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Che bello sarebbe avere Chidambaram in Italia

New Delhi, 28 febbraio 2013
Stamattina ho ascoltato il ministro P.Chidambaram, uno degli uomini chiave del governo indiano, che illustrava in Parlamento la nuova Finanziaria per il prossimo anno fiscale 2013-2104.  Ho pensato a quanto sarebbe stato bello avere anche in Italia un politico del genere. L'India ha un deficit fiscale del 5% che non riesce ad abbassare e che rende piu' difficile la raccolta di denaro sui mercati internazionali. Le agenzie di rating, tipo S&P poi minacciano  un downgrade a ''spazzatura'' dei bond indiani gia' abbassati a BBB -, l'ultimo scalino che precede il baratro dei junk bond.
Ma l'astuto Chidambaram, che e' stato messo li' la scorsa estate per salvare la baracca , se ne e' infischiato e ha allargato i cordoni della borsa aumentando la spesa pubblica a favore di poveri, donne e giovani. Le tre categorie che rappresentano la parte principale e  piu' vulnerabile dell'India. E poi ha dato soldi a destra e manca, compresa la Difesa che dovra' pagare le super commesse di aerei e elicotteri.
Sul fronte delle entrate, ha fatto un po' di cose veramente di sinistra.  Magari non porteranno molti quattrini in cassa, ma almeno ha fatto capire che la crisi non deve essere pagata dai piu' deboli. Ha messo una imposta  addizionale per i  ''super ricchi'', ha aumentato le tasse sui SUV, i dazi su importazione di auto e moto di lusso, sui telefonini che costano piu' di 2000 rupie e ...persino sui ristoranti con l'aria condizionata. Ovviamente la borsa e' crollata dell'1,5% e cosi' anche le aspettative dei vari economisti che si aspettavano una manovra ''lacrime e sangue''  alla Monti.
La Reuters, espressione di poteri forti, che sperava in un'''austerity'' modello Grecia e' stata particolarmente delusa. A tal punto che nel primo lancio di stamane e' arrivata a distorcere una frase di Chidambaram (qui c'e' il discorso integrale).  '' I had no choice but to rationalise expenditure. We took a dose of bitter medicine. It seems to be working''  ha detto il ministro alla fine della sua introduzione riferendosi alla precedente manovra 2012-2013. Ma la Reuters, che voleva vedere scorrere il sangue, ha messo la frase al presente e l'ha messa in bocca all'ignaro Chidambaram che  per fortuna dell'India ha preferito i panni di Robin Hood a quelli di Dracula.  

Il cellulare del capo maoista? Eccolo qui

“Il mio telefonino è 9734695789, chiamami se vuoi la tregua”. Il super ricercato maoista Mallojula Koteshwar Rao, nome di battaglia compagno Kishenji, che sta dando del filo da torcere all’esercito indiano, ha proposto al ministro degli interni PK Chidambaram di chiamarlo al cellulare. Siamo decisamente entrati nell’era della comunicazione globale. E’ già tanto che il capo guerrigliero, in clandestinità da ben 23 anni, non abbia proposto a Chidambaram di chattare su Hotmail. Così vanno le cose nella “misteriosa” quanto controversa operazione militare “Green Hunt” lanciata dal battagliero ministro degli interni contro i maoisti che si nascondono nelle foreste del centro e nord est dell’India (da qui il nome green, non certo perché difende l’ambiente). Di questa guerra interna che l’India sta conducendo, si sa ben poco. Alcuni dicono addirittura che l’offensiva non sia mai stata lanciata. Intanto però i maoisti continuano ad attaccare basi e guarnigioni militari. Poco si sa anche dei maoisti, o naxaliti come sono chiamati, e per quale causa combattono. Sono rivoluzionari Robin Hood che lottano per i contadini senza terra e contro le multinazionali delle ricche miniere dell’Orissa e Jharkhand? Oppure sono dei semplici briganti? O ancora sono dei comunisti più radicali che ce l’hanno con i compagni bengalesi che sono al potere? Comunque sia Mao c’entrerebbe ben poco.
Il bello è che prima che Kishenji fornisse il suo numero di telefonino pregando di chiamare alle 17 di mercoledì, il ministro Chidambaram a sua volta aveva dato il suo numero di fax invitando i maoisti ad arrendersi.