Goa come Pattaya? No grazie. E' rivolta contro il Playboy Cafe'

Ho temporaneamente lasciato i maro' a New Delhi e mi sono presa una pausa a Goa, l'ex colonia portoghese, sul Mar Arabico, ed ex meta gloriosa degli hippies europei. Ora e' diventata il ''posto al sole''  di villeggianti russi e pensionato tropicale per britannici.  Bel salto non c'e' che dire.
All'ombra delle palme e nei baretti sulle spiagge dove sono tornate le vacche (e' fine stagione), impazza una nuova polemica. E' sul primo Playboy Cafe' che dovrebbe essere inaugurato  a Candolim. ''Primo'' perche' la famosa rivista americana vorrebbe aprire un centinaio di locali in tutta l'India nei prossimi dieci anni. Non direttamente ma con un partner indiano che ha comprato il franchising, come si fa in questi casi.
Non e' chiaro se le cameriere saranno vestite da conigliette, ma il progetto ha sollevato un coro di polemiche. Goa e' governata dal partito di centro destra del Bjp che e' di solito ostile a tentativi di occidentalizzazione. Un parlamentare ha minacciato uno sciopero della fame. C'e' anche una certa resistenza da parte della popolazione locale contraria a fare dell'ex colonia portoghese una meta per il turismo sessuale indiano e straniero. E di fatti anche il partito del Congresso e' contrario. Ovviamente chi si oppone passa come moralista bacchettone. Ma se uno ci pensa bene, e' una fortuna per Goa che si ostacoli fin dal nascere questo tipo di ''messaggi''  che non fanno altro che promuovere la mercificazione della donna. Il che non e' proprio il caso dopo l'escalation di violenze sessuali in India.
Leggo stamattina sul quotidiano locale The Herald un editoriale intitolato ''Playboy Parties'' dove si mette in guardia dal trasformare Goa in una ''meta del peccato'', con feste, gioco d'azzardo e prostituzione per i ''nuovi ricchi'' indiani.  'La gente di Goa e' molto preoccupata - scrive il giornale - da questa nuova immagine che si cerca di promuovere. Se i ricchi indiani e gli industriali vogliono una sorta di Las Vegas o Sun City per il loro divertimento, deve essere Goa questo posto? Le citta' citate sopra sono state create nel deserto e costruite dal nulla, non nel bel mezzo di villaggi, di comunita' radicate nel territorio, con una ricca cultura e una popolazione locale istruita e con una forte coscienza della propria identita'. Pensiamoci''. Si' , pensiamoci sul serio, e vorrei che lo facessero anche a New Delhi.

Vecchia Goa, alla scoperta del porto romano di Gopakapattana

Vecchia Goa, 3 aprile 2013
Per caso, mentre gironzolavo nella vecchia Goa per il mio progetto ''Christianity Circuit'' ho scoperto dell'esistenza del porto di Gopakapattana, ''porto di Gopaka'', (pattana in sascrito e' porto) ora insabbiato nel fiume Zuavi. Era il porto ufficiale dei regnanti locali prima che i portoghesi costruissero Panjim.
   In realta' me ne aveva parlato padre Cosme Jose' Costa del convento di Pilar, un esperto della storia di Goa e che proprio nell'area di Gopakapattana ha trovato diversi reperti dell'epoca romana a dimostrazione che Roma usava questo porto per il suo business. Ma soprattutto ha trovato qui una croce di San Tommaso che dimostra l'esistenza del cristianesimo a Goa prima che arrivassero i gesuiti portoghesi.
   Padre Cosme, un personaggio davvero unico che sono stata felice di conoscere, mi aveva detto di andarci immediatamente perche' sono i giorni di luna nuova e quindi di bassa marea. Solo in questi giorni e al tramonto le rovine affiorano dal letto del fiume.

   Cogliendo la fortuna al volo, mi sono precipitate sulla sponda del fiume. Dopo aver chiesto a dei pescatori di gamberetti, ho individuato le rovine: un muro di recinzione fatto da grosse pietre squadrate che si allunga per 5 chilometri (vedi foto qui sopra) . Cosa era? Boh. Certo ci sarebbe da scavare per capirne di piu'.
   Secondo padre Costa questo porto era usato dai romani fin dal 47 avanti Cristo quando il mercante greco Hippalus scopre una ''via diretta'' per andare in India grazie ai venti del monsone di nord est. Pero' a quanto pare i galeoni dei romani continuavano a costeggiare la penisola arabica, poi la foce dell'Indo, e da qui tutti gli scali sulla costa indiana compreso questo di Gopakapattana dove compravano cocco, legno di teak, ferro, rame e altri materiali di cui ancora oggi e' ricca la zona.