LA FOTO/La Gomera, davanti all'organo di roccia

La Gomera, 15 luglio 2022

   Questa e' una delle attrazioni naturalistiche de La Gomera, una delle piu' piccole isole dell'arcipelago spagnolo delle Canarie. Un 'monumento' di roccia intarsiata chiamata Los Organos per la sua somiglianza con le canne di un organo. Si trova sull'estremita' nord occidentale dell'isola, quella piu' aspra perche' costantemente levigata dai venti alisei. La formazione rocciosa e' alta circa 80 metri e larga circa 200 metri. E' raggiungibile solo via mare, circa due ore dal porto peschereccio di Vuelta. Ho letto che i 'tubi' dell'organo sono in realta' delle condotte di lava di un vulcano. Durante la eruzione, nella notte dei tempi, il magma sarebbe salita lentamente attraverso questi canali di circa un metro di diametro. Il cratere si sarebbe poi disentegrato lasciando allo scoperto queste colonne prismatiche di basalto che scendono a picco sul mare e che probabilmente continuano anche al di sotto della superficie. 

  Ho avuto la fortuna di arrivarci con la mia barca a vela Maneki proprio al tramonto quando la roccia si illumina di luce diretta e l'organo si mostra in tutta la sua pienezza, un vero spettacolo della natura che lascia a bocca aperta. Secondo i vulcanologi la Gomera e' la piu' antica delle isole canarie, circa 20 milioni di anni, e in particolare Los Organos e' un ex vulcano molto vecchio che il mare e il vento hanno poi modellato.       



Canarie, il fronte sud della Nato

La Gomera, 4 luglio 2022

   Da paradiso della vacanza a fronte meridionale della Nato. Basta un attimo e ti ritrovi una trincea in spiaggia o un obice sotto l’ombrellone. Le isole Canarie sono a migliaia di chilometri dalla guerra in Ucraina, in teoria più che al sicuro dalle minacce nucleari dello zar Putin e dai suoi ricatti sul gas. Invece no.
   Dopo l’ultimo summit Nato di Madrid, che ha definito la strategia dell’alleanza per il prossimi 10 anni, le Canarie sono diventate strategiche per la difesa europea. L’arcipelago spagnolo, meta invernale dei pensionati, si è ritrovato suo malgrado a essere l’ultimo baluardo meridionale contro ‘i cattivi’ nel continente africano.

   Nello “Strategic Concept” 2022, il documento della Alleanza Atlantica sottoscritto la scorsa settimana, si elencano i “nemici” dai 30 Paesi membri: al primo posto ovviamente la Russia, quindi la Cina, il terrorismo, i pirati informatici e poi anche una serie di minacce che provengono da Medio Oriente, Africa settentrionale e regione del Sahel. Minacce che sono li’ da anni, ma la Nato sembra ricordarsene solo ora.
   Ecco il passaggio al punto 11: “Conflict, fragility and instability in Africa and Middle East directly affect our security and the security of our partners. Nato’s southern neighbourhood, particularly Middle East, North Africa and Sahel regions, face interconnected security, demographic, economic and political challenges. These are aggravated by the impact of climate change, fragile institutions, health emergencies and food insecurity. This situation provides fertile ground for the proliferation of non-state armed groups, including terrorist organizations. It also enables destabilizing and coercive interference by strategic competitors”. Con l’ultima frase penso si intenda la presenza russa e cinese in Africa.
   L’apertura del ‘fronte sud’ pare sia stato un successo diplomatico della Spagna, che ospitava il vertice. Il cruccio di Madrid e' rappresentato dalle due enclaves nello stretto di Gibilterra, Ceuta e Melilla, gli unici due territori europei sul continente africano, che sono rivendicate dal Marocco. Nelle sue ambizioni di "grande Marocco" in teoria sono rivendicate anche le Canarie. Non entro nella contesa, perché come in tutte le rivendicazioni territoriali, ci sono complesse ragioni storiche e soprattutto e conomiche (se ne sta occupando il diplomatico italo svizzero Staffan De Mistura, ex mediatore dei maro' in India e ora inviato Onu per il Sahara occidentale). Pero’ questi due avamposti esistono e possono essere un “casus belli” perché (come sull’altra sponda la colonia di Gibilterra) presidiano una delle vie marittime più’ trafficate e ricche del mondo.
   Il Marocco, guarda caso, non è stato invitato a Madrid. La Nato ha preferito come nuovo amico la Mauritania, oltre alla fedelissima Giordania.
   Da alcuni anni Spagna e Marocco sono ai ferri corti sull’annosa questione del Sahara Occidentale. Si tratta del territorio conteso tra Marocco e Mauritania fin dal 1975 in seguito alla decolonizzazione. Il governo di Rabat ne occupa meta’, c’è un muro lungo 2 mila km, mentre un terzo appartiene ai Saharawi, che in teoria sarebbero i legittimi proprietari se si applica il principio della autodeterminazione dei popoli. La guerra tra il Fronte Polisario (che rappresenta i saharawi) e il Marocco si è conclusa nel 1988 con la mediazione Onu che ci ha mandato i caschi blu (Minurso, Missione dell’Onu per il referendum nel Sahara Occidentale). Come è capitato in altre parti del mondo (Kashmir, conteso tra India e Pakistan) il referendum per stabilire il diritto all’autodeterminazione non è mai stato fatto. Le nazioni occidentali, compresa la Spagna, hanno sempre sostenuto il Marocco legittimando la sua sovranita’ sulla parte occupata di Sahara.
   Nel 2020 pero’ sono scoppiate delle proteste nel sud-ovest al confine con la Mauritania, l’esercito marocchino e' intervenuto e si e' rotta la tregua che durava da 30 anni. E' scoppiata di nuovo la guerra civile, nel disinteresse delle potenze occidentali che erano alle prese con l’emergenza sanitaria.
Da allora migliaia di disperati, in fuga dalle violenze, tentano di raggiungere le Canarie su imbarcazioni di fortuna, gli scafisti si arricchiscono, le autorita’ canarie non sono preparate all’aumento degli sbarchi (vedi lo scandalo del molo di Arguineguin, a Gran Canaria, dove due mila profughi sono rimasti ammassati in condizioni disumane per alcune settimane). Ne ho parlato in un post qui
    La Spagna accusa il Marocco di ‘complicita’” nel non fermare l’ondata migratoria e di usare i profughi come ‘arma’ di ricatto per ottenere il riconoscimento alle sue pretese territoriali. Le tensioni si sono poi acuite nell’aprile 2021 quando il leader del Fronte Polisario viene ricoverato in un ospedale spagnolo per il Covid.
   Negli ultimi tre anni migliaia di africani sono sbarcati alle Canarie, e moltissimi hanno perso la vita nel lungo viaggio attraverso l’oceano. Ancora oggi, ogni giorno, ci sono avvistamenti di barconi pieni di migranti. Per via delle restrizioni del Covid e della sospensione dei rimpatri centinaia di loro sono bloccati nei campi di accoglienza a Tenerife e Gran Canaria. Le associazioni umanitarie accusano la polizia spagnola di feroci repressioni e di arrestare tutti coloro che sono sospettati anche minimamente di traffico di esseri umani.
   L’incandescente situazione, del tutto ignorata dai media a causa della pandemia, ha portato nello scorso aprile a un accordo tra Spagna e Marocco in cui Madrid riconosce il “piano di autonomia” marocchino per il Sahara Occidentale. Quindi si sono riaperte le frontiere sud della “fortezza Europa” a Ceuta e Melilla con la garanzia di Rabat di bloccare i migranti clandestini che vogliono entrare nel territorio della Ue.
   L’accordo “ha funzionato” come dimostra il massacro di migranti di Melilla dello scorso 24 giugno. Circa 2 mila persone hanno dato l’assalto al “muro” tra Africa e Europa e sono state respinte dalle forze marocchine e spagnole. Una tragedia finita con 37 morti e centinaia di feriti calpestati nella ressa o caduti dalla recinzione. Il massacro ha sollevato molta indignazione nella Ue (pura ipocrisia secondo molti osservatori) e anche una denuncia dell’Onu.
    I flussi migratori sono i ‘carrarmati’ che la Nato dovra’ combattere sul suo fronte Sud.

