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Giornalismo/ Adani anti Modi? Le cantonate della stampa italiana sull'India

Gomera, 28 gennaio 2023

Sono stata in India ben 16 anni e in quel periodo ho lavorato come corrispondente per Ansa e per La Stampa. L'India e' un "subcontinente", il secondo Stato piu' popoloso, ma solo per poco, dopo la Cina, e civilta' antichissima e ricca di saggezza, si pensi alla pratica dello yoga diffusa in tutto il mondo. Senza contare che In Italia la grande comunita' indiana, in particolare quella sikh, e' una delle piu' numerose e operose in Europa. 

Questa lunga premessa per dire che ai media mainstream italiani dell'India non interessa un fico secco. Anzi peggio, quelle poche volte che la patria del Mahatma Gandhi riesce a entrare in pagina, e' una ridda di stereotipi, ignoranza e anche strumentalizzazione. Prendiamo il pezzo di oggi su La Stampa, datato da Taipei (oltre 5 mila km da New Delhi), che parla dei del collasso finanziario di Gautam Adani, il Rockfeller indiano. Il miliardario viene definito nel titolo "anti Modi", mentre nell'occhiello si fa capire che la colossale perdita alla Borsa di Mumbai di 50 miliardi di dollari sarebbe legata al fatto che con "le sue tv sfidava il premier".


Allora facciamo un po' chiarezza.  Adani, come spesso capita a molti self made man, ha tirato troppo la corda, il suo impero cresciuto a dismisura proprio da quando il leader indu nazionalista Narendra Modi e' salito al potere, era pesantemente indebitato, c'erano gia' state delle scosse di avvertimento e ora la bolla e' scoppiata, e come spesso capita in questi casi, c'e' stato il fuggi fuggi degli azionisti. Il presidente dell'omonimo Adani Group, proveniente dal Gujarath, lo stato piu' industriale e "calvinista" che fu governato dallo stesso Modi per un decennio, ha fatto la sua fortuna nei porti commerciali, energia e altri settori strategici dell'economia indiana. E si sa benissimo che Modi e' appoggiato dagli industriali, che sono i protagonisti, della sua politica "make in India".  Altro che nemico, sono pappa e ciccia, 

Ma siccome il governo Modi e' controverso perche' e' associato all'estrema destra, ed e' vero ci sono i fanatici indu' nel suo partito, ecco allora che diventa il 'cattivo' oppure lo si associa alla destra italiana e allora giu' con la mannaia. Senza capire nulla e senza manco leggere l'articolo. Senza capire che proprio Adani aveva comprato l'anno scorso il canale Ndtv, l'unico che era ancora indipendente e che ancora poteva criticare il potente Modi. Le tv indiane sono ora imbavagliate dai grandi gruppi industriali: CNN-Newws 18 (ex Cnn-IBN), la principale concorrente di Ndtv, era gia' passata diversi anni fa nelle mani di Mukesh Ambani, il piu' ricco dell'India.

Che poi Modi avra' i suoi difetti e, come Trump, non gode del favore della stampa, ma alla fine va riocordato che e' quello che ci ha ridato i due maro' coinvolti nell'uccisione di due pascatori in Kerala nel 2012. Se fosse stato per il governo di centro sinistra di Sonia Gandhi i due militari sarebbero ancora a New Delhi.  Di recente la vicenda e' di nuovo stata rinvangata dallo stesso maro' Massimiliano La Torre, il capo del team di sicurezza antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie, in un libro conversazione con Mario Capanna, "Il Sequestro del Maro'".  

   

INDIA/La barba del premier Modi, un fioretto per la fine della pandemia?

 La Gomera, 27 Settembre 2020

   Narendra Modi, il primo ministro dell’India, che da poco ha compiuto 70 anni, si e’ fatto crescere la barba. Da quando ha decretato il lockdown per l’emergenza coronavirus, il popolare leader non è più andato da barbiere. Con il risultato che dopo cinque mesi il suo pizzetto, di solito perfettamente curato, è diventato una folta barba alla Rabindranath Tagore. Che non è esattamente l’immagine di un 'kar sevak', i volontari del partito hindi nazionalista del Bjp, di cui fa parte. Manco il Mahatma Gandhi, che aveva pieno diritto a una barba da “grande saggio”, oso’ tanto.
Il premier Modi nel messaggio all'Assemblea Generale ONU 2020


    Pare che la barba di Modi sia in realtà un fioretto, un voto, per auspicare la fine della pandemia. Il virus sta flagellando l’India con 5 milioni di casi e sta devastando l’economia soprattutto quella informale che è il 90% e che non rientra nelle statistiche. Alcuni giornalisti hanno ipotizzato che il nuovo look è frutto di un “mannat”, una rinuncia volontaria o penitenza, appunto, che consiste nel non tagliarsi la barba finche’ la crisi non sara’ vinta. Il che ci sta, essendo Modi un politico molto superstizioso, oltre che un fervente hindu. 

I pezzi pre-cotti sull’India e il discorso di Modi all’Onu
   Per i 70 anni, compiuti il 17 settembre, sono apparsi sulla stampa italiana (Manifesto e Foglio, sono quelli che ho visto) alcuni articoli in cui si ripercorrevano i soliti luoghi comuni su Modi e sull’India. E cioe’ che il leader indiano è un “uomo forte”, megalomane, circondato da fanatici, che non sa fare che propaganda, che il suo piano di riforme è stato un fallimento totale e che l’India è al collasso. Come se i leader nostrani (e anche quelli oltreatlantico) fossero da meno. Si diceva lo stesso dell’italiana Sonia Gandhi, saldamente al governo con un premier (Manmohan Singh) di sua scelta fino al 2014, anno in cui il Congresso perse le elezioni e inizio' l’ascesa di Modi, il governatore del Gujarat, nato da nulla, ma forte dell’appoggio dei grandi gruppi industriali. Per vincere le elezioni in un Paese di 1 miliardo e 300 milioni di persone bisogna per forza essere un “uomo forte’ o “donna forte” sia dal punto di vista del carisma che delle risorse economiche. E va riconosciuto che il processo elettorale in India, nonostante le dimensioni gigantesche, è sempre stato democratico. Tant’è che un signor Nessuno come Modi è riuscito a sconfiggere decenni di dominio dei Gandhi.
   Il premier si è presentato con il suo nuovo look all'appuntamento con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”. Nel messaggio preregistrato ha criticato l’Onu per ritardare le riforme e non permettere che le nuove realtà mondiali non si seggano allo stesso tavolo dei Grandi. “Per quanto tempo l’India sarà tenuta fuori dagli organismi decisionali delle Nazioni Unite” si è chiesto. Ovviamente è un argomento molto scomodo questo di cui nessuno parla più. Anche l’attacco di Modi sul fronte della pandemia, dove accusa l’Onu di completo silenzio negli ultimi 8-9 mesi, da’ molto fastidio. Come da’ fastidio che il premier indiano ricordi alcuni dei principi che sono parte delle fondamenta civili dell’India (la “narrativa” come va di moda dire oggigiorno) e cioè il pacifismo, il terzomondismo e lo spirito di fratellanza (sintetizzato nel mantra  “vasudhaiva kutumbakam”, il mondo è una famiglia), che sono valori trasversali della sinistra e della destra.  
   È meglio tacere anche sull’importanza della farmaceutica indiana per fornire medicine low cost ai Paesi più poveri e alla promessa di un vaccino indiano anti Covid che sia a disposizione di tutti e alla portata di tutti. Cosa che di recente, se ben ricordo, anche Papa Francesco ha auspicato. E lui non è un ultranazionalista hindu.
   Insomma invece di tirare fuori pezzi precotti su Modi, dagli spazi più reconditi dei “freezer” delle redazioni, che sono sempre uguali negli ultimi sei anni, magari ascoltando il suo messaggio all’Onu, si potrebbe forse contribuire alla comprensione dell’India e informare su cosa sta accadendo nel mondo.

