Nautica, incontro con Sergio Davi', gommonauta da record

 Pasito Blanco (Sud di Gran Canaria), 10 febbraio 2022

    Premetto che da velista di solito tengo le distanze con coloro che posseggono barche a motore. Sono dall'altra parte della barricata, ci si guarda di cagnesco quando ci si incrocia nei cantieri navali magari con gli stessi problemi di meccanica e quando si e' in acqua si e' sempre pronti a ricordare la "precedenza'" concessa dal Colreg (il regolamento anticollisioni in mare) alle barche a vela su quelle a vela per il semplice principio che hanno meno margini di manovra.

Il varo dell'Aretusa Explorer di Sergio Dali' nel cantiere di Pasito Blanco (Gran Canaria) - Foto di Maria Grazia Coggiola

   Detto cio' pero' non posso che provare ammirazione per Sergio Davi', gommonauta da record siciliano che ho incontrato nel bacino di carenaggio della marina di  Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) dove mi trovavo per fare la carena alla mia barca a vela Maneki. Caso volle che proprio nello stesso "varadero", Davi' stava preparando il suo gommone Aretusa Explorer per una nuova tappa della nuova avventura oceanica da Palermo a Los Angeles, (vedi qui i particolari) con un RIB (Rigid Inflatable Boat, ovvero un gommone con scafo semirigido) di 11 metri e mezzo spinto da due fuoribordo Suzuki da 300 cavalli.  

   Una bella avventura, da Guinness dei primati, anche un po' temeraria perche' c'e' da attraversare l'oceano Atlantico e poi passare in Pacifico, in tutto 10 mila miglie nautiche, circa 25 giorni di navigazione. Una grande impresa, anche se poco ecologica, dato il consumo di migliaia di litri di benzina. Proprio il carburante e' il limite maggiore, come si puo' immaginare, soprattutto per le tappe piu' lunghe del viaggio.

Sergio Dali' (foto tratta dal website della sua associazione Ciuri Ciuri Mare)

   Il 21 gennaio scorso ho assistito alla partenza dell'Aretusa Explorer, carico di taniche rosse di benzina, da Gran Canaria per l'arcipelago di Capo Verde. Insieme al capitano Davi' e' partito anche Antonio Aiello, titolare della Nuova Jolly Marine, gioiello italiano dei gommoni di lusso che ha messo a disposizione il maxi RIB  (modello Prince 38).

   Sto seguendo l'impresa attraverso i vari canali social di Sergio Davi' che ha una associazione che si chiama CiuriCiuri Mare e che ha patrocinato anche le altre sue avventure, tra cui una Palermo-Capo Nord. Si puo' seguire il suo viaggio in tempo reale grazie a una app (http://www.sgstracking.com/live/index.html?id=263) . In questo momento in cui scrivo e' quasi arrivato nella Guyana Francese (nella famosa Caienna) dopo aver completato la tappa piu' lunga e impegnativa.

   Da Gran Canaria all'isola di Sao Vicente (Capoverde) ha impiegato appena 44 ore per 840 miglia nautiche, mica male, considerando anche il maltempo che in quei giorni imperversava sull'Atlantico. Il compagno, Antonio Aiello, il costruttore del gommone, mi ha scritto che la piu' grande difficolta' erano i continui rifornimenti ai due potenti motori in mezzo alle onde oceaniche. "Tutti quei travasi, una continua puzza di carburante addosso". Non oso immaginare nella tratta piu' lunga, 1.800 miglia, da Mindalo alla Guyana francese, e 7 mila litri di benzina, stipati ovunque, a tal punto da impedire al gommone di planare, almeno nei primi giorni. 


Gran Canaria, lo smaltimento della balena

Gran Canaria, 6 febbraio 2021

   Il quotidiano La Provincia, uno dei giornali di Gran Canaria, venerdì scorso ha pubblicato una foto di una carcassa di balena di 14 metri trasportata in autostrada con la scorta della polizia. Il cetaceo, in avanzato stato di decomposizione, era stato avvistato da un traghetto vicino al porto di Las Palmas e trainato a riva dalla Guardia Costiera in quanto rappresentava un pericolo per la navigazione. Poi in una non facile operazione dato il suo peso, 22 tonnellate, era stato sollevato da una gru speciale e caricato su un grande camion. Destinazione: la discarica di Juan Grande, nel sud di Gran Canaria, dove la carcassa è stata smaltita dopo la necropsia effettuata dai veterinari dell’Università di Las Palmas. 
Foto tratta da La Provincia del 4 febbraio 2022

   Nel trattare la notizia, il giornale si concentra in particolare sul trasporto eccezionale di un carico speciale, sull’operazione ben riuscita grazie allo sforzo e alla collaborazione di diverse entità, dai sub che hanno imbragato il mammifero alla ditta di grandi trasporti che ha messo a disposizione lo speciale cassone “per non perdere i pezzi per strada”. Informa anche il cetaceo morto ha ritardato il viaggio di prova del nuovo idrovolante che dovrebbe collegare Gran Canaria e Tenerife. 
   Il decesso del ‘rorcual’ (nome spagnolo per la balenottera comune), una specie ‘vulnerabile’, le cui cause sono ancora da accertare (per questo la necroscopia), passa quasi in secondo piano. Eppure lo spiaggiamento o il ritrovamento di un cetaceo morto dovrebbe far scattare un campanello di allarme sulla eccessiva antropizzazione dei mari. 
   Nell’arcipelago delle Canarie si possono avvistare circa 30 specie di cetacei, tra quelli di passaggio e quelli stanziali. È un habitat molto importante grazie alla presenza di fosse marine e canyon sottomarini. Tant’è che nel 2004 il governo spagnolo ha deciso una moratoria sull’uso dei sonar dei sottomarini durante le esercitazioni militari. Alcuni ricercatori ritengono che i segnali sonar (acronimo per Sound Navigation and Ranging) siano devastanti per l’udito e l’orientamento delle balene costringendole a immersioni o emersioni troppo rapide che causano loro danni agli organi interni. Agli inizi del 2000 numerose balene furono trovate morte sulle spiagge delle Canarie. Ben 14 cetacei della specie “zifio” si spiaggiarono a Fuerteventura in coincidenza con delle manovre militari. Lo zifio è un cetaceo con il ‘becco’ che si immerge in grandi profondità per molto tempo, e per questo è ancora poco studiato. La legge anti sonar avrebbe ridotto i decessi di balene, ma non basta. Da tempo si parla di creare una “vera” riserva marina alle Canarie, dove sia esclusa tutta la navigazione e qualsiasi attività umana, per proteggere balene, delfini, testuggini e quello che rimane della fauna marina. La proposta riguarda in particolare l’isola di Hierro, rimasta ancora ‘vergine’ e non toccata dal turismo. 
   Intanto lo smaltimento della balenottera mi fa venire in mente alcune pagine di un recente libro dell’esperta australiana Rebecca Giggs, “LRegine dell’Abisso”. L’autrice commenta lo spiaggiamento e l’agonia di una megattera, e di come il suo grasso sia contaminato a causa dell’inquinamento marino, dei metalli pesanti e composti inorganici, come pesticidi e fertilizzanti. “Il corpo di una balena è un concentratore di queste sostanze chimiche, sia perché i cetacei vivono a lungo, sia perché molte specie accumulano una zavorra tossica dagli organismi che consumano”. Come scrive la Giggs, quindi la balena finisce tra i rifiuti essendo essa stessa un rifiuto. Cosa c’è di più straziante?

