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ELEZIONI REGIONALI 2017 - Modi trionfa in Uttar Pradesh, ma il Congresso vince in Punjab (e Goa)

New Delhi, 13 marzo 2017

   Come al solito ogni previsione elettorale in India viene regolarmente smentita. Il trionfo di Narendra Modi nello stato chiave dell'Uttar Pradesh ha colto tutti di sorpresa, me compresa. Il suo partito di destra, il Bjp, ha incassato una maggioranza di 325 seggi (su un totale di 403) polverizzando ogni record e soprattutto mandando in soffitta i cosidetti 'partiti casta' che per decenni avevano dominato il più popoloso Stato indiano (200 milioni di abitanti).
    Ho sempre creduto che l'Uttar Pradesh fosse dominato da logiche 'regionali' e che quindi le elezioni locali non potevano essere influenzate da outsider. Tant'è che nè il Bjp e nè il Congresso di Sonia Gandhi avevano mai messo radici. La politica in Up (e in altri Stati) era monopolizzata da potenti satrapi locali legati alle caste o alle minoranze. Modi, un 'outsider' che arriva dal Gujarat, ha sfatato questo mito riuscendo a conquistare mussulmani, dalit e le caste basse promettendo sviluppo e equità sociale. In pratica si è appropriato dell'elettorato della sinistra con un programma 'di sinistra'.
   La vittoria di Modi ha smentito anche coloro che pensavano che la 'demonetization', l'abolizione delle banconote da 500 e 1000 decisa a novembre, avesse colpito le classi più deboli. Sapevo che a novembre a causa della crisi di liquidità molti manovali e braccianti dell'Uttar Pradesh erano rimasti senza paga ed erano stati costretti a tornare nei villaggi. Molti, come me, ritenevano che questo avrebbe influenzato il voto. Invece è stato esattamente il contrario. Modi è stato premiato per la sua misura anti corruzione. E' l'ennesima conferma che da New Delhi difficilmente si capisce cosa succede nell'India profonda. 
    Detto ciò bisogna però allargare lo sguardo anche sugli altri Stati che sono andati al voto a febbraio e marzo. Solo due (Uttar Pradesh e il suo gemello himalayano, l'Uttarakhand) su un totale di cinque sono andati al Bjp. Il Congresso ha vinto in Punjab, mentre a Goa e Manipur ha riportato la maggioranza relativa. Quindi se si guarda il bicchiere mezzo vuoto, c'è stato un chiaro contraccolpo a livello nazionale per il partito di Modi. A Goa si avvertiva chiaramente l'insoddisfazione contro il governo del Bjp. La 'demonatisation' ha avuto un duro impatto sul turismo.
    La stampa indiana, che prima si era scagliata contro le code davanti ai bancomat, ora è tutta presa ad celebrare lo 'tsuNaMo' in Uttar Pradesh. Molti sull'onda dell'entusiasmo prevedono una facile vittoria del Bjp alle politiche del 2019. Ma come sempre sarà la pancia dell'India a decidere.

Due giorni sul Goa Express, il piacere dello 'slow travelling'

New Delhi, 19 febbraio 2017 

   Come dice un mio caro amico viaggiatore, il modo migliore per conoscere l'India é viaggiare in treno. Sono appena arrivata da un viaggio di 40 ore, due notti, un giorno e un pomeriggio sul Goa Express, il treno dei vacanzieri (di quelli che non possono permettersi l'aereo) e delle gite scolastiche. Io l'ho preso innanzitutto perché detesto volare e anche perché con me viaggiava la mia moto. E poi perché è decisamente compatibile con la mia filosofia dello 'slow travelling'.

