Canarie/Veleggiando sotto il vulcano di La Palma

Tazacorte (Sud di La Palma), 26 Novembre 2021

    Anche io ho ceduto alla tentazione di fare "turismo vulcanico" all'isola di La Palma dove da ormai oltre due mesi continua l'eruzione di una serie di coni vulcanici in un'area chiamata Cumbre Vieja.

I pennacchi di fumo nero e bianco sono visibili da grande distanza lungo la costa occidentale (La palma ha una forma di un triangolo) e cosi' anche le colate della lava nei pressi di Puerto Naos. Per precauzione le autorita' canarie hanno proibito la navigazione in un tratto di mare di alcune miglia tra il porto di Tazacorte e un faro che sulle carte nautiche sorge per ironia su 'Punta della Lava'. 

   La "zona di esclusione marittima" e' racchiusa in un rettangolo di mare che si estende per due miglia dalla costa. Le coordinate di questa zona sono comunicate nei bollettini 'securite'' sul canale 16 della radio VHF. Malauguratamente l'ho scoperto soltanto dopo. Quando sono arrivata da La Gomera con la mia barca a vela Maneki di notte, per vedere meglio le lingue di fuoco, ho violato questa zona di esclusione sorvegliata da radar. Sono stata fermata dalla Guardia Civil e sanzionata. Non so ancora quanto perche' la multa mi deve ancora arrivare. 
   Il giorno dopo all'alba sono passata molto piu' al largo, ma lo spettacolo non era da meno. La colonna di cenere, gigantesca, si elevava per centinaia di metri dalla cima. Che contrasto con il cielo limpido e i colori del giorno nascente.
   Quando sono andata nel villaggio di El Paso, dove si puo' vedere il vulcano a distanza ravvicinata, ho pero' capito che questo spettacolo della natura a cui stavo assistendo e' un vero e proprio inferno per la gente di La Palma. Non solo per coloro che purtroppo hanno perso case e le piantagioni sparite sotto la lava, ma per tutti gli abitanti dell'isola costretti a respirare gas nocivi, come l'anidride solforosa e a vivere sotto una coltre di cenere nera. A seconda della direzione del vento, la fuliggine invade case, strade e alberi.   

   Sono stata un paio di giorni nella 'capitale' di Santa Cruz, una delle citta' coloniali spagnole piu' ben preservate delle Canarie, e ho sperimentato letteralmente sulla mia pelle la 'pioggia di cenere'. Le particelle, che simili al pulviscolo rilasaciato da uno scarico di un vecchissimo motore diesel, si accumulano sui marciapiedi, sul ciglio delle strade, sui tetti e costringono bar e ristoranti a pulire senza sosta tavoli e sedie. 
   Arrivando a Santa Cruz ho subito notato come tutti indossassero la mascherina anti Covid, non per proteggersi dal virus, ma dalle ceneri e gas nocivi. Quando il vento spira da sud ovest come in questi giorni, anche il traffico aereo e' compromesso. 
   Nell'epicentro, in un villaggio che si chiama Tayuja,  a circa 20 minuti di autobus da Santa Cruz, dove la strada e' bloccato, le strade sono ricoperte di sabbia nera e dopo un po' abiti e capelli sono pieni di cenere. E' qui che giorno e notte arrivano i 'turisti del vulcano'. Ci sono anche le telecamere che trasmettono in diretta l'eruzione e che hanno uno spazio riservato in un belvedere vicino alla chiesa del Paese. 

   Eppure la vita continua per gli abitanti di La Palma. C'e' chi spazza la cenere dai tetti, dal porto di Tazacorte ogni mattina partono dei traghetti che portano i contadini nelle loro fattorie rimaste isolate, un po' ovunque ci sono delle collette per aiutare gli sfollati. 
Un sentiero collinare, tra alberi spettrali per via delle piogge acide, permette di andare piu' vicino alle bocche che vomitano lava ed e' possibile da li' sentire il rombo dell'eruzione. Un rumore sordo che si accompagna ogni tanti a lievi tremori della terra. 
   Tutti si chiedono quando durera' l'eruzione, ha gia' battuto ogni record, e' la piu' lunga degli ultimi 500 anni. Ci sono giorni in cui il gigante sembra piu' calmo, ma poi quasi sempre di notte si risveglia e si mette a sputare nuovo fuoco e materia liquida. "E' sempre molto nervoso" mi dice una signora che lo osserva dal suo balcone con la ramazza in mano. 

LA FOTO/ C'era una volta la Rete

 La Gomera, 10 Novembre 2021

Da qualche giorno i pescatori del porticciolo di Vueltas stanno pazientemente ricucendo una gigantesca rete da pesca


VULCANO CANARIE/Bombe per deviare la lava come su Etna?

Continua l'eruzione all'isola di La Palma


La Gomera, 30 Ottobre 2021
   Al quarantesimo giorno dell'eruzione del vulcano dell'isola di La Palma (Canarie occidentali) spunta fuori dal cilindro una idea che fu applicata all'Etna qualche decennio fa (per altro senza successo secondo alcuni esperti). Quella di "bombardare" la lava per cambiare il suo cammino infuocato ed evitare che distrugga centri abitati. L'ho letto qualche giorno fa sul Diario de Aviso, quotidiano di Tenerife che ci ha dedicato una pagina. 
   A proporre la soluzione estrema e' stato il presidente del cabildo de La Gomera, una specie di governatore, evidentemente preoccupato per l'eruzione che da lunedi' e' ripresa a pieno ritmo dal vulcano di Cumbre Vieja. L'articolista si e' andato a informare e ha scoperto che la 'pensata' non e' per nulla nuova. Ci sono ben due precedenti in Sicilia, il primo durante l'eruzione dell'Etna del 1983 e poi in una nuova e piu' potente colata lavica nel 1992.
Renato Guttuso / Fuga dall'Etna 1940
   Non sapendone nulla, sono andata a controllare ed e' vero. I vulcanologi italiani (vedi questo articolo) suggerirono di piazzare delle cariche esplosive per modificare la direzione del magma e obbligarla a confluire in un canale scavato dall'esercito.            L'azione di rivelo' pero' insufficiente di fronte alla potenza del fiume di lava e anche dell'impossibilita' di avvicinarsi per le altissime temperature. 
   Non so se all'epoca fu considerata l'idea di bombardare l'Etna, cosa sicuramente bizzarra e non priva di polemiche come effettivamente ci furono in seguito all'operazione.
   Circa dieci anni piu' tardi, nell'eruzione del 1991-1993, fu sperimentata  la stessa tecnica che (sempre secondo alcuni esperti) permise di salvare la cittadina di Zafferana.