Unione Europea, Federica Mogherini, la bete noir dell'India, arriva a New Delhi/ 3
New Delhi, 22 aprile 2017
Sembra una telenovela latinoamericana. Venerdì dopo il suo incontro con il ministro degli Esteri, Federica Mogherini è stata ricevuta dal premier Narendra Modi in un incontro fuori programma. Significa che le relazioni con la Ue si stanno mettendo decisamente bene e che la disputa sui marò è ampiamente superata.
E...a sorpresa nel breve comunicato dell'incontro con il primo ministro (che metto qui sotto) è ricomparso il 14esimo vertice bilaterale India-Ue che si terrà a ottobre. Evidentemente super Modi ha dato il suo imprimatur.
Ms. Federica Mogherini, European Union High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, called on Prime Minister Shri Narendra Modi today.
Prime Minister Modi and Ms. Mogherini discussed regional and global developments of mutual interest. The Prime Minister and Ms. Mogherini agreed on the need to strengthen the security cooperation between India and EU, particularly on the issue of counter-terrorism.
Prime Minister Modi recalled his successful visit to Brussels in March 2016 for the last India-EU Summit, and said that he is looking forward to the next India-EU Summit to be held in India in October 2017.
Sembra una telenovela latinoamericana. Venerdì dopo il suo incontro con il ministro degli Esteri, Federica Mogherini è stata ricevuta dal premier Narendra Modi in un incontro fuori programma. Significa che le relazioni con la Ue si stanno mettendo decisamente bene e che la disputa sui marò è ampiamente superata.
E...a sorpresa nel breve comunicato dell'incontro con il primo ministro (che metto qui sotto) è ricomparso il 14esimo vertice bilaterale India-Ue che si terrà a ottobre. Evidentemente super Modi ha dato il suo imprimatur.
Press Information Bureau
Government of India
Prime Minister's Office
21-April-2017 18:13 IST
Government of India
Prime Minister's Office
21-April-2017 18:13 IST
EU High Representative for Foreign Affairs and Security Policy calls on the Prime Minister
Ms. Federica Mogherini, European Union High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, called on Prime Minister Shri Narendra Modi today.
Prime Minister Modi and Ms. Mogherini discussed regional and global developments of mutual interest. The Prime Minister and Ms. Mogherini agreed on the need to strengthen the security cooperation between India and EU, particularly on the issue of counter-terrorism.
Prime Minister Modi recalled his successful visit to Brussels in March 2016 for the last India-EU Summit, and said that he is looking forward to the next India-EU Summit to be held in India in October 2017.
Unione Europea/Federica Mogherini, la bete noir dell`India, arriva a New Delhi/2
New Delhi 21 aprile 2017
Per dovere di cronaca, ecco il follow up degli incontri di Federica Mogherini a New Delhi con la ministra degli esteri Sushma Swaraj (nella foto ufficiale del MEA qui sotto) e il viceministro MJ Akbar.
Nel comunicato (leggi qui) si accenna al 13esimo summit bilaterale UE-India dello scorso anno, ma non c`e` traccia del prossimo incontro annuale. C`e` un timido riferimento a una ripresa dei negoziati sul trattato di libero scambio, che e` il punto chiave delle relazioni commerciali tra i due blocchi. Certo, senza Gran Bretagna, la Ue ha molto meno appeal per l`India. Si puo` forse dire che sono le imprese europee maggiormente interessate a cercare sbocchi in India, piuttosto che il contrario.
Il linguaggio e` quello tipicamente diplomatico. I colloqui si sono tenuti nella solita `friendly and cooperative atmosphere`. Insomma e` un buon inizio, ma la strada e` ancora lunga e manca una road map.
Per dovere di cronaca, ecco il follow up degli incontri di Federica Mogherini a New Delhi con la ministra degli esteri Sushma Swaraj (nella foto ufficiale del MEA qui sotto) e il viceministro MJ Akbar.
Nel comunicato (leggi qui) si accenna al 13esimo summit bilaterale UE-India dello scorso anno, ma non c`e` traccia del prossimo incontro annuale. C`e` un timido riferimento a una ripresa dei negoziati sul trattato di libero scambio, che e` il punto chiave delle relazioni commerciali tra i due blocchi. Certo, senza Gran Bretagna, la Ue ha molto meno appeal per l`India. Si puo` forse dire che sono le imprese europee maggiormente interessate a cercare sbocchi in India, piuttosto che il contrario.
Il linguaggio e` quello tipicamente diplomatico. I colloqui si sono tenuti nella solita `friendly and cooperative atmosphere`. Insomma e` un buon inizio, ma la strada e` ancora lunga e manca una road map.
Unione Europea/ Federica Mogherini, la bete noir dell'India, arriva a New Delhi
New Delhi, 20 aprile 2017
Ieri sera all'Istituto Italiano di Cultura fervevano i preparativi per una mostra sui 60 anni del Trattato di Roma. Mi chiedevo come mai...dato che la ricorrenza è stata il 25 marzo, mentre la festa dell'Europa del 9 maggio è ancora distante. Oggi ho scoperto l'arcano. E' infatti in arrivo a Delhi Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, nonchè vicepresidente della Commissione Europea.
Nella sua precedente veste di ministro italiano degli Esteri, la Mogherini era stata impegnata in prima persona nella crisi diplomatica con l'India scoppiata dopo l'arresto dei marò nel 2012. Poi quando è stata inviata a Bruxelles ha continuato a sostenere la causa della giurisdizione italiana sull'incidente avvenuto in acque internazionali coinvolgendo le istituzioni europee in un pressing sull'India. Con lei le relazioni tra New Delhi e Bruxelles si sono praticamente azzerate. Era diventata la 'bete noir' dell'India.
Ma adesso è pieno disgelo. Un anno fa, pochi giorni dopo la strage di Bruxelles, il premier Narendra Modi faceva scalo in Belgio per rilanciare le relazioni dopo 4 anni di sospensione dei summit annuali.
La 'ministra degli Esteri' europea, che arriva da Cina, incontrarà domani l'omologa indiana Sushma Swaraj. E' la prima visita ufficiale di un leader della Ue a Delhi dopo molti anni di tensione e sgarbi diplomatici. Oggi al briefing settimanale della stampa, ho chiesto al portavoce governativo Gopal Baglay se la visita significava una ripresa dei negoziati commerciali bloccati non solo per i maro' ma per una serie di contenziosi. Lui mi ha risposto vagamente, probabilmente non si era preparato.
In un comunicato, invece, Bruxelles è molto più loquace, si spinge a dire addirittura che alla fine dell'anno si terrà il summit bilaterale in India. Che si siano scordati di avvertire New Delhi? Ecco il testo
'In India, the High Representative will hold consultations with Minister of External Relations Sushma Swaraj on 21 April. The HRVP and the Minister will discuss preparations for the 14thEU-India Summit, to be held later this year in New Delhi. Bilateral, regional and global issues are also on the agenda. The High Representative will also hold talks with the National Security Advisor and with other members of the Indian Government. In addition, she will open the EU@60 Treaty of Rome Exhibition.
Ieri sera all'Istituto Italiano di Cultura fervevano i preparativi per una mostra sui 60 anni del Trattato di Roma. Mi chiedevo come mai...dato che la ricorrenza è stata il 25 marzo, mentre la festa dell'Europa del 9 maggio è ancora distante. Oggi ho scoperto l'arcano. E' infatti in arrivo a Delhi Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, nonchè vicepresidente della Commissione Europea.
Nella sua precedente veste di ministro italiano degli Esteri, la Mogherini era stata impegnata in prima persona nella crisi diplomatica con l'India scoppiata dopo l'arresto dei marò nel 2012. Poi quando è stata inviata a Bruxelles ha continuato a sostenere la causa della giurisdizione italiana sull'incidente avvenuto in acque internazionali coinvolgendo le istituzioni europee in un pressing sull'India. Con lei le relazioni tra New Delhi e Bruxelles si sono praticamente azzerate. Era diventata la 'bete noir' dell'India.
Ma adesso è pieno disgelo. Un anno fa, pochi giorni dopo la strage di Bruxelles, il premier Narendra Modi faceva scalo in Belgio per rilanciare le relazioni dopo 4 anni di sospensione dei summit annuali.
La 'ministra degli Esteri' europea, che arriva da Cina, incontrarà domani l'omologa indiana Sushma Swaraj. E' la prima visita ufficiale di un leader della Ue a Delhi dopo molti anni di tensione e sgarbi diplomatici. Oggi al briefing settimanale della stampa, ho chiesto al portavoce governativo Gopal Baglay se la visita significava una ripresa dei negoziati commerciali bloccati non solo per i maro' ma per una serie di contenziosi. Lui mi ha risposto vagamente, probabilmente non si era preparato.
In un comunicato, invece, Bruxelles è molto più loquace, si spinge a dire addirittura che alla fine dell'anno si terrà il summit bilaterale in India. Che si siano scordati di avvertire New Delhi? Ecco il testo
'In India, the High Representative will hold consultations with Minister of External Relations Sushma Swaraj on 21 April. The HRVP and the Minister will discuss preparations for the 14thEU-India Summit, to be held later this year in New Delhi. Bilateral, regional and global issues are also on the agenda. The High Representative will also hold talks with the National Security Advisor and with other members of the Indian Government. In addition, she will open the EU@60 Treaty of Rome Exhibition.
Alla scoperta di New Delhi 6/ The Spice Bazaar of Khari Baoli
New Delhi, 16 aprile 2017
It is unfortunate that New Delhi is often known as the Indian capital of sexual violence and pollution, because on the contrary, it has some hidden treasures, like the Spice Market.
The bazaar of Khari Baoli, in the walled city, is one of the largest wholesale markets of spice in Asia and is operating since the last five centuries.

In this labyrinth of alleys and by-lines, you can see tons of spices, tea, dry fruits and medicinal herbs being loaded, carried and unloaded simultaneously by a multitude of ‘coolies', the tireless porters that evoke an image of India's colonial time. It is a walking down memory line.
Here and there some dried chilli peppers, ginger root or the yellow turmeric peep out from a pile of gunnysack loaded on the hand carts. Other bizarre roots, nuts, dried leaves or piece of unrefined sugar are displayed in small heaps on the floor. The air is full of different bitter and sweet aromas. It is allergic and after a while, your nose is burning.
Sneezing and coughing is the background while you are walking through the by-lines zig-zagging the coolies . Some of the spices are familiar like the cardamoms, nutmeg, coriander or anise, others are mysterious substance. The traders are happy to tell you the name in Hindi and in English and also to give some explanation. Usually, they have a culinary and a medical use, for example in Ayurveda.



According to the president of the Kirana Committee Association, Bunty Gupta, around 2,000 traders work in Khari Baoli and most of them are in the sixth or seventh generation of merchants. Every day around 50.000 shopkeepers, porters and helpers go to the bazaar. The association is 100 years old, more than the independent India.
Recently I spent three days in the market going around with the camera in my hands. My preferred spot is Gododia Market. It is a three-floor commercial complex built by a wealthy merchant in 1920s. At the time it was a luxurious ‘shopping mall', now it is decrepit but still preserves its beauty. Here thousands of gunny bags are moved in and out the gates following some invisible orders. In a cloud of fine dust, the traders, lying on a white cotton mattress, are intent to write numbers on notebooks (only a few of them have a laptop). The walls are covered in orange stains from ‘pan', the chewing tobacco. The floor seems unclean since centuries. You can climb on the roof and enjoy a superb view of Old Delhi, mainly at the sunset.
On one side there is Fatehpuri Masjid, a mosque built in 1650 by Fatehpuri Begum, one of the wives of Shah Jahan, the Moghul emperor who created the famous Taj Mahal, the monumental tomb of Agra city. The mosque is at the end of Chandni Chowk, the chaotic shopping street that is with the near Red Fort, the two main touristic spots of old Delhi.

In addition to that, the e-commerce is transforming the traditional wholesale business. The bazaar of old Delhi, like the ‘suq' in the Middle East, they are becoming obsolete. Some big traders in Khari Baoli already moved on the web. But the small ones are unwilling to change their traditional way to work. And they don't have not have enough resources to relocate. It means that this thriving and colourful bazaar has its days numbered. So hurry up to take the last glance of old Delhi.

Khari Baoli market is in the old Delhi at the end of Chandni Chowk, behind a mosque called Fatehpuri Masjid. It is a walking distance from Chandni Chowk metro station. For guided tour look for Heritage Walks on the web or contact myself.

CINEMA - Mukti Bhawan (Salvation Hotel), dove praticare una naturale eutanasia
New Delhi, 10 aprile 2017
Lo scrittore Tiziano Terzani diceva che 'in India si impara a morire'. Non so se è una frase sua o se qualcuno glielo aveva detto, ma è esattamente quello che mi è venuto in mente vedendo il film di Shubhashish Bhutiani, 'Mukti Bhawan', traducibile in in inglese come 'Salvation Hotel'.
Lo scrittore Tiziano Terzani diceva che 'in India si impara a morire'. Non so se è una frase sua o se qualcuno glielo aveva detto, ma è esattamente quello che mi è venuto in mente vedendo il film di Shubhashish Bhutiani, 'Mukti Bhawan', traducibile in in inglese come 'Salvation Hotel'.
E' incredibile come un regista di appena 25 anni riesca a trattare con tanta delicatezza, garbo e perfino ironia un tema così enorme come la morte. E' vero che non ha avuto bisogno di ricorrere alla fantasia, perche' il Mukti Bhawan esiste davvero a Varanasi. E' un decadente edificio sui ghat del Gange con una ventina di camere ed è frequentato da moribondi. Come è nel film, il limite massimo di permanenza è davvero di un paio di settimane. Dopo questo tempo, si suppone che l'ospite muoia come viene detto al protagonista, il 77enne Daya, che si fa portare lì da suo figlio dopo aver deciso che è arrivata la sua ora. Ma è una regola che ha molte eccezioni. Una signora che diventa la confidente di Daya è ospite del Mukti Bhawan da ben 14 anni... anche lo stesso Daya starà più di 15 giorni.
L'impressione è che questi anziani che vengono qui a morire abbiano un piacere intimo nell'assaporare gli ultimi momenti sulla terra. Non c'è più attaccamento e non ci sono più rimpianti. Piuttosto sono i familiari a disperarsi e ad accorgersi delle proprie contraddizioni. Come il figlio di Daya, Rajiv, che non riesce a staccarsi dal telefonino e dal suo lavoro, tutto preso a soddisfare le richieste del suo principale e le scadenze dell'ufficio.
Per gli indiani, che credono nella reincarnazione, è forse più facile prendere alla leggera l'argomento 'morte' che, nelle società occidentali, è ancora tabù. L'eutanasia non esiste in India, è vietata, ma al Mukti Bhawan di fatto gli anziani rinunciano alle cure mediche...quindi il Salvation Hotel è un po' come una di quelle cliniche svizzere... ma senza l'iniezione letale e senza la parcella.
Pensavo di uscire scioccata dalla visione di Mukti Bhawan, invece è un film di grande dolcezza e poesia che fa riflettere sulle nostre paure e inquietudini.
Per gli indiani, che credono nella reincarnazione, è forse più facile prendere alla leggera l'argomento 'morte' che, nelle società occidentali, è ancora tabù. L'eutanasia non esiste in India, è vietata, ma al Mukti Bhawan di fatto gli anziani rinunciano alle cure mediche...quindi il Salvation Hotel è un po' come una di quelle cliniche svizzere... ma senza l'iniezione letale e senza la parcella.
Pensavo di uscire scioccata dalla visione di Mukti Bhawan, invece è un film di grande dolcezza e poesia che fa riflettere sulle nostre paure e inquietudini.
Il bancomat dell`acqua alla fermata della metro
New Delhi, 7 aprile 2017
Ieri sono uscita dalla fermata della metropolitana di Mandi House, sulla nuova `violet line`, e ho visto con sorpresa una bella iniziativa. C`e` un `bancomat` dell`acqua potabile, dove si poteva ricaricare la propria bottiglia. Da anni ormai mi batto contro la plastica cercando nei limiti del possibile di non comprare alcun contenitore di plastica, portando sempre con me nella borsa una bottiglia che riempio dove trovo delle fontanelle di acqua potabile, cucchiai e cannucce e, spesso anche un bicchiere. L`obiettivo e` di concludere la giornata con zero rifiuti, Gli amici mi trovano bizzarra, ma io rispondo con le parole del Mahatma Gandhi, `se vuoi cambiare il mondo inizia da te stesso`.
L`ATM di Mandi House era deserto quando l`ho fotografato, sono stata li` un po` ma non si e` avvicinato nessuno nonostante la calura del pomeriggio. Non so quindi quanto abbia successo, ma almeno qualcuno ci ha provato. E qualcuno come me ha la possibilita` di dissetarsi senza rilasciare plastica nell`ambiente.