   Come è stata? A parte il 'mal di treno', un dondolio sotto i piedi, che rimane anche quando si scende, devo dire che alla fine il tempo passa abbastanza in fretta.
Sono partita da Margao venerdì alle 15.45, puntuale e sono sbarcata alla stazione di Nizammudin alle 7.30 di domenica con un ritardo di un'oretta. Non male per un viaggio di oltre 2 mila chilometri. Ho calcolato che il Goa Express fa un media di 55 km all'ora con punte di 100 km. Ma quando va veloce, di notte soprattutto, la carrozza ondeggia violentemente e non e' decisamente conciliante con il sonno.
   Ho viaggiato nella 'sleeper class' che é  come la nostra vecchia terza classe. I sedili, che si trasformano in cuccette di notte, erano un po' duri ma dopo le panche di legno del Vietnam mi sembravano confortevoli. Non sono fornite lenzuola e cuscino come nelle altre classi superiori. Non c'è aria condizionata, ma solo i ventilatori, ma tanto non fa ancora caldo. E poi, quello che conta di più' per me che sono claustrofobica, si possono aprire i finestrini. Fin troppo...direi, perché di notte ho patito il freddo per via degli spifferi. Avevo il sacco a pelo e una giacca a vento con il cappuccio, ma non sono bastati. Ma difficilmente riesco a dormire nelle cuccette dei treni. Il grosso problema è che immancabilmente qualcuno russa. E' incredibile come gli indiani riescano a dormire profondamente, russando appunto, per una intera notte.
    Il giorno trascorre tranquillo in letture di riviste e libri (mi sono immersa nell'Accabadora di Michela Murgia) e una infinita serie di chai, caffelatte, samose, yogourt, omelette, lassì e perfino gelato dai venditori ambulanti che passano ogni minuto. Dopo un po' si e' talmente nauseati di 'chai' che manco si ha fame. Una sola sera ho fatto un pasto decente, un riso biryani, che ho comprato quando sono scesa. Sì, perché il bello è che nelle stazioni,  27 per la precisione, il treno sosta per 10 minuti, a volte anche di piu' e quindi c'è tempo di riempire la bottiglia d'acqua, comprare da mangiare e soprattutto sgranchirsi le gambe.
    Per fortuna sono riuscita a prenotare un posto vicino al finestrino e quindi spesso ero in contemplazione del paesaggio che cambiava sotto i miei occhi. Dalle foreste lussureggianti di Goa e del Madhya Pradesh, agli aridi campi di cipolle del Maharashtra, per poi svegliarsi vedendo file di uomini cagare accovacciati sui binari in Rajasthan (abitudine diffusa in tutto il Nord India).  Non ho visto Pune e non ho visto Agra, perchè era notte, ma sono scesa a fare due passi nella stazione di Bhopal. Nel mio scompartimento c'erano cinque giovani della middle class di New Delhi, quasi tutti sposati con figli, reduce da una settimana di vacanza a Goa in cui se la saranno sicuramente spassata.  Ogni tanto mettevano la musica a tutto volume con gli speaker esterni, ma mi chiedevano sempre il permesso prima. Hanno sempre ordinato i loro pasti on line su un sito che si chiama 'travel khana', una idea geniale che permette di avere piatti caldi consegnati direttamente sul proprio treno.
   Quando si viaggia in treno si fa anche conversazione, è un ottimo passatempo. Con i miei co-passeggeri ho parlato molto di politica, loro erano tutti del Bjp. Ma quando buttavano i rifiuti fuori dal finestrino (cosa che dopo un po' facevo anche io) mi divertivo a prenderli in giro ricordando loro il programma governativo Swacch Bharat (India Pulita), uno dei cavalli di battaglia del premier Narendra Modi, loro beniamino.
   A questo proposito, devo dire che il livello di pulizia del treno era abbastanza buono, considerando gli standard indiani. I miei primi viaggi in treno in India, una decina di anni fa, erano davvero da incubo, con topi sotto i sedili e gabinetti intasati dopo un'ora di viaggio. Dopo 40 ore e con il treno strapieno di gente, le turche erano ancora decenti e perfino con acqua corrente. Se si considera che ho pagato 750 rupie, poco più che dieci euro, mi è sembrato più che accettabile... 

Nel 1943 un piroscafo italiano affondo` a Goa...

