A EST DELLE INDIE/ Laos- In battello da Luang Prabang a Huay Xai,

`The topography of the territory through which the Mekong flows gives the river its paradoxical character, since unlike many of the world`s other mighty rivers it has served to divide rather than unite the countries which lie along it` . `The Mekong. Turbolent past, uncertain future` di Milton Osborne
Luang Prabang-Pakbeng, 27 ottobre 2016 
    Il molo dove prendere la slow boat per Pakbeng-Huay xai e' a sette km dalla citta' di Luang Prabang, praticamente in mezzo al nulla. Prima era era nel centro storico, vicino al palazzo reale, poi lo hanno spostato perche’ – mi hanno detto – creava troppa confusione.

    C'e' un ufficetto della compagnia di navigazione pubblica con gli orari e le tariffe delle slow boat e delle ‘speed boat’ che ci mettono meta’ del tempo, ma sono piu’ pericolose. Poi si scende giu' dalla sponda di sabbia dove sono ormeggiate le barche, specie di lunghe house boat di legno lucido, con delle poltrone reclinabili da autobus. Per fortuna ci sono pochi passeggeri, cosi' che io ho un tavolino intero a disposizione e quattro posti.
    Quando saliamo ci danno un sacchetto di plastica dove riporre le scarpe. Il pilota siede su uno sgabello e timona di fianco, sembra una posizione scomoda, ma non puo` fare altrimenti, non c`e` posto per le sue gambe. Sono in due e si alterneranno per tutto il viaggio. Sulla prua, davanti alla cabina di pilotaggio, c'e' un terrazzino con delle piante grasse fiorite. A poppa invece c'e' il motore, i bagni e penso l'abitazione della famiglia del capitano. Questi battelli sono delle vere e proprie `house boat`.
    Questo tratto di Mekong, che sale fino al confine con la Thailandia e piu’ su verso il Myanmar fino alla Cina, si presenta subito un fiume avventuroso. E' pieno di rocce, alcune che sporgono appena. Per segnalare i pericoli ci hanno costruito sopra delle torrette di mattoni. Le sponde sono coperte da una rigogliosa foresta tropicale, mi chiedo se ci abita qualcuno. Molti alberi sono ricoperti da altra vegetazione. Dai rami pendono delle liane, un po’ qua e la’ spiccano le foglie verde chiaro delle piante di banane. Ogni tanto c'e' una chiazza di roccia chiara, una parete liscia dove non cresce nulla.
 
Dopo l'entusiasmo dei primi dieci minuti, si capisce che piu' o meno il paesaggio sara' lo stesso per le prossime otto ore. Quindi, riposte le macchina foto, ognuno si dedica a diverse attivita', chi dorme, chi legge o scrive su un laptop, chi gioca a carte o chi sgranocchia patatine. Chi invece si limita a contemplare il paesaggio. La giornata trascorre cosi' a bordo, placida come le acque del fiume che risaliamo. Ogni tanto ci si rianima, quando ci si ferma per caricare o scaricare qualcuno, oppure quando si incrocia un altro battello. Ho visto anche una `speed boat`, piccole barche da 5 o 6 posti che fanno lo stesso percorso in un terzo del tempo. I passeggeri hanno un casco come su una moto. Dicono che le `speed boat` siano pericolose perche` a quella velocita' e' facile schiantarsi sulle rocce.
     Il mio battello penso vada sui 30 all'ora, che e' piacevole per ammirare il paesaggio. Anche se la vista e' monotona, e' difficile annoiarsi. Ho con me due libri, Pelle di Leopardo di Terzani e un saggio, `The Mekong: Turbulent, Uncertain Future` di Milton Osborne.