L`ATM di Mandi House era deserto quando l`ho fotografato, sono stata li` un po` ma non si e` avvicinato nessuno nonostante la calura del pomeriggio. Non so quindi quanto abbia successo, ma almeno qualcuno ci ha provato. E qualcuno come me ha la possibilita` di dissetarsi senza rilasciare plastica nell`ambiente.
Post-maro`/ L`Italia ritorna in India
New Delhi, 5 aprile 2017
Ho visto oggi su The Hindustan Times questa pubblicita` della grandezza di un quarto di pagina, su una delegazione di imprenditori italiani in arrivo a Delhi e Mumbai il 27 e 28 aprile. Si tratta della prima visita ufficiale da circa 5 anni, ovvero da quando e` scoppiato il caso maro`.
E` vero che la data scelta e` un po` infelice perche` coincide con il periodo` piu` caldo, anche oltre 40 gradi. Ma il business preferisce l`aria condizionata, quindi non penso sia un problema. L`evento e` promosso da due ministeri, Confindustria, Ice, Abi, Camere di Commercio ecc e` in collaborazione con gli industriali indiani. Vedo che sono rappresentati i settori della meccanica e tecnologie verdi, due campi ad alto contenuto hi tech di cui gli indiani hanno molto bisogno. Quindi, Italia welcome back to India.
Ho visto oggi su The Hindustan Times questa pubblicita` della grandezza di un quarto di pagina, su una delegazione di imprenditori italiani in arrivo a Delhi e Mumbai il 27 e 28 aprile. Si tratta della prima visita ufficiale da circa 5 anni, ovvero da quando e` scoppiato il caso maro`.
E` vero che la data scelta e` un po` infelice perche` coincide con il periodo` piu` caldo, anche oltre 40 gradi. Ma il business preferisce l`aria condizionata, quindi non penso sia un problema. L`evento e` promosso da due ministeri, Confindustria, Ice, Abi, Camere di Commercio ecc e` in collaborazione con gli industriali indiani. Vedo che sono rappresentati i settori della meccanica e tecnologie verdi, due campi ad alto contenuto hi tech di cui gli indiani hanno molto bisogno. Quindi, Italia welcome back to India.
Visti on-line, finalmente c'è anche l'Italia tra i 161 Paesi
New Delhi, 3 aprile 2017
Fin dal 2013 l'India ha introdotto progressivamente il sistema di Visti on-line o e-Visa, ma in tutti questi anni l'Italia era rimasta esclusa, unico Paese europeo. Non è mai stata data una spiegazione, ma penso sia stata una azione punitiva per la questione dei marò. Di conseguenza, a differenza delle altre nazioni che avevano diritto all' e-Visa, non c'è stato un grosso aumento di turisti italiani in India. Mentre si è verificato un incremento degli arrivi in senso opposto.
Dal Primo aprile il ministero degli Interni ha introdotto una riforma dei visti allo scopo di incrementare il turismo (questa la circolare). I Paesi con e-Visa sono ora 161 con l'aggiunta di una nuova tranche che comprende appunto l'Italia, Slovacchia, Azerbaijan e Uzbekistan. La lista completa è qui.
Il visto elettronico è stato esteso a due mesi e può essere richiesto per turismo, business o motivi sanitari. Anche quattro giorni prima dell'arrivo. Gli aeroporti dove è accettato sono ora 24, quindi si vuole spingere i collegamenti internazionali con altre città oltre Delhi e Mumbai. Più tre porti, Goa, Kochi e Mangalore per il business delle crociere che sta iniziando ora. Quindi significa che finalmente potrò coronare il mio sogno di arrivare via mare in India.... I turisti potranno inoltre avere una sim card di benvenuto al loro arrivo. Insomma porte spalancate, per attivare valuta straniera come vuole il premier Narendra Modi.
Fin dal 2013 l'India ha introdotto progressivamente il sistema di Visti on-line o e-Visa, ma in tutti questi anni l'Italia era rimasta esclusa, unico Paese europeo. Non è mai stata data una spiegazione, ma penso sia stata una azione punitiva per la questione dei marò. Di conseguenza, a differenza delle altre nazioni che avevano diritto all' e-Visa, non c'è stato un grosso aumento di turisti italiani in India. Mentre si è verificato un incremento degli arrivi in senso opposto.
Dal Primo aprile il ministero degli Interni ha introdotto una riforma dei visti allo scopo di incrementare il turismo (questa la circolare). I Paesi con e-Visa sono ora 161 con l'aggiunta di una nuova tranche che comprende appunto l'Italia, Slovacchia, Azerbaijan e Uzbekistan. La lista completa è qui.
Il visto elettronico è stato esteso a due mesi e può essere richiesto per turismo, business o motivi sanitari. Anche quattro giorni prima dell'arrivo. Gli aeroporti dove è accettato sono ora 24, quindi si vuole spingere i collegamenti internazionali con altre città oltre Delhi e Mumbai. Più tre porti, Goa, Kochi e Mangalore per il business delle crociere che sta iniziando ora. Quindi significa che finalmente potrò coronare il mio sogno di arrivare via mare in India.... I turisti potranno inoltre avere una sim card di benvenuto al loro arrivo. Insomma porte spalancate, per attivare valuta straniera come vuole il premier Narendra Modi.
Alla scoperta di New Delhi 5 / Hauz Khas, il `lago reale`
New Delhi, 2 aprile 2017
Il parco del complesso monumentale di Hauz Khas, a sud Delhi, e` il mio cortile di casa...e` dove vado a correre, passeggiare e ricrearmi. Quindi lo conosco a menadito, ma mi rendo conto che invece e`completamente ignorato dai turisti. Per molti, questo e` uno dei piu` bei parchi di Delhi, dopo il piu` famoso Lodi Garden.
Le rovine di Hauz Khas risalgono al periodo medioevale, XIII e XIV secolo, e anche queste come quasi tutti i monumenti di New Delhi appartengono ai sultani mussulmani. Spesso, penso che se a New Delhi e` rimasto qualcosa di verde, e` proprio grazie agli invasori islamici.
Leggo che il nome di Hauz Khas ha un origine persiona. Haus significa `water tank` e khas `reale`.
Quindi e` il `lago reale`.
Il laghetto artificiale che e` situato in mezzo al parco e` infatti la principale attrazione. ‘Hauz Khas is so large that an arrow cannot be shot from one side to the other’ scriveva il guerriero uzbeco Timur dopo aver catturato il Sultanato di Delhi nel 1938.
D`inverno e` pieno di anatre e uccelli migratori, mentre d`estate e` di un verde scuro perche` e` invaso dalle alghe. Sembra uno stagno, nonostante i continui trattamenti della municipalita` e delle fontane che ossigenano l`acqua. Ma ha il suo fascino. Da alcuni anni ci sono delle oche. In mezzo al bacino c`e` una isoletta che lo rende molto scenico,
Il complesso archeologico e` formato da diverse tombe e dai resti di una `madrassa`, Spicca in particolare la tomba di Feroz Shah (1309-1388), della dinastia dei Tughlaq, uno dei tanti sultani di Delhi che ha costruito molti palazzi tra cui il Feroz Shah Kotla (prima del Forte Rosso), ma ha anche raso al suolo tutti i templi hindu. La sua anima riposa nell`edificio piu` grande ad angolo tra frotte di innamorati e studenti che affollano le rovine di Hauz Khas Village e il parco sottostante.
In realta` il laghetto era stato scavato da un altro sultano precedente, Allauddin Khilji (1296-1316) per dissetare la citta` di Siri, una delle `sette citta`` di Delhi.
Il mio posto preferito, nel parco e` la Munda Gumbad, una misteriosa costruzione senza cupola che sorge su una collinetta, che in origine era in mezzo al bacino, ora molto piu` piccolo.
Il fatiscente villaggio di Hauz Khas, a cui si accede dal parco, e` oggi il centro della vita notturna della capitale. Attraverso un passaggio si entra nell`adiacente Deer Park (detto cosi` perche` ci sono i cerbiatti) dove sorgono altre tombe e rovine.
Il parco del complesso monumentale di Hauz Khas, a sud Delhi, e` il mio cortile di casa...e` dove vado a correre, passeggiare e ricrearmi. Quindi lo conosco a menadito, ma mi rendo conto che invece e`completamente ignorato dai turisti. Per molti, questo e` uno dei piu` bei parchi di Delhi, dopo il piu` famoso Lodi Garden.
Le rovine di Hauz Khas risalgono al periodo medioevale, XIII e XIV secolo, e anche queste come quasi tutti i monumenti di New Delhi appartengono ai sultani mussulmani. Spesso, penso che se a New Delhi e` rimasto qualcosa di verde, e` proprio grazie agli invasori islamici.
Leggo che il nome di Hauz Khas ha un origine persiona. Haus significa `water tank` e khas `reale`.
Quindi e` il `lago reale`.
Il laghetto artificiale che e` situato in mezzo al parco e` infatti la principale attrazione. ‘Hauz Khas is so large that an arrow cannot be shot from one side to the other’ scriveva il guerriero uzbeco Timur dopo aver catturato il Sultanato di Delhi nel 1938.
D`inverno e` pieno di anatre e uccelli migratori, mentre d`estate e` di un verde scuro perche` e` invaso dalle alghe. Sembra uno stagno, nonostante i continui trattamenti della municipalita` e delle fontane che ossigenano l`acqua. Ma ha il suo fascino. Da alcuni anni ci sono delle oche. In mezzo al bacino c`e` una isoletta che lo rende molto scenico,
Il complesso archeologico e` formato da diverse tombe e dai resti di una `madrassa`, Spicca in particolare la tomba di Feroz Shah (1309-1388), della dinastia dei Tughlaq, uno dei tanti sultani di Delhi che ha costruito molti palazzi tra cui il Feroz Shah Kotla (prima del Forte Rosso), ma ha anche raso al suolo tutti i templi hindu. La sua anima riposa nell`edificio piu` grande ad angolo tra frotte di innamorati e studenti che affollano le rovine di Hauz Khas Village e il parco sottostante.
In realta` il laghetto era stato scavato da un altro sultano precedente, Allauddin Khilji (1296-1316) per dissetare la citta` di Siri, una delle `sette citta`` di Delhi.
Il mio posto preferito, nel parco e` la Munda Gumbad, una misteriosa costruzione senza cupola che sorge su una collinetta, che in origine era in mezzo al bacino, ora molto piu` piccolo.
Il fatiscente villaggio di Hauz Khas, a cui si accede dal parco, e` oggi il centro della vita notturna della capitale. Attraverso un passaggio si entra nell`adiacente Deer Park (detto cosi` perche` ci sono i cerbiatti) dove sorgono altre tombe e rovine.
Kashmir, il piu` lungo tunnel stradale dell`India parla Italiano
New Delhi, 31 marzo 2017
La prossima settimana il premier Narendra Modi inaugurera` un tunnel stradale in Kashmir, la regione a maggioranza mussulmana contesa con il Pakistan, che e` il piu` lungo mai costruito in questa parte di Himalaya e che - guardate un po` - e` stato disegnato da italiani. Il traforo Patnitop di 9 km sulla autostrada che va da Jammu a Srinagar permettera` un notevole risparmio di tempo.
Il progetto e` stato realizzato con il contributo della societa` di ingegnerisica Geodata che tra l`altro sta lavorando anche alla ferrovia sempre in Kashmir e ad altre opere pubbliche sotterranee in India. Leggo sul sito dell`azienda torinese che l`appalto (2010-2014) da 375 milioni di euro riguardava il `detailed design, including Geotechnical Monitoring, MEP system design, and Construction Follow-up`.
Mi piace scrivere questo per sottolineare come gli ingegneri italiani non abbiano perso il loro primato nella progettazione di infrastrutture e per fortuna sono quindi ancora competitivi.
Peccato che ai media italiani non interessi per nulla raccontare di queste collaborazioni e dello sviluppo infrastrutturale che sta trasformando l`India delle vacche sacre. Preferiscono scrivere o meglio scopiazzare su internet storie di tribu` dove comandano le donne o di statue che celebrano pseudo eroi anti mussulmani come a Mumbai, perche` questi sono gli argomenti che vanno `di moda` e soprattutto non si fa fatica a fare i titoli. Ma l`India (e anche l`Italia) e` un`altra storia.
La prossima settimana il premier Narendra Modi inaugurera` un tunnel stradale in Kashmir, la regione a maggioranza mussulmana contesa con il Pakistan, che e` il piu` lungo mai costruito in questa parte di Himalaya e che - guardate un po` - e` stato disegnato da italiani. Il traforo Patnitop di 9 km sulla autostrada che va da Jammu a Srinagar permettera` un notevole risparmio di tempo.
Il progetto e` stato realizzato con il contributo della societa` di ingegnerisica Geodata che tra l`altro sta lavorando anche alla ferrovia sempre in Kashmir e ad altre opere pubbliche sotterranee in India. Leggo sul sito dell`azienda torinese che l`appalto (2010-2014) da 375 milioni di euro riguardava il `detailed design, including Geotechnical Monitoring, MEP system design, and Construction Follow-up`.
Mi piace scrivere questo per sottolineare come gli ingegneri italiani non abbiano perso il loro primato nella progettazione di infrastrutture e per fortuna sono quindi ancora competitivi.
Peccato che ai media italiani non interessi per nulla raccontare di queste collaborazioni e dello sviluppo infrastrutturale che sta trasformando l`India delle vacche sacre. Preferiscono scrivere o meglio scopiazzare su internet storie di tribu` dove comandano le donne o di statue che celebrano pseudo eroi anti mussulmani come a Mumbai, perche` questi sono gli argomenti che vanno `di moda` e soprattutto non si fa fatica a fare i titoli. Ma l`India (e anche l`Italia) e` un`altra storia.
Sorpresa, le nuove 500 e 2000 rupie sono stampate su carta Fabriano
New Delhi, 28 marzo 2017
Ho scoperto leggendo questo articolo su The Indian Express che le nuove banconote da 500 e da 2000 rupie in circolazione sono stampate su carta Fabriano. La storica e famosissima cartiera italiana, ora del gruppo Fedrigoni, e` infatti tra le fornitrici della Reserve Bank of India (Rbi). E` tra le nove societa` straniere selezionate a dicembre per fornire alla Zecca indiana 20 mila tonnellate della speciale carta filigranata e con il filo di sicurezza. In effetti le nuove banconote mi ricordano un po` l`euro, che arriva dalla stessa cartiera.
Non molte aziende al mondo sono in grado di produrre questo tipo di carta e evidentemente in India non ce ne sono. Leggo sul sito di Fabriano Security, che produce questo tipo di carta per passaporti, bolli e banconote, che la fibra deve essere al 100 per cento di cotone per garantire la resistenza. Poi c`e` l`aspetto sicurezza, immagino che saranno arrivati interi aerei in India. Probabilmente negli stabilimenti di Fabriano avranno lavorato notte e giorno per la maxi fornitura. Il governo ha dovuto sostituire in poche settimane l`85% della liquidita` in circolazione. Stiamo parlando di un Paese da 2,2 miliardi di persone, non sono bruscolini. Non so quanti euro ci sono in circolazione, ma penso che la quantita` di rupie sia maggiore. Per mesi la Zecca ha stampato in continuazione, mentre gli indiani erano in coda ai bancomat. Adesso non ci sono piu` problemi di liquidita` e il premier Narendra Modi e` stato pure `premiato` alle elezioni regionali in Uttar Pradesh. Rimane il mistero delle banconote da mille che non esistono.... Ma penso che presto saranno introdotte e allora ci sara` altro lavoro per Fabriano. A meno che non finisca travolto dallo scandalo sollevato da Indian Express. Il rappresentante indiano della cartiera sarebbe infatti coinvolto nei Panama Papers come evasore fiscale. Non c`e` alcuna connessione con la fornitura di carta, ma qui in India quando si parla di business italiano c`e` sempre il sospetto che ci sia corruzione. Vedasi gli elicotteri di AgustaWestland.
E` l`eredita` del vecchio scandalo del mediatore Ottavio Quattrocchi, rappresentante dell`allora Snam Progetti a New Delhi e amico di Sonia e Rajiv Gandhi, accusato di aver veicolato mazzette per l`acquisto di cannoni svedesi Bofors. Quattrocchi, che era scappato a Kuala Lampur, ora e` morto, ma il suo spetttro continua ad agitare il mondo della politica indiano.