Kashmir, la grande industria dietro la decisione di Modi di revocare l'autonomia?

Gran Canaria, 9 agosto 2019
   Il 5 agosto il Parlamento indiano ha sospeso la legge che garantiva uno speciale statuto autonomo alla regione del Kashmir, il territorio che per il diritto internazionale è ‘conteso’ tra India e Pakistan (e Cina se vogliamo essere precisi) e dove si sono combattute quattro guerre. Per New Delhi la regione faceva parte amministrativamente dello Stato di Jammu e Kashmir, che comprendeva la valle di Jammu (a maggioranza indù), il Kashmir (musulmano) e più a nord est il Ladakh (buddista). Nello stesso tempo con una nuova legge sono state create due nuove entità (‘Union Territories’), Jammu e Kashmir e il Ladakh. Si tratta di un “downgrade” da Stato a Union Territory che non ha precedenti nella storia moderna indiana.
   La decisione, presa dal governo indù nazionalista del Bjp, era nell’aria da parecchio tempo. Lo stesso premier Narendra Modi, rieletto lo scorso maggio con largo consenso popolare, lo aveva promesso nella sua agenda elettorale. Perfino in certi ambienti dell’opposizione del Congresso, il partito della famiglia dei Gandhi, erano d’accordo, tanto che alcuni parlamentari hanno votato a favore creando una nuova frattura, forse mortale, nello storico partito dell’italo indiana Sonia e di suo figlio Rahul.
   L’articolo della Costituzione indiana che è stato abolito è il 370 e appartiene alle ‘norme temporanee e provvisorie’ della carta costituzionale del 1947. All'epoca doveva essere sostituito da qualcosa altro, che non c’è mai stato. È quindi diventato lo status quo. Come lo è la cosiddetta Linea di Controllo (Loc), il fronte su cui sono schierati gli eserciti, che serve di fatto come frontiera. Sono quelle situazioni così ingarbugliate e così sensibili in cui per il quieto vivere nessuno osa toccare nulla.
   Ma il leader Modi, che passa per un decisionista, ha voluto alterare questo equilibrio precario. Che succederà ora? Come quando si getta un sasso nello stagno le conseguenze possono essere a catena.

- Il Pakistan è andato su tutte le furie, ma a livello internazionale gode di scarsissimo appoggio soprattutto con l’amministrazione Trump e con l’alleato cinese interessato piuttosto a stabilizzare la regione a vantaggio della sua nuova via della Seta. Non so fino a che punto la Cina puo’ spendere energia per sostenere la causa del Kashmir.
- I kashmiri, che sono i diretti interessati, non sono stati interpellati. Anzi New Delhi ha bloccato telefoni e internet e schierato l’esercito in strada. Cosa che l’India è abituata a fare da decenni quando intende riportare l’ordine o fermare le rivolte nella regione. Sono stata molte volte a Srinagar e ogni volta ho avuto la netta sensazione che la gente era ostaggio del conflitto con l’India alimentato dai vari movimenti separatisti. Ho avuto il sospetto che la gente comune non desiderasse altro che vivere una vita normale senza blocchi stradali e senza continui scioperi, spesso ‘imposti’ dagli attivisti kashmiri. I musulmani del Kashmir, forse, non sono molto diversi dalla minoranza mussulmana (20 per cento della popolazione indiana ovvero 250 milioni di persone) che vive pacificamente nel resto del subcontinente. Senza contare che i kashmiri nel resto dell’India e all’estero hanno dei ricchi business grazie alle loro doti di commercianti.
- Cosa significa per l’India? Su molta stampa internazionale, la revoca dell’articolo 370 è stata spiegata come l’intenzione di ‘colonizzare’ il Kashmir e creare uno stato basato sulla religione indu’ e non piu’ laico come voluto dal padre della nazione Mahatma Gandhi. Puo’ essere vero, ma penso che nelle intenzioni del governo c’è piuttosto la volonta’ di mettere le mani sopra un territorio ancora ‘vergine’ con grosse potenzialita’ turistiche. Una delle piu’ importanti norme che derivavano dall’articolo 370 era quello di impedire la compravendita di immobili a non kashmiri. Da ora in poi un investitore di New Delhi o di Mumbai potra’ comprare terreni o alloggi nella valle. Il che significa quindi dare il via alla cementificazione del Kashmir, il “paradiso terrestre’ come lo chiamo’ nel XV secolo l’imperatore mugal Jahangir. Molti sponsor del premier Modi sono industriali del Gujarat, e molti altri si sono aggiunti nella sua crociata per ammodernare l’India. Non so quindi fino a che punto ci siano motivazioni religiose o ideologiche dietro questa mossa. Ci vedo piuttosto la rapacità del grande capitale.

- Il Ladakh, il ‘piccolo Tibet indiano” è per me uno dei posti più affascinanti dell’India e mi sembrava ingiusto che non avesse alcuna rappresentazione politica. Lo stato di Jammu e Kashmir ha da sempre ignorato l’esistenza della regione, vuoi perché è isolata vuoi perché è popolata da appena 270 mila persone, per di più buddiste. Il Ladakh quindi guadagna la propria autonomia e di fatti a Leh, la capitale, hanno esultato, in quanto era da tempo che lo chiedevano. Va precisato che diventare Union Territory (senza parlamento locale) significa essere amministrato direttamente dal Centro. A maggior ragione in Ladakh si apriranno le porte per i grandi investimenti in particolare nel turismo, che è già una delle risorse principali. Lo stesso Modi, nel discorso alla nazione ieri sera, lo ha detto chiaramente: “ Ladakh has the potential to become the biggest center of Spiritual Tourism, Adventure Tourism and Ecotourism”. 
Voila’ il Kashmir è servito su un piatto d'argento.