LA FOTO/Canarie, il Babbo Natale de La Gomera

La Gomera (isole Canarie), 22 dicembre 2021
Un Papa' Noel nel porticciolo di Valle Gran Rey (sud de La Gomera, isola a sud di Tenerife) vende biglietti della lotteria

CANARIE/ Angela Merkel in pensione a La Gomera?

Valle Gran Rey (La Gomera), 8 Dicembre 2021

   Tra le varie ipotesi di buen retiro per la ormai ex cancelliera tedesca Angela Merkel c'e' quella della Gomera, l'isoletta a sud di Tenerife, nelle Canarie Occidentali, famosa per l'alfabeto dei fischi e per essere l'ultima terra toccata da Cristoforo Colombo prima di partire per il suo viaggio verso le Indie nel 1492. La potente leader e' gia' di casa per averci trascorso diverse vacanze pasquali insieme al marito. L'isola inoltre e' una meta molto popolare tra i tedeschi, soprattutto a Valle Gran Rey, sulla costa sud occidentale, al riparo dagli alisei, diventata una enclave tedesca. Quindi non le manchera' la compagnia.

Una cartolina con un fotomontaggio della Merkel  su una bancherella di Valle Gran Rey a La Gomera
Una cartolina con un fotomontaggio della Merkel
 su una bancherella di Valle Gran Rey a La Gomera


  L'associazione tra la Merkel e la Gomera e' cosi' forte che nei negozi si vendono delle cartoline che ritraggono la cancelliera accanto a dei caschi di banane con delle scritte maliziose. Sul mercatino domenicale ne ho trovate una serie con diversi fotomontaggi 'artistici' prodotte da un suo connazionale che vive sull'isola. 

   Sono andata a cercare l'ultima volta che la Merkel e' venuta a La Gomera. Nell'aprile 2018, ho trovato una foto di lei e il marito, il fisico Ulrik Merkel, su un ferry Fred Olsen. Il "Diario de Avisos", il quotidiano locale, racconta che ama praticare il trekking nel parco del Garajonay, le gite in barca e il potaje de berros (zuppa di crescione), e anche che ha come amico un poliziotto di Hermigua, che fa parte della sua scorta. Era la sesta volta che ci veniva per Pasqua da quando sali' al potere nel 2005. Il suo legame con la Gomera risale agli anni Settanta quando molti giovani tedeschi venivano in questa isoletta dell'Atlantico a praticare nudismo (e probabilmente anche altre esperienze in voga all'epoca). Ancora oggi playa del Ingles e' una spiaggia nudista. E chissa' che non ci sia passata anche la giovane studentessa Angela Dorothea Kasner, classe 1954.  

Una cartolina con un fotomontaggio della Merkel
 su una bancherella di Valle Gran Rey a La Gomera

   I gomeresi sono cosi' gelosi che quando la Merkel "tradi'" la Gomera per la mediterranea Ischia, il governatore le scrisse una lettera supplicandola di tornare. Ora si mormora che addirittura voglia comprarsi una casa sull'isola per viverci da pensionata. Certo sarebbe un bel colpo per il turismo che ancora stenta a riprendersi dopo la pandemia.     

 

Canarie/Veleggiando sotto il vulcano di La Palma

Tazacorte (Sud di La Palma), 26 Novembre 2021

    Anche io ho ceduto alla tentazione di fare "turismo vulcanico" all'isola di La Palma dove da ormai oltre due mesi continua l'eruzione di una serie di coni vulcanici in un'area chiamata Cumbre Vieja.

I pennacchi di fumo nero e bianco sono visibili da grande distanza lungo la costa occidentale (La palma ha una forma di un triangolo) e cosi' anche le colate della lava nei pressi di Puerto Naos. Per precauzione le autorita' canarie hanno proibito la navigazione in un tratto di mare di alcune miglia tra il porto di Tazacorte e un faro che sulle carte nautiche sorge per ironia su 'Punta della Lava'. 

   La "zona di esclusione marittima" e' racchiusa in un rettangolo di mare che si estende per due miglia dalla costa. Le coordinate di questa zona sono comunicate nei bollettini 'securite'' sul canale 16 della radio VHF. Malauguratamente l'ho scoperto soltanto dopo. Quando sono arrivata da La Gomera con la mia barca a vela Maneki di notte, per vedere meglio le lingue di fuoco, ho violato questa zona di esclusione sorvegliata da radar. Sono stata fermata dalla Guardia Civil e sanzionata. Non so ancora quanto perche' la multa mi deve ancora arrivare. 
   Il giorno dopo all'alba sono passata molto piu' al largo, ma lo spettacolo non era da meno. La colonna di cenere, gigantesca, si elevava per centinaia di metri dalla cima. Che contrasto con il cielo limpido e i colori del giorno nascente.
   Quando sono andata nel villaggio di El Paso, dove si puo' vedere il vulcano a distanza ravvicinata, ho pero' capito che questo spettacolo della natura a cui stavo assistendo e' un vero e proprio inferno per la gente di La Palma. Non solo per coloro che purtroppo hanno perso case e le piantagioni sparite sotto la lava, ma per tutti gli abitanti dell'isola costretti a respirare gas nocivi, come l'anidride solforosa e a vivere sotto una coltre di cenere nera. A seconda della direzione del vento, la fuliggine invade case, strade e alberi.   

   Sono stata un paio di giorni nella 'capitale' di Santa Cruz, una delle citta' coloniali spagnole piu' ben preservate delle Canarie, e ho sperimentato letteralmente sulla mia pelle la 'pioggia di cenere'. Le particelle, che simili al pulviscolo rilasaciato da uno scarico di un vecchissimo motore diesel, si accumulano sui marciapiedi, sul ciglio delle strade, sui tetti e costringono bar e ristoranti a pulire senza sosta tavoli e sedie. 
   Arrivando a Santa Cruz ho subito notato come tutti indossassero la mascherina anti Covid, non per proteggersi dal virus, ma dalle ceneri e gas nocivi. Quando il vento spira da sud ovest come in questi giorni, anche il traffico aereo e' compromesso. 
   Nell'epicentro, in un villaggio che si chiama Tayuja,  a circa 20 minuti di autobus da Santa Cruz, dove la strada e' bloccato, le strade sono ricoperte di sabbia nera e dopo un po' abiti e capelli sono pieni di cenere. E' qui che giorno e notte arrivano i 'turisti del vulcano'. Ci sono anche le telecamere che trasmettono in diretta l'eruzione e che hanno uno spazio riservato in un belvedere vicino alla chiesa del Paese. 