TREKKING/ da Valle Gran Rey all'ermita di Guara'

 Gran Rey (La Gomera), 2 giugno 2022

    ‘Ermita’ in spagnolo significa ‘cappella’. A La Gomera, una delle più piccole e meno turistiche isole dell'arcipelago spagnolo delle Canarie, ci sono sette 'ermitas', mete di fastosi pellegrinaggi annuali. Sono situate su punti panoramici, con viste spettacolari e al termine di perigliosi sentieri, più vicini al Cielo che agli uomini.
   La cappella di Guara', vicino al villaggio di Gerian, non figura tra queste, forse perché non ha una storia secolare, essendo stata costruita soltanto negli Anni Sessanta. E' quello che i francesi definiscono 'mignon', tanto piccola e perfetta che sembra finta. E' dedicata alla patrona dell'isola, la Vergine di Guadalupe, ma non è famosa come il santuario della Nostra Signora di Guadalupe, su uno scoglio a circa 10 km dal porto di San Sebastian (ne ho parlato qui)
   Leggo che ci sono due versioni sulla sua origine che è legata a un pastore di nome Candido Dorta, La prima storia è che si tratta di un ex voto per la guarigione della sua vacca zoppa. La seconda si riferisce a un presagio divino, una colomba che si era messa a volare in circolo sopra la collinetta di Guara' poco dopo la morte della moglie di Candido, che come nome aveva appunto Guadalupe.
    ci si arriva? Con un cammino di circa 3 ore salendo il costone sinistro (guardando il mare) della Valle Gran Rey, l’enclave tedesca e ex hippy nel sud ovest dell’isola. Il sentiero, ben indicato, passa nel Parque Rural di Valle Gran Rey, una zona di interesse naturalistico e habitat del lucertolone simbolo de La Gomera, il Lagarto Gigante, che finora ho visto solo impresso sui gadget turistici in vendita nei negozi di souvenir.
   Il sentiero sale a zig zag fino in cima al ‘barranco’ (i canyon formati dalle colate di lava nelle isole Canarie), a circa 600 metri di altezza. Da qui prosegue costeggiando una profonda gola tra palmeti, agave, fichi d’india e qualche mandorlo, dove si può sostare al riparo del sole cocente. La bianca chiesetta di Guara’ è visibile da lontano, ma bisogna avere un po’ di pazienza prima di arrivarci.
 All’ermita, situata su un piazzale panoramico, ci si arriva anche con una strada asfaltata che collega il villaggio di Gerian, poco più sotto. Era un villaggio agricolo, oggi è semiabbandonato, ma ci sono ancora dei bei ruderi scavati nella roccia, come era tradizione nella popolazione indigena pre ispanica, i ‘guancho’.
   La cappella, bianchissima con gli infissi verdi, sembra di essere alle Cicladi, sovrasta un altro ‘barranco’, quello di Argaga, così profondo che sembra un cratere. In basso si vedono delle oasi, ci sono delle pozze d’acqua, è quella che arriva dal sottosuolo e che sgorga in una fontana nella spiaggia di Argaga, il mio ancoraggio preferito in quest’isola magica.

SLOW TRAVELLING/Da Roma a Milano, "turisti per caso" nell'Italia post Covid

Un viaggio nell’Italia post Covid, nella cultura che riapre e nelle strade che tornano a riempirsi di turisti, un viaggio ‘lento’ in corriera tra Roma e Milano passando per Bologna, attraverso storie millenarie e modernità tecnologica, giocando a fare i “turisti per caso” con nello zaino “Viaggio in Italia” di Guido Piovene (1957)

Roma, 10 aprile 2022. Tour nel ghetto ebraico

    Il primo treno da Fiumicino per Roma è quello per Orte alle 05.57. Nella città eterna dormono ancora tutti. Scendo a alla stazione di Tuscolana, e mi ritrovo a passare sotto l’arcata di un acquedotto romano, uno dei tanti ancora in piedi e forse pure funzionante. Svetta arrogante tra i palazzi dell’epoca fascista, come per dire “sono ancora qui" nonostante le guerre, i cambi di regime. Nonostante tutto. “Eterno” appunto. Il mio ostello è in via Lodi, non distante da Piazza Re di Roma e dalla via Appia, quando ci arrivo ci trovo un bangladese mezzo addormentato che mi apre la porta, mi fa lasciare i bagagli e poi mi dice di tornare dopo 8 ore per il check-in.

   Perfetto, ho otto ore di tempo per giocare a fare la turista. Potrei fare un giro nella Roma borgatara, vicino a me c’è il Pigneto, dove ci hanno girato Roma Città Aperta e un sacco di altri film dell’epoca d’oro di Cinecittà, ma ho voglia di vedere invece i classici simboli di Roma. Cerco un tour a piedi su Guruwalk.com. piattaforma per ciceroni freelance, ne trovo uno al ghetto ebraico di Trastevere, ottimo perché c’è il fiume (evidentemente da velista non posso staccarmi dall'acqua) e anche una mostra di uno dei simboli femminili del reportage giornalistico, Margaret Bourke-White. Non so nulla del ghetto, anche se so molto sull’ebraismo avendo vissuto (e amato) Gerusalemme.

   L’appuntamento è a Trastevere, in piazza Gioacchino Giuseppe Belli, vicino all’isola Tiberina. Ci arrivo con una lunga camminata a piedi in cui tocco San Giovanni in Laterano (Scala Santa), il Colosseo e il bistrattato Altare della Patria, che in realtà è il monumento al primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, nulla a che vedere con il fascismo, almeno in origine. La guida è Maria Grazia, esperta di ebraismo, bravissima a “far parlare” ogni sasso con aneddoti e curiosità di ieri e di oggi. Non ero mai stata al ghetto di Roma e non ne conoscevo la storia. Devo ammettere che ho imparato più cose in tre ore che leggendo un intero libro. Ho scoperto per esempio che l’area dove sorgeva il ‘ghetto’, abolito soltanto dopo l’arrivo dei Savoia a Roma e la fine del Papato che teneva gli ebrei in una umiliante segregazione, era popolata dai giudei ancora prima del Cristianesimo. I Romani avevano infatti deportato centinaia di prigionieri ebrei dopo la caduta del tempio di Gerusalemme (70 DC), molti sono stati usati per costruire i monumenti imperiali, tra cui il Colosseo. Questi prigionieri stavano fuori dalla città, oltre il fiume, quindi la zona del ghetto è forse una delle più’ antiche di Roma. Camminando nelle strette vie del ghetto, intorno al portico di Ottavia, dove c’era il mercato del pesce, si sente sulla pelle questa storia millenaria, di vite intere passate attraverso gioie e sofferenze, quante cose sono successe sulla terra dove ora appoggio i piedi. Avverto la stessa energia delle più antiche città ancora abitate, come Benares o Gerico, sul Mar Morto, Atene o la stessa Gerusalemme.