Ho scoperto leggendo questo articolo su The Indian Express che le nuove banconote da 500 e da 2000 rupie in circolazione sono stampate su carta Fabriano. La storica e famosissima cartiera italiana, ora del gruppo Fedrigoni, e` infatti tra le fornitrici della Reserve Bank of India (Rbi). E` tra le nove societa` straniere selezionate a dicembre per fornire alla Zecca indiana 20 mila tonnellate della speciale carta filigranata e con il filo di sicurezza. In effetti le nuove banconote mi ricordano un po` l`euro, che arriva dalla stessa cartiera.
Non molte aziende al mondo sono in grado di produrre questo tipo di carta e evidentemente in India non ce ne sono. Leggo sul sito di Fabriano Security, che produce questo tipo di carta per passaporti, bolli e banconote, che la fibra deve essere al 100 per cento di cotone per garantire la resistenza. Poi c`e` l`aspetto sicurezza, immagino che saranno arrivati interi aerei in India. Probabilmente negli stabilimenti di Fabriano avranno lavorato notte e giorno per la maxi fornitura. Il governo ha dovuto sostituire in poche settimane l`85% della liquidita` in circolazione. Stiamo parlando di un Paese da 2,2 miliardi di persone, non sono bruscolini. Non so quanti euro ci sono in circolazione, ma penso che la quantita` di rupie sia maggiore. Per mesi la Zecca ha stampato in continuazione, mentre gli indiani erano in coda ai bancomat. Adesso non ci sono piu` problemi di liquidita` e il premier Narendra Modi e` stato pure `premiato` alle elezioni regionali in Uttar Pradesh. Rimane il mistero delle banconote da mille che non esistono.... Ma penso che presto saranno introdotte e allora ci sara` altro lavoro per Fabriano. A meno che non finisca travolto dallo scandalo sollevato da Indian Express. Il rappresentante indiano della cartiera sarebbe infatti coinvolto nei Panama Papers come evasore fiscale. Non c`e` alcuna connessione con la fornitura di carta, ma qui in India quando si parla di business italiano c`e` sempre il sospetto che ci sia corruzione. Vedasi gli elicotteri di AgustaWestland.
E` l`eredita` del vecchio scandalo del mediatore Ottavio Quattrocchi, rappresentante dell`allora Snam Progetti a New Delhi e amico di Sonia e Rajiv Gandhi, accusato di aver veicolato mazzette per l`acquisto di cannoni svedesi Bofors. Quattrocchi, che era scappato a Kuala Lampur, ora e` morto, ma il suo spetttro continua ad agitare il mondo della politica indiano.
Alla scoperta di New Delhi 4 / Museo Nazionale, ci vorrebbe un restyling
New Delhi, 26 marzo 2017
Sono andata al National Museum di Janpath per cercare qualche `prova storica` del periodo tra il I millennio AC e il I millennio DC. Mi interessa capire che succedeva in India quando l`apostolo San Tommaso e` arrivato da queste parti, prima a Nord attraverso la via della Seta e poi in Kerala e Tamil Nadu dove e` morto. In effetti quel periodo e` un po` oscuro. All`epoca sul subcontinente indiano regnavano i Kushan, una misteriosa dinastia giunta dalla Cina e insediatosi in una regione molto vasta che comprendeva Afghanistan, Pakistan e nord dell`India. Questi regnanti erano buddisti con tendenze fortemente elleniche.
Nella Kushana Gallery ci sono infatti esempi di arte buddista del Gandhara, tra cui dei Buddha vestiti alla moda greco-romana. Sembrano dei Cesari. I Kushan erano a Taxila, a nord di Islamabad, e anche a Mathura, la citta` di Krishna vicino a Delhi. Se e` arrivato fino a qui lo stile ellenico, non mi stupisco che anche il Cristianesimo sia veicolato attraverso le rotte commerciali con il Mediterraneo, Pero` rsi dice che i sovrani Kushan non siano stati impressionati dai miracoli di San Tommaso, il quale ha dovuto ripiegare a sud dove ci sono le tracce del suo passaggio, tra cui la tomba a Chennai..
L`India meridionale, si sa, ha resistito meglio ai guerrieri che calavano dall`Asia centrale. Di fatti qui all`epoca di Gesu` c`erano delle dinastie hindu. Il museo nazionale qui e` un po` carente. Esistono solo opere dell`era Satavahana, che pero` era limitata al Deccan (Maharastra). Del Kerala o Tamil Nadu non c`e` nulla. Nulla sul porto romano di Muziris, scoperto qualche anno fa.
Mentre cercavo invano tracce del Cristianesimo, pensavo alle condizioni un po` penose del museo, aperto al pubblico nel 1960, che dovrebbe in teoria essere il piu` importante del Paese e quello che meglio illustra la ricchissima civilta` indiana.
La galleria Harappan, che espone dei tesori di 5000 anni fa trovati nella valle dell`Indo, tra cui la famosa `Dancing Girl`, e` decente, ma si potrebbe fare di piu` sulle descrizioni, data l`immensa l`importanza della collezione che arriva in buona parte dagli scavi in Pakistan. Le etichette nelle altre gallerie sono cosi` piccole che bisogna chinarsi per leggere. Nonostante i cartelli e i custodi, il pubblico tocca a piacimento le sculture di 2 mila anni fa.
Qualcosa e`pero` stato fatto. C`e` una audioguida del museo e la `Bronze Gallery` e` stata riammodernata di recente con una adeguata illuminazione e teche di vetro. Insomma qualcosa si muove.
Sono andata al National Museum di Janpath per cercare qualche `prova storica` del periodo tra il I millennio AC e il I millennio DC. Mi interessa capire che succedeva in India quando l`apostolo San Tommaso e` arrivato da queste parti, prima a Nord attraverso la via della Seta e poi in Kerala e Tamil Nadu dove e` morto. In effetti quel periodo e` un po` oscuro. All`epoca sul subcontinente indiano regnavano i Kushan, una misteriosa dinastia giunta dalla Cina e insediatosi in una regione molto vasta che comprendeva Afghanistan, Pakistan e nord dell`India. Questi regnanti erano buddisti con tendenze fortemente elleniche.
Nella Kushana Gallery ci sono infatti esempi di arte buddista del Gandhara, tra cui dei Buddha vestiti alla moda greco-romana. Sembrano dei Cesari. I Kushan erano a Taxila, a nord di Islamabad, e anche a Mathura, la citta` di Krishna vicino a Delhi. Se e` arrivato fino a qui lo stile ellenico, non mi stupisco che anche il Cristianesimo sia veicolato attraverso le rotte commerciali con il Mediterraneo, Pero` rsi dice che i sovrani Kushan non siano stati impressionati dai miracoli di San Tommaso, il quale ha dovuto ripiegare a sud dove ci sono le tracce del suo passaggio, tra cui la tomba a Chennai..
L`India meridionale, si sa, ha resistito meglio ai guerrieri che calavano dall`Asia centrale. Di fatti qui all`epoca di Gesu` c`erano delle dinastie hindu. Il museo nazionale qui e` un po` carente. Esistono solo opere dell`era Satavahana, che pero` era limitata al Deccan (Maharastra). Del Kerala o Tamil Nadu non c`e` nulla. Nulla sul porto romano di Muziris, scoperto qualche anno fa.
Mentre cercavo invano tracce del Cristianesimo, pensavo alle condizioni un po` penose del museo, aperto al pubblico nel 1960, che dovrebbe in teoria essere il piu` importante del Paese e quello che meglio illustra la ricchissima civilta` indiana.
La galleria Harappan, che espone dei tesori di 5000 anni fa trovati nella valle dell`Indo, tra cui la famosa `Dancing Girl`, e` decente, ma si potrebbe fare di piu` sulle descrizioni, data l`immensa l`importanza della collezione che arriva in buona parte dagli scavi in Pakistan. Le etichette nelle altre gallerie sono cosi` piccole che bisogna chinarsi per leggere. Nonostante i cartelli e i custodi, il pubblico tocca a piacimento le sculture di 2 mila anni fa.
Qualcosa e`pero` stato fatto. C`e` una audioguida del museo e la `Bronze Gallery` e` stata riammodernata di recente con una adeguata illuminazione e teche di vetro. Insomma qualcosa si muove.
Attentato a Londra, un paio di riflessioni dall`India
New Delhi, 24 marzo 2017
Stamane al parco di Hauz Khas, dove vado a correre, ho visto che hanno messo del filo spinato sulla recinzione e un nuovo cancello per chiudere un sentiero che si perde in un fitto bosco vicino a uno slum di Hauz Khas Village. Non e` una protezione dalle scimmie...penso sia per evitare intrusioni nel parco che viene chiuso di notte.
Filo spinato e muri di cemento sono articoli in grande richiesta ultimamente e ahime`, temo, lo saranno sempre di piu`. Barriere di cemento e cortine di ferro contro attentatori suicidi, contro migranti disperati che scappano dalle guerre, contro chi vuole una vita migliore, come quella che vede su internet. All`epoca della guerra fredda c`erano i muri per separare chi la pensava diversamente. Adesso i muri servono a isolare i poveri dal resto della popolazione piu` fortunata. Lo scontro di civilta` c`e` come ha previsto Samuel P. Huntington, ma non c`entra la religione o l`ideologia, e` un puro scontro tra `chi ha` e `chi non ha`, tra le riccche elite e le masse di indigenti.
Nello stesso giorno dell`attentato a Londra, circa 150 persone (ma nessuno sa quante di preciso) sono state uccise dai bombardamenti a tappeto a Mosul. Non penso siano tutti terroristi dell`Isis, ho letto che sono civili intrappolati nella guerra tra la coalizione (US e UK) e l`Isis (che a sua volta sara` appoggiato da qualuno altro). Nessuno ha acceso la bandiera irachena sulla torre Eiffel o sulla Porta di Brandeburgo. Nessuno ha condannato la strage o anche solo chiesto scusa. E` considerato un danno collaterale di operazioni militari che avvengono in un centro abitato.
Con questo non voglio sminuire l`atrocita` del massacro di Londra. Tra le vittime ci poteva essere anche mia figlia che studia al Kings College, qualche isolato piu` in la da Westmister, e che quel ponte lo percorre forse ogni giorno. E` un crimine bestiale e i pazzi estremisti vanno fermati. Ma se, a partire dai media, cominciamo a considerare con lo stesso rispetto e attenzione anche le vittime in Iraq, Siria, Pakistan, Yemen ecc, magari riusciamo meglio a combattere il fanatismo senza erigere dei muri.
Stamane al parco di Hauz Khas, dove vado a correre, ho visto che hanno messo del filo spinato sulla recinzione e un nuovo cancello per chiudere un sentiero che si perde in un fitto bosco vicino a uno slum di Hauz Khas Village. Non e` una protezione dalle scimmie...penso sia per evitare intrusioni nel parco che viene chiuso di notte.
Filo spinato e muri di cemento sono articoli in grande richiesta ultimamente e ahime`, temo, lo saranno sempre di piu`. Barriere di cemento e cortine di ferro contro attentatori suicidi, contro migranti disperati che scappano dalle guerre, contro chi vuole una vita migliore, come quella che vede su internet. All`epoca della guerra fredda c`erano i muri per separare chi la pensava diversamente. Adesso i muri servono a isolare i poveri dal resto della popolazione piu` fortunata. Lo scontro di civilta` c`e` come ha previsto Samuel P. Huntington, ma non c`entra la religione o l`ideologia, e` un puro scontro tra `chi ha` e `chi non ha`, tra le riccche elite e le masse di indigenti.
Nello stesso giorno dell`attentato a Londra, circa 150 persone (ma nessuno sa quante di preciso) sono state uccise dai bombardamenti a tappeto a Mosul. Non penso siano tutti terroristi dell`Isis, ho letto che sono civili intrappolati nella guerra tra la coalizione (US e UK) e l`Isis (che a sua volta sara` appoggiato da qualuno altro). Nessuno ha acceso la bandiera irachena sulla torre Eiffel o sulla Porta di Brandeburgo. Nessuno ha condannato la strage o anche solo chiesto scusa. E` considerato un danno collaterale di operazioni militari che avvengono in un centro abitato.
Con questo non voglio sminuire l`atrocita` del massacro di Londra. Tra le vittime ci poteva essere anche mia figlia che studia al Kings College, qualche isolato piu` in la da Westmister, e che quel ponte lo percorre forse ogni giorno. E` un crimine bestiale e i pazzi estremisti vanno fermati. Ma se, a partire dai media, cominciamo a considerare con lo stesso rispetto e attenzione anche le vittime in Iraq, Siria, Pakistan, Yemen ecc, magari riusciamo meglio a combattere il fanatismo senza erigere dei muri.
Italian National Day all`ambasciata di New Delhi.
New Delhi, 18 marzo 2017
Ieri sera si e` tenuta la celebrazione dell`Italian National Day nel giardino-uliveto dell`ambasciata d`Italia a New Delhi. Come avevo spiegato in questo post si tratta del ritorno alla `normalita`nelle relazioni con gli indiani dopo cinque anni di `gelo` a causa della crisi dei maro`.
Per l`occasione e` stata invitata a esibirsi l`Orchestra di Mantova che si trova in tournee in India. L`ambasciatore Lorenzo Angeloni ha fatto gli onori di casa e ha annunciato che ad aprile arrivera` una delegazione governativa e di imprenditori dall`Italia. L`ospite d`onore era il Minister of State (una sorta di viceministro) alla Scienza e Tecnologia Y.S. Chowdary, il quale nel video che allego qui sotto, inconsapevolmente ha svelato l`arcano, Il National Day si tiene il 17 marzo (anniversario dell`Unificazione, data importante certo) e non il 2 giugno, perche`....in quel mese fa troppo caldo,
Ieri sera si e` tenuta la celebrazione dell`Italian National Day nel giardino-uliveto dell`ambasciata d`Italia a New Delhi. Come avevo spiegato in questo post si tratta del ritorno alla `normalita`nelle relazioni con gli indiani dopo cinque anni di `gelo` a causa della crisi dei maro`.
Per l`occasione e` stata invitata a esibirsi l`Orchestra di Mantova che si trova in tournee in India. L`ambasciatore Lorenzo Angeloni ha fatto gli onori di casa e ha annunciato che ad aprile arrivera` una delegazione governativa e di imprenditori dall`Italia. L`ospite d`onore era il Minister of State (una sorta di viceministro) alla Scienza e Tecnologia Y.S. Chowdary, il quale nel video che allego qui sotto, inconsapevolmente ha svelato l`arcano, Il National Day si tiene il 17 marzo (anniversario dell`Unificazione, data importante certo) e non il 2 giugno, perche`....in quel mese fa troppo caldo,
ELEZIONI REGIONALI 2017 - Modi trionfa in Uttar Pradesh, ma il Congresso vince in Punjab (e Goa)
New Delhi, 13 marzo 2017
Come al solito ogni previsione elettorale in India viene regolarmente smentita. Il trionfo di Narendra Modi nello stato chiave dell'Uttar Pradesh ha colto tutti di sorpresa, me compresa. Il suo partito di destra, il Bjp, ha incassato una maggioranza di 325 seggi (su un totale di 403) polverizzando ogni record e soprattutto mandando in soffitta i cosidetti 'partiti casta' che per decenni avevano dominato il più popoloso Stato indiano (200 milioni di abitanti).
Ho sempre creduto che l'Uttar Pradesh fosse dominato da logiche 'regionali' e che quindi le elezioni locali non potevano essere influenzate da outsider. Tant'è che nè il Bjp e nè il Congresso di Sonia Gandhi avevano mai messo radici. La politica in Up (e in altri Stati) era monopolizzata da potenti satrapi locali legati alle caste o alle minoranze. Modi, un 'outsider' che arriva dal Gujarat, ha sfatato questo mito riuscendo a conquistare mussulmani, dalit e le caste basse promettendo sviluppo e equità sociale. In pratica si è appropriato dell'elettorato della sinistra con un programma 'di sinistra'.
La vittoria di Modi ha smentito anche coloro che pensavano che la 'demonetization', l'abolizione delle banconote da 500 e 1000 decisa a novembre, avesse colpito le classi più deboli. Sapevo che a novembre a causa della crisi di liquidità molti manovali e braccianti dell'Uttar Pradesh erano rimasti senza paga ed erano stati costretti a tornare nei villaggi. Molti, come me, ritenevano che questo avrebbe influenzato il voto. Invece è stato esattamente il contrario. Modi è stato premiato per la sua misura anti corruzione. E' l'ennesima conferma che da New Delhi difficilmente si capisce cosa succede nell'India profonda.
