Quando il 'boss' prepara la cena. ll nuovo spot pseudofemminista di Airtel

New Delhi, 28 luglio 2014

Una donna manager, impeccabile nel suo sari, ha convocato due dipendenti nel suo mega ufficio per un lavoro che deve essere fatto in tempi brevissimi.  Uno di loro protesta, ma lei con voce dolce ma inflessibile, dice che non si può rimandare e che devono iniziare subito. Poi li congeda, ma si vede che ha dei sensi di colpa nei confronti di uno in particolare.
Alla fine della giornata, si affaccia nell'ufficio del dipendente che è chino sul computer e lo saluta. Poi esce dall'ufficio e sale in auto.
Arrivata a casa, si mette comoda con un paio di bermuda di jeans e una maglietta, e apre il frigo per preparare la cena.
L'impiegato, sempre inchiodato al suo lavoro, riceve una telefonata. Sul cellulare c'è scritto "WIFE".  Dice seccamente che ha molto lavoro da fare e che ritarderà. Poi riceve  una videochiamata sempre da 'WIFE'. E' a quel punto che si scopre che la sua 'boss' è anche sua moglie. Lei le mostra delle pietanze appena cucinate e gli dice con voce sexy di venire a casa che si raffreddano.  Lui sorride ed è tutto contento. Fine dello spot.

Questa è l'ultima pubblicità televisiva di Airtel (vedi qui). L'idea era carina perchè per la prima volta il boss è donna, però poi tutto il femminismo evapora sui vapori delle pietanze appena cotte.
Come dire, le donne fanno i manager, ma poi alla fine devono preparare la cenetta per i mariti e, per di più, si sentono anche in colpa. Non sembra così? A meno che - visto che lui è un gran pezzo d'uomo - lei in realtà non pensasse a qualcos'altro oltre alla cena....     

Silenzio, si governa. La comunicazione nell'era Modi

New Delhi, 22 luglio 2014

Il neo governo di Narendra Modi sta veramente riscrivendo le regole, anche per quanto riguarda la comunicazione. Appena salito al potere ha subito emanato una circolare a tutti i funzionari vietando qualsiasi rapporto con la stampa.  Me ne sono accorta un giorno quando sono andata al ministero del Turismo, dove di sicuro non ci sono segreti da coprire, per chiedere una dichiarazione su cosa l'India intende fare per incrementare l'arrivo di visitatori stranieri. Una cosa innocente. Mi hanno fatto grandi salamelecchi, offerto chai e salatini, ma niente, tutti con le bocche cucite.
Nel suo viaggio in Brasile, per il vertice Brics, Modi si è preso sull'aereo soltanto i giornalisti della tv governativa Doordashan, rompendo la prassi del precedente premier Singh, che dava conferenze stampe (le uniche) nei lunghi viaggi in giro per il mondo. 
E quando era in Brasile, Modi  non ha detto mezza parola a di fuori degli incontri diplomatici, neppure con la comunità indiana. Ovvio che c'è una certa reticenza a comunicare con i media, molto probabilmente per paura di fare qualche passo falso che possa compromettere l' immagine di "uomo capace" che si è sapientemente creato durante la campagna elettorale. Dopo mesi di sovraesposizione mediatica è calato il silenzio assoluto. 
Queste considerazioni non sono solo mie, ma sono di molti miei colleghi indiani (vedi questo editoriale) che si sentono esclusi, soprattutto quelli che erano "imbeccati" dalle solite "fonti", e mi riferisco soprattutto alle notizie sulla vicenda dei marò... 

Tutto il mondo è Paese, Reliance si compra la 'Cnn indiana'

New Delhi, 18 luglio 2014 

Mi accorgo solo ora che Reliance, il mega colosso industriale indiano, si è comprato il principale network televisivo indiano Ibn18, di cui fa parte anche Cnn-Ibn, la 'Cnn indiana', il più seguito tra i canali di informazione e, a mio modesto parere, anche il più credibile.
La notizia è di giugno, ma è passata completamente inosservata sui media italiani, interessati solo a storie di stupri o di sesso.  La cosa è preoccupante, primo perché è il 'classico' tentativo di controllare l’informazione da parte dei poteri forti, secondo perché in India, secondo me, c’è sempre stata una stampa abbastanza libera e senza museruola. Si pensi al settimanale Tehelka o alla stessa Cnn-Ibn che con i suoi coverage su temi sociali, come quello della corruzione, hanno sovente galvanizzato l’opinione pubblica e costretto le autorità a intervenire.
Il network, che ha una costellazione di 13 canali di informazione (tra cui la tv business CNBC), 13 canali di intrattenimento e 18 website, è stato comprato da Mukesh Ambani, erede insieme al fratello minore Anil dell’impero Reliance.  Il conglomerato  ha enormi interessi nella petrolchimica e estrazione del gas, telefonia, retail, ma finora nulla nel settore dei media.
Il settimanale Outlook ci ha dedicato una copertina e ha spiegato i retroscena. Pare che il network era da anni pesantemente indebitato e aveva chiesto dei finanziamenti a Reliance che quindi aveva già un piede dentro.
Ma qualcuno ha fatto notare la coicindenza della tempistica. L'affare è stato concluo appena è salita al potere del leader della destra Narendra Modi, che come si sa è appoggiato dagli industriali.
Che succede adesso? Beh, per esempio sarà difficile per Cnn-Ibn dare spazio al partito dell’Uomo comune di Arvind Kejriwal (tra l’altro sconfitto pesantemente alle elezioni) che aveva lanciato attacchi durissimi contro Mukesh Ambani, tanto che la stessa tv si era beccata anche una denuncia per diffamazione.
L’effetto immediato sono state le dimissioni agli inizi di luglio del suo fondatore, Rajdeep Sardesai, uno dei più bravi e onesti giornalisti televisivi indiani e della moglie Sagarika Ghose . “Editorial independence and integrity have been articles of faith in 26 years in journalism and maybe I am too old now to change!” ha scritto nella sua lettera di addio (qui integrale).
Arrivando da un Paese dove e’ normale che Ii media siano controllati dai gruppi industriali, lo capisco 