India, quando una scimmia fa piu’ notizia delle elezioni

Gran Canaria, 26 maggio 2019

   Qualcuno dei media italiani si e’ accorto delle elezioni in India che si sono concluse il 23 maggio con la riconferma di Narendra Modi, il leader della destra indu’? Nel fracasso della campagna elettorale per il voto europeo era forse difficile prestare attenzione alle notizie provenienti da New Delhi. Certo l’India e’ distante dalle nostre beghe quotidiane, gli interessi economici sono marginali rispetto alla Cina e per di piu’ la maratona elettorale dura cinque settimane.

   Ma non si puo’ semplicemente ignorare un Paese che e’ il secondo piu’ popoloso al mondo e che e’ anche la piu’ grande democrazia (pur con tutti i limiti, ma di fatto lo e’), senza contare il crescente ruolo dei manager e informatici indiani nella Silicon Valley.
   Mentre l’India eleggeva un nuovo governo nell’ultima tornata di voto, sui social circolava la notizia di una scimmia che aveva ucciso un uomo e ferito altre persone in villaggio nelle foreste del Madhya Pradesh, nel centro del Paese. “Scimmia semina terrore in India” questo il titolo della notizia che informava altresi’ che a Badnawar, dove e’ successo il fattaccio, “non sarebbe disponibile il trattamento anti rabbia”.
   Un macaco inferocito fa piu’ notizia del secondo mandato elettorale di Namo (Narendra Modi) e dell’ennesima sconfitta del suo rivale, Rahul Gandhi, figlio dell’italo indiana Sonia.
   Purtroppo la nostra conoscenza dell’India si ferma alle scimmie, vacche, miseria e santoni coperti di cenere. Piu’ in la’ non si va, non si fa neppure uno sforzo. Non metto in dubbio che l’invasione delle scimmie rappresenta una vera piaga in molti centri urbani, compresa la capitale New Delhi. Mi e’ capitato spesso di essere aggredita nei parchi o negli uffici dei ministeri, o addirittura davanti a casa. Non e’ una forzatura giornalistica. Ma e’ come se invece di dare i risultati delle Europee, si parlasse dei piccioni che imbrattano Venezia.
   Non so come e’ stata trattata la vittoria di Modi sulla carta stampata, ho soltanto fatto una rapida ricerca su Google. L’agenzia Ansa, che l’anno scorso ha chiuso il suo ufficio a New Delhi e che non quindi, a quanto mi risulta, non ha piu’ nessun giornalista nell’area, riportava una notizia in breve, tra l’altro con un vistoso refuso facendo dire a Modi che “ringrazia un miliardo e 300 mila persone”.
    E poi metteva in relazione il successo del leader nazionalista con la paura dei 170 milioni di musulmani, proiettando il clima antislamico prevalente in Italia e in Europa, in una realta’ completamente diversa. I musulmani dell’India del nord sono arrivati mille anni fa e sono parte integrante della societa’ indiana, non sono arrivati con i gommoni dal Pakistan…

LA FOTO/ Il fruttivendolo e l`economia `cashless`

New Delhi, 28 Febbraio 2018

   Uno degli obiettivi del governo di Narendra Modi e` la `cashless economy`, un`economia che non usa piu` il contante, ma solo transazioni digitali piu` controllabili e sicure della moneta cartacea.
   Anche i fruttivendoli ambulanti, come questo fotografato in una strada del sud di New Delhi, si stanno adeguando alle nuove tendenze accettando pagamenti elettronici da Paytm, una app che offre la possibilita` di pagare le merci con lo smarthphone.

Come l'economia indiana si sta suicidando, Pil in picchiata, chiudono i McDonalds e il terrorismo fiscale

New Delhi, 4 settembre 2017  

   Tre anni fa, appena eletto, il premier Narendra Modi aveva promesso degli ‘acchhe din’ per l’India. Ma il 15 agosto nel suo discorso alla nazione nel giorno dell’Indipendenza aveva corretto un po’ il tiro esortando a creare una ‘nuova India entro il 2022’.
   Ma se le cose vanno come stanno andando... anche questo nuovo traguardo potrebbe essere difficilmente raggiungibile. E la colpa questa volta non è la congiuntura internazionale, che - anzi - si sta risollevando seppur lentamente e nella direzione di una ‘jobless growth’. Sembra invece che sia lo stesso governo a suicidarsi, a scavarsi letteralmente la fossa, con una serie di manovre economiche che forse sono troppo in anticipo per un’India che è ancora per il 90% dominata dal settore informale. Insomma non si può immaginare un’economia ‘cashless’, digitalizzata e senza corruzione da un giorno all’altro con un tocco di bacchetta magica. Ovvio che gli ingranaggi si imballano. Esattamente come sta succedendo.
   Tre segnali che mostrano il dimostrare il hara-kiri del governo Modi:

Pil a picco
Nel secondo trimestre la crescita del Pil è piombato sotto la soglia del 6% (5,7% per la precisione da aprile a giugno), il peggiore risultato degli ultimi anni. L’India è tornata al seguito del dragone cinese. Dietro il brusco rallentamento c’è la decisione del novembre 2016 di mettere fuori corso le banconote da 500 e 1000 rupie e l’introduzione dell’Iva il primo luglio. Si è sempre detto che il 20% dell’economia indiana era in ‘nero’. E quindi questo era previsto. Ma c’è un piccolo particolare: che al macero sono arrivate il 99% delle banconote fuori corso secondo un rapporto della Banca centrale indiana RBI. Ciò significa che il sospetto denaro sporco in circolazione si è ripulito rendendo quindi inefficace l’enorme esercizio costato una fortuna allo Stato e anche alla popolazione che per settimane ha dovuto sopportare la penuria di cash e le lunghe file davanti a banche e bancomat.

La chiusura dei McDonalds
Per una disputa con il partner indiano che ha il franchising, 43 McDonalds a New Delhi hanno chiuso i battenti. Tutti i 169 fast food esistenti nel nord e nord est dell’India potrebbero chiudere presto.
Non sono entrata nei dettagli della lite che dura da anni e che ora è nei tribunali, ma ovvio che c’è qualche problema in questo Paese se anche un colosso come un McDonalds non riesce a stare sul mercato. Curiosamente la notizia della chiusura però è passata abbastanza inosservata, anzi è stata accolta persino con una certa soddisfazione...del tipo, non abbiamo bisogno del ‘junk food’ degli yenkee, abbiamo già i nostri.


Multa di 5 miliardi di dollari alla cinese Hutchinson
Il Fisco indiano è tornato alla carica sulle tasse da pagare per l’acquisto da parte di Vodafone della filiale indiana di Hutchinson dieci anni fa (quando sono arrivata in India avevo infatti una sim card Hutc, che poi è diventata Vodafone). Si tratta di un conteggio totale di 320 miliardi di rupie, tra cui 164 miliardi di interessi e 79 miliardi di multa. Una cosa inverosimile, terrorismo fiscale, soprattutto perché (dicono) è basata su una legge entrata in vigore dopo l'acquisizione, quindi la tassa sarebbe retroattiva. Il Fisco aveva già tentato di multare Vodafone senza successo, ora se la prende con l’allora venditore. Io non me ne intendo di questioni fiscali…ma pare che l’accordo era avvenuto tra due società straniere con sede all’estero e quindi l’India non avrebbe diritto a tassare la transazione del 2007 all'epoca del valore di 11 miliardi.