   Eppure la vita continua per gli abitanti di La Palma. C'e' chi spazza la cenere dai tetti, dal porto di Tazacorte ogni mattina partono dei traghetti che portano i contadini nelle loro fattorie rimaste isolate, un po' ovunque ci sono delle collette per aiutare gli sfollati. 
Un sentiero collinare, tra alberi spettrali per via delle piogge acide, permette di andare piu' vicino alle bocche che vomitano lava ed e' possibile da li' sentire il rombo dell'eruzione. Un rumore sordo che si accompagna ogni tanti a lievi tremori della terra. 
   Tutti si chiedono quando durera' l'eruzione, ha gia' battuto ogni record, e' la piu' lunga degli ultimi 500 anni. Ci sono giorni in cui il gigante sembra piu' calmo, ma poi quasi sempre di notte si risveglia e si mette a sputare nuovo fuoco e materia liquida. "E' sempre molto nervoso" mi dice una signora che lo osserva dal suo balcone con la ramazza in mano. 

LA FOTO/ C'era una volta la Rete

 La Gomera, 10 Novembre 2021

Da qualche giorno i pescatori del porticciolo di Vueltas stanno pazientemente ricucendo una gigantesca rete da pesca


VULCANO CANARIE/Bombe per deviare la lava come su Etna?

Continua l'eruzione all'isola di La Palma


La Gomera, 30 Ottobre 2021
   Al quarantesimo giorno dell'eruzione del vulcano dell'isola di La Palma (Canarie occidentali) spunta fuori dal cilindro una idea che fu applicata all'Etna qualche decennio fa (per altro senza successo secondo alcuni esperti). Quella di "bombardare" la lava per cambiare il suo cammino infuocato ed evitare che distrugga centri abitati. L'ho letto qualche giorno fa sul Diario de Aviso, quotidiano di Tenerife che ci ha dedicato una pagina. 
   A proporre la soluzione estrema e' stato il presidente del cabildo de La Gomera, una specie di governatore, evidentemente preoccupato per l'eruzione che da lunedi' e' ripresa a pieno ritmo dal vulcano di Cumbre Vieja. L'articolista si e' andato a informare e ha scoperto che la 'pensata' non e' per nulla nuova. Ci sono ben due precedenti in Sicilia, il primo durante l'eruzione dell'Etna del 1983 e poi in una nuova e piu' potente colata lavica nel 1992.
Renato Guttuso / Fuga dall'Etna 1940
   Non sapendone nulla, sono andata a controllare ed e' vero. I vulcanologi italiani (vedi questo articolo) suggerirono di piazzare delle cariche esplosive per modificare la direzione del magma e obbligarla a confluire in un canale scavato dall'esercito.            L'azione di rivelo' pero' insufficiente di fronte alla potenza del fiume di lava e anche dell'impossibilita' di avvicinarsi per le altissime temperature. 
   Non so se all'epoca fu considerata l'idea di bombardare l'Etna, cosa sicuramente bizzarra e non priva di polemiche come effettivamente ci furono in seguito all'operazione.
   Circa dieci anni piu' tardi, nell'eruzione del 1991-1993, fu sperimentata  la stessa tecnica che (sempre secondo alcuni esperti) permise di salvare la cittadina di Zafferana. 

CURIOSITA' - Lo Shiva Lingam de La Gomera

La Gomera, 24 settembre 2021

   Se l'isola de La Gomera fosse in India, sarebbe piena di tempi a Shiva, il dio piu' potente della mitologia indu', quello che con la sua danza fa vibrare l'universo.  Proprio ieri sera ho visto "Il Vegetariano", un film amaro sui migranti e in particolare sugli indiani in Italia impiegati nelle stalle. Il regista Roberto San Pietro mostra una India da cartolina, il Gange, le vacche sacre e gli elefanti, che penso sia in rapida estinzione. Mi ha pero' ricordato il culto di Shiva, onnipresente nei templi sottoforma di Shiva Lingam, simbolo fallico che sottointende appunto alla suprema creazione.


E che c'entra la Gomera, l'isoletta a sud di Tenerife, famosa per l'alfabeto dei fischi e per le antiche foreste di lauro e di pini che trattengono l'acqua dalle nubi degli alisei e la trasformano i fresche sorgenti? 

Nella playa de Chinguarime, nel sud ovest, vicina al porticciolo di playa Santiago, c'e' una roccia simile a un Shiva Lingam che sporge dal bagnasciuga a ogni bassa marea. La prima volta che l'ho vista sono rimasta a bocca aperta, sembrava una roccia scolpita. O forse lo e', chissa'. Sono sicura che se la vedessero dei devoti indu' trasformerebbero la zona in un grande tempio.  Nel Kashmir indiano c'e' una grotta dove ogni anno si forma una stalattite di ghiaccio e ogni anno migliaia di indiani ci vanno in pellegrinaggio. E' lo Shiva della grotta di  Amarnath ed e' anche una patata bollente perche' si trova in una regione, il Kashmir, a maggioranza musulmana e occupato militarmente dall'esercito di New Delhi. 


   Allo "Shiva Lingam" de La Gomera, che mi verrebbe da ornarlo con ghirlande di marigold, si 'affianca' poco lontano una roccia scavata ad arco, anche questo incredibile opera d'arte della Natura, che potrebbe essere la 'Yoni', l'equivalente simbolo femminile della fertilita', sempre secondo la tradizione shivaista. 

   Uno potrebbe divertirsi a trovare queste rocce sporgenti e incavate dall'azione del mare e vento. Certo. agli occhi occidentali lo Shiva Lingam ha sempre suscitato sorrisetti maliziosi. E nonostante la mia lunga permanenza in India ammetto che ogni volta che entravo in un mandir questo imbolo fallico 'divino' mi sembrava un'opera pornografica. Ma nessun indiano ha mai minimamente ironizzato sullo Shiva Lingam. Lo facciamo piu' noi Cristiani sulla verginita' della Madonna.


   Comunque a La Gomera, Shiva e' decisamente di casa. Il simbolo dell'isola, che svetta al centro e' il roque Agando, di natura vulcanica e luogo di venerazione degli indigeni 'guanchi', gli abitanti delle isole Canarie prima della colonizzazione spagnola. 

   E a proposito di cime, dal punto piu' alto de la Gomera, anche questo ex altare sacro per gli indigeni, si gode una vista sul Telde, il grande vulcano di Tenerife e montagna piu' alta di tutta la Spagna (3.715 m), che ha una silhuette artistica, si direbbe. Cosa si potrebbe vedere? 






  


 



Eruzione Canarie - Nuovo vulcano a La Palma, lava seppellisce 8 case

 Gran Canaria, 20 settembre 2021

   Una noche de fuego alle Canarie. E' proprio cosi' da quando ieri pomeriggio, esattamente alle 15.30, da una pineta dell'isola di La Palma e' emerso un mostro di fuoco che ancora adesso sta sputando un fiume di lava bollente che scende alla velocita' di 0,7 chilometri all'ora. 

   A 50 anni dalla ultima eruzione, l'isola piu' a oriente dell'arcipelago spagnolo e' di nuovo in balia delle forze della Natura. L'eruzione, che era stata preannunciata da diverse scosse di terremoto negli ultimi giorni, ha distrutto finora 8 case e costretto 5 mila persone alla fuga. Per ora sembra tutto sotto controllo, l'aereoporto rimane aperto, non esiste rischio di tsunami perche' la lava e' ancora molto distante dal mare. 