Panjim (Goa), 13 febbraio 2017

   Ho scoperto per caso che nel 1943 un piroscafo italiano, Anfora, di proprieta` del Lloyd Triestino, e` affondato nel porto di Mormugao, a Goa, dopo un`operazione clandestina anti spionaggio dei britannici. La storia, che ho letto qui, e` bellissima. Tant`e` che ha ispirato un libro e poi anche un film del 1980 con Gregory Peck e Roger Moore, `Sea Wolves` (In italiano `L`oca selvaggia colpisce ancora`).
     Leggo sul Times of India di oggi (leggi qui) che le autorita`goane vogliono recuperare alcuni relitti di vascelli affondati, tra cui le navi tedesche Ehrenfels e Braunfels, anche queste obiettivo della missione segreta. Sorpresi nell`oceano Indiano dallo scoppio della guerra nel 1940, i mercantili si erano rifugiati nella colonia portoghese di Goa, in quanto zona sicura (il Portogallo era neutrale). Ma  pare che a bordo di una nave tedesca era rimasta attiva una ricetrasmittente che aveva trasmesso delle informazioni di spie indiane (anti britanniche)  alle potenze dell`Asse che avevano permesso l`affondamento di molte unita` navali nell`oceano Indiano.   
    Non e` chiaro se le navi sono state incendiate dai sabotatori giunti da Calcutta oppure se sono state autoaffondate per paura che fossero catturare dai nemici. Oltre 30 persone dell`equipaggio, italiani in maggior parte, sono stati poi incarcerati dai portoghesi nella fortezza di Aguada.
   L`intera storia e` stata tenuta segreta fino al 1978, quando ormai i portoghesi erano stati caacciati da Goa e il governo indiano poteva rivelare la verita` sulla violazione della neutralita`.
    Il Mormugao Port Trust intende recuperare quattro relitti, le due navi tedesche e altre due vascelli affondati di recente, Pare che al largo di Goa ci siano decine di relitti, alcuni risalenti a diversi secoli fa, quando la regione era l`avamposto della potenza navale portoghese in Asia.
   Ma per quanto riguarda l`Anfora non e` chiara la sua sorte dopo l`incendio. Nel link citato sopra leggo che il relitto e` stato recuperato nel 1948 e poi demolito a Mumbai. Ma dal Times of India potrebbe sembrare che e` ancora nelle acque poco profonde del porto.Chissa`, mi piacerebbe andare a vedere, magari in compagnia di qualche sub.

ARTE/ L`argilla di Zanetti a Goa e le tele di Galliano alla Biennale di Kochi. Ritornano gli artisti italiani in India

Kochi, 20 gennaio 2017

    L`era post maro` in India sta vedendo un ritorno degli artisti italiani, anche se ancora molto limitato rispetto alle potenzialita` di un Paese noto in tutto il mondo per la sua arte.
    Negli ultimi due mesi nel Sud dell`India mi e` capitato di vedere due artisti italiani di un certo calibro internazionale. Una e` la toscana Virginia Zanetti che ha partecipato con una performance di `land art` al Serendipity Arts Festival di Goa a dicembre. Il suo lavoro intitolato `Fourth Study in the Ecstasy of the Landscape` prevede il coinvolgimento del pubblico che viene invitato a stendersi su delle mattonelle di argilla fresca. L`artista `usa` quindi i corpi per creare delle impronte abbracciando o stendendosi lei stessa sulle persone.
   Siccome ho partecipato all`installazione posso raccontare le sensazioni che ho provato. Prima il contrasto del freddo dell`argilla e il calore del suo corpo, e poi un senso di pace e di rilassamento. Sono stata  sdraiata  per piu` di un`ora completamente immobile sul mio calco di argilla. In questo tempo, che non mi e` sembrato cosi` lungo, ho sperimentato altre sensazioni, gli altri movimenti intorno a me e, di nuovo il calore, di una mano di un`altra parsona che l`artista ha appoggiato su una mia gamba. Mi rendo conto che e` difficile descrivere la performance a parole, ma penso che abbia centrato lo scopo, quello di un ritorno al rapporto primordiale con la Materia.
Zanetti si e` esibita all`inizio del mese nche a New Delhi con la mostra di acquarelli I Pilastri della Terra`.
    Anche le opere di Daniele Galliano, esposte alla Biennale di Fort Kochi (Kerala) hanno qualcosa di intimistico, anche se piu` irriverenti. Il pittore ogni giorno `reinterpreta` dei paesaggi dipinti su tela da autori sconosciuti `inserendoci` delle persone tra il pubblico che incontra. L`installazione che si intitola `Unknow + Galliano, Bad Trip India 2016` e` ricavata nell`ex magazzino Aspinwall House che si affaccia sulla laguna di Kochi, dove da secoli partono le spezie dirette in Occidente. Nelle vie di Mattancherry ancora oggi si sentono i profumi del pepe, dell`anice, caffe`, cardamomo e le altre specialita` della costa del Malabar. Muziris, a circa 30 km a nord, era un centro di commercio dei romani che si lamentavano di spendere qui troppo oro (Plinio il Vecchio).
   La Biennale Kochi Muziris, che e` alla terza edizione e che uno dei pochi appuntamenti in India dedicati all`arte conteporanea, e` intitolata (un po` cripiticamente) `Forming in the Pupil of an Eye`. Da molte installazioni si esce con il cuore pesante. Riflettono l`inquietudine dei tempi che stiamo vivendo, in particolare la crisi dei profughi siriani.
Nell`opera del cileno Raul Zurita, `The Sea of Pain 2016`, ospitata in un grande capannone, si attraversa un `mare` buio annaspando con l`acqua fino alle ginocchia in cerca del piccolo profugo Alan Kurdi, fotografato morto sulla spiagga nel settembre 2015 e diventato simbolo della nostra impotenza a fermare le guerre.