Detto ciò bisogna però allargare lo sguardo anche sugli altri Stati che sono andati al voto a febbraio e marzo. Solo due (Uttar Pradesh e il suo gemello himalayano, l'Uttarakhand) su un totale di cinque sono andati al Bjp. Il Congresso ha vinto in Punjab, mentre a Goa e Manipur ha riportato la maggioranza relativa. Quindi se si guarda il bicchiere mezzo vuoto, c'è stato un chiaro contraccolpo a livello nazionale per il partito di Modi. A Goa si avvertiva chiaramente l'insoddisfazione contro il governo del Bjp. La 'demonatisation' ha avuto un duro impatto sul turismo.
La stampa indiana, che prima si era scagliata contro le code davanti ai bancomat, ora è tutta presa ad celebrare lo 'tsuNaMo' in Uttar Pradesh. Molti sull'onda dell'entusiasmo prevedono una facile vittoria del Bjp alle politiche del 2019. Ma come sempre sarà la pancia dell'India a decidere.
Come al solito ogni previsione elettorale in India viene regolarmente smentita. Il trionfo di Narendra Modi nello stato chiave dell'Uttar Pradesh ha colto tutti di sorpresa, me compresa. Il suo partito di destra, il Bjp, ha incassato una maggioranza di 325 seggi (su un totale di 403) polverizzando ogni record e soprattutto mandando in soffitta i cosidetti 'partiti casta' che per decenni avevano dominato il più popoloso Stato indiano (200 milioni di abitanti).
Ho sempre creduto che l'Uttar Pradesh fosse dominato da logiche 'regionali' e che quindi le elezioni locali non potevano essere influenzate da outsider. Tant'è che nè il Bjp e nè il Congresso di Sonia Gandhi avevano mai messo radici. La politica in Up (e in altri Stati) era monopolizzata da potenti satrapi locali legati alle caste o alle minoranze. Modi, un 'outsider' che arriva dal Gujarat, ha sfatato questo mito riuscendo a conquistare mussulmani, dalit e le caste basse promettendo sviluppo e equità sociale. In pratica si è appropriato dell'elettorato della sinistra con un programma 'di sinistra'.
La vittoria di Modi ha smentito anche coloro che pensavano che la 'demonetization', l'abolizione delle banconote da 500 e 1000 decisa a novembre, avesse colpito le classi più deboli. Sapevo che a novembre a causa della crisi di liquidità molti manovali e braccianti dell'Uttar Pradesh erano rimasti senza paga ed erano stati costretti a tornare nei villaggi. Molti, come me, ritenevano che questo avrebbe influenzato il voto. Invece è stato esattamente il contrario. Modi è stato premiato per la sua misura anti corruzione. E' l'ennesima conferma che da New Delhi difficilmente si capisce cosa succede nell'India profonda.
Detto ciò bisogna però allargare lo sguardo anche sugli altri Stati che sono andati al voto a febbraio e marzo. Solo due (Uttar Pradesh e il suo gemello himalayano, l'Uttarakhand) su un totale di cinque sono andati al Bjp. Il Congresso ha vinto in Punjab, mentre a Goa e Manipur ha riportato la maggioranza relativa. Quindi se si guarda il bicchiere mezzo vuoto, c'è stato un chiaro contraccolpo a livello nazionale per il partito di Modi. A Goa si avvertiva chiaramente l'insoddisfazione contro il governo del Bjp. La 'demonatisation' ha avuto un duro impatto sul turismo.
La stampa indiana, che prima si era scagliata contro le code davanti ai bancomat, ora è tutta presa ad celebrare lo 'tsuNaMo' in Uttar Pradesh. Molti sull'onda dell'entusiasmo prevedono una facile vittoria del Bjp alle politiche del 2019. Ma come sempre sarà la pancia dell'India a decidere.
Alla scoperta di New Delhi 3 / La tomba del santo sufi Nizammudin e della principessa Jahanara
New Delhi, 9 marzo 2017
La dargah (mausoleo tombale) del santo sufi Hazrat Khwaja Syed Nizammudin Auliya (1238-1325) è uno dei luoghi più sacri e venerati a New Delhi, ma è poco nota tra i turisti stranieri. Forse perché per accedere bisogna passare attraverso un labirinto di viuzze, affollate molto spesso di mendicanti, pochi si avventurano fino alla tomba del santo 'patrono' della capitale.
New Delhi ha una forte connotazione islamica, lo si vede dalla quantità di tombe mussulmane, e la dargah di Nizammudin è al centro di questa anima islamica.
Il momento migliore per andarci è di giovedì sera, alle 9, quando si temgono le performances di 'qawwali', in onore del santo. Questo video si riferisce a stasera, l'artista è Sultan Ali, che proviene da una celebre famiglia di cantanti sufi.
La dargah (mausoleo tombale) del santo sufi Hazrat Khwaja Syed Nizammudin Auliya (1238-1325) è uno dei luoghi più sacri e venerati a New Delhi, ma è poco nota tra i turisti stranieri. Forse perché per accedere bisogna passare attraverso un labirinto di viuzze, affollate molto spesso di mendicanti, pochi si avventurano fino alla tomba del santo 'patrono' della capitale.
New Delhi ha una forte connotazione islamica, lo si vede dalla quantità di tombe mussulmane, e la dargah di Nizammudin è al centro di questa anima islamica.
Nizammudin apparteneva all'ordine Chishti (da Chisht, città afghana vicino a Herat) portato in India da Moinuddin Chisti (1141-1236), la cui tomba è ad Ajmer, in Rajasthan. I valori predicati da questo ordine si basano sulla tolleranza e sull'armonia, che sono i concetti chiave della filosofia sufi. tuttavia, nonostante questa apertura mentale, l'ingresso all'interno del mausoleo è vietato alle donne.
Il santo ebbe un influenza enorme sui musulmani di New Delhi e in particolare sui moghul. Davanti alla tomba dietro una grata di marmo c'è la tomba della principessa moghul Jahanara, una devota di Nizammudin, e favorita del padre Sha Jahan (perchè gli ricordava la sua amatissma moglie Muntaz Mahal a cui è dedicato il Taj Mahal di Agra).
La storia di Jahanara (c'è un bel libro di una docente universitaria francese, Lyane Guillaume, 'Jahanara') è affascinante e anche inquietante. Rimasta nubile (per le principesse mughal era proibito sposarsi) era diventata la figlia prediletta (si sospetta un amore incestuoso) del potente sovrano Sha Jahan. Al centro di torbidi e sanguinosi intrighi di corte, è lei che rimane con il padre imprigionato nel palazzo di Agra dal figlio e usurpatore del trono Aurangzeb, fino alla sua morte.
La sua tomba è scoperta, ci crescono le erbacce sopra, per sua volontà. Su una lastra di marmo, davanti al sepolcro, c'è questa iscrizione in persiano, da lei scritta prima di morire il 6 settembre 1681:
'Lasciate che nulla copra la mia tomba eccetto che l'erba,
sia l'erba più che sufficiente a coprire una umile tomba' (mia traduzione in Italiano)
Il recinto che ospita la tomba di Jahanara e altre tombe di pie donne è diventato negli anni un luogo di raccoglimento per le mussulmane indiane, dove sfogare i propri dolori. Spesso si vedono donne piangere mestamente sulla tomba o sdraiarsi accanto come per farsi consolare. Capita anche, come stasera, di assistere a dei rituali di donne 'possedute' che urlano e si rotolano in terra come indemoniate, assistite da vicino dai familiari. Ho letto che questo posto, non so se è per via di Jahanara, è abitato dai 'jinn', gli 'spiriti' della tradizione mussulmana celebrati nel bel saggio di William Dalrymple su New Delhi (La città dei Jinn).
Poco più in là c'è un'altra tomba famosa, quella del poeta Amir Khusrow (1253 -1325), che si dice abbia inventato alcuni strumenti della musica classica indiana come il sitar e la tabla.
Il santo ebbe un influenza enorme sui musulmani di New Delhi e in particolare sui moghul. Davanti alla tomba dietro una grata di marmo c'è la tomba della principessa moghul Jahanara, una devota di Nizammudin, e favorita del padre Sha Jahan (perchè gli ricordava la sua amatissma moglie Muntaz Mahal a cui è dedicato il Taj Mahal di Agra).
La storia di Jahanara (c'è un bel libro di una docente universitaria francese, Lyane Guillaume, 'Jahanara') è affascinante e anche inquietante. Rimasta nubile (per le principesse mughal era proibito sposarsi) era diventata la figlia prediletta (si sospetta un amore incestuoso) del potente sovrano Sha Jahan. Al centro di torbidi e sanguinosi intrighi di corte, è lei che rimane con il padre imprigionato nel palazzo di Agra dal figlio e usurpatore del trono Aurangzeb, fino alla sua morte.
La sua tomba è scoperta, ci crescono le erbacce sopra, per sua volontà. Su una lastra di marmo, davanti al sepolcro, c'è questa iscrizione in persiano, da lei scritta prima di morire il 6 settembre 1681:
'Lasciate che nulla copra la mia tomba eccetto che l'erba,
sia l'erba più che sufficiente a coprire una umile tomba' (mia traduzione in Italiano)
Il recinto che ospita la tomba di Jahanara e altre tombe di pie donne è diventato negli anni un luogo di raccoglimento per le mussulmane indiane, dove sfogare i propri dolori. Spesso si vedono donne piangere mestamente sulla tomba o sdraiarsi accanto come per farsi consolare. Capita anche, come stasera, di assistere a dei rituali di donne 'possedute' che urlano e si rotolano in terra come indemoniate, assistite da vicino dai familiari. Ho letto che questo posto, non so se è per via di Jahanara, è abitato dai 'jinn', gli 'spiriti' della tradizione mussulmana celebrati nel bel saggio di William Dalrymple su New Delhi (La città dei Jinn).
Poco più in là c'è un'altra tomba famosa, quella del poeta Amir Khusrow (1253 -1325), che si dice abbia inventato alcuni strumenti della musica classica indiana come il sitar e la tabla.
CINEMA/ 'Lion', che noia se non fosse che sono passata con il treno per Kandwa
New Delhi, 9 marzo 2017
Sono andata a vedere 'Lion', il film del debuttante australiano Garth Davis, basato su una storia vera, quella di Saroo, un trovatello indiano adottato nel 1987 da una coppia in Tasmania che da adulto si mette a cercare la sua famiglia di origine. Nonostante i pareri positivi quasi unanimi dei critici cinematografici, a me non é piaciuto per nulla.
A parte la straordinaria interpretazione del piccolo Sunny Pawar, prelevato da uno slum di Mumbai, l'ho trovato molto lento e pieno di stereotipi sull'India. La prima parte, quando Saroo arriva a Calcutta dopo essersi addormentato su una carrozza di un treno, descrive un po' forzatamente la vita degli orfani in India insistendo in particolare sugli abusi sessuali. Magari le condizioni degli orfanotrofi non sono rosee, soprattutto 30 anni fa al tempo della storia, ma mi sembra esagerato mostrare tutti quanti come degli 'orchi'. Che banalità la scena in cui un poliziotto, che sembra uscito da un filmetto di Bollywood, assiste passivamente alla 'cattura' di alcuni bambini alla stazione da parte dei 'cattivi'. Inverosimile è anche il modo con cui avviene l'adozione, Saroo viene mandato a una famiglia australiana che non ha mai visto.
Ho l'impressione che il regista non abbia mai messo piede in India. Lo si vede da alcuni particolari, per esempio quando Saroo beve una bibita appoggiando le labbra alla bottiglia, nessun indiano lo fa, tutti bevono alla garganella.
Nella seconda parte, invece quella in Tasmania, compare invece Dev Patel (famoso per Slumdog Millionaire), in versione sexy, che a un certo punto ha una crisi di identità. Soffre di allucinazioni, continua a rivedere la madre in una cava di pietra e il fratello maggiore che rubava il carbone per comprare il latte. Nella sua mente sono impressi alcuni particolari della stazione dove di notte è salito su quel maledetto treno che lo allontanato dal suo villaggio.
Ma anche qui la narrazione è molto lenta e sofferta. Viene voglia di spingere il tasto 'avanti' del videoregistratore. Entra poi in scena Google Map (avrà sponsorizzato la produzione?) che di fatto gli permette di individuare il suo luogo di origine. A quanto pare, anche nella storia vera la ricerca viene fatta on line. Quindi capisco che è difficile raccontarla in un film.
Il finale è disastro: quando Dev Patel/Saroo finalmente incontra la madre in una povera casa di fango, parte un applauso di tutto il villaggio. Sembra una puntata di Carramba Che Sorpresa. A questo proposito, leggo qui che la vera madre, Munshi, continua a fare la sua misera vita anche dopo la visita del figlio nel 2012.
Insomma sono rimasta fino alla fine soltanto perché qualche settimana fa in treno sono passata nella stessa zona del Madhya Pradesh dove abitava Saroo e anche nella stazione di Kandwa dove è iniziata la sua odissea. Nelle prime immagini si vede infatti un pinnacolo di pietra su un monte vicino a Nashik (Maharashtra). Lo avevo fotografato dal finestrino del treno, è soprannominato Thumbs Up Pinnacle.
Sono andata a vedere 'Lion', il film del debuttante australiano Garth Davis, basato su una storia vera, quella di Saroo, un trovatello indiano adottato nel 1987 da una coppia in Tasmania che da adulto si mette a cercare la sua famiglia di origine. Nonostante i pareri positivi quasi unanimi dei critici cinematografici, a me non é piaciuto per nulla.
A parte la straordinaria interpretazione del piccolo Sunny Pawar, prelevato da uno slum di Mumbai, l'ho trovato molto lento e pieno di stereotipi sull'India. La prima parte, quando Saroo arriva a Calcutta dopo essersi addormentato su una carrozza di un treno, descrive un po' forzatamente la vita degli orfani in India insistendo in particolare sugli abusi sessuali. Magari le condizioni degli orfanotrofi non sono rosee, soprattutto 30 anni fa al tempo della storia, ma mi sembra esagerato mostrare tutti quanti come degli 'orchi'. Che banalità la scena in cui un poliziotto, che sembra uscito da un filmetto di Bollywood, assiste passivamente alla 'cattura' di alcuni bambini alla stazione da parte dei 'cattivi'. Inverosimile è anche il modo con cui avviene l'adozione, Saroo viene mandato a una famiglia australiana che non ha mai visto.
Ho l'impressione che il regista non abbia mai messo piede in India. Lo si vede da alcuni particolari, per esempio quando Saroo beve una bibita appoggiando le labbra alla bottiglia, nessun indiano lo fa, tutti bevono alla garganella.
Nella seconda parte, invece quella in Tasmania, compare invece Dev Patel (famoso per Slumdog Millionaire), in versione sexy, che a un certo punto ha una crisi di identità. Soffre di allucinazioni, continua a rivedere la madre in una cava di pietra e il fratello maggiore che rubava il carbone per comprare il latte. Nella sua mente sono impressi alcuni particolari della stazione dove di notte è salito su quel maledetto treno che lo allontanato dal suo villaggio.
Ma anche qui la narrazione è molto lenta e sofferta. Viene voglia di spingere il tasto 'avanti' del videoregistratore. Entra poi in scena Google Map (avrà sponsorizzato la produzione?) che di fatto gli permette di individuare il suo luogo di origine. A quanto pare, anche nella storia vera la ricerca viene fatta on line. Quindi capisco che è difficile raccontarla in un film.
Il finale è disastro: quando Dev Patel/Saroo finalmente incontra la madre in una povera casa di fango, parte un applauso di tutto il villaggio. Sembra una puntata di Carramba Che Sorpresa. A questo proposito, leggo qui che la vera madre, Munshi, continua a fare la sua misera vita anche dopo la visita del figlio nel 2012.
Insomma sono rimasta fino alla fine soltanto perché qualche settimana fa in treno sono passata nella stessa zona del Madhya Pradesh dove abitava Saroo e anche nella stazione di Kandwa dove è iniziata la sua odissea. Nelle prime immagini si vede infatti un pinnacolo di pietra su un monte vicino a Nashik (Maharashtra). Lo avevo fotografato dal finestrino del treno, è soprannominato Thumbs Up Pinnacle.
Il 'National Day' italiano torna il 17 marzo in grande stile
New Delhi, 6 marzo 2017
Colpo di scena. L'ambasciata d'Italia a New Delhi ha deciso di celebrare la Festa nazionale il 17 marzo, anniversario dell'Unificazione, ritornando a una vecchia abitudine che risaliva a prima dell'incidente diplomatico con i marò del 2012.
In realtà, anni fa, il National Day si festeggiava il 15 marzo, costringendo molti diplomatici a cercare il significato storico di quella data che ancora oggi rimane misteriosa. Mi sono sempre chiesta cosa c'era di male a celebrare il 2 giugno, Festa della Repubblica, come nelle altre sedi diplomatiche. A quanto pare a Delhi a giugno fa troppo caldo per tenere una reception nel parco dell'ambasciata.