LA FOTO/Il nemico e i comunisti delle Canarie

Las Palmas (Gran Canaria), 3 aprile 2022

   Facendo jogging mattuttino sul lungomare di Las Palmas, dove mi trovo ora con la mia barca Maneki, mi sono imbattuta in questo graffito sibillino che tradotta dallo spagnolo fa 'il nemico sta qui, comunisti di merda". Che significa? Mi sono chiesta e da qui e' iniziata una sorta di esegesi della scritta con bomboletta di vernice rossa. Se contestualizzata con l'invasione russa in Ucraina, potrebbe essere un'indicazione per Putin (comunista?) a non prendersela con i poveri ucraini ma con l'Occidente ('il nemico sta qui'). Pero' l'appellativo fecale non denota una certa simpatia per i 'comunisti'. 
   Non e' chiaro inoltre se il graffito e' stato fatto prima o dopo lo scoppio della guerra. Altra ipotesi, nel caso in cui sia precedente alla crisi ucraina, e' che l'anonimo autore se la prenda con la sinistra spagnola che e' al governo sia a Madrid che nel governo autonomo delle isole Canarie. Il premier spagnolo Pedro Sanchez e il presidente canario Angel Victor Torres sono entrambi socialisti, Psoe (Partido Socialista Obrero Espanol) e potrebbero in sensu lato essere definiti 'comunisti'. Ma chi sarebbe "el nemigo" dei comunisti? Forse le piattaforme petrolifere, che si vedono sullo sfondo, destinate al mercato africano? 
 
   Oppure altra chiave di lettura, potrebbe significare che l'avversario da combattere sono gli stessi comunisti che si annidano nelle ricche Canarie. Per curiosita' sono andata a vedere i risultati elettorali del partito comunista canario. Esiste un Partido Comunista del Pueblo Canario  (PCPC), che si proclama marxista leninista e che rivendica il sovranismo, quindi comunisti "autentici", ma nelle ultime elezioni del governo autonomo delle Canarie ha ottenuto 1.066 voti (0,12%). E' dal 1995 che non riesce a ottenere uno scranno in Parlamento.  Quindi? Getto lo spugna e mi riprometto di chiedere il parere di un esperto di politica canaria.     



Canarie/ E' appena passata la tempesta Celia

 Gran Canaria, 14 Marzo 2022

"Passata e' la tempesta:

Odo augelli far festa, e la gallina

Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno..."

Giacomo Leopardi, La Quiete dopo la Tempesta. 1829

   Oggi le isole Canarie erano in allerta per il passaggio della tempesta Celia, che ha colpito anche la Spagna. Nel pomeriggio le autorita' dell'arcipelago spagnolo hanno chiuso le scuole per precauzione. Il maltempo ha portato pioggia nel versante settentrionale e raffiche di vento sulle cime montagnose fino a 90 chilometri orari.

Anfi del Mar (Gran Canaria)

   La 'borrasca' ha interessato

Anfi del Mar (Gran Canaria), ancoraggio
 anche il versante meridionale, quello sottovento dove si concentra l'industria turistica. Dopo che l'agenzia meteo Aemet ha emesso l'allerta per vento e forte mareggiata, ho cercato un riparo per la mia barca a vela Maneki. Ho ancorato, con 40 metri di catena (a una profondita' di 8 metri) nella baia di Anfi del Mar, una spiaggia da cartolina per via della sabbia bianca, ovviamente 'importata" che le da' un tocco caraibico.  Insieme ad altri 4 velieri ho ancorato davanti ai grandi hotel costruiti a picco sulla scogliera. Una buona schermatura dal forte vento da Nord/Nord-Ovest che era previsto, come si vede da questo screenshot di Windy.com, uno dei siti di previsioni meteo piu' usato dai velisti. 
Da Windy.com

Nonostante cio' a partire dalla notte e per tutta la giornata ci sono state violente raffiche fino a 35-40 nodi che ogni volta facevano volteggiare gli scafi come in un valzer viennese. Per fortuna non si e' sollevata onda in quanto il vento tirava da terra, il che significava anche meno pericoli di finire sulle rocce in caso di poca tenuta dell'ancora. La mia ancora ha tenuto bene, ovviamente sono stata in allerta parte della notte e tutto il giorno a controllare che non arasse sul fondo.

   In teoria l'allerta meteo continua anche in serata, ma gia' a partire dal tramonto, le raffiche sono calate. In cielo e' comparso un fronte freddo e l'aria si e' fatta molto tersa come dimostra questa foto scattata al calar del sole dalla mia barca. 


RIFLESSIONI / Guerra, pandemia, guerra, pandemia (REPEAT)

"Sentinella, a che punto e' la notte? Sentinella, a che punto e' la notte? La Sentinella risponde: 'Vien la mattina, poi anche la notte. Se volete interrogare, interrogate pure, ritornate, venite". 
ISAIA 21,11-12. 

Gran Canaria, 3 marzo 2022
    Quasi due anni fa scattava il primo lockdown, il "confinamiento" anti Covid,   come lo chiamano gli spagnoli. Ero a Gran Canaria, come ora, esattamente nel porticciolo di Pasito Blanco, sulla costa meridionale, sulla mia barca a vela Maneki ferma alla fonda. 
Un tratto del sentiero verso Arguineguin 

   Come in Italia la polizia spagnola, la Guardia Civil, faceva molti controlli, quindi mi ritrovavo a giocare a nascondino con le forze dell'ordine quando volevo fare una camminata. Come molte persone in Italia, bloccate in casa, anche io mi sono inventata dei percorsi "segreti" dove poter passeggiare al riparo dei controlli delle pattuglie. Il desiderio di sgranchirsi le gambe era ancora piu' forte per il fatto di essere sempre in barca, in spazi ristretti e per di piu' con costante dondolio. 
   Di solito percorrevo una strada sterrata da Pasito Blanco al porticciolo peschereccio di Arguineguin, circa 7 km un po' sentiero e un po' strada provinciale, la GC500 per l'esattezza, che attraversa un paesaggio lunare, completamente desertico, puntellato qua e la' da scogliere e spiagge di sabbia nera.  Arguineguin, per la cronaca, era di recente salito alla ribalta per essere la "Calais delle Canarie",  punto di raccolta di migliaia di migranti maghrebini ammassati sul molo. 
   Come nel resto della parte meridionale dell'isola, dove piove in media sei giorni all'anno, ci sono solo rovi secchi e spinosi di euforbia e qualche masso isolato. Davvero poco per nascondersi se capita di avvistare la polizia. 
   Dopo due anni ho rifatto oggi lo stesso sentiero. Non mi devo piu' nascondere o girare sui miei tacchi improvvisamente quando vedo la polizia che in questo paesaggio cosi' brullo riuscivaa individuare facilmente chiunque si trovasse fuori di casa. E' completamente diverso. Ci sono molti vacanzieri, in camper o furgone, una fila di tende da campeggio in spiaggia, sciami di ciclisti sulla strada provinciale e altre persone che camminano come me o che portano a passeggio il cane. 
Campeggiatori vicino a Arguineguin

Pero penso a chi oggi in queto momenti percorre una stessa strada in una citta' dell'Ucraina e si deve nascondere non dalla Guardia Civil come due anni fa o perche' non ha la mascherina obbligatoria o il gren pass. Si deve nascondere dai bombardamenti, dai colpi di mortaio, dai cecchini, dalle violenze di una guerra 'vera' non chirurgica come sembrava che fossero diventati i conflitti armati. Perche; come ci insegnano,  la storia e' fatta di pandemie e di guerra, di guerre e pandemia....adesso e' finita (almeno sembra) la pandemia ed e' iniziata la guerra, Queste erano le mie considereaziooni mentre dopo due anni ripercorrevo la strada della "paura" tra Pasito Blanco e Arguineguin.   

