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Tensione Cina-India, Delhi risponde con Bollywood

New Delhi, 4 agosto 2017
   Da settimane la stampa mondiale si sta occupando del confronto tra India e Cina in uno sperduto territorio del Bhutan, paventando una nuova guerra di confine tra i due giganti asiatici. Mentre Pechino fa la voce grossa, l'India risponde con Bollywood.
    Al consueto briefing settimanale il portavoce del governo di New Delhi, Gopal Baglay, ha citato una famosa canzone in hindi per rispondere ai giornalisti che insistevano per sapere di più sui canali diplomatici aperti per risolvere pacificamente la disputa: "Ishaaron ko agar samjho toh, Raaz ko raaz ko rahne do". Mezza sala ha riso, l'altra mezza (dove c'ero anche io) è rimasta in silenzio perché non ha capito l'allusione.
    La frase è sibillina e suona più o meno così: "se riconosci i segni (del segreto), allora lascia che il segreto sia tale". La citazione è da un film del 1973 e si riferisce ovviamente a questioni amorose. Trasposta sul piano diplomatico significa che da qualche parte sono in corso contatti riservati tra New Delhi e Pechino nonostante le dichiarazioni bellicose di quest'ultima. Mi sembra quindi di capire che alla fine tutto si risolverà con il buon senso lasciando a bocca asciutta coloro che prevedono un Armageddon.

CINEMA- Bajrangi Bhaijaan, la favoletta di Salman Khan sulla fratellanza tra Indiani e Pachistani

New Delhi, 5 agosto 2015

   Qualche giorno fa parlavo con Vikas Swarup, l’autore del libro ‘Le Dodici Domande’ da cui è stato tratto il film ‘The Millionaire’ che nel 2008 ha vinto l’Oscar. E’ un diplomatico e secondo me avrebbe potuto benissimo lasciare la carriera diplomatica per diventare scrittore a tempo pieno. Invece da alcuni mesi è stato scelto come portavoce del governo indiano. Con un premier come Narendra Modi ora lavora giorno e notte, non ha più tempo di scrivere, ma ha il prestigio e la gloria di essere il responsabile della comunicazione della seconda nazione più popolosa al mondo.

   Quando è uscito The Slumdog Millionaire, è stato accolto con una certa freddezza in India perché mostrava con estrema crudezza gli orrori degli slum di Mumbai. Vero... ma come ha detto lui a chi gli chiedeva se si è ‘pentito’ di aver fatto cattiva pubblicità al suo Paese, la storia è anche quella di un ragazzo che ce la fa grazie al suo istinto e alla sua bravura. Insomma, il film ha un messaggio positivo, di speranza, in un momento storico, il 2008, di piena disperazione per il crash finanziario.
    Insomma, il cinema rimane sempre una fabbrica di sogni. Lo stesso si può dire di un altro film, questa volta di Bollywood, che da tre settimane sta avendo un grande successo. E’ Bajrangi Bhaijaan, con Salman Khan, l’attore macho e spaccone, che qui riveste il ruolo di un devoto indù che rischia la sua vita per salvare una trovatella pachistana affetta da mutismo. E’ la prima volta che vedo al cinema indiano un film che celebra così intensamente la fratellanza tra indù e mussulmani, tra Indiani e Pachistani. E in maniera divertente.
   Potrebbe essere un film di Disney talmente è mieloso. Il finale poi, alla frontiera del Kashmir, dove i soldati indiani e pachistani aprono un varco per far passare Bajrangi mentre la piccola Shayeda recupera improvvisamente la voce, è strappalacrime. Insomma una bella favola, con gli immancabili balletti, dove tutti vivono felici e contenti. 
    Peccato che proprio in questi giorni sullo stesso confine si scambiano delle cannonate e non degli applausi…