I casi McDonald e Vodafone sono emblematici per capire quanto può essere insidioso il terreno per un investitore straniero nonostante i recenti incentivi del programma Make in India.
Un po’ di tempo fa il governo indiano ha dichiarato di voler far avanzare l'India di ben 40 posti entro il 2020 nella classifica della Banca Mondiale dei Paesi dove è più facile investire (Doing Business survey). Adesso è al 130esimo posto e l’anno scorso è salita di un gradino. Un target decisamente ambizioso.

Unione Europea, Federica Mogherini, la bete noir dell'India, arriva a New Delhi/ 3

New Delhi, 22 aprile 2017

   Sembra una telenovela latinoamericana. Venerdì dopo il suo incontro con il ministro degli Esteri, Federica Mogherini è stata ricevuta dal premier Narendra Modi in un incontro fuori programma. Significa che le relazioni con la Ue si stanno mettendo decisamente bene e che la disputa sui marò è ampiamente superata.
E...a sorpresa nel breve comunicato dell'incontro con il primo ministro (che metto qui sotto) è ricomparso il 14esimo vertice bilaterale India-Ue che si terrà a ottobre. Evidentemente super Modi ha dato il suo imprimatur.



Press Information Bureau
Government of India
Prime Minister's Office
21-April-2017 18:13 IST
EU High Representative for Foreign Affairs and Security Policy calls on the Prime Minister


Ms. Federica Mogherini, European Union High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, called on Prime Minister Shri Narendra Modi today.

Prime Minister Modi and Ms. Mogherini discussed regional and global developments of mutual interest. The Prime Minister and Ms. Mogherini agreed on the need to strengthen the security cooperation between India and EU, particularly on the issue of counter-terrorism.

Prime Minister Modi recalled his successful visit to Brussels in March 2016 for the last India-EU Summit, and said that he is looking forward to the next India-EU Summit to be held in India in October 2017. 

ELEZIONI REGIONALI 2017 - Modi trionfa in Uttar Pradesh, ma il Congresso vince in Punjab (e Goa)

New Delhi, 13 marzo 2017

   Come al solito ogni previsione elettorale in India viene regolarmente smentita. Il trionfo di Narendra Modi nello stato chiave dell'Uttar Pradesh ha colto tutti di sorpresa, me compresa. Il suo partito di destra, il Bjp, ha incassato una maggioranza di 325 seggi (su un totale di 403) polverizzando ogni record e soprattutto mandando in soffitta i cosidetti 'partiti casta' che per decenni avevano dominato il più popoloso Stato indiano (200 milioni di abitanti).
    Ho sempre creduto che l'Uttar Pradesh fosse dominato da logiche 'regionali' e che quindi le elezioni locali non potevano essere influenzate da outsider. Tant'è che nè il Bjp e nè il Congresso di Sonia Gandhi avevano mai messo radici. La politica in Up (e in altri Stati) era monopolizzata da potenti satrapi locali legati alle caste o alle minoranze. Modi, un 'outsider' che arriva dal Gujarat, ha sfatato questo mito riuscendo a conquistare mussulmani, dalit e le caste basse promettendo sviluppo e equità sociale. In pratica si è appropriato dell'elettorato della sinistra con un programma 'di sinistra'.
   La vittoria di Modi ha smentito anche coloro che pensavano che la 'demonetization', l'abolizione delle banconote da 500 e 1000 decisa a novembre, avesse colpito le classi più deboli. Sapevo che a novembre a causa della crisi di liquidità molti manovali e braccianti dell'Uttar Pradesh erano rimasti senza paga ed erano stati costretti a tornare nei villaggi. Molti, come me, ritenevano che questo avrebbe influenzato il voto. Invece è stato esattamente il contrario. Modi è stato premiato per la sua misura anti corruzione. E' l'ennesima conferma che da New Delhi difficilmente si capisce cosa succede nell'India profonda. 
    Detto ciò bisogna però allargare lo sguardo anche sugli altri Stati che sono andati al voto a febbraio e marzo. Solo due (Uttar Pradesh e il suo gemello himalayano, l'Uttarakhand) su un totale di cinque sono andati al Bjp. Il Congresso ha vinto in Punjab, mentre a Goa e Manipur ha riportato la maggioranza relativa. Quindi se si guarda il bicchiere mezzo vuoto, c'è stato un chiaro contraccolpo a livello nazionale per il partito di Modi. A Goa si avvertiva chiaramente l'insoddisfazione contro il governo del Bjp. La 'demonatisation' ha avuto un duro impatto sul turismo.
    La stampa indiana, che prima si era scagliata contro le code davanti ai bancomat, ora è tutta presa ad celebrare lo 'tsuNaMo' in Uttar Pradesh. Molti sull'onda dell'entusiasmo prevedono una facile vittoria del Bjp alle politiche del 2019. Ma come sempre sarà la pancia dell'India a decidere.

Ecco il mondo multipolare dell`India.Ma l`Europa non esiste

Kochi  (Kerala),17 gennaio 2017

   Se per Trump l`Europa e` in via di smantellamento, per l`India non esiste nemmeno. Il premier Narendra Modi ha inaugurato oggi la seconda edizione del Raisina Dialogue,  che e` un po` come una `Cernobbio asiatica`, dove si riflette su tematiche politiche globali.
   Il leader indiano ha spiegato che il mondo e` sempre piu` multipolare (il che e` vero), ma in questo nuovo ordine (o meglio disordine) sembra non esserci posto per il Vecchio Continente. Nel suo discorso ha citato i legami con tutto il rissoso vicinato, quelli difficili con la Cina e poi quelli con gli Stati Uniti, che secondo lui continueranno a essere a 360 gradi anche con Trump.
    Ma non ha dedicato una parola all`Europa. Forse non c`e`nulla da dire perche` i rapporti con Bruxelles sono profondamente in crisi, oppure New Delhi non la considera come una  pedina dello scacchiere internazionale.
    Dal discorso di Modi emerge un India che e` sempre piu` cosciente del suo ruolo sulla scena mondiale e non e` solo perche` a promuovere questo ruolo e` un leader nazionalista. E` il turno dell`Asia anche se l`Occidente si ostima a non capire,
    I tempi sono ormai maturi per un India piu` attiva e capace di diffondere dei valori culturali deecisamente diversi, come un diverso rapporto tra uomo e natura (yoga) e quelli pacifisti gandhiani che tutti conosciamo.