Nautica, incontro con Sergio Davi', gommonauta da record

 Pasito Blanco (Sud di Gran Canaria), 10 febbraio 2022

    Premetto che da velista di solito tengo le distanze con coloro che posseggono barche a motore. Sono dall'altra parte della barricata, ci si guarda di cagnesco quando ci si incrocia nei cantieri navali magari con gli stessi problemi di meccanica e quando si e' in acqua si e' sempre pronti a ricordare la "precedenza'" concessa dal Colreg (il regolamento anticollisioni in mare) alle barche a vela su quelle a vela per il semplice principio che hanno meno margini di manovra.

Il varo dell'Aretusa Explorer di Sergio Dali' nel cantiere di Pasito Blanco (Gran Canaria) - Foto di Maria Grazia Coggiola

   Detto cio' pero' non posso che provare ammirazione per Sergio Davi', gommonauta da record siciliano che ho incontrato nel bacino di carenaggio della marina di  Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) dove mi trovavo per fare la carena alla mia barca a vela Maneki. Caso volle che proprio nello stesso "varadero", Davi' stava preparando il suo gommone Aretusa Explorer per una nuova tappa della nuova avventura oceanica da Palermo a Los Angeles, (vedi qui i particolari) con un RIB (Rigid Inflatable Boat, ovvero un gommone con scafo semirigido) di 11 metri e mezzo spinto da due fuoribordo Suzuki da 300 cavalli.  

   Una bella avventura, da Guinness dei primati, anche un po' temeraria perche' c'e' da attraversare l'oceano Atlantico e poi passare in Pacifico, in tutto 10 mila miglie nautiche, circa 25 giorni di navigazione. Una grande impresa, anche se poco ecologica, dato il consumo di migliaia di litri di benzina. Proprio il carburante e' il limite maggiore, come si puo' immaginare, soprattutto per le tappe piu' lunghe del viaggio.

Sergio Dali' (foto tratta dal website della sua associazione Ciuri Ciuri Mare)

   Il 21 gennaio scorso ho assistito alla partenza dell'Aretusa Explorer, carico di taniche rosse di benzina, da Gran Canaria per l'arcipelago di Capo Verde. Insieme al capitano Davi' e' partito anche Antonio Aiello, titolare della Nuova Jolly Marine, gioiello italiano dei gommoni di lusso che ha messo a disposizione il maxi RIB  (modello Prince 38).

   Sto seguendo l'impresa attraverso i vari canali social di Sergio Davi' che ha una associazione che si chiama CiuriCiuri Mare e che ha patrocinato anche le altre sue avventure, tra cui una Palermo-Capo Nord. Si puo' seguire il suo viaggio in tempo reale grazie a una app (http://www.sgstracking.com/live/index.html?id=263) . In questo momento in cui scrivo e' quasi arrivato nella Guyana Francese (nella famosa Caienna) dopo aver completato la tappa piu' lunga e impegnativa.

   Da Gran Canaria all'isola di Sao Vicente (Capoverde) ha impiegato appena 44 ore per 840 miglia nautiche, mica male, considerando anche il maltempo che in quei giorni imperversava sull'Atlantico. Il compagno, Antonio Aiello, il costruttore del gommone, mi ha scritto che la piu' grande difficolta' erano i continui rifornimenti ai due potenti motori in mezzo alle onde oceaniche. "Tutti quei travasi, una continua puzza di carburante addosso". Non oso immaginare nella tratta piu' lunga, 1.800 miglia, da Mindalo alla Guyana francese, e 7 mila litri di benzina, stipati ovunque, a tal punto da impedire al gommone di planare, almeno nei primi giorni. 


Gran Canaria, lo smaltimento della balena

Gran Canaria, 6 febbraio 2021

   Il quotidiano La Provincia, uno dei giornali di Gran Canaria, venerdì scorso ha pubblicato una foto di una carcassa di balena di 14 metri trasportata in autostrada con la scorta della polizia. Il cetaceo, in avanzato stato di decomposizione, era stato avvistato da un traghetto vicino al porto di Las Palmas e trainato a riva dalla Guardia Costiera in quanto rappresentava un pericolo per la navigazione. Poi in una non facile operazione dato il suo peso, 22 tonnellate, era stato sollevato da una gru speciale e caricato su un grande camion. Destinazione: la discarica di Juan Grande, nel sud di Gran Canaria, dove la carcassa è stata smaltita dopo la necropsia effettuata dai veterinari dell’Università di Las Palmas. 
Foto tratta da La Provincia del 4 febbraio 2022

   Nel trattare la notizia, il giornale si concentra in particolare sul trasporto eccezionale di un carico speciale, sull’operazione ben riuscita grazie allo sforzo e alla collaborazione di diverse entità, dai sub che hanno imbragato il mammifero alla ditta di grandi trasporti che ha messo a disposizione lo speciale cassone “per non perdere i pezzi per strada”. Informa anche il cetaceo morto ha ritardato il viaggio di prova del nuovo idrovolante che dovrebbe collegare Gran Canaria e Tenerife. 
   Il decesso del ‘rorcual’ (nome spagnolo per la balenottera comune), una specie ‘vulnerabile’, le cui cause sono ancora da accertare (per questo la necroscopia), passa quasi in secondo piano. Eppure lo spiaggiamento o il ritrovamento di un cetaceo morto dovrebbe far scattare un campanello di allarme sulla eccessiva antropizzazione dei mari. 
   Nell’arcipelago delle Canarie si possono avvistare circa 30 specie di cetacei, tra quelli di passaggio e quelli stanziali. È un habitat molto importante grazie alla presenza di fosse marine e canyon sottomarini. Tant’è che nel 2004 il governo spagnolo ha deciso una moratoria sull’uso dei sonar dei sottomarini durante le esercitazioni militari. Alcuni ricercatori ritengono che i segnali sonar (acronimo per Sound Navigation and Ranging) siano devastanti per l’udito e l’orientamento delle balene costringendole a immersioni o emersioni troppo rapide che causano loro danni agli organi interni. Agli inizi del 2000 numerose balene furono trovate morte sulle spiagge delle Canarie. Ben 14 cetacei della specie “zifio” si spiaggiarono a Fuerteventura in coincidenza con delle manovre militari. Lo zifio è un cetaceo con il ‘becco’ che si immerge in grandi profondità per molto tempo, e per questo è ancora poco studiato. La legge anti sonar avrebbe ridotto i decessi di balene, ma non basta. Da tempo si parla di creare una “vera” riserva marina alle Canarie, dove sia esclusa tutta la navigazione e qualsiasi attività umana, per proteggere balene, delfini, testuggini e quello che rimane della fauna marina. La proposta riguarda in particolare l’isola di Hierro, rimasta ancora ‘vergine’ e non toccata dal turismo. 
   Intanto lo smaltimento della balenottera mi fa venire in mente alcune pagine di un recente libro dell’esperta australiana Rebecca Giggs, “LRegine dell’Abisso”. L’autrice commenta lo spiaggiamento e l’agonia di una megattera, e di come il suo grasso sia contaminato a causa dell’inquinamento marino, dei metalli pesanti e composti inorganici, come pesticidi e fertilizzanti. “Il corpo di una balena è un concentratore di queste sostanze chimiche, sia perché i cetacei vivono a lungo, sia perché molte specie accumulano una zavorra tossica dagli organismi che consumano”. Come scrive la Giggs, quindi la balena finisce tra i rifiuti essendo essa stessa un rifiuto. Cosa c’è di più straziante?