Negli ultimi cinque anni la Festa nazionale è stata sospesa o tenuta sottotono per via della crisi dei marò. Adesso che per fortuna le relazioni stanno lentamente tornando alla normalità, l'attivissimo ambasciatore Lorenzo Angeloni ha deciso di festeggiare la ricorrenza con una reception in grande stile. Vedo dall'invito che mi è stato recapitato a casa che ci sono una trentina di sponsor, da Ferrero a Campari (assenti Fiat e Piaggio). Immagino che di questi tempi non sia stato facile tirare sù così tante adesioni per finanziare il cocktail che si tiene nella residenza dell'ambasciatore.
Per colmare la mia ignoranza sono andata a cercare informazioni sulla data del 17 marzo che nel 2011 è stata al culmine delle celebrazioni del bicentenario dell'Unità d'Italia. E' quando Vittorio Emanuele II ha proclamato al palazzo Carignano di Torino la nascita del Regno d'Italia (e si è autonominato re d'Italia). Certo è stata determinante per la nostra storia, ma io avrei preferito il 2 giugno anche con la canicola.
Colpo di scena. L'ambasciata d'Italia a New Delhi ha deciso di celebrare la Festa nazionale il 17 marzo, anniversario dell'Unificazione, ritornando a una vecchia abitudine che risaliva a prima dell'incidente diplomatico con i marò del 2012.
In realtà, anni fa, il National Day si festeggiava il 15 marzo, costringendo molti diplomatici a cercare il significato storico di quella data che ancora oggi rimane misteriosa. Mi sono sempre chiesta cosa c'era di male a celebrare il 2 giugno, Festa della Repubblica, come nelle altre sedi diplomatiche. A quanto pare a Delhi a giugno fa troppo caldo per tenere una reception nel parco dell'ambasciata.
Negli ultimi cinque anni la Festa nazionale è stata sospesa o tenuta sottotono per via della crisi dei marò. Adesso che per fortuna le relazioni stanno lentamente tornando alla normalità, l'attivissimo ambasciatore Lorenzo Angeloni ha deciso di festeggiare la ricorrenza con una reception in grande stile. Vedo dall'invito che mi è stato recapitato a casa che ci sono una trentina di sponsor, da Ferrero a Campari (assenti Fiat e Piaggio). Immagino che di questi tempi non sia stato facile tirare sù così tante adesioni per finanziare il cocktail che si tiene nella residenza dell'ambasciatore.
Per colmare la mia ignoranza sono andata a cercare informazioni sulla data del 17 marzo che nel 2011 è stata al culmine delle celebrazioni del bicentenario dell'Unità d'Italia. E' quando Vittorio Emanuele II ha proclamato al palazzo Carignano di Torino la nascita del Regno d'Italia (e si è autonominato re d'Italia). Certo è stata determinante per la nostra storia, ma io avrei preferito il 2 giugno anche con la canicola.
Alla scoperta di New Delhi 2/- La cappella della Nunziatura Apostolica e Nehru Park
New Delhi, 5 marzo 2017
Per questa nuova puntata di 'Alla Scoperta di New Delhi' ho scelto un percorso un po' bizzarro ma adatto alla stagione primaverile. Marzo è il mese dei fiori a Delhi, ma solo per un paio di settimane, poi arriva il gran caldo.
A parte i diplomatici, pochi sanno che all'interno della Nunziatura Apostolica (l'ambasciata del Vaticano in India e Nepal), situata a Chanakyapuri, c'è una cappella dove ogni domenica alle 10 si tiene la Messa. Di recente l'abside è stata decorata con dei vistosi mosaici che raffigurano santi e personalità della Chiesa indiana, compresi anche gli stessi diplomatici e perfino le suore che lavorano nella sede diplomatica.
Anche il giardino del complesso, negli ultimi anni, è stato arricchito di statue bronzee di santi e Papi, la maggior parte sono di Armando Benato, un italiano che vive in Thailandia e che è a capo di una importante fonderia artistica che si chiama Monzart Bronze Benny Line. All'ingresso in particolare troneggia un imponente San Pietro.
Da qualche settimana si è insediato un nuovo Nunzio, il ragusano Giambattista Diquattro che ha preso il posto di Salvatore Pennacchio. Oggi, alla conclusione della funzione, da lui presieduta, si è tenuto un concerto di giovani violinisti filippini.
Cambiando decisamente soggetto, sono andata dopo a Nehru Park, che è poco distante, per una passeggiata. Come ho detto prima, questa è la stagione migliore. All'ingresso del parco dedicato allo statista Jawaharlal Nehru e creato nel 1969 campeggia una grande statua di Vladimir Lenin. Penso che sia una delle poche effigi del leader comunista ancora rimaste in circolazione.
Leggo che la statua è stata inaugurata da Rajiv Gandhi e dal premier russo Nikolai Ivanovich Ryzhkov nel 1987 in occasione del 70esimo anniversario della rivoluzione di Ottobre. L'Urss si era appena sciolta ma i legami con l'India erano ancora saldi, come lo sono oggi. La statua è un punto di incontro per il partito comunista indiano.
A Nehru Park ci sono spesso concerti di musica classica indiana o altre manifestazioni. Al momento della mia visita c'era un concorso floreale.
Per questa nuova puntata di 'Alla Scoperta di New Delhi' ho scelto un percorso un po' bizzarro ma adatto alla stagione primaverile. Marzo è il mese dei fiori a Delhi, ma solo per un paio di settimane, poi arriva il gran caldo.
A parte i diplomatici, pochi sanno che all'interno della Nunziatura Apostolica (l'ambasciata del Vaticano in India e Nepal), situata a Chanakyapuri, c'è una cappella dove ogni domenica alle 10 si tiene la Messa. Di recente l'abside è stata decorata con dei vistosi mosaici che raffigurano santi e personalità della Chiesa indiana, compresi anche gli stessi diplomatici e perfino le suore che lavorano nella sede diplomatica.
Anche il giardino del complesso, negli ultimi anni, è stato arricchito di statue bronzee di santi e Papi, la maggior parte sono di Armando Benato, un italiano che vive in Thailandia e che è a capo di una importante fonderia artistica che si chiama Monzart Bronze Benny Line. All'ingresso in particolare troneggia un imponente San Pietro.
Da qualche settimana si è insediato un nuovo Nunzio, il ragusano Giambattista Diquattro che ha preso il posto di Salvatore Pennacchio. Oggi, alla conclusione della funzione, da lui presieduta, si è tenuto un concerto di giovani violinisti filippini.
Cambiando decisamente soggetto, sono andata dopo a Nehru Park, che è poco distante, per una passeggiata. Come ho detto prima, questa è la stagione migliore. All'ingresso del parco dedicato allo statista Jawaharlal Nehru e creato nel 1969 campeggia una grande statua di Vladimir Lenin. Penso che sia una delle poche effigi del leader comunista ancora rimaste in circolazione.
Leggo che la statua è stata inaugurata da Rajiv Gandhi e dal premier russo Nikolai Ivanovich Ryzhkov nel 1987 in occasione del 70esimo anniversario della rivoluzione di Ottobre. L'Urss si era appena sciolta ma i legami con l'India erano ancora saldi, come lo sono oggi. La statua è un punto di incontro per il partito comunista indiano.
A Nehru Park ci sono spesso concerti di musica classica indiana o altre manifestazioni. Al momento della mia visita c'era un concorso floreale.
Marò- Le 'post verità' del Giornale riemergono misteriosamente 2 anni dopo su Facebook
New Delhi, 2 marzo 2017
Oggi un paio di amici dall'Italia mi hanno segnalato su FB un articolo del Giornale datato 11 settembre 2015 che riprende la bufala del calibro dei proiettili misurati nell'autopsia sui cadaveri dei due pescatori Jelastine Valentine e Ajeesh Binki. Nel documento depositato (volontariamente) dagli indiani al Tribunale del mare di Vienna (Itlos) ci sarebbero delle incongruenze. L'anatomo patologo indiano ha infatti riscontrato che i due proiettili trovati nel cervello di Binki e nel petto di Jelastine hanno lunghezze e forme diverse.
Uno, secondo il Giornale (che all'epoca aveva copiato da altre fonti) non sarebbe compatibile con il calibro usato dalle armi Nato in dotazione ai marò. Quindi questo scagionerebbe gli italiani dal sospetto reato di omicidio.
Questa storia - che circola dai primi giorni dell'incidente perché un collega del Corriere aveva 'visto' i proiettili durante l'autopsia - è un tipico esempio di disinformazione o 'post verità' come si dice oggi. Non so perchè sia riemerso oggi dopo due anni.
A parte i refusi madornali come i 23 'centimetri' di un proiettile, anche i bambini sanno che i proiettili, soprattutto quelli potenti, si deformano dopo che sono stati sparati. Io sono sono una esperta di balistica ma da quel poco che so è che l'unico modo per capire a chi appartenga un proiettile è di verificare la 'rigatura' impressa dalla canna. Di fatti è quello che hanno fatto nella perizia balistica (sempre allegata nella stessa documentazione dell'Itlos) trovando che i proiettili trovati nei corpi dei pescatori e altri nello scafo del St Antony coincidono con due mitra sequestrati a bordo della Enrica Lexie. Che poi ci sia un dubbio su A CHI appartengano i due fucili, questo è un altro paio di maniche, come diceva mio nonno.
Premetto che i due marò non sono mai stati processati e che quindi la loro innocenza o colpevolezza deve ancora essere provata. Tuttavia non posso notare come questo articolo dell'11 settembre 2015, riemerso curiosamente ora, sia veramente un 11 settembre del giornalismo italiano.
Oggi un paio di amici dall'Italia mi hanno segnalato su FB un articolo del Giornale datato 11 settembre 2015 che riprende la bufala del calibro dei proiettili misurati nell'autopsia sui cadaveri dei due pescatori Jelastine Valentine e Ajeesh Binki. Nel documento depositato (volontariamente) dagli indiani al Tribunale del mare di Vienna (Itlos) ci sarebbero delle incongruenze. L'anatomo patologo indiano ha infatti riscontrato che i due proiettili trovati nel cervello di Binki e nel petto di Jelastine hanno lunghezze e forme diverse.
Uno, secondo il Giornale (che all'epoca aveva copiato da altre fonti) non sarebbe compatibile con il calibro usato dalle armi Nato in dotazione ai marò. Quindi questo scagionerebbe gli italiani dal sospetto reato di omicidio.
Questa storia - che circola dai primi giorni dell'incidente perché un collega del Corriere aveva 'visto' i proiettili durante l'autopsia - è un tipico esempio di disinformazione o 'post verità' come si dice oggi. Non so perchè sia riemerso oggi dopo due anni.
A parte i refusi madornali come i 23 'centimetri' di un proiettile, anche i bambini sanno che i proiettili, soprattutto quelli potenti, si deformano dopo che sono stati sparati. Io sono sono una esperta di balistica ma da quel poco che so è che l'unico modo per capire a chi appartenga un proiettile è di verificare la 'rigatura' impressa dalla canna. Di fatti è quello che hanno fatto nella perizia balistica (sempre allegata nella stessa documentazione dell'Itlos) trovando che i proiettili trovati nei corpi dei pescatori e altri nello scafo del St Antony coincidono con due mitra sequestrati a bordo della Enrica Lexie. Che poi ci sia un dubbio su A CHI appartengano i due fucili, questo è un altro paio di maniche, come diceva mio nonno.
Premetto che i due marò non sono mai stati processati e che quindi la loro innocenza o colpevolezza deve ancora essere provata. Tuttavia non posso notare come questo articolo dell'11 settembre 2015, riemerso curiosamente ora, sia veramente un 11 settembre del giornalismo italiano.
Alla scoperta di New Delhi 1/ Il museo del Rashtrapati Bhavan, il palazzo presidenziale
New Delhi, 26 febbraio 2017
Ho deciso che quando sono a New Delhi almeno una volta alla settimana andrò alla scoperta di nuovi luoghi di interesse storico o culturale. Vediamo se riesco a riconciliarmi con questa città che di recente ha messo a dura a prova i miei limiti di sopportazione, soprattutto per l'inquinamento e l'edilizia selvaggia.
Parto quindi da oggi dal Rashtrapati Bhavan Museum, il nuovo museo del palazzo Presidenziale, inaugurato appena un anno fa dal premier Narendra Modi. E' stato ricavato nell'ex garage dell'enorme tenuta che fu costruita dagli inglesi negli Anni Venti come sede del viceré quando l'impero coloniale era all'apice della sua gloria. I britannici però ci rimasero soltanto una ventina di anni, fino al 26 gennaio 1950 quando subentrò il primo presidente della Repubblica, Rajendra Prasad, dopo l'entrata in vigore della Costituzione.
Il museo racconta, con l'uso di molti strumenti multimediali, la storia dell'indipendenza, le lotte del Mahatma Gandhi e la nascita della nuova Repubblica. Ospita delle vetrine con gli oggetti personali dei Presidenti, i regali di leader stranieri e altre memorabilia che molto probabilmente prima erano in qualche scantinato. C'è poi una galleria con i disegni e i bellissimi acquarelli dell'architetto Edwin Landseer Lutyens che al maestoso progetto ci dedicò ben 20 anni della propria vita. Il palazzo presidenziale, che ha una cupola copiata dal Panteon e 340 stanze, è uno dei più grandi al mondo per estensione, dopo il Quirinale (leggo su Wikipedia). Ha però un grave difetto, l'edificio costruito su una collina non è visibile dall'esterno perché è coperto dai palazzi del governo (all'epoca segretariato). Si dice che è meglio così perché il ruolo costituzionale del Presidente indiano è solo simbolico. Non è insomma la Casa Bianca e quindi giustamente se ne sta un passo indietro rispetto ai ministeri del North e South Block.
L'idea di aprire le porte dello storico palazzo è dell'attuale capo dello Stato, Pranab Mukherjee. Prima si potevano visitare soltanto i 'giardini mughal' nel mese di febbraio quando sono in piena fioritura. Adesso di fatti sono aperti e alla domenica ci sono file chilometriche di visitatori.
Per visitare il museo occorre una prenotazione on line sul website e il pagamento di 50 rupie a testa. L'accesso è dal cancello numero 30 dove i visitatori sono obbligati a lasciare borse e telefonini. Poi c'è una reception ricavata in una 'clock tower' , dove c'è anche una paninoteca Subway. Vedere la famosa catena di panini americana dentro il Rashtrapati Bhavan mi ha fatto davvero sorridere. Alla faccia della filosofia dello 'swadeshi', di quando i patrioti indiani bruciavano per protesta gli indumenti importati dall'Inghilterra, come si vede nel museo. Qui gli inglesi sono rientrati dalla finestra con pane e prosciutto!
Il museo ha un pian terreno e tre piani sotterranei. Come dicevo prima c'erano i garage, si possono infatti ammirare le vecchie carrozze usate prima delle BMW. Era molto probabilmente anche un ripostiglio. Di fronte c'erano le stalle, anche quelle trasformate oggi in una galleria d'arte.
C'e' la possibilità di una visita guidata che raccomando perché comprende anche un video in 3D e alcuni simpatici effetti speciali, come quello di 'vedersi' su uno schermo nel salotto del Presidente o marciare con il Mahatma. Io ho seguito la guida e poi sono tornata sui miei passi ad approfondire alcune sale. In particolare mi ha sorpreso la bellezza dei mobili in stile 'impero' (quello dell'epoca) disegnati da Lutyens, sedie, tavoli e perfino il letto presidenziale. Alcuni sono riprodotti e fanno parte dell'arredo.
Giu' in fondo, nell'ultimo piano in basso, ci sono invece due statue marmoree di Giorgio V e della regina Mary, rimosse probabilmente dal palazzo e ora finite qui insieme alla riproduzione di una corona e austeri ritratti dei governatori britannici. Poteva finire peggio. Le statue dei monarchi inglesi sradicati dai piedistalli della Nuova Delhi, tra cui quello di India Gate, sono abbandonati in magazzini o in giardini pubblici in stato di pietoso degrado come il 'Coronation Park' a Nord Delhi.
Della visita mi ha colpito la presenza massiccia di militari con il mitra a tracolla su ogni piano del museo. E' vero che si è all'interno della tenuta, ma la sorveglianza mi è sembrata eccessiva e a dire il vero anche un po' inquietante. In effetti il museo potrebbe essere un obiettivo altamente simbolico di una azione terroristica. In passato e' stato attaccato il Parlamento e anche il Forte Rosso, altro simbolo dell'Indipendenza indiana.