Abolite banconote da 500 e 1000 rupie, da oggi i ricchi rischiano la fame

Yangon,  9 Novembre 2016

    Da oggi milioni di indiani benestanti si ritrovano letteralmente senza un soldo in tasca. Le banconote da 500 e 1000 rupie sono diventate carta straccia allo scoccare della mezzanotte dopo una decisione a sorpresa del premier Narendra Modi per combattere evasione fiscale e contraffazione di valuta. E' come se a un malato si taglia una gamba per guarire un'unghia incarnita. Immagino le tonnellate di banconote in circolazione che dovranno ora essere eliminate.
   E' ancora presto per capire quali saranno le  conseguenze, ma di sicuro sara' il caos totale. Quasi quasi penso che sono fortunata a non essere in India. Farei la fame anche io. Nel portafoglio ho al massimo 250 rupie.
   Il presidente della Repubblica Pranab Mukherjee ha invitato la gente a non farsi prendere dal panico. Ma sara' difficile. Con una banconota da 50 o 100 rupie, quelle rimaste valide, si puo' a malapena fare un pasto in una bettola per strada a New Delhi. Il  costo della vita nelle citta' indiane e' aumentato enormemente. Anche gli stranieri ormai non si possono piu' permettere un tenore di vita come in passato.
   E come se in Europa si levassero dalla circolazione le banconote da 10 o 20 euro.  Praticamente si paralizza l'economia. E' quello infatti che prevedo da oggi. L'assalto ai benzinai, una delle poche categorie insieme a ospedali e crematori, che possono accettare le banconote da 500 e da 1000, e' iniziato da ieri sera. Le banche oggi sono chiuse, quindi la gente non puo' prelevare. I bancomat, penso, esauriranno le scorte di biglietti da 100 nel giro di poche ore. Nei negozi tutti vorranno pagare con la carta di credito mandando i server in tilt. Non e' inoltre chiaro quando saranno in circolazione le nuove banconote da 500 e 2000 (non si capisce perche' non ci saranno piu' i tagli da 1000).
    Ma se questo e' lo scenario apocalittico  per la middle class, che usa i bigliettoni da 500 e da 1000, altra cosa e' per la maggioranza della popolazione nelle campagne. La pensata shock di Modi, che non e' un bolscevico, ha impoverito in un colpo solo 300 milioni di benestanti polverizzando i risparmi tenuti sotto il materasso. Altro che patrimoniale. Leggo che un altro primo ministro, Morarji Desai, un politico molto amato, aveva nel 1978, aveva perso una simile decisione mettendo al bando le banconote di oltre 100 rupie contro la corruzione.
    Per ora gli indiani l'hanno presa bene e lodato l'iniziativa di Modi, che continua a godere di molta popolarita', nonostante i ritardi nel mantenere le promesse elettorali di 2 anni fa. Sulla rete circola la battuta che mentre negli Stati Uniti si contano i 'votes', in India si contano le 'notes'.
   Un po' di mesi fa anche la Bce aveva deciso di ritirare dalla circolazione le maxi banconote da 500 euro perche' usate dalla criminalita'. Anche li', mi sembra uno strano modo per combattere la corruzione.
   Io invece ci vedo piuttosto un tentativo dei governi dii avere piu' controllo sui cittadini che sono quindi obbligati a usare le transazioni elettroniche per i loro affari o a ricorrere ai servizi delle banche che diventano cosi' sempre piu' potenti.

L'Iva arriva in India, successo bipartisan del Bjp e Congresso

New Delhi, giovedì 4  agosto 2016 

   Oggi i giornali esaltano l’approvazione al Senato (Raja Sabha) della GST (Good and Service Tax), in pratica l’Iva, che eliminerà tutti i vari balzelli a livello centrale e statale. “One nation, one tax” titola The Hindu, mentre altri la definiscono la riforma economica più importante degli ultimi 30 anni, cioè da quando l’India ha aperto il proprio mercato dopo anni di statalismo di stampo sovietico.
    Era da ben 30 anni che si pensava di mettere ordine alla giungla fiscale con la GST, ma nessun governo ci era finora mai riuscito. Questa la dice lunga sui tempi dell’India. Mi piace pensare che questo sia un Paese che ha tempo. Ogni cosa al momento giusto.
   Nei dieci anni in cui furono al potere (2004-2014), Manmohan Singh e Sonia Gandhi volevano disperatamente questa tassa per modernizzare le Finanze statali e anche mandare un segnale positivo agli investitori. Ma non ci erano mai riusciti per colpa dell’opposizione del Bjp.
   Adesso il ‘super premier’ Narendra Modi può mettere anche questo successo nel suo carniere. E’ riuscito a vincere le resistenze del Congresso che ha votato l’emendamento costituzionale (la tassa richiedeva infatti una modifica della Costituzione) garantendo così la maggioranza dei due terzi del Raja Sabha, dove il Bjp non ha il controllo. Solo un influente partito del Tamil Nadu si è opposto perché contrario alla tassa.
   Non è chiaro se la GST (che sarà messa a punto da un comitato) farà aumentare i prezzi che sono già alle stelle, nonostante il tasso di inflazione sia sceso. Di sicuro servirà a rivitalizzare il programma governativo ‘Make in India’, che è la scommessa di Modi per fare dell’India una nazione industriale nel prossimo decennio. Anche se ci vorranno diversi anni per l’entrata in vigore, si pensi che deve essere approvata da 29 Stati, è sicuramente una bandierina in più nel programma economico del Bjp. Può dire che l’India, che attualmente è l’economia che cresce di più al mondo, si è ‘globalizzata’ in materia fiscale, con un sistema che è adottato in 165 Paesi.
   Interessante sarà anche la messa a punto del sistema informatico per la raccolta della GST che sarà gestita da un portale realizzato da Infosys, il gigante informatico indiano che si assicura così un bel po’ di lavoro. Anche se la maggior parte dell’economia indiana è informale e quindi non è tassabile, si tratta comunque di un compito mastodontico quello di gestire il carico e scarico dell’Iva di una nazione di 1,2 miliardi di persone.

