Anche l'Onu si e' accorto che ci sono piu' telefoni che cessi

L'altra settimana i grandi pensatori delle Nazioni Unite sono venuti fuori con una notizia banale, ma mediaticamente forte. In India ci sono piu' telefonini che gabinetti. Bella scoperta. Io ci avevo fatto ben due anni fa un post (leggete qui) partendo pero' dal fatto che secondo me c'erano troppi cellulari. Loro dicono invece che ci sono pochi cessi e che bisogna farne di piu'. Come se fosse piu' facile fare una fognatura che comprare una scheda Sim. Propongo di importare qui le vecchie cabine telefoniche da noi obsolete e trasformarle in cessi con il telefono. Provocazione? Vediamo cosa dice il prossimo rapporto Onu...

Ultime notizie dal paese della Tata Nano

Ecco qualche notiziola degli ultimi giorni da questo paese che non finisce mai di stupire

Le Tata Nano stanno invadendo Delhi. Ebbene si’, a due anni dal commovente lancio della topolino che esaudira’ i sogni degli indiani, la Nano ha cominciato a occupare il suo (piccolo) posto nel mostruoso traffico della capitale. Piu’ o meno ogni volta che esco mi capita di vederne una. Segno che le consegne stanno avvenendo, anche se qualcuna ha preso fuoco appena uscita dal concessionario, ma questo e’ un dettaglio…Mentre andavo nella zona diplomatica in scooter, ieri, sono stata superata da una Nano gialla, ancora con i segni della ‘puja’ sul cofano e i sedili incellofanati. Come me, anche gli altri automobilisti curiosi la stavano osservando avidamente. Ho notato anche una certa reverenza. Nel senso che le e’ stata data la precedenza e si sono anche mantenuti a una certa distanza (non so se per via del rischio che prenda fuoco come e’ successo…). Secondo me la Nano, almeno per ora, gode di un certo rispetto nella giungla d’asfalto.

Fa caldo come non faceva da 50 anni ad aprile. E’ quello che ho letto sui giornali oggi mentre stoicamente mi imponevo di fare colazione fuori sotto il sole ‘primaverile’. E’ vero. Delhi ribolle a 42 gradi o piu’ a seconda di dove si misura la temperatura. Qualche grado in meno la notte. A me piace questo calore, non uso nemmeno l’aria condizionata, ma solo il ventilatore. L’unico problema e’ surriscaldamento del laptop che cerco di ridurre con del ghiaccio sintetico, rimasuglio di una vecchia borsa frigo che usavo per la Pasquetta. In citta’ e’ chizzata la vendita di angurie e anche purtroppo la frequenza delle interruzioni di corrente (che pero’ permettono al mio laptop di raffreddarsi).

Il flop del vettore con motore criogenico. L’altro giorno gli scienziati indiani hanno lanciato un razzo con un sistema di propulsione fatto da loro con tanta fatica perche’ non e’ facile reperire certa tecnologia con pochi soldi (e senza spie). Il ‘Cape Canaveral’’ indiano e’ un isola sulla Baia del Bengala. Avevo scritto una notizia e stavo seguendo la partenza in diretta sul canale CNN IBN. Il razzo era uno di quelli giganteschi e portava un grosso satellite per le comunicazioni, anche quello orgoglio della scienza indiana. Quando e’ partito ha lasciato dietro una enorme scia di fuoco e fumo. Dalla sala di Cape Canaveral tutti si sono alzati in piedi e hanno applaudito. Dopo un paio di minuti vedo pero’ che la scia di fumo in cielo prende una piega storta. La Tv inquadra gli scienziati chini sui computer. Qualcuno scrolla la testa, altri confabulano. La commentatrice televisiva ipotizza che ci puo’ essere un problema. Sotto le immagini compare una scritta BREAKING NEWS: TROUBLES? Tutti quanti, me compresa, tratteniamo il fiato. La scia e’ sempre piu’ storta. Uno scienziato parla di ‘deviazione’, poi subito dopo dice che ‘’e’ stato perso il controllo’’. A quel punto vado in panico. Dove cadra’? Un collega che mi chiama al telefono mi dice di guardare fuori dalla finestra…Intanto gli scienziati confermano di aver perso il controllo del razzo a causa del malfunzionamento di due motori. E poi annunciano che il test sara’ compiuto di nuovo tra anno!
Dopo parecchie ore scopro finalmente che il costoso razzo con il suo altrettanto costoso satellite e’ finito in mare. Immagino lo splash, spero non abbia centrato nulla. Immagino si trovi negli abissi dell’oceano con il suo decantato motore criogenico e le altre diavolerie elettroniche. Un tesoro negli abissi. Chissa’ se qualcuno lo andra’ a recuperare? Per i riciclatori di e-waste vale un fortuna. La stampa indiana naturalmente tace anche su quanti soldi sono stati buttati a mare.