Ho deciso che quando sono a New Delhi almeno una volta alla settimana andrò alla scoperta di nuovi luoghi di interesse storico o culturale. Vediamo se riesco a riconciliarmi con questa città che di recente ha messo a dura a prova i miei limiti di sopportazione, soprattutto per l'inquinamento e l'edilizia selvaggia.
Parto quindi da oggi dal Rashtrapati Bhavan Museum, il nuovo museo del palazzo Presidenziale, inaugurato appena un anno fa dal premier Narendra Modi. E' stato ricavato nell'ex garage dell'enorme tenuta che fu costruita dagli inglesi negli Anni Venti come sede del viceré quando l'impero coloniale era all'apice della sua gloria. I britannici però ci rimasero soltanto una ventina di anni, fino al 26 gennaio 1950 quando subentrò il primo presidente della Repubblica, Rajendra Prasad, dopo l'entrata in vigore della Costituzione.
Il museo racconta, con l'uso di molti strumenti multimediali, la storia dell'indipendenza, le lotte del Mahatma Gandhi e la nascita della nuova Repubblica. Ospita delle vetrine con gli oggetti personali dei Presidenti, i regali di leader stranieri e altre memorabilia che molto probabilmente prima erano in qualche scantinato. C'è poi una galleria con i disegni e i bellissimi acquarelli dell'architetto Edwin Landseer Lutyens che al maestoso progetto ci dedicò ben 20 anni della propria vita. Il palazzo presidenziale, che ha una cupola copiata dal Panteon e 340 stanze, è uno dei più grandi al mondo per estensione, dopo il Quirinale (leggo su Wikipedia). Ha però un grave difetto, l'edificio costruito su una collina non è visibile dall'esterno perché è coperto dai palazzi del governo (all'epoca segretariato). Si dice che è meglio così perché il ruolo costituzionale del Presidente indiano è solo simbolico. Non è insomma la Casa Bianca e quindi giustamente se ne sta un passo indietro rispetto ai ministeri del North e South Block.
L'idea di aprire le porte dello storico palazzo è dell'attuale capo dello Stato, Pranab Mukherjee. Prima si potevano visitare soltanto i 'giardini mughal' nel mese di febbraio quando sono in piena fioritura. Adesso di fatti sono aperti e alla domenica ci sono file chilometriche di visitatori.
Per visitare il museo occorre una prenotazione on line sul website e il pagamento di 50 rupie a testa. L'accesso è dal cancello numero 30 dove i visitatori sono obbligati a lasciare borse e telefonini. Poi c'è una reception ricavata in una 'clock tower' , dove c'è anche una paninoteca Subway. Vedere la famosa catena di panini americana dentro il Rashtrapati Bhavan mi ha fatto davvero sorridere. Alla faccia della filosofia dello 'swadeshi', di quando i patrioti indiani bruciavano per protesta gli indumenti importati dall'Inghilterra, come si vede nel museo. Qui gli inglesi sono rientrati dalla finestra con pane e prosciutto!
Il museo ha un pian terreno e tre piani sotterranei. Come dicevo prima c'erano i garage, si possono infatti ammirare le vecchie carrozze usate prima delle BMW. Era molto probabilmente anche un ripostiglio. Di fronte c'erano le stalle, anche quelle trasformate oggi in una galleria d'arte.
C'e' la possibilità di una visita guidata che raccomando perché comprende anche un video in 3D e alcuni simpatici effetti speciali, come quello di 'vedersi' su uno schermo nel salotto del Presidente o marciare con il Mahatma. Io ho seguito la guida e poi sono tornata sui miei passi ad approfondire alcune sale. In particolare mi ha sorpreso la bellezza dei mobili in stile 'impero' (quello dell'epoca) disegnati da Lutyens, sedie, tavoli e perfino il letto presidenziale. Alcuni sono riprodotti e fanno parte dell'arredo.
Giu' in fondo, nell'ultimo piano in basso, ci sono invece due statue marmoree di Giorgio V e della regina Mary, rimosse probabilmente dal palazzo e ora finite qui insieme alla riproduzione di una corona e austeri ritratti dei governatori britannici. Poteva finire peggio. Le statue dei monarchi inglesi sradicati dai piedistalli della Nuova Delhi, tra cui quello di India Gate, sono abbandonati in magazzini o in giardini pubblici in stato di pietoso degrado come il 'Coronation Park' a Nord Delhi.
Della visita mi ha colpito la presenza massiccia di militari con il mitra a tracolla su ogni piano del museo. E' vero che si è all'interno della tenuta, ma la sorveglianza mi è sembrata eccessiva e a dire il vero anche un po' inquietante. In effetti il museo potrebbe essere un obiettivo altamente simbolico di una azione terroristica. In passato e' stato attaccato il Parlamento e anche il Forte Rosso, altro simbolo dell'Indipendenza indiana.
Quando i guardaparco hanno licenza di uccidere (i bracconieri)
New Delhi, 22 febbraio 2017
Leggo oggi sul Times of India che i responsabili della riserva di Corbett, lo storico parco delle tigri che sorge in Uttarakhand, hanno autorizzato i guardaparco a sparare a vista a ogni persona che trovano nell'area nottetempo. La decisione è stata presa perché di recente ci sono stati movimenti sospetti di bracconieri lungo il perimetro meridionale della riserva. Per sette giorni anche gli abitanti dei villaggi che sono all'interno dell'area non potranno muoversi di casa.
E' abbastanza curioso che tra queste montagne dove al tempo dei maharaja e degli inglesi si organizzavano delle battute di caccia alla tigre e ad altri animali selvatici, oggi invece sia in corso una caccia all'uomo. Come cambiano i tempi. Oggigiorno la vita di una tigre del Bengala è decisamente più preziosa di un indigeno indiano. Da anni c'è un enorme pressione in India e anche a livello internazionale (Wwf) per proteggere i rari felini tant'è che proprio grazie a questi sforzi il loro numero è aumentato. In India cui sono il 70% di tutte le tigri del mondo. Secondo i dati ufficiali del 2014 sono 2.226, in aumento del 30% rispetto al 2010. Oltre al nobile scopo della preservazione c'è anche quello meno nobile del business dei parchi che sono delle macchine da soldi per l'alto numero di turisti disposti a sborsare parecchio per avvistare un felino.
L'anno scorso pero' c'è stata anche una ripresa del bracconaggio di tigri e di rinoceronti che ha indotto le autorità a passare alle maniere forti, e cioè alle ronde armate notturne con ordine di sparare a vista. Siccome in alcuni casi come nel parco dei rinoceronti unicorno di Kaziranga, in Assam, sono state ammazzate più persone che animali, è scoppiata una rivolta tra i contadini che abitano nei dintorni. In alcuni casi i bracconieri hanno sparato a gente innocente, perfino un bambino.
La potente ong internazionale che si occupa di popolazioni indigene, Survival International, ha montato una campagna per denunciare le violazioni dei diritti umani nei parchi indiani e per scagliarsi contro il WWF . Il corrispondente della Bbc ne ha preso spunto e ha realizzato una bella inchiesta sul parco di Kaziranga (vedi qui) che svela appunto i costi umani delle politiche di tutela della fauna protetta, tra cui anche quello dell'evacuazione forzata degli indigeni dalle loro terre per espandere le riserve. Come si immagina, è diventato quindi un dilemma del tipo: salvo la tigre o l'indigeno? Quando invece si potrebbe porre il problema in altre termini e pensare a una soluzione meno conflittuale in cui gli indigeni diventano i custodi delle foreste e della fauna.
Leggo oggi sul Times of India che i responsabili della riserva di Corbett, lo storico parco delle tigri che sorge in Uttarakhand, hanno autorizzato i guardaparco a sparare a vista a ogni persona che trovano nell'area nottetempo. La decisione è stata presa perché di recente ci sono stati movimenti sospetti di bracconieri lungo il perimetro meridionale della riserva. Per sette giorni anche gli abitanti dei villaggi che sono all'interno dell'area non potranno muoversi di casa.
E' abbastanza curioso che tra queste montagne dove al tempo dei maharaja e degli inglesi si organizzavano delle battute di caccia alla tigre e ad altri animali selvatici, oggi invece sia in corso una caccia all'uomo. Come cambiano i tempi. Oggigiorno la vita di una tigre del Bengala è decisamente più preziosa di un indigeno indiano. Da anni c'è un enorme pressione in India e anche a livello internazionale (Wwf) per proteggere i rari felini tant'è che proprio grazie a questi sforzi il loro numero è aumentato. In India cui sono il 70% di tutte le tigri del mondo. Secondo i dati ufficiali del 2014 sono 2.226, in aumento del 30% rispetto al 2010. Oltre al nobile scopo della preservazione c'è anche quello meno nobile del business dei parchi che sono delle macchine da soldi per l'alto numero di turisti disposti a sborsare parecchio per avvistare un felino.
L'anno scorso pero' c'è stata anche una ripresa del bracconaggio di tigri e di rinoceronti che ha indotto le autorità a passare alle maniere forti, e cioè alle ronde armate notturne con ordine di sparare a vista. Siccome in alcuni casi come nel parco dei rinoceronti unicorno di Kaziranga, in Assam, sono state ammazzate più persone che animali, è scoppiata una rivolta tra i contadini che abitano nei dintorni. In alcuni casi i bracconieri hanno sparato a gente innocente, perfino un bambino.
La potente ong internazionale che si occupa di popolazioni indigene, Survival International, ha montato una campagna per denunciare le violazioni dei diritti umani nei parchi indiani e per scagliarsi contro il WWF . Il corrispondente della Bbc ne ha preso spunto e ha realizzato una bella inchiesta sul parco di Kaziranga (vedi qui) che svela appunto i costi umani delle politiche di tutela della fauna protetta, tra cui anche quello dell'evacuazione forzata degli indigeni dalle loro terre per espandere le riserve. Come si immagina, è diventato quindi un dilemma del tipo: salvo la tigre o l'indigeno? Quando invece si potrebbe porre il problema in altre termini e pensare a una soluzione meno conflittuale in cui gli indigeni diventano i custodi delle foreste e della fauna.
Due giorni sul Goa Express, il piacere dello 'slow travelling'
New Delhi, 19 febbraio 2017
Come dice un mio caro amico viaggiatore, il modo migliore per conoscere l'India é viaggiare in treno. Sono appena arrivata da un viaggio di 40 ore, due notti, un giorno e un pomeriggio sul Goa Express, il treno dei vacanzieri (di quelli che non possono permettersi l'aereo) e delle gite scolastiche. Io l'ho preso innanzitutto perché detesto volare e anche perché con me viaggiava la mia moto. E poi perché è decisamente compatibile con la mia filosofia dello 'slow travelling'.
Come è stata? A parte il 'mal di treno', un dondolio sotto i piedi, che rimane anche quando si scende, devo dire che alla fine il tempo passa abbastanza in fretta.
Sono partita da Margao venerdì alle 15.45, puntuale e sono sbarcata alla stazione di Nizammudin alle 7.30 di domenica con un ritardo di un'oretta. Non male per un viaggio di oltre 2 mila chilometri. Ho calcolato che il Goa Express fa un media di 55 km all'ora con punte di 100 km. Ma quando va veloce, di notte soprattutto, la carrozza ondeggia violentemente e non e' decisamente conciliante con il sonno.
Ho viaggiato nella 'sleeper class' che é come la nostra vecchia terza classe. I sedili, che si trasformano in cuccette di notte, erano un po' duri ma dopo le panche di legno del Vietnam mi sembravano confortevoli. Non sono fornite lenzuola e cuscino come nelle altre classi superiori. Non c'è aria condizionata, ma solo i ventilatori, ma tanto non fa ancora caldo. E poi, quello che conta di più' per me che sono claustrofobica, si possono aprire i finestrini. Fin troppo...direi, perché di notte ho patito il freddo per via degli spifferi. Avevo il sacco a pelo e una giacca a vento con il cappuccio, ma non sono bastati. Ma difficilmente riesco a dormire nelle cuccette dei treni. Il grosso problema è che immancabilmente qualcuno russa. E' incredibile come gli indiani riescano a dormire profondamente, russando appunto, per una intera notte.
Il giorno trascorre tranquillo in letture di riviste e libri (mi sono immersa nell'Accabadora di Michela Murgia) e una infinita serie di chai, caffelatte, samose, yogourt, omelette, lassì e perfino gelato dai venditori ambulanti che passano ogni minuto. Dopo un po' si e' talmente nauseati di 'chai' che manco si ha fame. Una sola sera ho fatto un pasto decente, un riso biryani, che ho comprato quando sono scesa. Sì, perché il bello è che nelle stazioni, 27 per la precisione, il treno sosta per 10 minuti, a volte anche di piu' e quindi c'è tempo di riempire la bottiglia d'acqua, comprare da mangiare e soprattutto sgranchirsi le gambe.
Per fortuna sono riuscita a prenotare un posto vicino al finestrino e quindi spesso ero in contemplazione del paesaggio che cambiava sotto i miei occhi. Dalle foreste lussureggianti di Goa e del Madhya Pradesh, agli aridi campi di cipolle del Maharashtra, per poi svegliarsi vedendo file di uomini cagare accovacciati sui binari in Rajasthan (abitudine diffusa in tutto il Nord India). Non ho visto Pune e non ho visto Agra, perchè era notte, ma sono scesa a fare due passi nella stazione di Bhopal. Nel mio scompartimento c'erano cinque giovani della middle class di New Delhi, quasi tutti sposati con figli, reduce da una settimana di vacanza a Goa in cui se la saranno sicuramente spassata. Ogni tanto mettevano la musica a tutto volume con gli speaker esterni, ma mi chiedevano sempre il permesso prima. Hanno sempre ordinato i loro pasti on line su un sito che si chiama 'travel khana', una idea geniale che permette di avere piatti caldi consegnati direttamente sul proprio treno.
Quando si viaggia in treno si fa anche conversazione, è un ottimo passatempo. Con i miei co-passeggeri ho parlato molto di politica, loro erano tutti del Bjp. Ma quando buttavano i rifiuti fuori dal finestrino (cosa che dopo un po' facevo anche io) mi divertivo a prenderli in giro ricordando loro il programma governativo Swacch Bharat (India Pulita), uno dei cavalli di battaglia del premier Narendra Modi, loro beniamino.
A questo proposito, devo dire che il livello di pulizia del treno era abbastanza buono, considerando gli standard indiani. I miei primi viaggi in treno in India, una decina di anni fa, erano davvero da incubo, con topi sotto i sedili e gabinetti intasati dopo un'ora di viaggio. Dopo 40 ore e con il treno strapieno di gente, le turche erano ancora decenti e perfino con acqua corrente. Se si considera che ho pagato 750 rupie, poco più che dieci euro, mi è sembrato più che accettabile...
Come dice un mio caro amico viaggiatore, il modo migliore per conoscere l'India é viaggiare in treno. Sono appena arrivata da un viaggio di 40 ore, due notti, un giorno e un pomeriggio sul Goa Express, il treno dei vacanzieri (di quelli che non possono permettersi l'aereo) e delle gite scolastiche. Io l'ho preso innanzitutto perché detesto volare e anche perché con me viaggiava la mia moto. E poi perché è decisamente compatibile con la mia filosofia dello 'slow travelling'.
Come è stata? A parte il 'mal di treno', un dondolio sotto i piedi, che rimane anche quando si scende, devo dire che alla fine il tempo passa abbastanza in fretta.
Sono partita da Margao venerdì alle 15.45, puntuale e sono sbarcata alla stazione di Nizammudin alle 7.30 di domenica con un ritardo di un'oretta. Non male per un viaggio di oltre 2 mila chilometri. Ho calcolato che il Goa Express fa un media di 55 km all'ora con punte di 100 km. Ma quando va veloce, di notte soprattutto, la carrozza ondeggia violentemente e non e' decisamente conciliante con il sonno.
Ho viaggiato nella 'sleeper class' che é come la nostra vecchia terza classe. I sedili, che si trasformano in cuccette di notte, erano un po' duri ma dopo le panche di legno del Vietnam mi sembravano confortevoli. Non sono fornite lenzuola e cuscino come nelle altre classi superiori. Non c'è aria condizionata, ma solo i ventilatori, ma tanto non fa ancora caldo. E poi, quello che conta di più' per me che sono claustrofobica, si possono aprire i finestrini. Fin troppo...direi, perché di notte ho patito il freddo per via degli spifferi. Avevo il sacco a pelo e una giacca a vento con il cappuccio, ma non sono bastati. Ma difficilmente riesco a dormire nelle cuccette dei treni. Il grosso problema è che immancabilmente qualcuno russa. E' incredibile come gli indiani riescano a dormire profondamente, russando appunto, per una intera notte.
