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Canarie segrete/Gomera: hippies, free sex e la setta scandalo del pittore Otto Muehl

Questa è l'incredibile storia della comune di El Cabrito, fondata dall'artista dell'Avanguardia viennese Otto Muehl, scomparso nel 2013 e al centro di uno scandalo per abusi sessuali agli inizi degli Anni Novanta. Per cinque anni la sua setta, che promuoveva la libertà sessuale e artistica, ebbe come sede "distaccata" una fattoria tropicale in una remota baia nel sud dell'isola della Gomera accessibile solo via mare. Dietro alla vita idilliaca dei suoi seguaci, si nascondevano però le violenze di Muehl sulle ragazze dai 12 ai 16 anni che venivano iniziate alle "gioie del sesso" dall'artista guru. Muehl fu condannato a sei anni di prigione, ma in seguito fu riabilitato e oggi le opere sono presenti in numerosi musei. La comune di El Cabrito invece si è trasformata in un ecoresort.


San Sebastian (isola La Gomera) – 5 Febbraio 2021
   La Gomera, una delle più piccole e meno turisticizzate isole delle Canarie, ha un passato sorprendente. A partire dagli anni Sessanta è stata una delle mete preferite degli hippies, la beat generation della contestazione in fuga dal consumismo e dalle conformismo sociale. In questo piccolo e semidisabitato lembo di terra vulcanica, i “figli dei fiori” hanno trovato il loro habitat naturale, un caldo e confortevole paradiso naturale, lontano dalla civiltà e a quanto pare vicini a una buona scelta di droghe, tra cui anche piante allucinogene, tipo la Datura o era del Diavolo che cresce spontanea lungo i sentieri. Una Goa in mezzo all’Atlantico. Vi arrivarono giovani americani che contestavano la guerra in Vietnam e nord europei, soprattutto tedeschi. Ancora oggi Valle Gran Rey, ex villaggio pescatori nel sud dell’isola, è una enclave tedesca. Molti degli hippies giunti tre decenni fa si sono integrati, hanno aperto negozi, ristoranti e altri piccoli business, come atelier di artigianato. E grazie a loro negli anni la Gomera è diventata una destinazione popolare di molti pensionati tedeschi che vengono a svernare in questa vallata tra bananeti, palmeti e orti biologici. All’inizio la coabitazione con i gomeri non è stata probabilmente facile, ma poi l’invasione è stata tollerata perché creava una fonte di reddito per una isola che non aveva visto lo stesso sviluppo turistico massiccio della vicina Tenerife o di Gran Canaria. Per fortuna, si potrebbe, dire perché grazie agli hippies è stata risparmiata dalla grande speculazione edilizia.
The Brother of Sleep - 1994 - Otto Muehl
(archivesmuehl.org)


   Però c’è un rovescio della medaglia, nel paradiso a volte si può nascondere un inferno come fu proprio con la mecca hippy de La Gomera. La storia parte da lontano, da una comune fondata in Austria, vicino al confine ungherese, dall’artista Otto Muehl (1925-2013), appartenente alla cosiddetta corrente dell’Azionismo viennese, contraddistinta da performance artistiche “estreme” in cui corpi nudi venivano usati come tele e pennellati di sangue, viscere di animali o feci spesso in posizioni erotiche. Scene di violenza visiva intese a frantumare i tabu’ della societa’ dell’epoca. Un ode a liberare le pulsioni più profonde, Eros e Thanatos, per dirla con il suo conterraneo Sigmund Freud, che le usava anche come terapia.
   Questo personaggio controverso, ma perfettamente inserito in quel contesto storico di ribellione e rottura, fonda nel 1972 una setta nel villaggio di Friedrischshof, a poche ore da Vienna, dove mette in pratica i suoi principi dell’amore libero, la vita in comune e il superamento delle convenzioni sociali, come la famiglia monogama e la proprietà privata. L’idea era quella, in gran voga in quel momento, di praticare una assoluta libertà sessuale, di vivere in armonia con la natura e di creare una utopica comunità di esseri liberi e felici dove arte e vita si fondevano. Grazie al suo carisma e alla forza delle sue idee, Muehl ebbe molto successo. La comune di Friedrischshof arrivò a contare centinaia di giovani adepti e a diventare una delle più famose e grandi in Europa. Con gli anni però il potere dell’artista sui suoi seguaci, soprattutto sulle giovani ragazze che formavano il suo ‘harem’ personale, divenne sempre più tirannico e anche perverso. La comune si trasformò in una sorta di gabbia dorata dove Muehl, adorato come un Dio, si comportava da padre padrone. Come “padre” anche nel senso anagrafico perché, secondo la sua biografia, ebbe circa 11 figli dalle sue seguaci.