Prove di asfalto. Con i giochi del Commonwealth, che saranno a ottobre. La citta’ e’ un inferno di cumuli di terra, macerie, cantieri edilizi e polvere, tipo quella vulcanica islandese, ma piu’ bassa. Una devastazione da cui solo un paese come l’India - dove tutto (ma proprio tutto) e’ possibile - puo’ venirne fuori. Qualcosa pero’ e’ gia’ cambiato. Da casa mia al Khan Market, noto posto di ritrovo per stranieri a sud Delhi, non ci sono quasi piu’ buche. Me ne sono accorta l’altro ieri quando mi sono stupita di come lo scooter filasse liscio sull’asfalto. Ovviamente, e lo sottolineo dieci volte, sto parlando della parte ricca di Sud Delhi, che non e’ nemmeno il 10 % della capitale (del resto non so nulla perche’ ci vado raramente). In effetti il manto stradale era quasi perfetto. Ma che davvero Delhi stia per diventare una ‘first class city’ come vorrebbe la governatrice Sheila Diskhit?

Lezione di futuro con il sesto senso di Pranav Mistry

L’altro giorno mia figlia, che fa la terza media, e’ arrivata a casa piena di entusiasmo per un video che aveva visto in classe. ‘Mamma devi assolutamente vederlo, e’ scioccante’. Io credevo qualche cosa di horror. Invece era un video tratto da un sito, Ted.com, a me sconosciuto che parla di invenzioni e nuove idee.
Il filmato e’ una dimostrazione di un aggeggio che pretende di essere il nostro ‘Sesto Senso’. L’inventore, e’ manco a dirlo, un giovane indiano. Si chiama Pranav Mistry, uscito dalla fucina di cervelli dell’IIT che lavora per il Mit. E’ partito dal concetto di collegare il mondo fisico con quello virtuale di internet. E ha inventato un sistema che in parole povere permette di avere sempre un computer proiettato davanti a noi e che possiamo muovere con l’uso delle dita. Se guardiamo un libro, ci fornisce la recensione. Facciamo un riquadro con le mani e viene fuori una foto. Proiettiamo sulle mani una tastiera numerica e telefoniamo. Chiaramente e’ necessaria una connessione internet mobile (e un pacco di soldi visto che costa tantissimo collegarsi alla rete con telefonino).
Non sara’ forse troppo praticabile ora, ma potrebbe essere il futuro della tecnologia informatica e anche del nostro modo di vita. Il sistema ‘touch’ che nel giro di pochi anni ha trasformato telefonini e i-pod, in effetti, indica che stiamo andando in quella direzione.
Io sono un po’ turbata da questo ‘sesto senso’ che secondo me ci impedira’ di usare i primi cinque e soprattutto ci impedira’ di usare il cervello. Ma cosi’ e’. Purtroppo temo che il mio gap tecnologico sia ormai incolmabile.
Il bello pero’ deve ancora arrivare. Quando ho chiesto in quale materia era stato mostrato il video mi ha risposto: ‘e’ stata la professoressa di storia’. ‘E che cosa c’entra la storia con la scienza?’’ domando io ingenua. La replica mi ha lasciato senza fiato: ‘La storia l’abbiamo finita, in questo trimestre studiamo il futuro’’.

I funerali di Gesu’Cristo visti da Goa


Ho trascorso il Venerdi’ Santo curiosando tra le chiese della cattolicissima Goa per vedere se trovavo una passione vivente. Come quelle che, con attori macchiati di ketchup, si fanno nella citta’ vecchia di Gerusalemme dove c’e la via Crucis ‘originale’. Le feste comandate a Goa, come il Natale o la Pasqua, hanno un sapore di tempo passato, con i colori tropicali e gli odori del mare. Potrebbe essere come nel Meridione tanti anni fa o forse ancora adesso quando si portano in processione i santi e le madonne. Le donne mettono i vestiti della festa, gli uomini indossano camicie che profumano di bucato, i ragazzi che sbirciano di sottocchio le ragazze nei banchi di fianco. Le messe, in lingua concani, sono interminabili. Cosi come lo sono i canti. Le chiese, intonacate di un bianco cangiante con i bordi dei cornicioni di un azzurro cielo, sono di solito gli edifici piu’ imponenti del villaggio. A Galgibagh, la spiaggia delle testuggini protette, dove mi trovavo, alcuni dei fedeli sono arrivati su un traballante guscio di legno, un pezzo da museo, che li ha traghettati attraverso un fiume tipo Laguna Blu.
Pensavo che la tradizione del Venerdi’ fosse una processione con le classiche soste nelle 24 stazioni della Via Crucis. Invece ho assistito al funerale di Gesu’ Cristo. La statua a grandezza naturale viene ‘schiodata’ dalla croce, messa in una sorta di bara aperta, coperta con un lenzuolo ricamato e portata in giro da tutto il villaggio proprio come un defunto, ma con dietro la statua della Madonna. Il ‘’morto’’ ritorna poi in chiesa dove riceve l’ultima benedizione dai preti prima di essere sistemato in un angolo dell’altare per la veglia funebre.
Purtroppo per Pasqua sono ritornata a New Delhi e sono finita in un’austera e sobria messa alla Nunziatura Apostolica in spagnolo. Peccato,mi sarebbe piaciuto vedere come i goani fanno resuscitare Gesu’ e come poi lo rimettono sul crocefisso.