motore dell'economia locale. A luglio gli arrivi dall'estero sono stati del 80% in meno rispetto all'anno precedente. I mega resort sono deserti, alcuni chiusi. Basta passeggiare per le strade dei grandi poli turistici come Los Cristianos (Tenerife) dove mi trovo ora all'ancora con la mia barca a vela Maneki per rendersi conto della crisi. Molti bar e negozi sono chiusi. Si sono moltiplicati i cartelli "se alquila".

   Nello stesso tempo pero' si sono intensificati gli arrivi di migranti dalla costa africana attraverso la "rotta Canaria",  un viaggio di diversi giorni in pieno oceano Atlantico su imbarcazioni di fortuna e senza alcuna garanzia di essere soccorsi. Una rotta che e' una delle piu' pericolose tra i viaggi della speranza verso l'Europa. Soltanto nelle ultime 24 ore sono arrivate 150 persone a Gran Canaria e Tenerife a bordo di sei "pateras" (una grande scialuppa di legno usata dai pescatori marocchini). A bordo anche un cadavere.  Nel 2020 ne sono arrivati in totale 3500, gia' ne avevo parlato su questo blog.  

   Sulla radio VHF, sul canale 16 (quello delle emergenze) la Guardia Costiera lancia continui messaggi di 'pan pan'  relativi a avvistamenti di barconi  con un numero imprecisato di persone "alla deriva tra la costa africana e le isole Canarie". E' un tratto di mare di 750 km quadrati....impossibile da tenere sotto controllo per il Salvamento Maritimo spagnolo. Chissa' quindi quante sono le imbarcazioni che non ce la fanno ad arrivare. Gli avvisi sulla radio sono cosi' frequenti che quando navigo mi limito a disinnescare l'allarme schiacciando un tasto senza sentire il messaggio. Anche io ormai, come l'opinione pubblica qui alle Canarie, sto diventando indifferente agli sbarchi quotidiani. Eppure ogni tanto mi rendo conto che anche io potrei avvistare una "patera" nelle mie 'traversate' da isola a isola. C'e' anche da dire che il mese di settembre e' un mese di calma nei potenti alisei che dominano l'oceano Atlantico. Ne sto approfittando io per esplorare l'arcipelago a vela.

    I giornali locali come La Provincia o Canaria 7 riportano regolarmente le cronache degli sbarchi, ma raramente e´specificata la provenienza dei migranti, spesso sono definiti come "subsahariani". Partono dal Marocco, ma anche piu' in giu' dal Sahara Occidentale, zona contesa e immagino in conflitto permanente (non ne conosco la storia, so che ci sono accordi di pace Onu in corso). Ho trovato su El Pais questa cartina che pubblico qui e che raffigura le diverse "rotte Canarie".  Il viaggio piu' corto sono i 100 km che dividono  il porto marocchino di Tarfaya dall´isola di  Fuerteventura, la piu´ vicina al continent africano. Quando ero ormeggiata nella marina di Gran Tarajal c'erano le tende della Croce Rossa sul molo. Non ci sono strutture adeguate per accogliere cosi' tanta gente e non mi sembra che neppure il governo canario sia disposto (o abbia la volonta') di allestire veri e propri centri di accoglienza. La seconda ondata Covid 19, molto forte, sta gia' dando non pochi grattacapi. Negli ultimi giorni c'e' stata una diminuzione dei contagi dai picchi di oltre 300 di agosto, ma la pandemia con oltre 6 mila malati, tra cui 4 mila a Gran Canaria, rimane la priorita'.

In ¨patera´ alle Canarie, la disperazione dei profughi africani

Arguineguin (Gran Canaria), 19 settembre 2019

   Quella che vedete nella foto e´una ¨patera´, un ´´barcone´´ usato dai pescatori sulle coste marocchine  Questa imbarcazione appartenuta a un certo Mbarka, un cognome magrebino forse comune, e´stata avvistata mercoledi´a pochi chilometri dalla costa meridionale di Gran Canaria con a bordo un gruppo di migranti. E´stata intercettata dalla barca arancione del Salvamento Maritimo che l´ha portata al porto di Arguineguin. Leggo sulla stampa locale che sulla ´patera´ viaggiavano 15 disperati, tra cui una donna. Tutti sono stati accolti dalla Crioce Rossa locale e a quanto sembra erano in buona salute. E´ l'ennesimo barcone di migranti che arriva sulle coste dell'arcipelago spagnolo in questa estate. Soltanto dal Primo di settembre 291 profughi sono arrivati su 12 pateras e 3 caiucchi, da agosto sono 613.
   Come avevo gia´ scritto su queste pagine, la chiusura dei porti nel Mediterraneo ha riaperto la via delle Canarie. L'arcipelago e´a 200 km circa dalle coste africane e gli alisei soffiano costantemente in direzione sud-ovest.
    Ho fotografato questa 'patera' perche´ e' stata ormeggiata a una ventina di metri dalla mia barca ancorata vicino all'ingresso  porto di Arguineguin. A guardarla immagino il lungo viaggio per mare, non penso abbiano avuto un motore, non vedo manco un timone. In pratica e´una tinozza dalle sponde molto alte che e' stata gettata  nell'oceano Atlantico sperando che le correnti e i venti la spingano fino a una delle sette isole dell´arcipelago spagnolo. Se si calcola bene la rotta,  grazie alla corrente oceanica caraibica, quella che porto´Colombo, qualsiasi cosa che galleggi prima o poi arriva alle Canarie. Certo non riesco manco ad immaginare l'odissea delle 15 persone stipate a bordo e neppure la abissale disperazione che li ha spinti ad affrontare un simile viaggio. 