Banconote fuori corso/ Una mazzata per il turismo straniero

Palolem (South Goa). 20 dicembre 2016
  
   Sono trascorsi ormai 40 giorni dalla decisione del governo di dichiarare fuori corso le banconote da 500 e 1000 rupie, ma le code di fronte alle banche non sembrano accorciarsi. Ogni mattina davanti all`unico bancomat funzionante di Canacona, il villaggio dove sorge la spiaggia di Palolem, una delle piu` belle di Goa, c`e` una lunga fila. Il razionamento a contagoccia dei prelievi (appena 2000 al giorno, circa 18 euro) costringe la gente a questo appuntamento quotidiano per la sopravvivenza. Molti sono turisti stranieri che prelevano la stessa cifra con carte di credito internazionali pagando salate commissioni alle banche.
La draconiana misura anti corruzione del governo di Narendra Modi (imitata, ma poi sospesa per i disordini in Venezuela). ha paralizzato i consumi, in particolare di beni durevoli, mentre ha messo in ginocchio l`econonomia informale, che in India e` ancora predominante.
    Tra le vittime si conta anche l`industria turistica. Mancano pochi giorni al Natale e Goa, l`ex colonia portoghese famosa in tutto il mondo per i rave party, e` praticamente deserta. Molti turisti hanno cancellato le prenotazioni dopo che hanno visto le resse davanti alle banche. Gia` penalizzata per il problema delle violenze sessuali, l`India sembra essere stata definitivamente depennata dalla lista delle mete vacanziere.
Quello che e` peggio e` che qualcuno ne approfitta della situazione, come sempre. Gli stranieri hanno diritto a cambiare la loro valuta per un massimo di 5000 rupie alla settimana. Ma le banche si rifiutano di cambiare moneta straniera. Lo si puo` fare quando si arriva all`aeroporto e in alcuni cambiavalute `ufficiali`delle maggiori citta`, che pero` la maggior parte delle volte sono senza cash. Oppure si ricorre al mercato nero, funzione svolta dai negozi di oreficeria, dove pero` viene praticato un cambio da strozzinaggio, Molti hotel o ristoranti accettano pagamenti in dollari, ma a 60 rupie (il cambio ufficiale e` di 68). I pochi negozi che invece accettano le carte di credito, ti prendono il 4%di commissioni. Insomma, invece di aiutare il povero malcapitato turista, lo spennano ulteriormente. Non mi stupisco che Goa sia deserta....     

Goa, arriva l'autostrada, addio Galgibaga

Galgibaga (Goa), 2 febbraio 2016

   Galgibaga e’ l’ultima spiaggia sud di Goa ed e’ famosa per la nidificazione delle tartarughe Olive Ridley, una rara specie dell’Oceano Indiano. La spiaggia e’ protetta nel senso che ci sono dei guardiaparco e non ci sono attivita’ turistiche sul litorale. Anni fa Galgibaga era un pigro villaggio a maggioranza cristiana, dove c’erano solo un paio di ristoranti all’ombra delle casuarine che separano la spiaggia dalle case. Ora ci sono un paio di ‘resort’ anche se discreti e di notte c’e’ parecchio inquinamento luminoso. Non so se e’a causa di questo che negli ultimi anni sono diminuiti i nidi di tartarughe. Ora sono solo un paio, ma la stagione non e’ finita, magari ne arrivano ancora.
   Inoltre ci sono dei bagnini sulla spiaggia, e’ una ditta privata che ha l’appalto della sicurezza dei bagnanti, soprattutto gli indiani. Hanno anche una moto d’acqua di salvataggio e con questa ogni tanto scorazzano su e’ giu’. Secondo me disturbano la vita marina e le tartarughe, ma loro – mi hanno detto – non hanno nullaa che vedere con il Dipartimento delle Foreste, da cui invece dipende la tutela dell’ecosistema...
   Ma il dramma di Galgibaga e’ un altro. A dicembre il governo indiano ha deciso di scongelare un vecchio progetto di una autostrada sulla costa verso il porto d Karwar, in Karnataka, a circa 40 km. Ora c’e’ la strada nazionale che si inerpica sulle montagne. Con la nuova arteria, chiamata Margao Western bypass, si risparmiano circa 15 km, ma bisogna attraversare tre fiumi, quindi saranno costruiti tre ponti di circa 400-500 metri. Tutto e’ gia’ finanziato dal governo di New Delhi che sta facenndo di tutto per sbloccare i cantieri fermi da anni e trasformare l’ India. Che si puo’ dire? Che devono rimanere arretrati per salvare le tartarughe? No, ovviamente.
   La nuova autostrada a sei corsie taglia esattamente in due Galgibaga. Ora la strada finisce in fondo al Paese dove c’e’ il fiume. Sono 20 anni che gli abitanti aspettano un ponte...ora sono costretti a fare un lungo giro per raggiungere il villaggio d Maxem al di la della sponda. C’e’ un traghetto che porta su e giu’ le persone ma a orari limitati. Alcuni intrepidi salgonno sul ponte della Ferrovia, ma correndo il rischio di venire investiti da un treno.