Mostre/ La bellezza della biodiversita'

Miami (Florida), 7 gennaio 2010
   In un'epoca in cui si parla con sempre piu’ enfasi della distruzione della biodiversita’ da parte dell’Homo Sapiens mi ha colpito particolarmente una mostra allestita al Frost Museum od Science di Miami. L’esibizione si chiama “Opulent Oceans: Extraordinary Scientific Illustrations” e comprende 55 ingrandimenti di illustrazioni scientifiche in maggior parte dell’Ottocento riguardanti la classificazione della fauna ittica. Sono disegni ad acquarello o carboncino (non esisteva ancora la fotografia...) di creature marine “scoperte’” durante le esplorazioni del pianeta. Le esplorazioni geografiche erano infatti accompagnate anche dall'avvistamento di nuove specie di pesci, molluschi, alghe e altri esseri ‘esotici’. A catalogare questo patrimonio, che oggigiorno viene definito biodiversita’, sono stati soprattutto biologi, zoologi e naturalisti europei, in particolare tedeschi, francesi e inglesi. Le prime collezioni risalgono a circa 4 secoli fa. In alcuni casi erano gli stessi studiosi ad illustrare i “campioni” raccolti nelle spedizioni, in altri casi si affidavano a degli artisti. 
   Ed è questo che mi ha affascinato, che molte illustrazioni sono delle vere e proprie opere d’arte, dei capolavori che mi ricordano le opere dei monaci amanuensi. È straordinario questo sforzo di riprodurre la biodiversita’ marina e mi incuriosisce molto anche l’aspetto della pubblicazione, che non è trattato dalla mostra. Molti dei volumi da cui sono tratte le illustrazioni sono conservati nei musei americani. Mi chiedo se all’epoca questi trattati di ittiologia o i resoconti delle esplorazioni oceaniche come quella di Charles Darwin erano stampati in piu’ copie e a disposizione del largo pubblico o circolavano soltanto nella ristretta cerchia degli studiosi.
    Ecco alcuni esempi di disegni, quelli che mi hanno colpito di piu’, con una breve descrizione dell’autore. Sopra:  Ippolito Salviani (1514-1572), italiano, medico di tanti Papi, e’ uno dei padri dell’ittiologia. La sua opera è l'Aquatilium Animalium Histioria, da cui è tratto questo squalo martello.
Qui sotto: il divertente polpo vampiro (Vampyroteuthis infernalis) qui sotto e’ invece presente in uno studio del francese Louis Joubin (1861-1935), “Cefalopodi dalle spedizioni scientifiche del principe Alberto I di Monaco”.
   Il biologo tedesco Ernst Haeckel (1834-1919), esperto di protozoi e plankton, e’ invece autore di fantastici disegni che sono dei capolavori non solo dal punto scientifico.
Un altro tedesco, Johannes Muller, documento’ 214 specie di squalo nella sua “Systematische Beschreibung der Plagiostomen” .
   E poi c’e’ Charles Darwin (1809-1882), il padre dell’evoluzionismo, che - ho scoperto - colleziono’ una quantita’ impressionante di cirripedi, le conchiglie parassite che si attaccano alla carena delle barche (A Monograph on the Sub-class Cirripedia, 1851-54). Ne fu cosi’ affascinato che ci dedico’ alcuni anni della sua vita.
Questo pesce remo (regaleco), un rarissimo esemplare che abita gli abissi oceanici, che è diventato lo screensaver del mio laptop, è dell’artista svizzero Karl Joseph Brodtmann (1787-1862).
      