Il festival di Art of Living tra polemiche,multe e fango (ma niente stress)

New Delhi, 12 marzo 2016

   Io non ho mai frequentato i corsi di Art of Living (AOL), il centro spirituale del guru Sri Sri Ravi Shankar (dove Sri Sri sta per "santo santo"), detto anche il 'new age guru' o il 'guru della gioia", ma sono convinta che siano davvero efficaci.
    L'ho visto ieri sera al "World Culture Festival", un mega raduno degli adepti che si tiene in questi giorni fuori New Delhi, sulle sponde della povera  Yamuna. 'Povera' perche' il fiume e' gia' tra i piu' inquinati del mondo e - come se non bastasse - per fare spazio all'evento e' stato distrutto anche quel poco verde che rimaneva.
    Gli ambientalisti di fatto avevano denunciato la fondazione per i danni arrecati all'ecosistema fluviale dalle strutture 'provvisorie' e un 'tribunale verde' ha condanato Sri Sri al pagamento di una salata multa di circa 700 mila dollari.
   A causa delle polemiche c'e' stato un fuggi fuggi dei leader indiani e stranieri invitati e che erano gia' nel programma. E' un flop totale dal punto di vista delle presenze 'illustri'. Perfino il presidente indiano Pranab Mukherjee ha dato forfait. Meno male che il premier Narendra Modi ha mantenuto la sua promessa al guru ed e' venuto, anche se su un palco separato, per ragioni di sicurezza. 
   Modi insomma ha salvato lo show e mi chiedo ancora perche' lo ha fatto. La coordinatrice di Art of Living Italia che ho incontrato, Jaya Silvia Speranza, mi ha detto che il leader della destra segue le tecniche 'anti stress' di Sri Sri e che grazie a questo puo' sopportare carichi di lavoro che nessuno al mondo puo' permettersi. In effetti, Modi e' un superman, e' capace di parlare per ore senza leggere, di fare tre i quattro comizi al giorno, fare dei tour de force all'estero  e essere sempre lucido e impeccabile. Mi sono sempre chiesta come faccia.
   Ma la conferma che le tecniche di Sri Sri funzionano l'ho avuto osservando i suoi adepti. Ieri pomeriggio - come se non bastasse dopo le polemiche - si e' messo pure a piovere. 
   L'intera area e' ritornata a essere una palude come era prima che le ruspe spianassero i canneti e l'esercito costruisse dei ponti per attraversare gli acquitrini. Le strade sterrate di accesso e i parcheggi si sono trasformati in un lago di fango dove la folla avanzava a stento tenendosi per mano, cercando di non scivolare e spesso non sapendo manco dove andare per mancanza di indicazioni. Io stessa dopo un paio di ore con i piedi affondati nella melma puzzolente della Yamuna sono finalmente riuscita a raggiungere il posto riservato alla stampa, che era a mezzo chilometro dal palco principale. Lo stage di Modi e Sri Sri era cosi' distante da giornalisti e fotografi che nessuno li ha visti. Qualcuno ha perfino detto che non c'erano, ma che parlavano da un altro posto...
   Gli artisti, invece, forse 10 o 20 mila , erano stati fatti accomodare su dei lunghissimi spalti dove c'erano anche dei megaschermi,che pero' con la pioggia non funzionavano....a un certo punto c'e' stato anche un black out. D'altronde non e' facile creare un evento per 100 mila persone (gli organizzatori mi hanno detto 600 mila) in mezzo a un canneto....
   Ma in tutto 'sto caos, che potrebbe sembrare da girone infernale (soprattutto quando e' scesa la notte, il freddo e anche le zanzare) i seguaci di Sri Sri Ravi Shankar erano gioiosi, felici, addirittura in estasi! In mezzo al fango e senza vedere quasi nulla, seduti sulle sedie bagnate, dopo lo stress da parcheggio e lunghe code per la sicurezza. E moltissimi erano stranieri, intere comitive arrivate da tutto il mondo (87 dall'Italia). Nessuno si lamentava, nessuno era stressato. E' forse cosi' che si impara "l'arte di vivere"? Bravo Sri Sri, anche se hai devastato una pianura fluviale.

Brutti tempi per Modi, dalle stelle alle stalle

New Delhi, 1 marzo 2016 

   Da qualche mese a questa parte sembra che tutto, ma proprio tutto vada storto a Narendra Modi. Mi ricordo che solo fino a un anno fa era esaltato dalla stampa come un 'superman' venuto a salvare l'India dalle grinfie dei corrotti.
   Adesso finita la "Modi Wave" e' diventato la fonte di ogni male, dall'intolleranza per chi mangia la carne di manzo agli arresti per sedizione degli studenti universitari della Jnu, fino alla rivolta della casta dei Jat nell'Haryana che stava per far morire di sete New Delhi.
   Io non parteggio ne' per il Bjp, ne' per il Congresso. Anche perche' sono convinta che questo Paese ha ormai la forza di andare avanti comunque al di la' di chi governa a New Delhi.
   Ma non mi piace l'atteggiamento della stampa che prima lo esaltava e ora lo getta alle ortiche. The Week si chiede nell'ultimo numero (in foto) "Dove sta andando l'India?" e sotto c'e' una foto di Modi che dorme....

   Sul website 'The Wire', invece, uno politologo italiano Diego Maiorano, un cervello in fuga nell'universita' di Nottingham, nel Regno Unito, traccia un dottissimo parallelo tra il Bjp e il fascismo italiano, anzi con il Ventennio e gli squadristi paragonati ai radicali indu' dell'RSS.
   The Wire e' un portale di informazione lanciato da Siddharth Varadarajan, ex direttore dell'Hindu e una delle menti piu' fini del giornalismo indiano e Sidharth Bhatia (ex direttore DNA di Mumbai). Stiamo quindi parlando di una voce autorevole...e slegata dai partiti.
   L'ultima vicenda della Jnu mi e' sembrata esageratamente mediatizzata e manipolata dai partiti. Innanzittutto nessuno sa ancora adesso che cosa abbia mai detto di cosi' grave questo ragazzo, Kanhaiya Kumar, per essere arrestato per sedizione. Adesso si e' pure scoperto che dei video della manifestazione incriminata erano stati truccati. Insomma non si capisce cosa sarebbe 'anti indiano'.
   Il polverone che si e' sollevato e' stato enorme. E nessuno si e' ricordato che negli ultimi 10 anni ci sono stati due altri casi, e all'epoca c'era il Congress al potere.
   Uno e' il medico Binayak Sen, il "Gandhi degli indigeni" arrestato per sedizione nel 2010 perche' accusato di aver aiutato i maoisti in Chhattisgarh. E' dal 2011 in liberta' su cauzione. L'altro clamoroso caso e' dei un vignettista Aseem Trivedi detenuto a Mumbai per due settimane per una vignetta che insultava l'emblema nazionale.
    Il confine tra sedizione e liberta' di espressione e' spesso tenue e su questo si e' innescato un dibattito infinito in India. Ha detto bene, in una conferenza all'India Habitat Center, l'avvocato Soli Sorabjee (che e' anche quello dei maro'). Secondo lui il reato di sedizione e' applicabile quando c'e' anche una chiaro incitamento alla violenza. Insomma non basta dire Viva il Pakistan...e quindi la polizia di Delhi ha preso un granchio. L'Opposizione ha gridato subito al regime dittatoriale per screditare il Bjp. E cosi' un'altra tegola e' caduta sulla testa di Modi.

Maro' e Finmeccanica: Modi avrebbe chiesto a Renzi la testa di Sonia Gandhi?