LA FOTO/Canarie, il Babbo Natale de La Gomera

La Gomera (isole Canarie), 22 dicembre 2021
Un Papa' Noel nel porticciolo di Valle Gran Rey (sud de La Gomera, isola a sud di Tenerife) vende biglietti della lotteria

CANARIE/ Angela Merkel in pensione a La Gomera?

Valle Gran Rey (La Gomera), 8 Dicembre 2021

   Tra le varie ipotesi di buen retiro per la ormai ex cancelliera tedesca Angela Merkel c'e' quella della Gomera, l'isoletta a sud di Tenerife, nelle Canarie Occidentali, famosa per l'alfabeto dei fischi e per essere l'ultima terra toccata da Cristoforo Colombo prima di partire per il suo viaggio verso le Indie nel 1492. La potente leader e' gia' di casa per averci trascorso diverse vacanze pasquali insieme al marito. L'isola inoltre e' una meta molto popolare tra i tedeschi, soprattutto a Valle Gran Rey, sulla costa sud occidentale, al riparo dagli alisei, diventata una enclave tedesca. Quindi non le manchera' la compagnia.

Una cartolina con un fotomontaggio della Merkel  su una bancherella di Valle Gran Rey a La Gomera
Una cartolina con un fotomontaggio della Merkel
 su una bancherella di Valle Gran Rey a La Gomera


  L'associazione tra la Merkel e la Gomera e' cosi' forte che nei negozi si vendono delle cartoline che ritraggono la cancelliera accanto a dei caschi di banane con delle scritte maliziose. Sul mercatino domenicale ne ho trovate una serie con diversi fotomontaggi 'artistici' prodotte da un suo connazionale che vive sull'isola. 

   Sono andata a cercare l'ultima volta che la Merkel e' venuta a La Gomera. Nell'aprile 2018, ho trovato una foto di lei e il marito, il fisico Ulrik Merkel, su un ferry Fred Olsen. Il "Diario de Avisos", il quotidiano locale, racconta che ama praticare il trekking nel parco del Garajonay, le gite in barca e il potaje de berros (zuppa di crescione), e anche che ha come amico un poliziotto di Hermigua, che fa parte della sua scorta. Era la sesta volta che ci veniva per Pasqua da quando sali' al potere nel 2005. Il suo legame con la Gomera risale agli anni Settanta quando molti giovani tedeschi venivano in questa isoletta dell'Atlantico a praticare nudismo (e probabilmente anche altre esperienze in voga all'epoca). Ancora oggi playa del Ingles e' una spiaggia nudista. E chissa' che non ci sia passata anche la giovane studentessa Angela Dorothea Kasner, classe 1954.  

Una cartolina con un fotomontaggio della Merkel
 su una bancherella di Valle Gran Rey a La Gomera

   I gomeresi sono cosi' gelosi che quando la Merkel "tradi'" la Gomera per la mediterranea Ischia, il governatore le scrisse una lettera supplicandola di tornare. Ora si mormora che addirittura voglia comprarsi una casa sull'isola per viverci da pensionata. Certo sarebbe un bel colpo per il turismo che ancora stenta a riprendersi dopo la pandemia.     

 

Canarie/Veleggiando sotto il vulcano di La Palma

Tazacorte (Sud di La Palma), 26 Novembre 2021

    Anche io ho ceduto alla tentazione di fare "turismo vulcanico" all'isola di La Palma dove da ormai oltre due mesi continua l'eruzione di una serie di coni vulcanici in un'area chiamata Cumbre Vieja.

I pennacchi di fumo nero e bianco sono visibili da grande distanza lungo la costa occidentale (La palma ha una forma di un triangolo) e cosi' anche le colate della lava nei pressi di Puerto Naos. Per precauzione le autorita' canarie hanno proibito la navigazione in un tratto di mare di alcune miglia tra il porto di Tazacorte e un faro che sulle carte nautiche sorge per ironia su 'Punta della Lava'. 

   La "zona di esclusione marittima" e' racchiusa in un rettangolo di mare che si estende per due miglia dalla costa. Le coordinate di questa zona sono comunicate nei bollettini 'securite'' sul canale 16 della radio VHF. Malauguratamente l'ho scoperto soltanto dopo. Quando sono arrivata da La Gomera con la mia barca a vela Maneki di notte, per vedere meglio le lingue di fuoco, ho violato questa zona di esclusione sorvegliata da radar. Sono stata fermata dalla Guardia Civil e sanzionata. Non so ancora quanto perche' la multa mi deve ancora arrivare. 
   Il giorno dopo all'alba sono passata molto piu' al largo, ma lo spettacolo non era da meno. La colonna di cenere, gigantesca, si elevava per centinaia di metri dalla cima. Che contrasto con il cielo limpido e i colori del giorno nascente.
   Quando sono andata nel villaggio di El Paso, dove si puo' vedere il vulcano a distanza ravvicinata, ho pero' capito che questo spettacolo della natura a cui stavo assistendo e' un vero e proprio inferno per la gente di La Palma. Non solo per coloro che purtroppo hanno perso case e le piantagioni sparite sotto la lava, ma per tutti gli abitanti dell'isola costretti a respirare gas nocivi, come l'anidride solforosa e a vivere sotto una coltre di cenere nera. A seconda della direzione del vento, la fuliggine invade case, strade e alberi.   

   Sono stata un paio di giorni nella 'capitale' di Santa Cruz, una delle citta' coloniali spagnole piu' ben preservate delle Canarie, e ho sperimentato letteralmente sulla mia pelle la 'pioggia di cenere'. Le particelle, che simili al pulviscolo rilasaciato da uno scarico di un vecchissimo motore diesel, si accumulano sui marciapiedi, sul ciglio delle strade, sui tetti e costringono bar e ristoranti a pulire senza sosta tavoli e sedie. 
   Arrivando a Santa Cruz ho subito notato come tutti indossassero la mascherina anti Covid, non per proteggersi dal virus, ma dalle ceneri e gas nocivi. Quando il vento spira da sud ovest come in questi giorni, anche il traffico aereo e' compromesso. 
   Nell'epicentro, in un villaggio che si chiama Tayuja,  a circa 20 minuti di autobus da Santa Cruz, dove la strada e' bloccato, le strade sono ricoperte di sabbia nera e dopo un po' abiti e capelli sono pieni di cenere. E' qui che giorno e notte arrivano i 'turisti del vulcano'. Ci sono anche le telecamere che trasmettono in diretta l'eruzione e che hanno uno spazio riservato in un belvedere vicino alla chiesa del Paese. 