Immigrazione, si e' riaperta la 'via delle Canarie" ?

Puerto de Mogan (Gran Canaria), 18 Maggio 2019 

   Mi stavo trastullando nel mio angolo di paradiso terrestre, con la barca all'àncora in una piccola baia, leggendo le storie degli aborigeni australiani di Bruce Chatwin, quando ho visto a poca distanza una imbarcazione di soccorso della Guardia costiera spagnola. Cercavano un bambino africano di un anno e mezzo. Due notti fa era caduto in mare mentre la madre che lo teneva nel tradizionale scialle legato alla schiena cercava di sbarcare da un gommone di clandestini arrivato nel sud di Gran Canaria. Il padre si e' tuffato dall'imbarcazione per cercarlo ma non ci e' riuscito ed e' attualmente disperso. In queste ore l'elicottero dei soccorsi continua a perlustrare la costa, lo sento passare di tanto in tanto.
   Il corpicino e' stato trovato ieri pomeriggio da un turista su una moto d'acqua davanti alla spiaggia di Taurito, un chilometro a est di Mogan. Prima di ancorare, c'ero anche io da quelle parti con la mia barca a vela. Non c'era vento e il mare era piatto, avrei potuto avvistarlo anche io, magari sono passata vicino e non l'ho visto.   
Da La Provincia - 18 maggio2019Trovato h
   Nella notte di mercoledi e giovedi' un po' piu' a nord est, vicino alle famose dune di sabbia di Maspalomas, la Guardia costiera ha trovato il cadavere di una donna immigrata caduta da un barcone.
Leggo su La Provincia, il quotidiano locale, che negli ultimi tre giorni nel sud di Gran Canaria (dove il mare e' piu' calmo e consente l'approdo) sono sbarcati di notte tre gommoni con un totale di 66 persone a bordo. Hanno ricevuto accoglienza, ma non e' noto sapere dove sono finiti, se sono stati rimpatriati o meno.
   Con la chiusura dei porti nel Mediterraneo si sono evidentemente riaperte le altre vie di fuga dal Marocco, Mauritania o Sahara Occidentale attraverso l'Atlantico verso l'arcipelago delle Canarie, facile porta d'ingresso in Europa. Negli ultimi quattro mesi nel famoso arcipelago, buen retiro dei pensionati europei, sono arrivati 243 migranti secondo statistiche ufficiali del Ministero degli Interni di Madrid. Non sono tanti, ma sono quattro volte tanto quelli arrivati lo scorso anno nello stesso periodo. Gia' nel passato le Canarie sono state in prima linea per l'immigrazione clandestina, leggo che nel 2006 erano arrivati 31mila migranti. Poi il governo spagnolo ha adottato una tolleranza zero, in gioco c'e' l'enorme business turistico, oppure i contrabbandieri hanno trovato altre vie piu' facili. La traversata oceanica dura un paio di giorni, penso sia piu' difficile che attraversare il Mediterraneo per via delle forti correnti marine.
   Il ritrovamento del bambino ha attirato l'attenzione dei media locali che in questi giorni sono concentrati sulle elezioni municipali del 26 maggio, in coincidenza con le Europee. Non se ne parla molto di immigrazione clandestina, anzi si preferisce ignorarlo. Si fa finta di non sapere che si e' vicini a un continente di un miliardo di persone, di cui 400 milioni tra i 15 e i 24 anni, la maggior parte disperati e pronti a imbarcarsi sul primo gommone appena riescono a racimolare quei mille o due mila euro necessari per arrivare in Europa.
   La vignetta qui sopra e' tratta da La Provincia di oggi ed e' emblematica del clima dominante di questi giorni.
   Per quanto mi riguarda, non nascondo di provare un certo imbarazzo a 'veleggiare' qui davanti sapendo che molti immigrati rischiano la vita nelle stesse acque. Gli italiani di Lampedusa o di Pantelleria probabilmente sono abituati da anni a convivere con questo dramma. Sembrava un fatto distante che non mi toccava, invece anche qui un giorno potrei trovare a riva un piccolo Alan Kurdi. 