    L'esplosione, che ha portato alla nascita di un nuovo vulcano con otto "bocche" da cui esce la lava, e' avvenuta a 800 metri nel sud est dell'isola in una localita' che si chiama Cabeza de Vaca, testa di vacca, un nome che ricorda il passato agricolo dell'isola, soprannominata l'Isla Bonita, perche' e' la piu' verde dell'arcipelago spagnolo e anche quella rimasta meno toccata dal turismo di massa. La zona e', o meglio era, ricoperta da pinete. Ad appena 30 chilometri si trova l'ultimo vulcano nato 50 anni fa. Era infatti mezzo secolo che La Palma non registrava piu' un eruzione. La colata di lava uscita dal vulcano Teneguia il 26 ottobre 1971 duro' 24 giorni. Per gli amanti della cronaca, l'ultima eruzione alle Canarie risale ad appna 10 anni fa quando emerse un nuovo vulcano sottomarino davanti all'isoletta di Hierro, che dista a circa 80 chilometri da La Palma. 

    L'arcipelago delle Canarie, come tutta la regione soprannominata Macaronesia, che comprende le isole di Capo Verde e gli arcipelaghi portoghesi di Madeira e Azzorre, sono situate sui bordi di grandi pacche tettoniche. Si pensa che la formazione di queste isole risalga addirittura a quando si sono formati i continenti che si sono staccati dalla mitica Pangea 65 milioni di anni fa e si e' creato l'oceano Atlantico.  A questa teoria e' associata la famosa leggenda di Atlantide, sprofondata appunto tra questi arcipelaghi.

   Per fortuna l'eruzione di La Palma non ha fatto vittime. Gli esperti dell'Instituto Geografico Nacional (Ign) se lo aspettavano e hanno preparato la popolazione. Nella settimana precedente si erano registrati oltre 25 mila miniscosse di terremoto, l'ultima di 4.7 gradi della scala Riechter appena poche ore prima. Da quando si sono aperte due 'fessure' a distanza di 200 metri l'una dall'altra, da cui e' uscita una colonna di fumo bianco e nero, l'attivita' sismica e' diminuita. E' come se le viscere della terra si fossero "scaricate".


   I vulcanologi la chiamano "eruzione stromboliana" per le modalita' di fuoriuscita della lava, cenere e lapilli. Come avviene per l'isola delle Eolie, e' la piu' spettacolare e non manchera' di sicuro di attrarre turisti. Il fenomeno viene seguito con dirette web e televisive, oltre che dalle autorita'. Ovviamente c'e' apprensione tra gli abitanti dei centri piu' vicini, tra cui los Llanos e Tazacorte, dove sorge un porto da pesca e da turismo. Le famiglie che hanno abbandonato le case hanno trovato ospitalita' da parenti o in hotel. Le case che si sono trovate sul cammino della lava sono state seppellite, quelle famiglie hanno perso tutto in un pomeriggio, una catastrofe, e chissa' se riusciranno a recuperare mai qualcosa quando la coltre si sara' raffreddata.  

  

 

PROFUGHI/Rotta Atlantica, un altro autunno caldo per le Canarie?

Molo di Arguineguin (Gran Canaria), 15 Settembre 2021
 
    Dopo diversi mesi sono tornata nel porto di Arguineguin, un villaggio di pescatori nel sud di Gran Canaria che l'anno scorso e' stato alla ribalta delle cronache mondiali per le migliaia di profughi  africani tenuti in condizioni disumane sul molo del porticciolo. Nei mesi di settembre e ottobre le condizioni metereologiche sono particolarmente propizie per la navigazione nell'arcipelago delle Canarie. Mentre io ne approfitto per 'scorazzare' a vela da un'isola all'altra, migliaia di disperati lasciano le coste della vicina Africa per entrare in Europa. "Vicina' si fa per dire perche' la 'rotta Atlantica' verso le Canarie (di cui ho gia' parlato piu' volte in questo blog, questo il mio ultimo post) e' una delle piu' pericolose. Il viaggio su barche in legno dalle coste del Sahara Occidentale, la zona contesa tra Marocco e il fronte Polisario, dura diversi giorni, sono circa 220 chilometri all'isola di Fuerteventura, la piu' vicina all'Africa.
Un barcone arrivato nel porticciolo di Arguineguin con i resti della lunga e pericolosa traversata dalle coste africane

   Ebbene, mentre stavo per entrare nel porto di Arguineguin per mettermi alla fonda con la mia barca a vela Maneki proveniente da Tenerife, ho visto sfilare sul molo decine di profughi appena sbarcati da una 'patera' soccorsa dal Salvamento Maritimo spagnolo. Tutti in fila davanti alle tende della Cruz Roja probabilmente per i controlli sanitari. Mi sembrava che ognuno tenesse in mano un sacchetto bianco, forse indumenti o generi di prima necessita'. Nella sola giornata di martedi' ne sono arrivati 225 in totale a Lanzarote, Tenerife e appunto a Gran Canaria. Tra loro 24 donne e due bambini. Per tutto il giorno, mentre stavo attraversando lo stretto tra Tenerife e Gran Canaria, ho sentito sul canale 16 della mia radio VHF le allerte (pan pan nel gergo) relative a "barconi di profughi alla deriva provenienti da costa africana" con l'invito ai naviganti di avverire la Guardia costiera nel caso di avvistamento.    
    A differenza dello scorso anno quando sul molo di Arguineguin ci fu una rivolta per il sovraffollamento dei migranti, circa 2 mila ammassati in pochissimo spazio, le autorita' canarie non si sono fatte prendere alla sprovvista. Lo scorso novembre Arguineguin fu paragonato alla famigerata Giungla di Calais del 2015-2016. La crisi degenero' perche' gli sbarchi si erano moltiplicati anche a causa della ripresa del conflitto nella regione subsahariana. Adesso i profughi sono portati in hotel e altre strutture adeguate di accoglienza e poi 'smistati' non si sa ben dove. Escludo che vengano rimpatriati perche' in teoria dovrebbero ottenere lo status di profughi. 
   Attraccati al molo si possono vedere i barconi pieni di giubbotti di salvataggio, taniche vuote di acqua e benzina e tracce del viaggio della speranza. 
    Secondo dati del Ministero degli Interni spagnolo aggiornati al 31 agosto, sono arrivati alle Canarie ben 9.255 migranti a bordo di 243 barconi, il 135% in piu' dello scorso anno. La maggior parte uomini. La rotta atlantica parte da Cabo Bojador, nel Sahara Occidentale e Dakla, sempre Sahara Occidentale sotti il controllo del Marocco. 
    Proprio in questi giorni il diplomatico italo-svedese Staffan De Mistura, che conosco in quanto si occupo' della contesa tra India e Italia sui due maro' arrestati per omicidio di due pescatori, e' stato nominato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres come inviato speciale per il Sahara Occidentale. Segno che la comunita' internazionale si sta occupando della crisi.
    C'e' pero' un dato di fatto che fara' si' che in futuro ci siano sempre piu' arrivi dal continente africano: nei prossimi 30 anni l'Africa raddoppiera' la sua popolazione passando da 1.2 miliardi a 2.5 miliardi di persone, mentre in Europa caleranno gli abitanti. Allora che vogliamo fare? Continuare a soccorrerli in mare?     