   Sirsi (Karnataka), 2 febbraio 2016

   Il “The Telegraph” che e’ uno dei piu’ vecchi e anche prestigiosi quotidiani di Calcutta riporta oggi una bizzarra storia sui maro’ che rende ancora piu’ “fishy” , come dicono gli inglesi, l’intera vicenda che tra qualche giorno compie 4 anni. 
L’articolo (ecco qui)  rivela che uno dei mediatori coinvolti nello scandalo degli elicotteri AgustaWestland, il britannico Christian Michel che e’ ricercato dall’Interpol (ma che secondo il giornale “lavora” tranquillamente a Dubai e da’ pure dichiarazioni ai giornalisti) ha detto che Narendra Modi avrebbe proposto a Renzi un accordo segreto quando si sono incrociati all’assemblea generale dell’Onu a New York a settembre. In pratica l’India avrebbe liberato i maro’ in cambio di ‘prove' che collegavano la leader del Congresso Sonia Gandhi con le presunte mazzette pagate da AgustaWestland.
   Michel ha messo queste rivelazioni nero su bianco in una ‘lettera’ alla Corte permanente di Arbitrato dell’Aja che deve decidere la giurisdizione sul caso e anche al Tribunale del mare di Amburgo (che ora non centra piu’ nulla).
   Un portavoce del governo ha bollato la storia come ‘ridicola’, mentre il Congresso ha preso subito la palla al balzo e ha chiesto a Modi delle urgenti spiegazioni.
    A me sembra questa storia un po’ bizzarra, pare uscita dall’Italia, dove si sa c’e’una certa predilizione nel vedere complotti ovunque e nell’intorbidire il piu’ possibile le acque in modo che poi cosi’ non si capisce piu’nulla.

I miei dubbi sono:
1 Perche’ mai Michel si e’ preso la briga di scrivere ai tribunali internazionali? Qual e’ il suo tornaconto nello screditare Modi? La sua mossa poi coincide guarda caso con la decisione dell’India di chiedere all’Interpol la sua cattura.
2 E’ vero che Modi e’ in calo di consensi e che ha perso le elezioni in Bihar, ma davvero ha paura di Sonia Gandhi che e’ ai minimi storici e che vorrebbe pure andarsene in pensione lasciando la baracca al figlio Rahul? 
3 Penso che questo tipo di proposte vadano fatte nell’oscurita’ di qualche corridoio e non nel Palazzo di Vetro. Ma ve lo vedere Modi andare da Renzi e proporre un ricatto del genere? Non penso sia cosi’ disperatamente desideroso di liberare il povero Girone.

Italia-India, è gelo tra Modi e Renzi al G20 di Antalya

New Delhi, 19 Novembre 2015
 
   Almeno si erano stretti la mano Narendra Modi e Matteo Renzi l’anno scorso al G20 in Australia  . Era una delle prime uscite sulla scena internazionale del leader della destra indiana ancora alle stelle per il trionfo elettorale. Uno scambio di battute ‘veloce’, dice l'Ansa, e una foto ricordo (di cui non ho trovato traccia). 
     Quest’anno (curiosamente, sempre 16 novembre, ma ad Antalya, in Turchia)  manco questo. Anzi nella foto di gruppo erano pure distanti nonostante India e Italia siano vicine in ordine alfabetico.  

    Sulla stampa indiana alla vigilia erano emersi rumors su una possibile bilaterale. Un collega mi aveva perfino chiamato,  entusiasta,  per chiedermi se sapevo di un possibile incontro che secondo lui era in programma. Ma non ho mai trovato conferma né da Roma né da Delhi. 

    Di fatti oggi al briefing settimanale, il portavoce del ministero degli Esteri Vikas Swarup, famoso per aver scritto il libro che ha ispirato The Millionaire, ha chiarito che non c'è stato nessun incontro. Niente. Non si saprà mai chi dei due lo aveva chiesto e chi lo ha rifiutato. O magari più, semplicemente, nessuno lo aveva chiesto sapendo che la questione è ora nelle mani della Corte permanente dell’Aya.
    Chissà perché pensavo che ci potesse essere un tentativo in extremis di dialogare. Un’ultima possibilità di trovare una soluzione diplomatica ai massimi livelli, da 'uomo a uomo', prima di incrociare le spade nei tribunali e lasciare la parola agli avvocati. Nulla di ciò. La faccenda si è ormai incancrenita, a tal punto che non c’è neppure spazio per le cortesie. Muro contro muro.

Unione Europea, la Carneade della politica estera indiana

New Delhi, 18 luglio 2015

Unione Europea? "Chi era costui?".  E' incredibile come per la politica estera indiana Bruxelles sia diventata come il Carneade di manzoniana memoria.
Ieri sera sono andata alla presentazione di un nuovo saggio di C. Raja Mohan, giornalista e politologo tra i più rispettati, dedicato alla politica estera di Narendra Modi nel suo primo anno di governo.
Il libro "Modi's World", pubblicato da Harper Collins e The Indian Express, è un classico 'instant book'.  E'  una raccolta degli editoriali di Mohan sull'Indian Express. Si sottolinea la nuova energia infusa dal premier nelle relazioni con il suo turbolento vicinato, Cina, Russia e Usa, e soprattutto l'uso della soft diplomacy, come lo yoga e il buddismo.
Ma, guarda caso, non contiene alcun accenno alle relazioni con l'Unione Europea, il primo (o secondo dopo la Cina) partner commerciale di New Delhi.
Si sa che il tasto è doloroso: i rapporti sono al minimo storico, Modi ha cancellato una visita a Bruxelles la scorsa estate (è andato in Francia e Germania), i negoziati per la zona di libero scambio sono incagliati e da tre anni non si tengono nemmeno più i summit bilaterali, almeno per salvare la faccia.
La crisi con l'Italia sui marò e altre questioni sono fonte di imbarazzo per il governo che evidentemente preferisce ignorare l'argomento.
Non si trova traccia della UE manco in un libretto della ministro degli Esteri Sushma Swaraj, presentato a maggio a compimento del primo anno di incarico, intitolato "Trasformational Diplomacy" dove si elencano tutte le iniziative diplomatiche di New Delhi.
E' chiaro che nel "mondo" di Modi, almeno per ora, l'Unione Europea non esiste. Dei colleghi indiani scherzando mi hanno detto che forse "non esiste neppure l'Unione Europea". Che dire? Il momento, dopo la minaccia di Grexit, non è certo dei migliori per la creatura di Altiero Spinelli.

L'atteggiamento di 'denial' è compatto e trasversale. Ieri sera, nel cocktail che è seguito all'hotel Oberoi, ho avvicinato l'autore per chiedergli cosa ne pensava. Silenzio. Davvero, scena muta. Ho pensato che forse non poteva rilasciare interviste perchè aveva l'esclusiva con The Indian Express.
Mi sono quindi concentrata su Shashi Tharoor, ex diplomatico Onu e politico del Congresso,  notoriamente loquace con i giornalisti e che in passato mi aveva dato delle dichiarazione sui marò. Lui,  tra l'altro,  è un parlamentare del Kerala...gli ho chiesto cosa pensava dell'arbitrato internazionale.  Niente. Mi ha sorriso e ha fermato un cameriere per prendere un altro bicchiere di vino....
 