Il giorno trascorre tranquillo in letture di riviste e libri (mi sono immersa nell'Accabadora di Michela Murgia) e una infinita serie di chai, caffelatte, samose, yogourt, omelette, lassì e perfino gelato dai venditori ambulanti che passano ogni minuto. Dopo un po' si e' talmente nauseati di 'chai' che manco si ha fame. Una sola sera ho fatto un pasto decente, un riso biryani, che ho comprato quando sono scesa. Sì, perché il bello è che nelle stazioni, 27 per la precisione, il treno sosta per 10 minuti, a volte anche di piu' e quindi c'è tempo di riempire la bottiglia d'acqua, comprare da mangiare e soprattutto sgranchirsi le gambe.
Per fortuna sono riuscita a prenotare un posto vicino al finestrino e quindi spesso ero in contemplazione del paesaggio che cambiava sotto i miei occhi. Dalle foreste lussureggianti di Goa e del Madhya Pradesh, agli aridi campi di cipolle del Maharashtra, per poi svegliarsi vedendo file di uomini cagare accovacciati sui binari in Rajasthan (abitudine diffusa in tutto il Nord India). Non ho visto Pune e non ho visto Agra, perchè era notte, ma sono scesa a fare due passi nella stazione di Bhopal. Nel mio scompartimento c'erano cinque giovani della middle class di New Delhi, quasi tutti sposati con figli, reduce da una settimana di vacanza a Goa in cui se la saranno sicuramente spassata. Ogni tanto mettevano la musica a tutto volume con gli speaker esterni, ma mi chiedevano sempre il permesso prima. Hanno sempre ordinato i loro pasti on line su un sito che si chiama 'travel khana', una idea geniale che permette di avere piatti caldi consegnati direttamente sul proprio treno.
Quando si viaggia in treno si fa anche conversazione, è un ottimo passatempo. Con i miei co-passeggeri ho parlato molto di politica, loro erano tutti del Bjp. Ma quando buttavano i rifiuti fuori dal finestrino (cosa che dopo un po' facevo anche io) mi divertivo a prenderli in giro ricordando loro il programma governativo Swacch Bharat (India Pulita), uno dei cavalli di battaglia del premier Narendra Modi, loro beniamino.
A questo proposito, devo dire che il livello di pulizia del treno era abbastanza buono, considerando gli standard indiani. I miei primi viaggi in treno in India, una decina di anni fa, erano davvero da incubo, con topi sotto i sedili e gabinetti intasati dopo un'ora di viaggio. Dopo 40 ore e con il treno strapieno di gente, le turche erano ancora decenti e perfino con acqua corrente. Se si considera che ho pagato 750 rupie, poco più che dieci euro, mi è sembrato più che accettabile...
Maro`, il peschereccio St. Antony cinque anni dopo
Neendakara (Kerala) - 15 febbraio 2017
Esattamente cinque anni fa un contingente di sei militari italiani in servizio antipirateria a bordo della petroliera napoletana Enrica Lexie veniva coinvolto in un grave incidente al largo dello stato del Kerala in cui persero la vita due pescatori indiani. La sera del 15 febbraio 2012 un peschereccio arrivo` nel porto di Neendakara, vicino alla citta` di Kollam, con a bordo i corpi di due pescatori indiani, Jelastine Valentiine e Ajesh Pinki, crivellati da proiettili. Furono accusati della loro morte due maro`, il capo team Massimiliano Latorre e il suo vice Salvatore Girone che furono arrrestati quattro giorni dopo dalla polizia keralese. Particolare curioso: l`incidente e` successo nel loro primo giorno di navigazione dopo l`imbarco avvenuto a Colombo, in Sri Lanka, il14 febbraio 2012.
Come noto ormai sulla storia e` calato il sipario e anche la censura del governo italiano che grazie ad un arbitrato internazionale ha ottenuto lo scorso anno il rimpatrio provvisorio di uno dei due Fucilieri del battaglione San Marco, mentre l`altro era gia` in Italia per motivi di salute. Non credo quindi che venga dato ampio risalto all`anniversario. Lo stesso e` per l`India che penso abbia ormai dimenticato l`incidente e ripreso le relazioni con l`Italia.
Tutttavia a me sembra giusto ricordarlo. Per l`occasione sono andata a vedere il peschereccio St. Antony, dove si trovavano le vitttime quel pomeriggio del 15 febbario 2012. E` sempre sottto sequestro nel porto di Neendakara e sempre piu` a pezzi. Non ci sono piu` i teloni di plastica blu che lo ricoprivano e il tettuccio e` crollato. Lo scafo e` ancora integro ma non so se sopravvivera` ad un altro monsone.
Sono andata anche a trovare la vedova di Jelastine, Dora, e i suoi due figli, Il piu` grande Derrik si e` laureato in ingegneria grazie ai soldi della `donazione` del governo italiano (circa 100 mila euro a famiglia) e sta facendo ora un corso di disegno CAD a Kochi. Il fratello Jeen sta per fnire le superiori e anche lui vorrebbe continuare a studiare, ma i soldi sono finiti. Dora ha detto che le era stato promesso verbalmente una borsa di studio in Italia per il figlio minore, Purtroppo non ho potuto aiutarla in questa richiesta, ma spero che la parrocchia continuera` ad assisterla ed eventualmente attivare i vecchi contatti con l`Italia.
Esattamente cinque anni fa un contingente di sei militari italiani in servizio antipirateria a bordo della petroliera napoletana Enrica Lexie veniva coinvolto in un grave incidente al largo dello stato del Kerala in cui persero la vita due pescatori indiani. La sera del 15 febbraio 2012 un peschereccio arrivo` nel porto di Neendakara, vicino alla citta` di Kollam, con a bordo i corpi di due pescatori indiani, Jelastine Valentiine e Ajesh Pinki, crivellati da proiettili. Furono accusati della loro morte due maro`, il capo team Massimiliano Latorre e il suo vice Salvatore Girone che furono arrrestati quattro giorni dopo dalla polizia keralese. Particolare curioso: l`incidente e` successo nel loro primo giorno di navigazione dopo l`imbarco avvenuto a Colombo, in Sri Lanka, il14 febbraio 2012.

Tutttavia a me sembra giusto ricordarlo. Per l`occasione sono andata a vedere il peschereccio St. Antony, dove si trovavano le vitttime quel pomeriggio del 15 febbario 2012. E` sempre sottto sequestro nel porto di Neendakara e sempre piu` a pezzi. Non ci sono piu` i teloni di plastica blu che lo ricoprivano e il tettuccio e` crollato. Lo scafo e` ancora integro ma non so se sopravvivera` ad un altro monsone.
Sono andata anche a trovare la vedova di Jelastine, Dora, e i suoi due figli, Il piu` grande Derrik si e` laureato in ingegneria grazie ai soldi della `donazione` del governo italiano (circa 100 mila euro a famiglia) e sta facendo ora un corso di disegno CAD a Kochi. Il fratello Jeen sta per fnire le superiori e anche lui vorrebbe continuare a studiare, ma i soldi sono finiti. Dora ha detto che le era stato promesso verbalmente una borsa di studio in Italia per il figlio minore, Purtroppo non ho potuto aiutarla in questa richiesta, ma spero che la parrocchia continuera` ad assisterla ed eventualmente attivare i vecchi contatti con l`Italia.
Nel 1943 un piroscafo italiano affondo` a Goa...
Panjim (Goa), 13 febbraio 2017
Ho scoperto per caso che nel 1943 un piroscafo italiano, Anfora, di proprieta` del Lloyd Triestino, e` affondato nel porto di Mormugao, a Goa, dopo un`operazione clandestina anti spionaggio dei britannici. La storia, che ho letto qui, e` bellissima. Tant`e` che ha ispirato un libro e poi anche un film del 1980 con Gregory Peck e Roger Moore, `Sea Wolves` (In italiano `L`oca selvaggia colpisce ancora`).
Leggo sul Times of India di oggi (leggi qui) che le autorita`goane vogliono recuperare alcuni relitti di vascelli affondati, tra cui le navi tedesche Ehrenfels e Braunfels, anche queste obiettivo della missione segreta. Sorpresi nell`oceano Indiano dallo scoppio della guerra nel 1940, i mercantili si erano rifugiati nella colonia portoghese di Goa, in quanto zona sicura (il Portogallo era neutrale). Ma pare che a bordo di una nave tedesca era rimasta attiva una ricetrasmittente che aveva trasmesso delle informazioni di spie indiane (anti britanniche) alle potenze dell`Asse che avevano permesso l`affondamento di molte unita` navali nell`oceano Indiano.
Il Mormugao Port Trust intende recuperare quattro relitti, le due navi tedesche e altre due vascelli affondati di recente, Pare che al largo di Goa ci siano decine di relitti, alcuni risalenti a diversi secoli fa, quando la regione era l`avamposto della potenza navale portoghese in Asia.
Ma per quanto riguarda l`Anfora non e` chiara la sua sorte dopo l`incendio. Nel link citato sopra leggo che il relitto e` stato recuperato nel 1948 e poi demolito a Mumbai. Ma dal Times of India potrebbe sembrare che e` ancora nelle acque poco profonde del porto.Chissa`, mi piacerebbe andare a vedere, magari in compagnia di qualche sub.

Leggo sul Times of India di oggi (leggi qui) che le autorita`goane vogliono recuperare alcuni relitti di vascelli affondati, tra cui le navi tedesche Ehrenfels e Braunfels, anche queste obiettivo della missione segreta. Sorpresi nell`oceano Indiano dallo scoppio della guerra nel 1940, i mercantili si erano rifugiati nella colonia portoghese di Goa, in quanto zona sicura (il Portogallo era neutrale). Ma pare che a bordo di una nave tedesca era rimasta attiva una ricetrasmittente che aveva trasmesso delle informazioni di spie indiane (anti britanniche) alle potenze dell`Asse che avevano permesso l`affondamento di molte unita` navali nell`oceano Indiano.
Non e` chiaro se le navi sono state incendiate dai sabotatori giunti da Calcutta oppure se sono state autoaffondate per paura che fossero catturare dai nemici. Oltre 30 persone dell`equipaggio, italiani in maggior parte, sono stati poi incarcerati dai portoghesi nella fortezza di Aguada.
L`intera storia e` stata tenuta segreta fino al 1978, quando ormai i portoghesi erano stati caacciati da Goa e il governo indiano poteva rivelare la verita` sulla violazione della neutralita`. Il Mormugao Port Trust intende recuperare quattro relitti, le due navi tedesche e altre due vascelli affondati di recente, Pare che al largo di Goa ci siano decine di relitti, alcuni risalenti a diversi secoli fa, quando la regione era l`avamposto della potenza navale portoghese in Asia.
Ma per quanto riguarda l`Anfora non e` chiara la sua sorte dopo l`incendio. Nel link citato sopra leggo che il relitto e` stato recuperato nel 1948 e poi demolito a Mumbai. Ma dal Times of India potrebbe sembrare che e` ancora nelle acque poco profonde del porto.Chissa`, mi piacerebbe andare a vedere, magari in compagnia di qualche sub.
Shivananda Ashram di Neyyar Dam, la fabbrica degli yogi
Neyyar Dam (Kerala) – 5 febbraio 2016
Sono da tre giorni un uno dei grandi ashram dell`India, queste calamite spirituali che attirano giovani e anche meno giovani da tutto il mondo. E` sempre stato cosi` fin dagli Anni Settanta, ma oggi con la recessione penso ci sia una ripresa.
Sono da tre giorni un uno dei grandi ashram dell`India, queste calamite spirituali che attirano giovani e anche meno giovani da tutto il mondo. E` sempre stato cosi` fin dagli Anni Settanta, ma oggi con la recessione penso ci sia una ripresa.
Alla base c`e` il desiderio di cambiare vita o di fare una vacanza `alternativa`, ma per molti e` anche un modo per spendere poco. L`ashram (con l`accento sulla prima `a` come mi fa sempre notare un`amica indologa) dove mi trovo e` lo Shivananda Yoga Vedanta Dhanwanthari Ashram, situato in un posto incantevole dello stato del Kerala, a Neyyar Dam, a est di Trivandrum. Siamo quasi sulla punta dell`India e qui la natura tropicale e` rigogliosa e ancora abbastanza incontaminata. Conoscevo questo ashram perche` e` della scuola di yoga che seguo a New Delhi da alcuni anni. Ho scoperto lo yoga grazie al centro di Shivananda nel quartiere Kailash dopo che qualcuno me lo aveva raccomandato come uno dei piu` autentici. In effetti, io da scettica totale, mi sono trovata bene e ho imparato in fretta le varie pratiche che seguono sempre lo stesso modulo (esercizi di respirazione, 12 asana di base, rilassamento e meditazione finale). Quindi le sessioni di yoga che seguo qui mi sono familiari.
Ma vivere in ashram e` un`altra cosa. Sostanzialmente e` come un convento. Ho sempre pensato che se la Chiesa o i vari Ordini religiosi aprissero i loro centri a visitatori occasionali a tariffe di 10 o 20 euro al giorno, ci sarebbero molte piu` vocazioni. La gente scoprirebbe che quello che cerca in India lo puo` trovare vicino a casa.
Lo Shivananda ashram di Neyyar Dam e` stato aperto nel 1978 da Swami Vishnu Devananda, discepolo del filosofo Swami Shivananda (1887-1963) che predicava la diffusione dello yoga e in particolare di una sua versione chiamata `Synthesis of Yoga`. Non vado oltre perche` la materia e` cosi` complessa che ogni volta tento di capirci qualcosa mi sembra di sprofondare sempre piu` e perdo anche le piccole cose che mi sembra di aver capito dopo 15 anni di peregrinazioni nei centri sacri dell`India.
POST MARO`: Italia assistera` le Ferrovie indiane per la sicurezza, un compito ciclopico
Trivandrum (Kerala) - 4 febbraio 2017
Eppur si muove. Qualcosa finalmente si muove nelle relazioni tra India e Italia congelate da circa 5 anni a causa della nota vicenda dei maro`.
Le Ferrovie dello Stato hanno fatto un colpo grosso firmando un memorandum di intesa con le Ferrovie indiane nel settore della sicurezza (questo e` il comunicato). Anche se e` solo un MoU, che dovra` poi concretizzarsi in futuro, si tratta di un notevole successo per la partecipata dello Stato italiano.
Basta ricordare che le Ferrovie indiane: 1) sono tra le piu` grandi al mondo per chilometri di binari e per numero di passeggeri, 22 milioni al giorno. 2) per via del loro pessimo stato di manutenzione e di segnaletica, hanno un record spaventoso di incidenti. Il 2016 poi e` stato un `annus horribilis` con circa 150 vittime del frontale del treno Patna-Indore. E` proprio dopo questa tragedia che il ministro delle Ferrovie ha deciso di avvalersi di consulenti stranieri per migliorare la sicurezza.
Insomma di lavoro ce n`e` parecchio. Anzi, non invidio gli ingegneri italiani che dovranno fare una valutazione dello stato della rete ferroviaria indiana, una impresa a dir poco ciclopica .
Un altro importante MoU e` stato firmato da Italferr, il braccio ingegneristico, in cui si prevede tra l`altro la progettazione di un ponte di 750 metri con una arcata centrale sospesa di 200 metri nello Stato himalayano di Jammu e Kashmir, dove e` in corso la costruzione della Ferrovia che colleghera`la `ribelle` Srinagar con il resto del Paese .
Eppur si muove. Qualcosa finalmente si muove nelle relazioni tra India e Italia congelate da circa 5 anni a causa della nota vicenda dei maro`.
Le Ferrovie dello Stato hanno fatto un colpo grosso firmando un memorandum di intesa con le Ferrovie indiane nel settore della sicurezza (questo e` il comunicato). Anche se e` solo un MoU, che dovra` poi concretizzarsi in futuro, si tratta di un notevole successo per la partecipata dello Stato italiano.
Basta ricordare che le Ferrovie indiane: 1) sono tra le piu` grandi al mondo per chilometri di binari e per numero di passeggeri, 22 milioni al giorno. 2) per via del loro pessimo stato di manutenzione e di segnaletica, hanno un record spaventoso di incidenti. Il 2016 poi e` stato un `annus horribilis` con circa 150 vittime del frontale del treno Patna-Indore. E` proprio dopo questa tragedia che il ministro delle Ferrovie ha deciso di avvalersi di consulenti stranieri per migliorare la sicurezza.
Insomma di lavoro ce n`e` parecchio. Anzi, non invidio gli ingegneri italiani che dovranno fare una valutazione dello stato della rete ferroviaria indiana, una impresa a dir poco ciclopica .