FILM: The Ship of Theseus, la svolta intellettuale di Bollywood

New Delhi, 22 luglio 2013

Dal ''masala'' a Platone. Il cinema indiano di Bollywood ha svoltato e ha abbracciato una Nouvelle Vague ? Per la prima volta ho visto un film indiano con  masturbazioni cerebrali tipiche di certa cinematografia europea. E' ''The Ship of Theseus''  scritto e girato da Anand Gandhi, regista alternative noto piu' nei festival internazionali che in India. E' composto da tre episodi con tre protagonisti legati da una storia di trapianto di organi: una fotografa cieca che quando riacquista la vista grazie a un trapianto di cornee perde l'ispirazione, un monaco giainista  che rifiuta un trapianto perche' non vuole prendere medicine sperimentate su animali ma poi sul letto di morte cambia idea e, infine, un giovane a cui e' trapiantato un rene e che per caso finisce in una storia (vera) di traffico di organi rubati a poveracci. 
   Il titolo stesso e' emblematico: la nave di Teseo, che e' un paradosso di Plutarco in cui si chiede se una volta cambiati tutti i pezzi di un insieme, questo rimane uguale nel tempo. C'e' da discuterne per ore.  Una ricerca metafisica sull'identita' insomma, su cosa e' vero e cosa ci appare con un finale ancora piu' intrigante, di un uomo che vaga per una caverna con una torcia accesa e ogni tanto illumina delle gemme (caverna di Platone?) mentre la sua ombra si proietta sulle rocce. Inquietante, secondo me, perché non c'e' luce in fondo al tunnel, come per dire che siamo imprigionati dall'apparenza incapaci di vedere oltre la proiezione nel nostro ego.      

FILM/Bhaag Milkha Bhaag, il ''sikh volante'' corrotto da una bionda


New Delhi, 14 luglio 2013

   Sono andata a vedere Bhaag Milkha Bhaag, la storia del ‘’sikh volante’’ Milkha Singh, uno dei rari campioni di atletica indiano. Il film e’ stato definito un capolavoro di Bollywood e di fatti lo e’ con le sue tre ore di saga dedicata all’eroe nazionale che ha una straordinaria storia personale. Il regista e’ uno di quelli bravi, Rajesh Omprakash Mehra, che aveva fatto Rang De Basanti (2006) dove denunciava gia’ allora la corruzione dei politici.
  Questo suo nuovo film, che dopo due giorni e’ gia’ campione di incassi, e’ basato sulla storia vera di Milkha Singh, intrecciata con quella del Pakistan dove e’ nato. La famiglia e’ stata sterminata durante la Spartizione tra i due Paesi, ma lui che era ancora bambino scappa in India. Si arruola poi nell’esercito e li’ entra nel team olimpionico nazionale dopo aver battuto il record nazionale sui 400. E’ una storia patriottica, che esalta i valori della disciplina e dedizione, con balletti e tutto il melodramma bollywoodiano. Ma lo si sa. O prendere o lasciare, sono fatti cosi.
    Pero’ va dato atto che la fotografia e’ bellissima, in particolare le scene in Ladakh dove si allena. Straordinario poi l’attore Farhan Akhtar, che e’ riuscito a creare una somiglianza impressionante con il reale personaggio che interpreta.
   Ma c’e’ una cosa che mi ha disturbato, la bionda australiana che a Melbourne si infila nel letto dell’atleta indiano prima della gara (che poi perde). Mah...sara’ vero? Non me lo vedo un militare sikh alla sua prima trasferta all’estero (si vede prima la goffaggine di quando e’ a bordo dell’Indian Airlines con la squadra olimpica) trasformarsi in un seduttore alla Mickey Rourke con scene di sesso bollente. Ma queste sono cose che sa soltanto il 77enne Singh...bisogna chiedere a lui se il regista ha esagerato...Fatto sta che pero’ che la bionda viene vista come ‘’corruttrice’’ e dopo essersi schiaffeggiato davanti allo specchio del bagno dopo la sconfitta, Milkha non avra’ piu’ donne. Una seconda ‘sirena’ che vuole ammaliare il nostro eroe, una nuotatrice, viene respinta senza troppe cerimonie. Il vecchio cliche’ della incompatibilita’ tra sesso e sport?