LA FOTO/Tramonto mostruoso alle Canarie


 Valle Gran Rey (La Gomera), 2 settembre 2021


Giochi di luce e ombre al calar del sole animano la grande scogliera a picco che sovrasta il porto di Vueltas, sud ovest de La Gomera. Una creatura mostruosa avanza verso la barca all'ancora, che succedera?

SALUTE/ Naftalina, il veleno delle nonne?

Le famose palline antitarme si trovano solo on-line

 Vigevano (Pavia), 26 Agosto 2021

    A distanza di oltre 10 anni ho "scoperto" che le palline di naftalina non sono piu' in vendita. Le volevo comprare per mettere in soffitta come rimedio per topi e scarafaggi. Ho girato un paio di ferramenta, un centro fai-da- te e diversi supermercati. Ho chiesto anche della 'canfora'  che nella mia ignoranza e' la stessa cosa. Soltanto una commessa alla fine ha sputato il rospo, il commercio al dettaglio della naftalina o 'canfora' e' proibita. Gli altri commessi mi dicevano semplicemente che era 'esaurita'. 

Eta Beta, l'"uomo del futuro" nel fumetto di Topolino


   Esausta per aver pedalato per qualche chilometro su e giu' nella circonvallazione, mi fermo a prendere un caffe' e apro Google. La naftalina e' stata messa al bando in Europa e in Italia a partire dal 2008 perche' e carcinogena. Contiene delle sostanze chimiche che sono altamente dannose per la salute se ingerite o anche inalate. Come dice la parola stessa, la naftalina e' fatta di 'nafta'. quella roba appiccicosa che deriva dal petrolio, e' abbastanza ovvio che non puo' essere commestibile. Pero' se anche solo il vapore o il contatto puo' farti venire un tumore, allora e' un'altra storia. Un po' come il DDT, se ne sono accorti in ritardo che era un veleno anche per l'uomo, pero' per anni ha funzionato contro la malaria.

Sempre su Google pero' ho trovato diversi annunci di vendita on line di palline di naftalina (non canfora, naftalina, quella cancerogena appunto). La si puo' quindi ordinare su internet e viene recapitata a casa. Quindi non sembra essere del tutto vietata, ma forse e' solo caduta in disuso. Oggigiorno negli armadi le tarme trovano solo stoffe sintetiche, non commestibili. Oppure gli indumenti sono gia' trattati con delle sostanze chimiche che magari sono piu' velenose di questo vecchio e puzzolente rimedio usato dalle nostre nonne. 

    La scoperta mi ha scioccato perche' per 16 anni di vita in India sono stata quotidianamente a contatto con palline di naftalina, mothballs, le chiamano in inglese, 'mothaball' in hindi, e si intende le palline di naftalina o canfora vendute per poche rupie in ogni bugigattolo del Paese. La naftalina e' una ossessione per un miliardo e 200 milioni di indiani. La mettono ovunque, non sono nelle camere da letto, ma anche negli scarichi del bagno, nel lavandino dove ci fanno scorrere l'acqua sopra, in cucina, per 'igienizzare'.  Ognuno ha le proprie idee sul concetto di 'pulizia' ovvio, pero' in mancanza di altri prodotti piu' costosi e di marca, le umili mothballs hanno combattuto tarme, scarafaggi e altri insetti indesiderati da intere generazioni nelle case indiane.  Tant'e' che l'odore di naftalina ha impregnato l'intero Paese e - insieme agli aromi di spezie e altro - ti si attacca negli abiti quando arrivi in Europa. L'Odore dell'India di Pasolini. Quando ho lasciato Delhi, tre anni fa, ho spedito alcuni scatoloni in Italia, ovviamente riempiendoli di palline di naftalina. Ancora ora da quelle cose escono potenti effluvi della sostanza definita in questa parte del pianeta come 'cancerogena'.

Il bello e' che interrogando alcuni amici e conoscenti, non ne sapevano nulla del divieto. Approfondendo la cosa ho scoperto che il naftalene, nome scientifico della naftalina prodotta fin dal 1821 quando fu 'scoperta' da un americano, e' 'un sospetto cancerogeno di categotoria 3', secondo la classificazione UE, che non e'  la peggiore, anzi si tratta di sostanze di cui non si conoscono ancora bene gli effetti. Penso che il fumo dei diesel sia in categoria 2 e - a quanto mi risulta - i SUV non sono vietati. 

Mi chiedo se per caso non sia stata l'influenza di Eta Beta, lo scienziato pazzo amico di Topolino, che si nutre di palline di naftalina (solo nella versione italiana del celebre fumetto disneyano), che vive in un futuro di 500 anni, dorme sui pomelli del letto e ha una testa enorme. Non leggo piu' Topolino da decenni, mi piacerebbe sapere se Eta Beta va ancora ghiotto di queste palline bianche cancerogene.   

 


SLOW TRAVELLING - Il Castello di Mazze' abbandonato dai russi

Chivasso (Torino), 15 Agossto 2021

   Metti un Ferragosto a Mazze' Canavese, perche' no. Circa 10 km di pedalate tra campi di granoturco quasi maturo e autentica afa padana, e ti ritrovi un castello da fiaba avvolto da un bosco che sembra una giungla amazzonica e da un panorama mozzafiato sulla Dora Baltea. Con un pizzico di mistero per di piu'.


   Il castello di Mazze', un pueblito di circa 4000 anime tra le province di Vercelli e Torino, e' stata nel Medioevo la magione dei conti del Canavese, i Valperga, una casata che oggi non esiste piu'. Forse piu' che un castello era un palazzo signorile. Me li immagino i conti e tutti i mezzadri a coltivare i loro possedimenti e sopportare varie angherie. Tipo i 'maledeti Zorzi Vila' di Pennacchi (sto leggendo la seconda parte della saga dei Peruzzi in Canale Mussolini). Alla morte dell'ultimo Valperga, nel 1840, la storica dimora passa di mano ad altre ricche famiglie della zona che lo ristrutturano in stile neogotico, come appare ora, con torri, merli e stucchi, un po' da fiaba. I sotterranei pero' a quanto pare restano originali, risalgono all'epoca romana o addirittura celtica, precedente all'arrivo di Cesare. Negli Anni Novanta ospitano una mostra permanente di strumenti di tortura, in particolare della Santa Inquisizione, in collaborazione con Amnesty International. Tanto per aggiungere un po' di aria sinistra al luogo gia' ricco di leggende e misteri. 

   Il bosco che scende ripido alla Dora Baltea, la 'cerulea Dora' di gozzaniana memoria (il poeta Guido Gozzano e' di Aglie', nelle vicinanze) e' considerato 'magico', pare sia stato un luogo di rituali all'epoca celtica. Il fiume che si ammira dalla cima del monte forma una anca ed e' circondato da una rigogliosa natura. Era il parco dei Valperga, ora si chiama Oasi del Bosco Parco, ma e' anch'esso abbandonato. C'e' un sentiero che scende al fiume e che attraversa un tempietto, un belvedere e una chiesetta. Ma non ci sono andata, non ci sono indicazioni e me lo hanno sconsigliato. 