   Eppure la vita continua per gli abitanti di La Palma. C'e' chi spazza la cenere dai tetti, dal porto di Tazacorte ogni mattina partono dei traghetti che portano i contadini nelle loro fattorie rimaste isolate, un po' ovunque ci sono delle collette per aiutare gli sfollati. 
Un sentiero collinare, tra alberi spettrali per via delle piogge acide, permette di andare piu' vicino alle bocche che vomitano lava ed e' possibile da li' sentire il rombo dell'eruzione. Un rumore sordo che si accompagna ogni tanti a lievi tremori della terra. 
   Tutti si chiedono quando durera' l'eruzione, ha gia' battuto ogni record, e' la piu' lunga degli ultimi 500 anni. Ci sono giorni in cui il gigante sembra piu' calmo, ma poi quasi sempre di notte si risveglia e si mette a sputare nuovo fuoco e materia liquida. "E' sempre molto nervoso" mi dice una signora che lo osserva dal suo balcone con la ramazza in mano. 

LA FOTO/ C'era una volta la Rete

 La Gomera, 10 Novembre 2021

Da qualche giorno i pescatori del porticciolo di Vueltas stanno pazientemente ricucendo una gigantesca rete da pesca


VULCANO CANARIE/Bombe per deviare la lava come su Etna?

Continua l'eruzione all'isola di La Palma


La Gomera, 30 Ottobre 2021
   Al quarantesimo giorno dell'eruzione del vulcano dell'isola di La Palma (Canarie occidentali) spunta fuori dal cilindro una idea che fu applicata all'Etna qualche decennio fa (per altro senza successo secondo alcuni esperti). Quella di "bombardare" la lava per cambiare il suo cammino infuocato ed evitare che distrugga centri abitati. L'ho letto qualche giorno fa sul Diario de Aviso, quotidiano di Tenerife che ci ha dedicato una pagina. 
   A proporre la soluzione estrema e' stato il presidente del cabildo de La Gomera, una specie di governatore, evidentemente preoccupato per l'eruzione che da lunedi' e' ripresa a pieno ritmo dal vulcano di Cumbre Vieja. L'articolista si e' andato a informare e ha scoperto che la 'pensata' non e' per nulla nuova. Ci sono ben due precedenti in Sicilia, il primo durante l'eruzione dell'Etna del 1983 e poi in una nuova e piu' potente colata lavica nel 1992.
Renato Guttuso / Fuga dall'Etna 1940
   Non sapendone nulla, sono andata a controllare ed e' vero. I vulcanologi italiani (vedi questo articolo) suggerirono di piazzare delle cariche esplosive per modificare la direzione del magma e obbligarla a confluire in un canale scavato dall'esercito.            L'azione di rivelo' pero' insufficiente di fronte alla potenza del fiume di lava e anche dell'impossibilita' di avvicinarsi per le altissime temperature. 
   Non so se all'epoca fu considerata l'idea di bombardare l'Etna, cosa sicuramente bizzarra e non priva di polemiche come effettivamente ci furono in seguito all'operazione.
   Circa dieci anni piu' tardi, nell'eruzione del 1991-1993, fu sperimentata  la stessa tecnica che (sempre secondo alcuni esperti) permise di salvare la cittadina di Zafferana. 

CURIOSITA' - Lo Shiva Lingam de La Gomera

La Gomera, 24 settembre 2021

   Se l'isola de La Gomera fosse in India, sarebbe piena di tempi a Shiva, il dio piu' potente della mitologia indu', quello che con la sua danza fa vibrare l'universo.  Proprio ieri sera ho visto "Il Vegetariano", un film amaro sui migranti e in particolare sugli indiani in Italia impiegati nelle stalle. Il regista Roberto San Pietro mostra una India da cartolina, il Gange, le vacche sacre e gli elefanti, che penso sia in rapida estinzione. Mi ha pero' ricordato il culto di Shiva, onnipresente nei templi sottoforma di Shiva Lingam, simbolo fallico che sottointende appunto alla suprema creazione.


E che c'entra la Gomera, l'isoletta a sud di Tenerife, famosa per l'alfabeto dei fischi e per le antiche foreste di lauro e di pini che trattengono l'acqua dalle nubi degli alisei e la trasformano i fresche sorgenti? 

Nella playa de Chinguarime, nel sud ovest, vicina al porticciolo di playa Santiago, c'e' una roccia simile a un Shiva Lingam che sporge dal bagnasciuga a ogni bassa marea. La prima volta che l'ho vista sono rimasta a bocca aperta, sembrava una roccia scolpita. O forse lo e', chissa'. Sono sicura che se la vedessero dei devoti indu' trasformerebbero la zona in un grande tempio.  Nel Kashmir indiano c'e' una grotta dove ogni anno si forma una stalattite di ghiaccio e ogni anno migliaia di indiani ci vanno in pellegrinaggio. E' lo Shiva della grotta di  Amarnath ed e' anche una patata bollente perche' si trova in una regione, il Kashmir, a maggioranza musulmana e occupato militarmente dall'esercito di New Delhi. 


   Allo "Shiva Lingam" de La Gomera, che mi verrebbe da ornarlo con ghirlande di marigold, si 'affianca' poco lontano una roccia scavata ad arco, anche questo incredibile opera d'arte della Natura, che potrebbe essere la 'Yoni', l'equivalente simbolo femminile della fertilita', sempre secondo la tradizione shivaista. 

   Uno potrebbe divertirsi a trovare queste rocce sporgenti e incavate dall'azione del mare e vento. Certo. agli occhi occidentali lo Shiva Lingam ha sempre suscitato sorrisetti maliziosi. E nonostante la mia lunga permanenza in India ammetto che ogni volta che entravo in un mandir questo imbolo fallico 'divino' mi sembrava un'opera pornografica. Ma nessun indiano ha mai minimamente ironizzato sullo Shiva Lingam. Lo facciamo piu' noi Cristiani sulla verginita' della Madonna.


   Comunque a La Gomera, Shiva e' decisamente di casa. Il simbolo dell'isola, che svetta al centro e' il roque Agando, di natura vulcanica e luogo di venerazione degli indigeni 'guanchi', gli abitanti delle isole Canarie prima della colonizzazione spagnola. 

   E a proposito di cime, dal punto piu' alto de la Gomera, anche questo ex altare sacro per gli indigeni, si gode una vista sul Telde, il grande vulcano di Tenerife e montagna piu' alta di tutta la Spagna (3.715 m), che ha una silhuette artistica, si direbbe. Cosa si potrebbe vedere? 






  


 



Eruzione Canarie - Nuovo vulcano a La Palma, lava seppellisce 8 case

 Gran Canaria, 20 settembre 2021

   Una noche de fuego alle Canarie. E' proprio cosi' da quando ieri pomeriggio, esattamente alle 15.30, da una pineta dell'isola di La Palma e' emerso un mostro di fuoco che ancora adesso sta sputando un fiume di lava bollente che scende alla velocita' di 0,7 chilometri all'ora. 

   A 50 anni dalla ultima eruzione, l'isola piu' a oriente dell'arcipelago spagnolo e' di nuovo in balia delle forze della Natura. L'eruzione, che era stata preannunciata da diverse scosse di terremoto negli ultimi giorni, ha distrutto finora 8 case e costretto 5 mila persone alla fuga. Per ora sembra tutto sotto controllo, l'aereoporto rimane aperto, non esiste rischio di tsunami perche' la lava e' ancora molto distante dal mare. 