CINEMA/''Gangs of Wasseypur'',cinque ore di saga mafioso-comica

    Per fortuna non c'e' solo la commerciale Bollywood in India. Ieri al concorso Osian's Cinefan a New Delhi ho visto l'ultimo film di Anurag Khashyap  ''The gangs of Wasseypur''. Dura cinque ore e pare sia il piu' lungo film in hindi. E' stato a Cannes, ma nelle sale indiane e' uscito solo a luglio (la prima parte), mentre la seconda ''puntata'' e' in programma tra un mese. E' con attori sconosciuti e con un budget irrisorio.
   E' una sorta di ''Padrino'' all'indiana, con molto trash tipo Pulp Fiction e con una quantita' record di parolacce da bettole mussulmane. Che i sottotitoli traducono sempre allo stesso modo com motherfucker ecc, ma immagino che ci siano un'infinita' di sfumature che solo gli indiani capiscono, forse solo quelli che parlano urdu. E' la storia - vera - della faida tra due famiglie mafiose mussulmane di Wasseypur (ora si trova nello stato centrale del Jarkhand) attraverso 60 anni di storia indiana.  Questi clan all'inizio controllano le miniere di carbone e poi si allargano a estorsioni di ogni tipo .
   Ho letto che Khashyap, uno che ha scopero il cinema con ''Ladri di Biciclette'' di De Sica, si e' ispirato gli Spaghetti Western.  In effetti il film e' comico nella sua ferocia. Il pubblico in sala applaudiva e esultava a ogni ammazzamento come fosse un punto a partita i cricket.
   A me ha ricordato un po' un trend gia' seguito nei ''3 idiots'' di Rajkumar Hirani, anche se quest'ultimo rientra nel filone classico di Bollywood ed e' piu' raffinato.
    The Gangs e' invece una vera macelleria, (non a caso uno dei clan sono dei macellai di professione), oltre che uno spaccato dell'India profonda, molto profonda, a tal punto da dubitare che sia reale. Anche la storia personale del regista e' troppo assurda (leggi qui) per essere vera. Pero' in effetti, forse proprio da questo suo passato torbidissimo, ha tirato fuori questo film, che e' un capolavoro, perche' in cinque ore non ti lascia un minuto di respiro.
  

"Jai Ho" Sonia, ma lasciamo stare i bambini


Non ho idea di cosa Sonia Gandhi abbia promesso ad Azhar e Rubina Ali, i baby attori di Slumdog Millionaire, ma trovo che quello accaduto oggi sia davvero una caduta di stile per la presidente del Congresso e indiscussa primadonna della politica indiana. I due piccoli artisti sono usciti dal numero dieci di Janpath agitando un santino di Sonia e cantando “Jai Ho”, il motivetto da Oscar che è diventata la colonna sonora della campagna elettorale del Congresso. Jai Ho è quello che l’inno Forza Italia è stato per Berlusconi. Non so se dietro ci siano gli spin doctor della Famiglia o se è un’idea dei genitori dei bambini che hanno chiesto a Sonia un alloggio in muratura al posto della baracca di lamiera in cui vivono a Dharavi. Capisco la macchina di Hollywood che non si fa molti scrupoli a divorare tutto quello che trova sul suo cammino, ma non me lo aspettavo dal Congresso. E non mi si venga a dire che almeno i due bambini hanno goduto di una giornata da sogno a Delhi tra shopping, leccornie e un bagno in piscina nella farm-house della coppia di stiliste Ashima-Leena, le autrici di questa trovata pubblicitaria. Stasera sono andata alla loro sfilata, alla Fashion Week (quella sponsorizzata da Wills Lifestyle, non l’altra concorrente dell’Emporio) e ho visto Azhar e Rubina con le loro faccette sorridenti nella bolgia infernale delle telecamere e microfoni dove mi sono fatta largo a furia di spintoni per rubare almeno uno scatto. Ma perché invece della pubblicità a dei costosissimi pezzi di stoffa, non parliamo di dove vivono e di dove vanno a scuola?