   Franc Mace MacFarland (1869-1951), esperto di nudibranchi, ha documentato questa splendida lumachina di mare.

   Dagli studi sui fossili marini di Alcide Dessalines d'Orbigny - (1802-1857) è nata la micropaleontologia.



Henri de Lakaze-Duthier (1821-1901), francese, si è invece dedicato ai coralli.



Questo verme marino è uno dei disegni di “A monograph of the British marine Annelids “ dello scozzese William Carmichael M'intosh (1838-1931)










George Henry Ford (1808-1876 ) è l’illustratore di questo drago marino.


Questa creatura degli abissi (che sembra prodotto di fantasia) è una delle specie documentate da August Bernhard Brauer, ittiologo (illustrazione di Fritz Winter) che fece parte della spedizione Valdivia (1898-1899) guidata da Karl Chun e dedicata allo studio abissi oceanici. 




Infine di Marc Catesby (1683-1749), naturalista, è il famoso cancer terrestri, granchio di terra.

Bicicletta a Delhi, un tema per pochi intimi

New Delhi, 16 Settembre 2017

   Usare la bici per muoversi a New Delhi è una roba così inconsueta (sto parlando di chi la usa per scelta non per necessità) che chi lo fa viene invitato a tenere una conferenza sull'argomento. Ho ricevuto per email un invito da una galleria di arte contemporanea di New Delhi per una 'lecture' intitolata 'the City and the Bicycle'.  Da ciclista non potevo mancare, sono anni che vado in bici a New Delhi (VEDI QUI), penso una delle poche straniere a pedalare in città sfidando traffico e inquinamento.
   Come prevedevo il pubblico era formato da una decina di coraggiosi e intrepidi, di cui metà amici del conferenziere. Lui è Amitabh Pandey, un personaggio bizzarro (come non potrebbe essere per un indiano al di sopra della soglia della povertà che sceglie la bici come mezzo di trasporto?). Amitabh è un esperto di astronomia, lavora con i popoli tribali in una ong e per l'appunto è un ciclista per scelta. Ha quattro bici, una era in bella vista nella sala, tra l'altro piena di opere di S.H. Raza e M.F. Husain.
    Il posto dove si è svolto questo meeting di carbonari è il Kiran Nadar Museum, un museo privato situato in uno shopping mall a Saket, ma che pochissimi frequentano. Arte e shopping sono un binomio difficile da proporre. E lo stesso vale per arte e bicicletta, come ho potuto constatare.
   La 'lecture' è stata in realtà una chiacchierata sullle attività di Amitabh, che ha 60 anni ma ne dimostra almeno dieci di meno, illustrate da fotografie proiettate su uno schermo. Alcune erano curiose, come quelle delle sue bici che tiene nella camera da letto appese al muro. Effettivamente mi ha dato un'idea, anche io che abito al secondo piano, non so dove tenere la mia bicicletta.
   Ovviamente condivido al cento per cento tutto quello che ha detto: la scelta della bici come mezzo ecologico, sostenibile, sano, ecc.  Amitabh ha una 'vision' come si dice in inglese che è di fare la bici un simbolo di indipendenza, autosussistenza e sostenibilità ecologica, come il charkha, l'arcolaio, del Mahatma Gandhi. Idea geniale, tra l'altro sempre di ruote si tratta...Ma come promuovere una 'vision' del genere senza che uno passi per un "visionario" questa volta nel senso italiano del termine?
    In India, come da noi mezzo secolo fa, la bicicletta è vista come simbolo di povertà. Come convincere una famiglia indiana della middle class a rinunciare alla macchina? E' un lusso che soltanto l'Occidente si può permettere dopo che ha per decenni affumicato il pianeta.
   Non è una questione di infrastrutture. Come ha ricordato Amitabh, il 70% delle strade di Delhi hanno le piste ciclabili, le hanno fatte quando la capitale indiana ha ospitato i Giochi del Commonwealth nel 2010.  E c'è pure un servizio di bike sharing, ormai abbandonato al suo destino per mancanza di utenti. Poi ci sono i parchi dove ora si può entrare con la bici. Ma niente di questo serve, è la mentalità che deve cambiare,  è stata l'amara constatazione.  
    Alla fine il discorso si è fermato sulla sicurezza, forse il maggiore ostacolo per i neofiti ciclisti. Qualcuno del 'pubblico'  (un infiltrato?) ha obiettato che le strade a Delhi non sono sicure. Balle, anche i pedoni o le motociclette non sono sicuri a Delhi...Sono interventuta io stessa a smontare l'argomento ricordando che in Italia tirano sotto anche i campioni di ciclismo, figuriamoci quelli che pedalano per una hobby o per una causa.