 
   E oggi che fine ha fatto il castello? Una tragica fine, si potrebbe dire. Negli ultimi due o tre anni e' rimasto chiuso, addirittura abbandonato dagli ultimi proprietari, una coppia di magnati russi che ci ha abitato per un po' giocando a fare i castellani (con tanto di bandiera russa sulla torre). Voci di paese dicono che dopo averlo comprato dai Salino di Cavaglia' nel 2012 per 3 milioni di euro sono scappati via lasciando una barca di debiti. Si sa, le cose in Russia non vanno molto bene. Adesso il maniero e' in vendita a prezzo super scontato, 450 mila euro, mi ha detto un mazzediese che stava passeggiando con il cane sotto le mura. 
Ovviamente occorre sapere quanti 'buffi' ha lasciato il proprietario, tal Mikyel Lyubchenko che lo aveva voluto come regalo per la moglie, a quanto pare folgorata dalle 'bellezze' del  Canavese. Chissa' cosa sarebbe successo se avesse visto la Toscana.  


Canarie/Quando il tuo vicino e' un panfilo da 25 milioni di euro

La  Gomera (Canarie), 2 agosto 2021

   Per un paio di settimane ho avuto come vicino di ancoraggio un superyacht da 25 milioni di euro definito come uno dei piu' lussuosi al mondo. Il panfilo di 45 metri costruito dalla societa' olandese Heesen Yacht e battezzato (giustamente) "Amore mio", ha buttato l'ancora nella baia di Valle Gran Rey, nel sud della Gomera, una delle piu' belle insenature dell'isola. Appena un po' in disparte rispetto alle tante barche a vela, tra cui la mia Maneki, che sono alla fonda nello stesso posto. Di notte era illuminato come una nave da crociera. 


   Sono andata a cercare un po' di notizie. Il proprietario e' il magnate greco Evangelos Marinakis, famoso perche' possiede anche due famose squadre di calcio, l'Olimpiacos e la britannica Nottingam Forest. Ma non era a bordo, i rumors del porticciolo di Vueltas riferiscono che 'e' stato affittato' forse a dei clienti russi. Puo' ospitare 10 persone, in cinque cabine matrimoniali, oltre a sette membri di equipaggio. Sbirciando dalla mia prua, da dove ho scattato anche queste foto, mi e' sembrato di vedere solo una coppia, lui che si allenava con un sacco da pugilato appeso a poppa e lei sdraiata su una sdraio a prendere il sole. Il panfilo, che ha uno scafo in alluminio, ha in "dotazione" un motoscafo da pesca e una piccola lancia per trasportare gli ospiti a terra. Oltre che moto d'acqua, surf, pedalo' e un gigantesco scivolo gonfiabile. Di tutto di piu' insomma. 


   Sembra nuovo di zecca, di fatti e' stato presentato al Monaco Yacht Show nel 2016. Gli interni sono Made in Italy, dello studio Cristiano Gatto. Altre curiosita': puo' percorrere 2.750 km con un pieno alla velocita' di crociera di 12 nodi e ha un serbatoio di 10 mila litri d'acqua (io ne ho 80 litri). Lascio immaginare il conto dal benzinaio. Ho saputo che solo il motoscafo di supporto ha fatto 6.000 euro di gasolio al porto di San Sebastian de la Gomera. D'altronde, leggo sempre sulla Rete, le spese annue di funzionamento ammontano a 2 milioni di euro. Amore Mio. 

COVID 19/ Pandemia record a Tenerife, obbligo di green pass al chiuso

Tenerife (Isole Canarie), 28 luglio 2021

   La chiamano la 'quinta ola' , la quinta ondata, ma di fatto e' uno tsunami. La scorsa settimana la pandemia ha causato un record di contagi nelle isole delle Canarie, in particolare a Tenerife, la piu' turistica dell'arcipelago spagnolo. Ma il turismo o le movide questa volta non c'entrano. Sono stati i raggruppamenti familiari e quelli di lavoro a scatenare i contagi della cosiddetta variante Delta del virus. 

Incidenza dei casi nelle sette isole. La verde (piu' alta e' tenerife).
Da static-eldiario.es

   Venerdi' scorso si sono registrati 1.023 casi, il numero piu' alto dal febbraio 2020. Il mese di luglio, quello piu' caldo e tradizionalmente il mese festivo per le Canarie, ha visto una continua escalation. Soltanto da domenica l'incidenza ha segnato un lieve rallentamento di due casi su 100 mila abitanti nella media dell'arcipelago (da 274,4 casi di domenica a 245,2 di ieri, fonte eldiario.es). 

   La nuova impennata avviene quando il 70% della popolazione ha ricevuto la prima dose del vaccino, il che solleva qualche dubbio sull'efficacia e sulla teoria dell'immunita' di gregge. 

   Il peggioramento della situazione ha costretto le autorita' a introdurre nuove restrizioni. Tenerife, l'isola piu' colpita, e' passata a 'livello quattro', una zona 'rossa', ma senza lockdown. La misura, introdotta piu' volte in passato, del coprifuoco notturno e' stata bocciata dalla Corte Suprema di Madrid. Da iei pero' e' in vigore l'obbligo del green pass per i locali al chiuso (ristoranti, palestre, ecc) e limitate le presenze nei locali pubblici.  

   Come nel resto dell'Europa, la maggior parte dei malati sono giovani, la scorsa settimana e' morto anche un bambino di 5 anni. A Gran Canaria un focolaio, chiamato dalla stampa "el brote dell'asadero" perche' iniziato in un barbecue domenicale, avrebbe causato oltre 100 contagi. 

   In totale sono 12.105 i positivi nelle isole (piu' 696 ieri), di cui 70 in terapia intensiva e 427 in ospedale. La maggior parte dei nuovi contagi sono a Tenerife (7.089, di cui 364 ieri), segue Gran Canaria (4.089), Lanzarote (167), Fuerteventura (506), La Palma (173),  e La Gomera (70) e El Hierro (10). (Fonte: Informe epidemilogico diario).   

       

UEFA20 /Campioni d'Europa, il tricolore svetta su Maneki

 La Gomera (Canarie) , 13 luglio 2021

    Non avendo un balcone, ho esposto il tricolore sull'albero della mia barca a vela Maneki dopo la vittoria dell'Italia al campionato EUFA20. Nel mio ancoraggio, a Valle Gran Rey (sud ovest de La Gonera), uno dei miei preferiti, sono la sola italiana. Ero quasi da sola anche a vedere la finale nel bar Cacatua, strapieno di tedeschi, che pero' facevano il tifo per gli Azzurri.  La Gomera e' una enclave turistica tedesca, ma prima del Covid e della Brexit c'erano anche inglesi. 

   Non trovando bandiere italiane, mi sono ingegnata un po' con del cartoncino e colla. L'ho issata con la drizza della randa e con un po' di vento stava dritta, visibile da tutti i miei vicini di barca, tra cui ci sono francesi, russi, tedeschi, israeliani e sudamericani, un vero vicinato internazionale. Nella baia, davanti alla spiaggia di Argayall e circondata da una imponente falesia, ci sono una decina di barche all'ancora e un po' piu' distaccato un lussuoso panfilo. Il grande tricolore e' stato salutato da tutti, compresi i pescherecci in entrata e uscita nel porticciolo di Vuelta.  