Governo Modi, finita la pacchia nei ministeri. Briefing con la stampa anche alla domenica

New Delhi, 7 luglio 2014

Da quando c'e' il nuovo governo Modi, nei sonnacchiosi ministeri di Delhi e' scattato l'allarme. Basta assenteisti, ritardi, cataste di faldoni nei corridoi in balia delle scimmie. Non dimentichiamo che il leader del Bjp arriva dal Gujarat, lo stato 'calvinista' dove ci sono solo i soldi e il lavoro che contano. E che ha puntato la sua vittoria sull'immagine di grande sgobbone dopo l'inerzia del precedente governo del Congresso.
La rivoluzione e' arrivata anche al ministero degli Esteri, che era gia' quello piu' efficiente perche' più esposto a un confronto con 'standard' internazionali.
Il portavoce Syed Akbaruddin, che prima organizzava briefing settimanali, adesso convoca la stampa quasi tutti i giorni, compresa la domenica. Oggi per esempio c'era un briefing sul summit BRICS, a cui non sono andata. Comunque le conferenze stampa sono disponibili dopo alcune ore su Youtube. Se non ho quindi delle domande specifiche, sui maroà per esempio, mi sembra una perdita di tempo. Anche se e' sempre piacevole scambiare delle battire con i colleghi intorno a una tazza di te' e del jalebi. La mensa del nuovo centro stampa di Janpath e' particolarmente gustosa.
Si dice che Modi in persona abbia anche messo in riga il proprio ufficio, che con Manmhan Singh era di sicuro abituati alla sua flemma e pacatezza. Non sono solo io che ho notato la rivoluzione, Il Guardian ci ha dedicato anche un lungo pezzo. (   http://www.theguardian.com/world/2014/jul/03/india-pm-modi-sweeping-changes-government-offices-cleanup)
Sempre in linea con il suo "governo del fare" (che ricorda tanto quello nostrano anche se di altro colore) Modi ha poi obbligato i ministri a usare i social media e ha invitato i funzionari a suggerire delle idee per migliorare la pubblica amministrazioni mettendo le proposte in Idea Boxes piazzati nei corridoi (vedi qui)


Aspettando il monsone

New Dehi, 3 luglio 2014

L’arrivo del monsone è uno dei tanti misteri dell’India. Da quando sono qui, i meteorologi non hanno mai azzeccato una previsione. E pensare che non è un temporaletto estivo o una perturbazione atlantica che passa e se ne va. E’ un potentissimo sistema di aria che arriva da sud-est, si schianta contro l’Himalaya e ti fa dimenticare il colore del cielo per tre mesi. Mi è capitato di ‘vederlo’ arrivare sui ghat a Varanasi, sembrava il giorno del Giudizio, una cappa violacea che ti schiaccia i polmoni. Senti il peso, senti l’odore e anche la tensione, prima che si sfoghi. C’e’ uno splendido libro che lo racconta, Chasing the monsoon di Alexander Frater.
Benares - Arrivo del monsone sui ghat delle cremazioni
Non pensavo di essere ossessionata anche io dal monsone, come milioni di indiani che da metà giugno cominciano a essere impazienti e leggono avidamente ogni notizia sulla meteo. Anche perché la calura premonsonica è insopportabile, è il peggior periodo dell'anno. Il cielo si annuvola sempre più, il sole imprigionato dietro le nubi è sempre più rovente, non c’è più un alito di vento o se c’è non porta altro che polvere e sabbia.

La scorsa settimana, il Paese sembrava in preda a una crisi di nervi perchè i meteorologi avevano annunciato un ritardo del monsone di una settimana. L’appuntamento del 29 giugno con Delhi è saltato, forse se ne parla dopo il 7 luglio, dicevano. Panico. Il neo premier Narendra Modi ha convocato il consiglio dei ministri per una riunione di urgenza.
Poi ieri, colpo di scena, improvvisamente l'ufficio meteo ha detto che sarebbe arrivato l'indomani. Giovedì, cioé oggi.
In effetti la temperatura si e’ abbassata da ieri sera, è tutto coperto e c'è stata anche qualche pioggia “premonsonica”.La differenza tra monsone e pre monsone è una finezza che pochi colgono,ma l’esasperazione è così forte che nessuno ci ha mai fatto caso.
Nel pomeriggio, altro colpo di scena. Vedo una Breaking News su CNN-IBN, la Cnn indiana, che annuncia "monsone arrivato a Delhi” con tanto di strade allagate e bambini che si sguazzano nelle pozzanghere.
Stavo scrivendo dell’offensiva del Pakistan contro i talebani, ma mi sono precipitata fuori. Tutto grigio come al solito, ma niente pioggia, anzi perfino un po’ di sole che faceva capolino...