Un altro importante MoU e` stato firmato da Italferr, il braccio ingegneristico, in cui si prevede tra l`altro la progettazione di un ponte di 750 metri con una arcata centrale sospesa di 200 metri nello Stato himalayano di Jammu e Kashmir, dove e` in corso la costruzione della Ferrovia che colleghera`la `ribelle` Srinagar con il resto del Paese .
Malayattoor (Kerala), i tagliatori di croci
Kochi (Kerala), 24 gennaio 2017
Per il mio progetto di una guida sul Cristianesimo in India, sto facendo il `giro delle sette chiese`in Kerala alla scoperta, per l`appunto, delle sette chiese fondate da San Tommaso, l`apostolo che secondo la tradizione e` venuto in India a predicare la nuova religione.

E` straordinaria la diffusione in Kerala di un cristianesimo che risale al II-III secolo e che si rifa` alla chiesa d`Oriente nata in Mesopotamia. Non ci sono prove storiche o reperti archeologici che possano in qualche modo provare l`arrrivo di San Tommaso sulla costa del Malabar, all`epoca fiorente centro commerciale per lo scambio delle spezie e popolata da ebrei rifugiati. Ma la presenza di comunita` dei `nasrani` (Cristiani siriaci o Cristiani di San Tommasoi) che seguivano rituali in siriaco potrebbe davvero far pensare alla venuta di uno o piu` missionari agli albori del Cristianesimo. Non si dimentichi poi che San Tommaso sarebbe stato ucciso in TamilNdu e di questo martirio ne parlano in tanti, compreso Marco Polo.
Insomma sono convinta che il Cristianesimo sia arrivato qui forse prima che a Roma e per questo ho deciso di scrivere una sorta di `Christianity Circuit` in India.
Seguendo le tracce di St Thomas, lungo il fiume Periyar e altri che all`epoca erano le vie del commercio, ho scoperto molte bellezze nascoste.
Per il mio progetto di una guida sul Cristianesimo in India, sto facendo il `giro delle sette chiese`in Kerala alla scoperta, per l`appunto, delle sette chiese fondate da San Tommaso, l`apostolo che secondo la tradizione e` venuto in India a predicare la nuova religione.

E` straordinaria la diffusione in Kerala di un cristianesimo che risale al II-III secolo e che si rifa` alla chiesa d`Oriente nata in Mesopotamia. Non ci sono prove storiche o reperti archeologici che possano in qualche modo provare l`arrrivo di San Tommaso sulla costa del Malabar, all`epoca fiorente centro commerciale per lo scambio delle spezie e popolata da ebrei rifugiati. Ma la presenza di comunita` dei `nasrani` (Cristiani siriaci o Cristiani di San Tommasoi) che seguivano rituali in siriaco potrebbe davvero far pensare alla venuta di uno o piu` missionari agli albori del Cristianesimo. Non si dimentichi poi che San Tommaso sarebbe stato ucciso in TamilNdu e di questo martirio ne parlano in tanti, compreso Marco Polo.
Insomma sono convinta che il Cristianesimo sia arrivato qui forse prima che a Roma e per questo ho deciso di scrivere una sorta di `Christianity Circuit` in India.
Seguendo le tracce di St Thomas, lungo il fiume Periyar e altri che all`epoca erano le vie del commercio, ho scoperto molte bellezze nascoste.
Oggi sono andata in un famoso centro di pellegrinaggio a Malayattoor dedicato a San Tommaso che qui si sarebbe rifugiato mentre andava in Tamil Nadu. La leggenda narra che alcuni abitanti abbiano visto una `croce d`oro` e delle rocce che grondavano sangue nel luogo dove l`apostolo si era fermato. C`e` una collina che si chiama Kurishimudi che si raggiunge con circa 40 minuti di marcia su un sentiero tra alberi di mogano. Al Venerdi` santo si sale in processione per la via Crucis. In cima c`ea una storica cappelle dedicata alla croce d`oro di Tommaso e ci sono anche le sue `impronte` sulla roccia.
Ma la cosa divertente e` il `cimitero` delle croci abbandonate lungo il bosco. Sono decine, di tutte le dimensioni, e recano scritte della parrocchia di provenienza. Quando sono arrivata c`erano dei taglialegna al lavoro che tagliavano le croci con una sega elettrica facendone tronchetti buoni per il caminetto. Probabilmente e` una consuetudine per loro. Ripuliscono l`area in vista del prossimo pellegrinaggio, ma l`operazione e` di sicuro inusuale e anche divertente. I tagliatori di croci, anche quello un mestiere...
Ma la cosa divertente e` il `cimitero` delle croci abbandonate lungo il bosco. Sono decine, di tutte le dimensioni, e recano scritte della parrocchia di provenienza. Quando sono arrivata c`erano dei taglialegna al lavoro che tagliavano le croci con una sega elettrica facendone tronchetti buoni per il caminetto. Probabilmente e` una consuetudine per loro. Ripuliscono l`area in vista del prossimo pellegrinaggio, ma l`operazione e` di sicuro inusuale e anche divertente. I tagliatori di croci, anche quello un mestiere...
ARTE/ L`argilla di Zanetti a Goa e le tele di Galliano alla Biennale di Kochi. Ritornano gli artisti italiani in India
Kochi, 20 gennaio 2017
L`era post maro` in India sta vedendo un ritorno degli artisti italiani, anche se ancora molto limitato rispetto alle potenzialita` di un Paese noto in tutto il mondo per la sua arte.
Negli ultimi due mesi nel Sud dell`India mi e` capitato di vedere due artisti italiani di un certo calibro internazionale. Una e` la toscana Virginia Zanetti che ha partecipato con una performance di `land art` al Serendipity Arts Festival di Goa a dicembre. Il suo lavoro intitolato `Fourth Study in the Ecstasy of the Landscape` prevede il coinvolgimento del pubblico che viene invitato a stendersi su delle mattonelle di argilla fresca. L`artista `usa` quindi i corpi per creare delle impronte abbracciando o stendendosi lei stessa sulle persone.
L`era post maro` in India sta vedendo un ritorno degli artisti italiani, anche se ancora molto limitato rispetto alle potenzialita` di un Paese noto in tutto il mondo per la sua arte.
Negli ultimi due mesi nel Sud dell`India mi e` capitato di vedere due artisti italiani di un certo calibro internazionale. Una e` la toscana Virginia Zanetti che ha partecipato con una performance di `land art` al Serendipity Arts Festival di Goa a dicembre. Il suo lavoro intitolato `Fourth Study in the Ecstasy of the Landscape` prevede il coinvolgimento del pubblico che viene invitato a stendersi su delle mattonelle di argilla fresca. L`artista `usa` quindi i corpi per creare delle impronte abbracciando o stendendosi lei stessa sulle persone.
Siccome ho partecipato all`installazione posso raccontare le sensazioni che ho provato. Prima il contrasto del freddo dell`argilla e il calore del suo corpo, e poi un senso di pace e di rilassamento. Sono stata sdraiata per piu` di un`ora completamente immobile sul mio calco di argilla. In questo tempo, che non mi e` sembrato cosi` lungo, ho sperimentato altre sensazioni, gli altri movimenti intorno a me e, di nuovo il calore, di una mano di un`altra parsona che l`artista ha appoggiato su una mia gamba. Mi rendo conto che e` difficile descrivere la performance a parole, ma penso che abbia centrato lo scopo, quello di un ritorno al rapporto primordiale con la Materia.
Zanetti si e` esibita all`inizio del mese nche a New Delhi con la mostra di acquarelli I Pilastri della Terra`.
Anche le opere di Daniele Galliano, esposte alla Biennale di Fort Kochi (Kerala) hanno qualcosa di intimistico, anche se piu` irriverenti. Il pittore ogni giorno `reinterpreta` dei paesaggi dipinti su tela da autori sconosciuti `inserendoci` delle persone tra il pubblico che incontra. L`installazione che si intitola `Unknow + Galliano, Bad Trip India 2016` e` ricavata nell`ex magazzino Aspinwall House che si affaccia sulla laguna di Kochi, dove da secoli partono le spezie dirette in Occidente. Nelle vie di Mattancherry ancora oggi si sentono i profumi del pepe, dell`anice, caffe`, cardamomo e le altre specialita` della costa del Malabar. Muziris, a circa 30 km a nord, era un centro di commercio dei romani che si lamentavano di spendere qui troppo oro (Plinio il Vecchio).
La Biennale Kochi Muziris, che e` alla terza edizione e che uno dei pochi appuntamenti in India dedicati all`arte conteporanea, e` intitolata (un po` cripiticamente) `Forming in the Pupil of an Eye`. Da molte installazioni si esce con il cuore pesante. Riflettono l`inquietudine dei tempi che stiamo vivendo, in particolare la crisi dei profughi siriani.
Zanetti si e` esibita all`inizio del mese nche a New Delhi con la mostra di acquarelli I Pilastri della Terra`.
Anche le opere di Daniele Galliano, esposte alla Biennale di Fort Kochi (Kerala) hanno qualcosa di intimistico, anche se piu` irriverenti. Il pittore ogni giorno `reinterpreta` dei paesaggi dipinti su tela da autori sconosciuti `inserendoci` delle persone tra il pubblico che incontra. L`installazione che si intitola `Unknow + Galliano, Bad Trip India 2016` e` ricavata nell`ex magazzino Aspinwall House che si affaccia sulla laguna di Kochi, dove da secoli partono le spezie dirette in Occidente. Nelle vie di Mattancherry ancora oggi si sentono i profumi del pepe, dell`anice, caffe`, cardamomo e le altre specialita` della costa del Malabar. Muziris, a circa 30 km a nord, era un centro di commercio dei romani che si lamentavano di spendere qui troppo oro (Plinio il Vecchio).
La Biennale Kochi Muziris, che e` alla terza edizione e che uno dei pochi appuntamenti in India dedicati all`arte conteporanea, e` intitolata (un po` cripiticamente) `Forming in the Pupil of an Eye`. Da molte installazioni si esce con il cuore pesante. Riflettono l`inquietudine dei tempi che stiamo vivendo, in particolare la crisi dei profughi siriani.
Nell`opera del cileno Raul Zurita, `The Sea of Pain 2016`, ospitata in un grande capannone, si attraversa un `mare` buio annaspando con l`acqua fino alle ginocchia in cerca del piccolo profugo Alan Kurdi, fotografato morto sulla spiagga nel settembre 2015 e diventato simbolo della nostra impotenza a fermare le guerre.
Ecco il mondo multipolare dell`India.Ma l`Europa non esiste
Kochi (Kerala),17 gennaio 2017
Se per Trump l`Europa e` in via di smantellamento, per l`India non esiste nemmeno. Il premier Narendra Modi ha inaugurato oggi la seconda edizione del Raisina Dialogue, che e` un po` come una `Cernobbio asiatica`, dove si riflette su tematiche politiche globali.
Il leader indiano ha spiegato che il mondo e` sempre piu` multipolare (il che e` vero), ma in questo nuovo ordine (o meglio disordine) sembra non esserci posto per il Vecchio Continente. Nel suo discorso ha citato i legami con tutto il rissoso vicinato, quelli difficili con la Cina e poi quelli con gli Stati Uniti, che secondo lui continueranno a essere a 360 gradi anche con Trump.
Ma non ha dedicato una parola all`Europa. Forse non c`e`nulla da dire perche` i rapporti con Bruxelles sono profondamente in crisi, oppure New Delhi non la considera come una pedina dello scacchiere internazionale.
Dal discorso di Modi emerge un India che e` sempre piu` cosciente del suo ruolo sulla scena mondiale e non e` solo perche` a promuovere questo ruolo e` un leader nazionalista. E` il turno dell`Asia anche se l`Occidente si ostima a non capire,
I tempi sono ormai maturi per un India piu` attiva e capace di diffondere dei valori culturali deecisamente diversi, come un diverso rapporto tra uomo e natura (yoga) e quelli pacifisti gandhiani che tutti conosciamo.
Se per Trump l`Europa e` in via di smantellamento, per l`India non esiste nemmeno. Il premier Narendra Modi ha inaugurato oggi la seconda edizione del Raisina Dialogue, che e` un po` come una `Cernobbio asiatica`, dove si riflette su tematiche politiche globali.
Il leader indiano ha spiegato che il mondo e` sempre piu` multipolare (il che e` vero), ma in questo nuovo ordine (o meglio disordine) sembra non esserci posto per il Vecchio Continente. Nel suo discorso ha citato i legami con tutto il rissoso vicinato, quelli difficili con la Cina e poi quelli con gli Stati Uniti, che secondo lui continueranno a essere a 360 gradi anche con Trump.
Ma non ha dedicato una parola all`Europa. Forse non c`e`nulla da dire perche` i rapporti con Bruxelles sono profondamente in crisi, oppure New Delhi non la considera come una pedina dello scacchiere internazionale.
Dal discorso di Modi emerge un India che e` sempre piu` cosciente del suo ruolo sulla scena mondiale e non e` solo perche` a promuovere questo ruolo e` un leader nazionalista. E` il turno dell`Asia anche se l`Occidente si ostima a non capire,
I tempi sono ormai maturi per un India piu` attiva e capace di diffondere dei valori culturali deecisamente diversi, come un diverso rapporto tra uomo e natura (yoga) e quelli pacifisti gandhiani che tutti conosciamo.
Zoo di Trivandrum, che pena le tigri in gabbia!
Trivandrum, 15 gennaio 2017
Lo zoo di Trivandrum, capitale del Kerala, si vanta di essere uno tra i piu` vecchi non solo in India, ma nell`intera Asia. Risale infatti al 1857 e in origine era un `divertissement` del maharaja di Travancore, uno dei regni piu` ricchi, E` annesso al museo Napier, anche quello voluto dal sovrano locale. All`epoca era una novita` tenere in gabbia belve feroci e animali esotici, oltre che un simbolo di potere, adesso lo e` un po` meno...
In 22 ettari, dove c`e`anche un laghetto, ci sono oltre 80 specie di animali compresi ippopotami e tigri. Un po`allo stretto ovviamente, soprattutto i felini. Le tigri vivono separate in gabbie miniscole. Fanno veramente compassione e non so davvero perche` non ci sia una convenzione internazionale che obblighi lo smantellamento dei giardini zoologici.
Tornando allo zoo di Trivandrum, ho letto che proprio qui lo scrittore franco canadese Yann Martel ha tratto ispirazione per descrivere la tigre Richard Parker in `Life of Pi`. Non a caso, lo spazio dove vivono le tigri non e` molto piu` grande della scialuppa di salvataggio del naufragio.
Tornando allo zoo di Trivandrum, ho letto che proprio qui lo scrittore franco canadese Yann Martel ha tratto ispirazione per descrivere la tigre Richard Parker in `Life of Pi`. Non a caso, lo spazio dove vivono le tigri non e` molto piu` grande della scialuppa di salvataggio del naufragio.
FOTORACCONTO/ Burmese Days
Questo e` il racconto fotografico del mio viaggio in Myanmar nel novembre 2016
Diplomazia: l`India tira le somme a meta` mandato, ma ignora la Ue
New Delhi, 4 gennaio 2017
Come di consueto il governo indiano ha tenuto una conferenza stampa di `mid term` per fare il punto sull`attivita` diplomatica a meta` legislatura. Qui sotto c`e` la versione integrale su YouTube dell`incontro tra due viceministri, l`ex giornalista MJ Akbar e l`ex generale VK Singh con la stampa indiana e straniera. La ministra degli Esteri, Sushma Swaraj, in convalescenza dopo il trapianto di un rene, non ha potuto prendervi parte.
Ma non sempre questa ridda di visite e incontri bilaterali ha portato dei frutti. Spesso non bastano i sorrisi o le strette di mano per garantirsi alleanze nei consessi internazionali o partner commerciali.
Nonostante le promesse di migliorare i rapporti con il vicinato, l`India ha di fatto peggiorato i suoi rapporti con il Nepal a causa del blocco economico causato dalle proteste dei `madhesi`e con il Bangladesh sulla questione delle acque. La connettivita` con il sud est asiatico rimane una chimera, perche` le frontiere con il Myanmar rimangono chiuse. Con lo Sri Lanka manco si riesce a stabilire un collegamento via mare.
Con il Pakistan e` gelo a causa dell`aumento dell`attivita` terroristica e delle incursioni in Kashmir. Anche con la Cina le relazioni sono tesissime per via del leader islamico pachistano Masood Ahzar, che l`India vorrebbe veder riconosciuto come terrorista internazionale. Per quanto gli Usa, tutto dipendera` dalla nuova amministrazione Trump, che sembra essere contraria all `outsourcing.
Mentre l`Unione Europea e` addirittura assente dall`agenda del governo. Non e` stata manco citata nella conferenza stampa o nella sessione di domande e risposte. Come se non esistesse.
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