SLOW TRAVELLING/Aiuto, fermiano l'invasione delle Panchine Giganti

Chivasso (Torino), 30 settembre 2022

    Vi ricordate il Comitato per la liberazione dei Nani da Giardino? Non so se esiste ancora ma sulla falsariga vorrei formare un movimento contro le Big Bench, le panchine giganti che dopo aver invaso il Piemonte stanno ora marciando sul resto della penisola e poi chissà dove. Immagino già una flotta di elicotteri che calano cpme falchi sui pochi angoli del Pianeta ancora intatti per posare i panchinoni fucsia o viola con tanto di pubblicità "Venite ad ammirare la Big Bench". Manco fosse un'opera d'arte o un reperto archeologico. Un ecomostro, ecco cosa è, che sta deturpando i vigneti e i pochi boschi dove si puoà stare in santa pace. Ma nessuno sembra farci caso, per ora. Quando poi ci saranno più panchine che alberi, perché questi ultimi sono morti per la siccità, sarà troppo tardi. Peccato che le panchinone non saranno buone nemmeno per farci legna o per ripararsi dal sole.



   Mi sono imbattuta in una Big Bench mentre in bicicletta stavo percorrendo il sentiero delle Pietre Bianche. Poco prima di Caluso, quando ho iniziato a vedere i filari dell'Erbaluce gonfi di grappoli, la mia solita e innata curiosità mi ha portato a seguire un cartello che mi indicava una "Big Bench". Dopo 10 minuti di salita spingendo a mano la bici mi sono trovata davanti al panchinone giallo canarino con una vista incantevole e all'ombra di un castagno. In primis ho pensato, ma guarda che bella idea che hanno avuto i proprietari del bel vigneto che si estendeva sotto il mio sguardo ammirato. Poi sempre per colpa della mia curiosità ho scoperto la storia delle Big Bench. "Curiosity Killed the Cat", dice il proverbio inglese che ha dato il nome a un famoso gruppo pop degli Anni Ottanta.
   In breve, si tratta di un "community project" nato nel 2010 dalla mente di un designer americano, Chris Bangle, che anni fa si è trasferito nelle Langhe dopo aver smesso di disegnare automobili per Fiat prima e poi per BMW. Leggo dal website del Big Bench Community Project (Bbcp) che attualmente ci sono ben 269 panchine giganti, concentrate in Piemonte, e altre 52 "in costruzione". E chi paga? Il copyright è gratuito, il costo del materiale e della manodopera devono essere sostenuti dalla gente del posto, per esempio con collette o con le pro loco. Tanto per dare una idea una Big Bench costa 5 mila euro all'incirca e il progetto deve essere "approvato" dalla "Fondazione" in base a dei criteri riguardanti le dimensioni (circa 4 metri di lunghezza per 2 di larghezza) e la location (punto panoramico, parcheggio nelle vicinanze, ecc). Dietro un contributo che varia da 300 ai 1000 euro viene fornito un kit con la segnaletica e dei 'passaporti' con dei timbri.
   La faccenda dei timbri in realtà non l'ho capita bene. In pratica quando uno va a vedere un panchinone 'riceve' un timbro disponibile in un negozio del paese. Per esempio, nel caso della "panchina della Ninfa" di Caluso (la numero 147), arrivata un anno fa in elicottero, dovevo farmi timbrare il passaporto Big Bench da qualche parte giù in paese.
   Insomma è diventato un gioco e anche una moda, e mi sta bene, ma ai danni del paesaggio irrimediabilmente deturpato dal pacchiano artefatto. Purtroppo non riesco neppure a coglierne il significato. Lo slogan scelto per promuovere le panchinazze è "come ritornare bambino scoprendo il paesaggio" e nello stesso tempo "sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane". Di artigianato locale non ci vedo proprio nulla, mi sembra invece una trovata commerciale di un creativo americano, almeno fosse nostrano. Il "panchinaro" Bangle, che ora ha 66 anni, ha installato la sua prima "opera" a Clavesana, davanti al casale dove vive e lavora. Un giornale lo ha definito uno dei car designer più influenti prima di mollare tutto e "ritornare bambino" disseminando di orrori colorati il suo Paese di adozione.