    L'esplosione, che ha portato alla nascita di un nuovo vulcano con otto "bocche" da cui esce la lava, e' avvenuta a 800 metri nel sud est dell'isola in una localita' che si chiama Cabeza de Vaca, testa di vacca, un nome che ricorda il passato agricolo dell'isola, soprannominata l'Isla Bonita, perche' e' la piu' verde dell'arcipelago spagnolo e anche quella rimasta meno toccata dal turismo di massa. La zona e', o meglio era, ricoperta da pinete. Ad appena 30 chilometri si trova l'ultimo vulcano nato 50 anni fa. Era infatti mezzo secolo che La Palma non registrava piu' un eruzione. La colata di lava uscita dal vulcano Teneguia il 26 ottobre 1971 duro' 24 giorni. Per gli amanti della cronaca, l'ultima eruzione alle Canarie risale ad appna 10 anni fa quando emerse un nuovo vulcano sottomarino davanti all'isoletta di Hierro, che dista a circa 80 chilometri da La Palma. 

    L'arcipelago delle Canarie, come tutta la regione soprannominata Macaronesia, che comprende le isole di Capo Verde e gli arcipelaghi portoghesi di Madeira e Azzorre, sono situate sui bordi di grandi pacche tettoniche. Si pensa che la formazione di queste isole risalga addirittura a quando si sono formati i continenti che si sono staccati dalla mitica Pangea 65 milioni di anni fa e si e' creato l'oceano Atlantico.  A questa teoria e' associata la famosa leggenda di Atlantide, sprofondata appunto tra questi arcipelaghi.

   Per fortuna l'eruzione di La Palma non ha fatto vittime. Gli esperti dell'Instituto Geografico Nacional (Ign) se lo aspettavano e hanno preparato la popolazione. Nella settimana precedente si erano registrati oltre 25 mila miniscosse di terremoto, l'ultima di 4.7 gradi della scala Riechter appena poche ore prima. Da quando si sono aperte due 'fessure' a distanza di 200 metri l'una dall'altra, da cui e' uscita una colonna di fumo bianco e nero, l'attivita' sismica e' diminuita. E' come se le viscere della terra si fossero "scaricate".


   I vulcanologi la chiamano "eruzione stromboliana" per le modalita' di fuoriuscita della lava, cenere e lapilli. Come avviene per l'isola delle Eolie, e' la piu' spettacolare e non manchera' di sicuro di attrarre turisti. Il fenomeno viene seguito con dirette web e televisive, oltre che dalle autorita'. Ovviamente c'e' apprensione tra gli abitanti dei centri piu' vicini, tra cui los Llanos e Tazacorte, dove sorge un porto da pesca e da turismo. Le famiglie che hanno abbandonato le case hanno trovato ospitalita' da parenti o in hotel. Le case che si sono trovate sul cammino della lava sono state seppellite, quelle famiglie hanno perso tutto in un pomeriggio, una catastrofe, e chissa' se riusciranno a recuperare mai qualcosa quando la coltre si sara' raffreddata.  

  

 

PROFUGHI/Rotta Atlantica, un altro autunno caldo per le Canarie?

Molo di Arguineguin (Gran Canaria), 15 Settembre 2021
 
    Dopo diversi mesi sono tornata nel porto di Arguineguin, un villaggio di pescatori nel sud di Gran Canaria che l'anno scorso e' stato alla ribalta delle cronache mondiali per le migliaia di profughi  africani tenuti in condizioni disumane sul molo del porticciolo. Nei mesi di settembre e ottobre le condizioni metereologiche sono particolarmente propizie per la navigazione nell'arcipelago delle Canarie. Mentre io ne approfitto per 'scorazzare' a vela da un'isola all'altra, migliaia di disperati lasciano le coste della vicina Africa per entrare in Europa. "Vicina' si fa per dire perche' la 'rotta Atlantica' verso le Canarie (di cui ho gia' parlato piu' volte in questo blog, questo il mio ultimo post) e' una delle piu' pericolose. Il viaggio su barche in legno dalle coste del Sahara Occidentale, la zona contesa tra Marocco e il fronte Polisario, dura diversi giorni, sono circa 220 chilometri all'isola di Fuerteventura, la piu' vicina all'Africa.
Un barcone arrivato nel porticciolo di Arguineguin con i resti della lunga e pericolosa traversata dalle coste africane

   Ebbene, mentre stavo per entrare nel porto di Arguineguin per mettermi alla fonda con la mia barca a vela Maneki proveniente da Tenerife, ho visto sfilare sul molo decine di profughi appena sbarcati da una 'patera' soccorsa dal Salvamento Maritimo spagnolo. Tutti in fila davanti alle tende della Cruz Roja probabilmente per i controlli sanitari. Mi sembrava che ognuno tenesse in mano un sacchetto bianco, forse indumenti o generi di prima necessita'. Nella sola giornata di martedi' ne sono arrivati 225 in totale a Lanzarote, Tenerife e appunto a Gran Canaria. Tra loro 24 donne e due bambini. Per tutto il giorno, mentre stavo attraversando lo stretto tra Tenerife e Gran Canaria, ho sentito sul canale 16 della mia radio VHF le allerte (pan pan nel gergo) relative a "barconi di profughi alla deriva provenienti da costa africana" con l'invito ai naviganti di avverire la Guardia costiera nel caso di avvistamento.    
    A differenza dello scorso anno quando sul molo di Arguineguin ci fu una rivolta per il sovraffollamento dei migranti, circa 2 mila ammassati in pochissimo spazio, le autorita' canarie non si sono fatte prendere alla sprovvista. Lo scorso novembre Arguineguin fu paragonato alla famigerata Giungla di Calais del 2015-2016. La crisi degenero' perche' gli sbarchi si erano moltiplicati anche a causa della ripresa del conflitto nella regione subsahariana. Adesso i profughi sono portati in hotel e altre strutture adeguate di accoglienza e poi 'smistati' non si sa ben dove. Escludo che vengano rimpatriati perche' in teoria dovrebbero ottenere lo status di profughi. 
   Attraccati al molo si possono vedere i barconi pieni di giubbotti di salvataggio, taniche vuote di acqua e benzina e tracce del viaggio della speranza. 
    Secondo dati del Ministero degli Interni spagnolo aggiornati al 31 agosto, sono arrivati alle Canarie ben 9.255 migranti a bordo di 243 barconi, il 135% in piu' dello scorso anno. La maggior parte uomini. La rotta atlantica parte da Cabo Bojador, nel Sahara Occidentale e Dakla, sempre Sahara Occidentale sotti il controllo del Marocco. 
    Proprio in questi giorni il diplomatico italo-svedese Staffan De Mistura, che conosco in quanto si occupo' della contesa tra India e Italia sui due maro' arrestati per omicidio di due pescatori, e' stato nominato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres come inviato speciale per il Sahara Occidentale. Segno che la comunita' internazionale si sta occupando della crisi.
    C'e' pero' un dato di fatto che fara' si' che in futuro ci siano sempre piu' arrivi dal continente africano: nei prossimi 30 anni l'Africa raddoppiera' la sua popolazione passando da 1.2 miliardi a 2.5 miliardi di persone, mentre in Europa caleranno gli abitanti. Allora che vogliamo fare? Continuare a soccorrerli in mare?     

LA FOTO/Tramonto mostruoso alle Canarie


 Valle Gran Rey (La Gomera), 2 settembre 2021


Giochi di luce e ombre al calar del sole animano la grande scogliera a picco che sovrasta il porto di Vueltas, sud ovest de La Gomera. Una creatura mostruosa avanza verso la barca all'ancora, che succedera?

SALUTE/ Naftalina, il veleno delle nonne?

