Giochi del Commonwealth, India vince al tiro al bersaglio


Siccome a me piace fare la bastian contraria ho deciso di non unirmi al coro di chi spara a zero sui Giochi del Commonwealth che inizieranno il 3 ottobre a New Delhi. Da diverse settimane la stampa e la televisione indiana (e ora anche quella anglosassone) non fa altro che parlare di corruzione, impianti costruiti male o in ritardo, larve di zanzare infette dalla dengue, bagni pieni di escrementi e cani randagi che dormoni sui letti destinati agli atleti. Ogni giorno c’e’ qualcosa che non va. Il che e’ vero, certo, pero’ secondo me si esagera con il tiro al bersaglio. La tigre Sheera, la mascotte, viene immancabilmente raffigurata piena di cerotti oppure con un badile in mano. I giornali oggi parlavano di ‘’Giochi della vergogna’’. Oggi sono andata a vedere la passerella crollata ieri e ho scoperto che in realta’ l’intero parcheggio dello stadio Jawaharlal Nehru e’ ancora devastato dai lavori (vedi foto s sinistra). Gli stranieri sghignazzano solo a sentire parlare di stadi ‘’world class’’ che poi perdono i pezzi come e’ successo oggi al palazzetto del sollevamento pesi. Tra le minacce di attentati terroristici, la dengue e febbre suina, le passerelle pedonali che crollano e la sicurezza che fa acqua (non solo per il monsone che continua indefesso ad allagare la citta’), sembra ormai che solo un miracolo possa salvare i Giochi. Gli alberghi sono deserti, diversi campioni hanno dato forfait e la gente di Delhi, quella che se lo puo’ permettere, che se ne andra’ in vacanza nella settimana delle gare per evitare il caos nelle strade. Manco la regina Elisabetta viene a inaugurare l’evento.
Una cosa del genere in Cina non sarebbe mai avvenuta. Non mi si venga a dire che i cinesi sono svizzeri o tedeschi nella puntualita’ o organizzazione. E’ solo che non hanno una stampa libera e che non si ‘’usa’’ criticare i governanti. Nessuno avrebbe mai osato minimamente dire qualcosa contro le olimpiadi di Pechino del 2008. Non c’ero, ma e’ stato davvero tutto perfetto oppure semplicemente non c’erano giornalisti a documentare le tegole cadute?