Football diplomacy - Modi lancia un torneo di calcio tra i Brics, indovina chi vince?

New Delhi, 10 luglio 2015

Dopo la diplomazia dei selfie e quella dello yoga, adesso Narendra Modi ci prova niente meno che con il calcio! E' stata una sorpresa vedere che tra le proposte del premier indiano al summit dei Brics di ieri c'è anche quella di un torneo di pallone nel 2016 (vedi qui al punto 26).  Ecco le sue parole: "To begin with, we will be launching a Football Meet in India next year. This is a sport which is loved by all the BRICS countries".  Si tenga presente che l'India ha la presidenza del Brics il prossimo anno e quindi.
Ironicamente Il Times of India, stamane,  notava in prima pagina che l'idea non è proprio a favore dell'India che nella classifica Fifa è al 156esimo posto, mentre la Cina è al 77 esimo, il Sudafrica al 70esimo, la Russia al 28esimo e...il Brasile al sesto, nonostante la debacle dello scorso anno.
Il torneo potrebbe quindi avere un risultato abbastanza scontato a meno che non impongano degli 'handicap' alla squadra più forte. E un po' come se uno organizzasse un torneo di cricket in Brasile.
Ma è vero che in India c'è un interesse crescente per il calcio (come spettacolo, più che come sport da praticare) e molti fiutano l'affare.
Ad agosto riparte la Indian Super League per la seconda stagione, ma questa volta senza nessuna star italiana dopo il flop di Alessandro Del Piero, la punta del Delhi Dynamos, arrivato tra gli ultimi in classifica.   

Economist censurato, chissà cosa c'è sotto?

New Delhi, 24 maggio 2015

    Onestamente, nell'era di internet, la vecchia censura fa un po' ridere.  Ma l'India si sa è un Paese di contraddizioni e questa è una delle mille. L'ultimo numero dell'Economist, che dedica uno speciale al primo anno del governo Modi, ha letteralmente 'oscurato' una cartina perchè - penso - raffigura correttamente i confini del Kashmir.

   Nella quarta pagina dell'inchiesta un adesivo nero copre circa mezza pagina dove c'era una mappa dell'India a illustrazione di statistiche economiche. Lo deduco dal testo in cui si parla di reddito procapite e anche dal website in cui c'è la pagina 'in chiaro'.
   Se si cerca di levare il riquadro viene via tutta la carta, quindi è impossibile vedere cosa c'è sotto.  Immagino i funzionari della censura indiana che appiccicano l'adesivo su migliaia di copie.  Un lavorone. Chissà dove lo fanno...al ministero dell'Informazione?
 Non è la prima volta che viene oscurata una mappa scorretta. Era successo nel 2001 sempre con l'Economist e poi in molte occasioni con altre pubblicazioni importate. Stranamente non la LOnely Planet. La maggior parte delle cartine in circolazione, fuori dall'India, non comprendono il Kashmir diviso con il Pakistan e con la Cina ormai da decenni.
L'Economist, che con Modi non ha molto 'feeling' a tal punto che un anno fa ha apertamente rivolto un appello a non votarlo, non ha reagito. Non ho trovato traccia nei media indiani su questo oscuramento, forse non fa più notizia.

Modi e la diplomazia dello yoga, del buddismo e...dei selfie

New Delhi , 17  maggio 2015

Anche i più convinti detrattori di Narendra Modi, riconosceranno che il leader della destra è un mago della soft diplomacy.
Nel suo primo viaggio in Cina è riuscito a promuovere l’India come nessun altro. Ha rispolverato i vecchi legami con il buddismo, nato in India e da qui diffusosi in tutta l’Asia. Poi  ha tirato fuori il suo vecchio cavallo di battaglia, lo yoga. Lui e il premier Li Keqiang  hanno assistito a una esibizione di Yoga e Tai-chi congiunta al tempio del Cielo a Pechino.  Ora la Cina vorrebbe perfino chiedere all’Onu una giornata internazionale del Tai-chi, come quella del 21 giugno proclamato Yoga Day  grazie alle pressioni di New Delhi!
Poi, grande colpo da maestro della comunicazione moderna, Modi la preso un selfie con Li e ha lo ha twittato. “It is selfie time” ha scritto su Twitter dove è il secondo leader al mondo più seguito dopo Obama. Twitter in Cina manco esiste, c'è il suo avatar Weibo, dove Modi si è iscritto prima di partire. 
In patria, qualcuno si è cominciato a lamentare di questo clima ‘vacanziero’ e spensierato del premier che è continuato anche oggi in Mongolia con altri selfie twittati e foto della visita, la prima di un leader indiano. Capisco, irrita un po' soprattutto in questi tempi quando l’economia non va come dovrebbe andare e i contadini stanno soffrendo per gli scarsi raccolti dovuti al maltempo di marzo. Ma fatto sta che la ‘diplomazia dei selfie’ di Modi funziona e New Delhi ha incassato un bel po’ di investimenti e soldoni dei cinesi. Anche se – va sottolineato – a beneficiarne sono stati soprattutto i grandi gruppi che l’hanno sponsorizzato come gli Adani, del Gujarat.

     

Modi un anno dopo, i mercati hanno perso la pazienza?

New Delhi, 15 maggio 2015

   Il governo di Narendra Modi festeggia un anno il 26 maggio, ma comincia già a mostrare un po’ di fatica. Gli investitori, entusiasti per il leader della destra, stanno perdendo la pazienza. Lo stesso Modi aveva creato enormi aspettative. “Acce din ane wale hain”, stanno per arrivare i bei giorni, aveva twittato appena eletto. Adesso la sbronza è finita, e rimane solo un gran mal di testa.  

   La Borsa di Mumbai, che la scorsa settimana, ha subito un pesante scivolone, è la peggiore tra quelle dei mercati emergenti. Se in negativo dall’inizio dell’anno. Gli Fii, gli investitori istituzionali, ovvero i fondi pensione, preferiscono puntare sulla Cina, nonostante sia in recessione o sul Brasile.
Nonostante lo sfrenato attivismi, 40 Paesi in 12 mesi di governo, Modi non riesce a convincere.
   Il ministro delle Finanze Arun Jaitley, un navigato politico del Bjp, ci ha messo di suo dando segnali contraddittori su una tassa sui Fii.
   Ci sono stati anche dei fattori esterni, come un rincaro del petrolio e il maltempo che ha danneggiato i raccolti in marzo. Ma si sa come sono i mercati, è il ‘sentiment’ che conta. E in questo momento il ‘sentiment’ sull’India è in calo, per la prima volta dopo un anno.