Summit India-Africa, ecco cosa c'è in gioco

New Delhi, 1 Novembre 2015

Il vertice India Africa che si è appena concluso a New Delhi mostra quali in nuovi equilibri mondiali che come noto sono trainati dagli interessi economici. Tra gli oltre 50 leader africani che hanno stazionato a Delhi, tra shopping e parate di truppe cammellate, erano un po’ discutibili. E’ vero.
Ma se si guarda la mappa qui sotto, si ha una idea di cosa ci sia in gioco per i prossimi 20 o 30. Alla faccia del clima…Purtroppo questo è considerato giornalismo specializzato…da nicchia, ovviamente ‘vendono’ di più stupri o storielle sulla carne di mucca vietata.  Mentre ci perdiamo di vista come i poteri mondiali stanno cambiando. 

Come si sa l’Africa è la nuova frontiera che i Paesi emergenti stanno spolpando per le materie prime,  ma anche per cercare nuovi sbocchi di mercato.  

New Delhi è allo sbando, ci mancavano solo i dittatori africani

New Delhi, 28 ottobre 2015 

   In questi giorni penso che New Delhi abbia superato ogni primato non solo di inquinamento e caos, ma di decenza. Non parlo delle violenze sessuali ma parlo della presenza di dittatori, signori della guerre, monarchi assoluti e altri personaggi discutibili che sono arrivati per il summit India-Africa.
    Per l’evento sono presenti oltre 50 Paesi, praticamente tutti gli africani, un record. La stampa indiana ricorda che non si vedevano così tanti leader da una riunione del movimento dei Non Allineati di 30 anni fa. Altri tempi, c'erano i blocchi e l'India era nell'influenza russa.
   L’intento dell’India è sempre stato quello, di essere una forza trainante per il terzomondismo, anche se non va più di moda adesso che siamo nell’era del jihadismo. In gioco ci sono anche i favori  per entrare nel Consiglio di Sicurezza Onu allargato, ma la voglia di guidare gli sfigati della Terra è rimasta. Ed è anche una buona idea, onestamente.
   Mi immagino tutti i litigiosi leader africani spalla a spalla. C’è Robert Mugabe dello Zimbabwe che oggi ha incontrato l'infaticabile Modi. Il celebre re dello Swaziland...che ha 15 mogli e 30 figli, altri che non ho mai sentito nominare.  Stasera arriva il sudanese Omar al-Bashir, ricercato per il genocidio del Darfur. Poi ci sono una sfilza di sovrani che non penso proprio siano campioni di diritti umani. Non me ne intendo di cose africane, ma dal numero di guerre e colpi di Stato, penso che bisognerebbe un po’ riflettere soprattutto quando il padrone di casa si vanta di essere la più grande democrazia del mondo.

   La presenza di migliaia di delegati, solo il re del Marocco ha una delegazione di 400 persone, è la ‘mazzata’ finale per il traffico di Delhi. La città è ormai allo sbando. E’ una giungla, la polizia è impotente. Il livello di polvere, non solo quella sottile, è pauroso. Demolizioni, cantieri ovunque, buche in strada, spazzatura e combustione di rifiuti. In più tutta la frenesia delle feste di Diwali. Stasera era tutto bloccato in prossimità del Leela, Un inferno.
   Il chief minister Arvind Kejriwal, che sara’ onesto ma è un disastro quando deve amministrare una città, si è inventato il 23 ottobre un “car free day” per richiamare l’attenzione sul traffico. E’ stato annunciato con le fanfare e alla fine si è mostrato una penosa ‘photo opportunity’ per lui che si è fatto fotografare in bicicletta.
    Il car free day è stato una iniziativa a dir poco ridicola. Io sono sempre interessata a queste cose e l’ho seguito con la speranza di trovare una città finalmente a dimensione umana. Invece no, si è tenuto dalle 7 alle 8 del mattino dal Forte Rosso alla Corte Suprema, sei km appena e neppure totale..  Hanno chiuso solo metà carreggiata. Delle biciclette (sempre i soliti coraggiosi ciclisti) e attivisti dell’Aap, di Kejriwal, hanno sfilato con dei cartelli. Alle 8.30 era finito così che tutti potevano andare con le proprie auto al lavoro o a fare shopping, La circolazione nel "car free day" non è stata disturbata. Un successone.