Alla scoperta di New Delhi 4 / Museo Nazionale, ci vorrebbe un restyling

New Delhi, 26 marzo 2017 

    Sono andata al National Museum di Janpath per cercare qualche `prova storica` del periodo tra il I millennio AC e il I millennio DC. Mi interessa capire che succedeva in India quando l`apostolo San Tommaso e` arrivato da queste parti, prima a Nord attraverso la via della Seta e poi in Kerala e Tamil Nadu dove e` morto. In effetti quel periodo e` un po` oscuro. All`epoca sul subcontinente indiano regnavano i Kushan, una misteriosa dinastia giunta dalla Cina e insediatosi in una regione molto vasta che comprendeva Afghanistan, Pakistan e nord dell`India. Questi regnanti erano buddisti con tendenze fortemente elleniche.
   Nella Kushana Gallery ci sono infatti esempi di arte buddista del Gandhara, tra cui dei Buddha vestiti alla moda greco-romana. Sembrano dei Cesari. I Kushan erano a Taxila, a nord di Islamabad, e anche a Mathura, la citta` di Krishna vicino a Delhi. Se e` arrivato fino a qui lo stile ellenico, non mi stupisco che anche il Cristianesimo sia veicolato attraverso le rotte commerciali con il Mediterraneo, Pero` rsi dice che i sovrani Kushan non siano stati impressionati dai miracoli di San Tommaso, il quale ha dovuto ripiegare a sud dove ci sono le tracce del suo passaggio, tra cui la tomba a Chennai..
    L`India meridionale, si sa, ha resistito meglio ai guerrieri che calavano dall`Asia centrale. Di fatti qui all`epoca di Gesu` c`erano delle dinastie hindu. Il museo nazionale qui e` un po` carente. Esistono solo opere dell`era Satavahana, che pero` era limitata al Deccan (Maharastra). Del Kerala o Tamil Nadu non c`e` nulla. Nulla sul porto romano di Muziris, scoperto qualche anno fa.
   Mentre cercavo invano tracce del Cristianesimo, pensavo alle condizioni un po` penose del museo, aperto al pubblico nel 1960, che dovrebbe in teoria essere il piu` importante del Paese e quello che meglio illustra la ricchissima civilta` indiana.
    La galleria Harappan, che espone dei tesori di 5000 anni fa trovati nella valle dell`Indo, tra cui la famosa `Dancing Girl`,  e` decente,  ma si potrebbe fare di piu` sulle descrizioni, data l`immensa l`importanza della collezione che arriva in buona parte dagli scavi in Pakistan. Le etichette nelle altre gallerie sono cosi` piccole che bisogna chinarsi per leggere. Nonostante i cartelli e i custodi, il pubblico tocca a piacimento le sculture di 2 mila anni fa.
    Qualcosa e`pero` stato fatto. C`e` una audioguida del museo e la `Bronze Gallery` e` stata riammodernata di recente con una adeguata illuminazione e teche di vetro. Insomma qualcosa si muove.