    Ma non riesco a leggere con assiduita`. C'e' sempre qualcosa che attira la mia attenzione. Le farfalle che svolazzano sulle sponde, un particolare riflesso della montagna, la forma di una roccia, un mulinello nell'acqua, una rientranza cavernosa, una cascatella o qualche vacca ossuta che scende ad abbeverarsi. A volte si passa cosi' vicino alle rocce che quasi ci puoi scendere con un salto. Ogni tanto sbucano dal nulla dei bambini che salutano e mimano una danza. Solo all'apparenza sembra disabitato, invece ci sono villaggi che ci abitano nelle foreste.
   Dopo circa otto ore si arriva nel villaggio di Pakbeng, che e` pieno di guesthouse, proprio perche` e` a meta` di questa mini crocera.Ma sono molto piu` numerosi i turisti che scendono verso Luang Prabang.


Pakbeng- Huay Xai, 28 ottobre 2016
   L`acqua e` di colore marrone con riflessi rossicci, a mala pena riflette le colline verdi. Mi chiedo se ci sono pesci. Eppure incastrate tra le rocce ci sono delle canne da bambu con attaccate delle reti da pesca. Ogni tanto si vedono dei pescatori che le piazzano nei punti dove la corrente e ' piu' forte.
   In mezzo al fiume, che si restringe e si allarga continuamente mentre lo risaliamo, ci sono dei mulinelli di acqua con dei tronchi e rami. Le sponde sono in parte sabbiose, sembrano spiagge, in parte rocciose. Ogni tanto si vede qualche sentiero scendere sulla riva ma non si vedono le case. Poco fa da uno di questi sentieri e' arrivata una giovane coppia che si e` imbarcata. Il battello ha spento i motori, l'aiutante pilota si e' avvicinato con l'aiuto di un lungo palo di bambu` e loro sono saliti con i loro pacchi.
    Dopo Pakbeng, dove ci siamo fermati per la notte, ci sono delle strade e anche un nuovo ponte si cemento. Se si guarda bene nella giungla ogni tanto spuntano anche dei tetti di paglia. Ci sono dei villaggi evidentemente, lungo quasto tratto del Mekong. Lo si capisce anche dai tanti animali, vacche e capre che pascolano lungo le sponde.
   Il battello su cui navighiamo e' interamente in legno, ma ci hanno messo sei sedili da autobus per rendere piu' confortevole il viaggio che anche oggi dura circa 8 ore.
  Il capitano timona seduto di lato, mi sembra una posizione un po' innaturale. Non smette mai di guardare avanti, sembra segua una strada invisibile dribblando rocce e correnti. Ogni tanto si naviga da un lato ma poi dopo una anca si passa dall'altra.
   Il Mekong qui e' molto piu` piccolo, sembra un torrente di montagna, ma non scende di molto molto, corre quasi in pianura.
  A bordo oggi ci sono piu' stranieri che laotiani. Siamo gli stessi di ieri, meno una coppia di francesi che e' rimasta a Pakbeng per fare volontariato.
   Anche oggi e' una giornata serena. La luce penetra nel battello dalle finestre con le tendine creando un piacevole effetto cromatico. Oggi sono un po' piu' a prua e il rumore del motore e' meno forte. Sento invece lo scroscio delle onde contro lo scafo. Se ci appoggio la gamba lo sento flettere contro la massa d'acqua. Ogni tanto scricchiola. Forse e' per questo che mi piacciono gli scafi in legno, si strusciano sulle particelle d'acqua.
    A prua c`e' una specie di altare, come le casette degli spiriti che ci sono fuori dalle abitazioni in tutto il Sud est asiatico. C'e' anche una bibita e della frutta come offerta.
   Verso le 15 vedo alla mia sinistra il confine la Thailandia. La sponda destra e' un terrapieno . Dietro all'orizzonte si vedono le montagne di Chang Rai. L'altra sponda invece e' piatta . Il Mekong qui si allarga molto e scompaiono le rocce. Sono nel famigerato `triangolo d`oro`,dove fino a pochi anni fa fioriva il commercio di oppio.

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