Le famose palline antitarme si trovano solo on-line

 Vigevano (Pavia), 26 Agosto 2021

    A distanza di oltre 10 anni ho "scoperto" che le palline di naftalina non sono piu' in vendita. Le volevo comprare per mettere in soffitta come rimedio per topi e scarafaggi. Ho girato un paio di ferramenta, un centro fai-da- te e diversi supermercati. Ho chiesto anche della 'canfora'  che nella mia ignoranza e' la stessa cosa. Soltanto una commessa alla fine ha sputato il rospo, il commercio al dettaglio della naftalina o 'canfora' e' proibita. Gli altri commessi mi dicevano semplicemente che era 'esaurita'. 

Eta Beta, l'"uomo del futuro" nel fumetto di Topolino


   Esausta per aver pedalato per qualche chilometro su e giu' nella circonvallazione, mi fermo a prendere un caffe' e apro Google. La naftalina e' stata messa al bando in Europa e in Italia a partire dal 2008 perche' e carcinogena. Contiene delle sostanze chimiche che sono altamente dannose per la salute se ingerite o anche inalate. Come dice la parola stessa, la naftalina e' fatta di 'nafta'. quella roba appiccicosa che deriva dal petrolio, e' abbastanza ovvio che non puo' essere commestibile. Pero' se anche solo il vapore o il contatto puo' farti venire un tumore, allora e' un'altra storia. Un po' come il DDT, se ne sono accorti in ritardo che era un veleno anche per l'uomo, pero' per anni ha funzionato contro la malaria.

Sempre su Google pero' ho trovato diversi annunci di vendita on line di palline di naftalina (non canfora, naftalina, quella cancerogena appunto). La si puo' quindi ordinare su internet e viene recapitata a casa. Quindi non sembra essere del tutto vietata, ma forse e' solo caduta in disuso. Oggigiorno negli armadi le tarme trovano solo stoffe sintetiche, non commestibili. Oppure gli indumenti sono gia' trattati con delle sostanze chimiche che magari sono piu' velenose di questo vecchio e puzzolente rimedio usato dalle nostre nonne. 

    La scoperta mi ha scioccato perche' per 16 anni di vita in India sono stata quotidianamente a contatto con palline di naftalina, mothballs, le chiamano in inglese, 'mothaball' in hindi, e si intende le palline di naftalina o canfora vendute per poche rupie in ogni bugigattolo del Paese. La naftalina e' una ossessione per un miliardo e 200 milioni di indiani. La mettono ovunque, non sono nelle camere da letto, ma anche negli scarichi del bagno, nel lavandino dove ci fanno scorrere l'acqua sopra, in cucina, per 'igienizzare'.  Ognuno ha le proprie idee sul concetto di 'pulizia' ovvio, pero' in mancanza di altri prodotti piu' costosi e di marca, le umili mothballs hanno combattuto tarme, scarafaggi e altri insetti indesiderati da intere generazioni nelle case indiane.  Tant'e' che l'odore di naftalina ha impregnato l'intero Paese e - insieme agli aromi di spezie e altro - ti si attacca negli abiti quando arrivi in Europa. L'Odore dell'India di Pasolini. Quando ho lasciato Delhi, tre anni fa, ho spedito alcuni scatoloni in Italia, ovviamente riempiendoli di palline di naftalina. Ancora ora da quelle cose escono potenti effluvi della sostanza definita in questa parte del pianeta come 'cancerogena'.

Il bello e' che interrogando alcuni amici e conoscenti, non ne sapevano nulla del divieto. Approfondendo la cosa ho scoperto che il naftalene, nome scientifico della naftalina prodotta fin dal 1821 quando fu 'scoperta' da un americano, e' 'un sospetto cancerogeno di categotoria 3', secondo la classificazione UE, che non e'  la peggiore, anzi si tratta di sostanze di cui non si conoscono ancora bene gli effetti. Penso che il fumo dei diesel sia in categoria 2 e - a quanto mi risulta - i SUV non sono vietati. 

Mi chiedo se per caso non sia stata l'influenza di Eta Beta, lo scienziato pazzo amico di Topolino, che si nutre di palline di naftalina (solo nella versione italiana del celebre fumetto disneyano), che vive in un futuro di 500 anni, dorme sui pomelli del letto e ha una testa enorme. Non leggo piu' Topolino da decenni, mi piacerebbe sapere se Eta Beta va ancora ghiotto di queste palline bianche cancerogene.   

 


SLOW TRAVELLING - Il Castello di Mazze' abbandonato dai russi

Chivasso (Torino), 15 Agossto 2021

   Metti un Ferragosto a Mazze' Canavese, perche' no. Circa 10 km di pedalate tra campi di granoturco quasi maturo e autentica afa padana, e ti ritrovi un castello da fiaba avvolto da un bosco che sembra una giungla amazzonica e da un panorama mozzafiato sulla Dora Baltea. Con un pizzico di mistero per di piu'.


   Il castello di Mazze', un pueblito di circa 4000 anime tra le province di Vercelli e Torino, e' stata nel Medioevo la magione dei conti del Canavese, i Valperga, una casata che oggi non esiste piu'. Forse piu' che un castello era un palazzo signorile. Me li immagino i conti e tutti i mezzadri a coltivare i loro possedimenti e sopportare varie angherie. Tipo i 'maledeti Zorzi Vila' di Pennacchi (sto leggendo la seconda parte della saga dei Peruzzi in Canale Mussolini). Alla morte dell'ultimo Valperga, nel 1840, la storica dimora passa di mano ad altre ricche famiglie della zona che lo ristrutturano in stile neogotico, come appare ora, con torri, merli e stucchi, un po' da fiaba. I sotterranei pero' a quanto pare restano originali, risalgono all'epoca romana o addirittura celtica, precedente all'arrivo di Cesare. Negli Anni Novanta ospitano una mostra permanente di strumenti di tortura, in particolare della Santa Inquisizione, in collaborazione con Amnesty International. Tanto per aggiungere un po' di aria sinistra al luogo gia' ricco di leggende e misteri. 

   Il bosco che scende ripido alla Dora Baltea, la 'cerulea Dora' di gozzaniana memoria (il poeta Guido Gozzano e' di Aglie', nelle vicinanze) e' considerato 'magico', pare sia stato un luogo di rituali all'epoca celtica. Il fiume che si ammira dalla cima del monte forma una anca ed e' circondato da una rigogliosa natura. Era il parco dei Valperga, ora si chiama Oasi del Bosco Parco, ma e' anch'esso abbandonato. C'e' un sentiero che scende al fiume e che attraversa un tempietto, un belvedere e una chiesetta. Ma non ci sono andata, non ci sono indicazioni e me lo hanno sconsigliato. 

 
   E oggi che fine ha fatto il castello? Una tragica fine, si potrebbe dire. Negli ultimi due o tre anni e' rimasto chiuso, addirittura abbandonato dagli ultimi proprietari, una coppia di magnati russi che ci ha abitato per un po' giocando a fare i castellani (con tanto di bandiera russa sulla torre). Voci di paese dicono che dopo averlo comprato dai Salino di Cavaglia' nel 2012 per 3 milioni di euro sono scappati via lasciando una barca di debiti. Si sa, le cose in Russia non vanno molto bene. Adesso il maniero e' in vendita a prezzo super scontato, 450 mila euro, mi ha detto un mazzediese che stava passeggiando con il cane sotto le mura. 
Ovviamente occorre sapere quanti 'buffi' ha lasciato il proprietario, tal Mikyel Lyubchenko che lo aveva voluto come regalo per la moglie, a quanto pare folgorata dalle 'bellezze' del  Canavese. Chissa' cosa sarebbe successo se avesse visto la Toscana.