Fermo immagine dalla rete tedesca ZDF

CANARIE / Il Buddha che ride 'scaricato' a La Gomera

 La Gomera (isole Canarie), 10 luglio 2021

    Che ci fa un Buddha che ride sull'isola della Gomera? Da alcuni anni questa bizzarra immagine e' entrata a far parte dell'iconografia della piccola isola dell'arcipelago spagnolo gia' famosa per altre amenita' come il 'siblo canario', il linguaggio dei fischi. La statua, 3 tonnellate di peso, si trova su una curva di una strada sterrata, che e' anche un sentiero, nel villaggio di Arguamul, sul lato occidentale dell'isola, quello piu' battuto dai venti alisei. Per gli appassionati di trekking e' diventato un punto di riferimento. 


   Come questo grosso Buddha 'ridente" o 'felice', comune nella tradizione cinese, sia arrivato in questo remoto angolo di oceano Atlantico non e' un mistero. Ma la  sua collocazione invece e' qualcosa di karmico. La massiccia statua di pietra giallo oro era stata acquistata anni or sono da una coppia di tedeschi in un paese asiatico, probabilmente Thailandia e spedita alle Canarie, per la loro nuova casa vacanze. la Gomera e' una popolare meta turistica per i tedeschi, ci e' stata anche la cancelliera Angela Merkel a cui sono perfino dedicate delle comiche cartoline postali. Il Sud dell'isola, in particolare, e' una enclave germanica. Arrivato via nave al porto di San Sebastian, il Buddha, imballato in una enorme cassa, era stato portato  a Arguamul da una ditta di trasporti. Il camion pero' non riusci' a continuare per la stradina di terra fino a raggiungere il 'rustico' acquistato e ristrutturato dalla coppia di vacanzieri tedeschi. Probabilmente a causa delle piogge di quei giorni la zona era inagibile. Probabilmente il camion si impantano' sotto il peso delle tre tonnellate. Quindi la cassa con la divinita' fu scaricata sul ciglio della stradina e li' rimase per diverso tempo in attesa di una soluzione. Nel frattempo, a causa di gravi motivi di salute, la coppia di tedeschi fu costratta a tornare in patria. Malauguratamente uno dei due manco' e quindi la casa fu messa in vendita. Il Buddha nella sua cassa fu abbandonato per tre anni - leggo su un giornale locale - fino a quando qualcuno (non e' chiaro chi) decise di farna una specie di tempietto. La collocazione era perfetta, sotto le palme e con vista sull'oceano e - quando il cielo e' limpido - sul vulcano Teide di Tenerife. Intorno e' stato ricavato un piccolo roccioso di fiori e cactus e c'e' anche una ciotola per le offerte.

   La statua raffigura 'Budai', un monaco veramente esistito nella tradizione buddista, che e' ritenuto anche il "matreya", il Buddha che verra' secondo le profezie. Questo personaggio e' dipinto come un grasso monaco, pigramente seduto, non nella  rigida posizione del loto, completamente calvo, con i lobi delle orocchie allungate, caratteristica queste comune agli altri Buddha. Ma questo monaco grassone ride a crepapelle e ha una pancia rotondeggiante, e' simbolo della felicita' e della prosperita'. Guardandolo mi viene in mente la frase "una risata vi seppellira|", in auge negli anni Sessanta e Settanta. Il destino di sicuro e' stato un bontempone. Invece di finire imprigionato nel chiuso di un  giardino, questo Buddha se la ride beato nella brezza dell'oceano Atlantico. E' diventata la nuova divinita' dell'isola.    

 












DIARIO - Viaggio nell'Italia post Covid

   Un viaggio nell'Italia post Covid, tra i vaccinati che ritrovano la libertà e la speranza che potrebbe essere finita, nell'Italia che tornando alla cosiddetta 'normalità', con il traffico, i miasmi della spazzatura in strada, le code agli uffici postali e il tutto pieno ai ristoranti. A distanza di quasi un anno sono tornata in patria e pensavo di trovare un'altra Italia. Invece è la stessa, anzi peggio, perché la crisi sanitaria ha messo in luce la realtà che prima non si voleva vedere. Che il Paese sta invecchiando velocemente, è sempre più fragile, chiuso sul 'particulare', intollerante e aggressivo nei confronti degli 'altri' e miope di fronte agli evidenti segnali di insostenibilità economica e ambientale. E non mi sembra per nulla pronto a beneficiare della pioggia i miliardi che presto arriveranno da Bruxelles.

Milano Malpensa, 29 maggio

   Tamponata e in possesso della EU Digital Passenger Locator Form (dPLF), obbligatorio da pochi giorni per chi viaggia in Europa, sbarco a Malpensa dopo le 23, ovvero dopo che scatta l'orario di coprifuoco anti Covid. Ma da quanto ho letto i dati sulla pandemia sono in netto miglioramento giorno dopo giorno, quindi confido nella tolleranza delle autorità. Di fatti nessuno controlla il tampone negativo, non vedo personale sanitario e neppure doganieri. Mia figlia, neopatentata, mi è venuta a prendere con l'auto della nonna. Fa caldo, quello estivo della pianura padana, scendo in T/shirt, ma lei ha un cappottino leggero, mi dice che nel pomeriggio pioveva e faceva freddo.  Lungo il tragitto per Vigevano,  scavallando tra Piemonte e Lombardia, non c’è nessuno. 

Piazza di Vigevano

   Esco per colazione con la stessa t-shirt, ma mi accorgo che tutti sono ancora con abbigliamento invernale nonostante il sole caldissimo. Sembra che l'estate sia arrivata con me e nessuno ha ancora cambiato il guardaroba. La piazza di Vigevano, che si dice disegnata nientepopodimeno da Leonardo Da Vinci, è sempre uno spettacolo. Da stare a bocca aperta per la bellezza. Peccato che Vigevano, paesone nell'hinterland di Milano, che ha fatto la sua fortuna sulle scarpe, non la meriti per il livello un po' scarso di cultura esistente. Lo scrittore Lucio Mastronardi, l'unico prodotto culturale di Vigevano, aveva tracciato una descrizione impietosa dei suoi concittadini. Da quando ho letto le miserie del Calzolaio di Vigevano non riesco a guardare quella bella piazza con occhi neutrali.


E'  sabato e c’è uno struscio incredibile per le vie del centro, c’è chi arriva con una carrozza trainata da cavalli in piazza, alcuni sfilano con coppie di cani pregati, appena usciti dalla toelettatura, i bar traboccano di spritz e ogni ben di Dio. Hanno i anche tirato fuori dai garage le vespe e moto d'epoca. Insomma se non fosse per le mascherine, sembra un weekend pre Covid, forse anche con più ostentazione dopo la forzata clausura.  Di sicuro non è un atmosfera da crisi sanitaria, economica e ambientale.  La Lombardia è ancora arancione. Per contrasto, al 'Museo internazionale della Calzatura Pietro Bertolino', nelle belle sale del castello Sforzesco, ci sono solo pochi visitatori. Per fortuna ha riaperto, ma la visita è deludente. La collezione ha pezzi rarissimi, come calzature dell' epoca rinascimentale e pure uno stivale del Duce, ma manca un approfondimento sull'artigianato, forse qualche video ci sarebbe stato bene, visto che  Vigevano hanno inventato il tacco a spillo. Insomma va bene glorificare gli stilisti, ma due parole su chi le faceva le scarpe?

Boatworking, istruzioni per l'uso

Come funziona il boatworking? Si puo' trasformare una barca in un comodo ufficio galleggiante magari in un angolo di paradiso tropicale? Vivere come un Robinson Crusoe che ogni tanto si collega su Zoom?

Complice la pandemia, la crisi economica o l'effetto Nomadland, il lavoro da remoto e' diventato sempre piu' diffuso. Il salotto di casa e' diventato l'ufficio, la cucina e' la mensa e per la pausa caffe' si esce in giardino. Da due anni pratico il boatworking sulla mia barca a vela Maneki, attualmente nell'arcipelago delle Canarie, e sono quindi diventata una esperta in materia. Ecco qualche consiglio per i neofiti.

Le Bateau Atelier - Claude Monet, 1874 - Museo Kroller-Muller (Paesi Bassi)

Vantaggi del boatworking. Il vantaggio piu' evidente e' di lavorare all'aria aperta, in luoghi quasi sempre incontaminati e in assoluta tranquillita'. Oltre alla vista mare che e' sempre assicurata naturalmente. Inoltre, se si sta con la barca all'ancora non si deve pagare un affitto e neppure la bolletta della luce perche' ci sono pannelli solari o turbine eoliche a caricare i nostri apparecchi.

Svantaggi del boatworking. Non bisogna soffrire di mal di mare e abituarsi a scrivere o leggere con il dondolio. Anche nelle giornate di assoluta calma piatta, il desk e tutto quello che ci sta sopra non sono mai immobili. Per le videoconferenze puo' essere un problema, meglio usare sempre uno sfondo virtuale. L'ambiente marino, inoltre, e' ostile per qualsiasi gadget elettronico, quindi bisogna usare extra cautela quando si scende o si sale dalla barca o quando si arriva davanti alla tastiera dopo un tuffo. D'estate puo' essere un problema il caldo, a meno che non si usi un tendalino in pozzetto per creare un po' di ombra. Ma il problema piu' grosso, secondo la mia esperienza, e purtroppo spesso ignorato quando si sceglie il boatworking, riguarda la corrente elettrica. Le batterie di una barca, come quelle dell'auto, generano corrente continua (12 volt) e non alternata (220/230 volt) come a casa. Le batterie, di solito tre, due di servizio e una esclusiva per il motore, si caricano con i pannelli solari, turbine a vento o con il motore. Non c'e' una presa elettrica normale, ma una presa accendisigari come quella montata sulle auto.

Che cosa serve per fare boatworking

Consiglio di non usare prodotti troppo sofisticati o costosi perche' ci sono troppe insidie su una barca a vela. Il computer portatile deve essere robusto, sia come struttura che dal punto di vista dell'alimentazione per sopportare eventuali sbalzi di tensione. Meglio avere un mouse esterno e anche una tastiera esterna, piu' grande e comoda da usare. Sconsiglio il computer da tavolo perche' funziona solo quando si e' attaccati alla corrente alternata in marina. Ovviamente poi ci vuole il wifi e a questo proposito suggerisco un modem portatile, come quello che ho sulla mia barca, una 'saponetta' di Vodafone Spagna con un piano di gigabytes illimitato da 45 euro al mese (e' caro ma li vale tutti).Io lavoro sul piccolo tavolo da carteggio e a volte sul tavolo della dinette, piu' comodo. La mia barca e' un Jeanneau di 9 metri, lo spazio non e' enorme ma sufficiente per una persona. Se a fare il boatworking siete in due consiglio una barca di almeno 10 metri. Altro problema e' la luce: e' quasi impossibile vedere lo schermo quando si e' in pieno sole seduti nel pozzetto, quindi si lavora di solito all'interno con gli oblo' oscurati.

Per chi fa boatworking e' assolutamente importante curare tutti gli aspetti legati all'alimentazione elettrica. Non e' come a casa che basta innestare una spina nella presa a mura per avere corrente illimitata h24. Le batterie della barca sono a corrente continua (12 volt) e sono alimentate da pannelli solari (quando c'e' sole), turbine a vento (quando c'e' o si produce vento) oppure dal motore (quando lo si accende). Se si e' all'ancora, il nostro lavoro dipende da queste fonte di energia. Se si e' in marina non ci sono problemi perche' ci si connette alla rete elettrica.

Il problema non e' solo l'approvigionamento, ma anche come caricare gli apparecchi elettronici con la corrente continua a 12 volt. E' un aspetto pratico spesso trascurato o di cui spesso non eesistono soluzioni. Per lo smartphone, il modem o tablet basta connettere il cavetto USB alla presa accendisigari (alcune di queste sono gia' predisposte con multiple uscite USB). Per il computer portatile invece ci vuole invece un caricatore apposito a 12 volt oppure bisogna riadattarne uno tenendo conto tutte le caratteristiche tecniche come l'amperaggio di entrata e uscita.

Per caricare il laptop si puo' usare anche un invertitore di corrente da 12 volt a 220/230 v. E' una scatola un po' rumorosa che assicura corrente alternata, non per lunghissimi periodi perche' scarica facilmente le batterie, ma per le emergene va bene. Se per qualche motivo non si riesce a caricare il laptop o il modem, l'estrema soluzione e' ovviamente andare a terra a cercare una presa elettrica in un bar o ristorante, oppure la sala lettura di una biblioteca pubblica (l'unico problema sono gli orari a volte limitati). In questo caso armatevi di borse waterproof oppure di barilotti stagni per il trasbordo.

Ultimo consiglio per il boatworking e' usare uno sfondo virtuale per le videochiamate evitando che i colleghi vi chiedano perche' dondolate cosi' tanto davanti allo schermo.

Ecosistemi/La carezza dell'aliseo sulle foreste de La Gomera

 "Tra vent'anni sarai piu' deluso delle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna". Citazione attribuita a Marc Twain  

La Gomera, 21 maggio 2021


   Gli alisei, o 'trade wind' in inglese, sono i potenti venti che hanno portato Colombo nelle Americhe. Le chiamano 'le autostrade del mare' perche' nei secoli hanno spinto i bastimenti per gli oceani facilitando i commerci e l'esplorazione di nuovi mondi. Ma gli alisei, trascinando aria dal nord carica di umidita', sono una risorsa preziosa anche per le isole dell'Atlantico. Sono essenziali per l'ecosistema terrestre. In questa foto, l'aliseo avvolge le cime settentrionali de La Gomera. Le foreste sempreverdi di lauri coperte di muschio trattengono questa nebbia condensata, che e' come una 'pioggia orizzontale',  e "producono'' acqua. Come una sorgente che non sgorga dal sottosuolo, ma al contrario scende dal cielo e si infiltra nella terra porosa e scende a valle. Con questo ingegnoso sistema, gli alberi della Gomera riescono a  sopravvivere alla perenne siccita' dell'arcipelago e anche a alimentare piccole cascate e fonti perenni.
La foresta del Cedro 


Gli alberi quindi non sono solo importanti perche' trattengono il CO2, ma anche perche' contribuiscono all'approvigionamento idrico e quindi potrebbero essere una soluzione per la carenza di acqua potabile nelle citta'. Una delle tante "nature based solutions' che ci vengono offerte gratis dalla natura.