   Con l’autostrada avranno il ponte, un mega ponte, che hanno sempre sognato, ma il villaggio sara’ per sempre deturpato. Per far posto a strada e ponte dovranno eliminare un bel po’ di alberi e spianare un po’ di negozietti. Molte case si affacceranno direttamente sulla strada dove ovviamente ci sara’un notevole traffico di camion e mezzi pesanti giorno e notte. Penso poi ci vorra’ un cavalcavia e uno svincolo per uscire in Paese.
   Sono stata a colazione da una signora che gestisce un baretto e che ha gia’ iniziato a demolire parte della struttura. I lavori inizieranno tra poco. La strada e’a circa 200 metri dalla spiaggia delle tartarughe e il mega ponte e’ quasi sulla foce del fiume, un posto ricco di mangrovie e di una bellezza sconvolgente.

   Ne ho parlato con la gente, ma sembrano contenti perche’ da anni volevano il ponte. Dopo la Messa, stamane, Il parroco mi ha detto che cosi’ anche i fedeli ...Ognuno pensa al proprio orticello...
   Insomma addio Galgibaga, questo e’ il mio omaggio a un posto che ho amato e che rimarra’ sempre con me.

Goa, alle grotte di Arvalem cercando Erica Jong

Palolem (Goa), 15 gennaio 2016

   Mi sono lasciata tentare da Erica Jong e sono rimasta fregata per due motivi. Il suo primo e forse unico successo, "Paura di volare" (1973), è un cult delle femministe. Ma anche per me, che appartengo alla generazione dei 'baby boomers', è stata una lettura obbligata, insieme a "Porci con le ali" di Lidia Ravera.
   Quando sono andata in Italia a Natale e ho visto in una libreria il suo ultimo libro l'ho subito afferrato. Ammetto di essere stata attirata dal titolo, "Donna felicemente sposata, cerca uomo felicemente sposato" che non c'entra assolutamente nulla, ma quelli di Bompiani sanno il fatto loro.
   Se l'avessero tradotto pari pari dall'inglese "Fear of Dying" che ha molto più senso, forse non l'avrei comprato. O forse sì perché ero curiosa di sapere come si sentiva - lei che ha inventato teoria della 'scopata senza cerniera' - nell'età in cui "non si è più scopabili" secondo i criteri dominanti maschili.

Gli ‘’uomini scimmia” delle palme da cocco, un mestiere in via di estinzione

Palolem (Goa), 10 gennaio 2016
 
    Stamane Succurina, la proprietaria dei 'coco huts' See view di Palolem Beach, dove sto io, ha deciso di ‘sfoltire’ le palme da cocco. E’ una operazione che si fa saltuariamente per raccogliere i cocchi maturi e soprattutto rimuovere quelli secchi per evitare che piombino sui turisti. Vivere sotto un palmeto sara’ esotico, ma ha i suoi rischi....Si narra che in passato a Palolem un tedesco e’ stato ucciso da un cocco in testa. Ogni tanto capita di sentire nella foresta il ‘bang’ di una noce su un tetto di lamiera o il fragore di una foglia secca che plana al suolo. Se capita di notte mi sveglio di soprassalto con il cuore che sobbalza.
   Succurina ha chiamato un paio di ‘uomini scimmie’, esseri scheletrici, tutto nervi, di una certa eta’, che a piedi nudi e con una corda salgono sulle piante con una agilita’ impressionante. Ho subito tirato fuori la macchina foto.
    E’ un mestiere che mi ha sempre incuriosito quello dei raccoglitori di cocco.Penso che come tutti i mestieri in India appartenga a una ‘comunita’’ o casta specifica.  Avevo letto che e’ in via di estinzione e che e’ sempre piu’ diffcile trovare il personale. Come e’ per tanti mestiieri, i figli non vogliono piu’ fare il lavoro dei padri e manco quest’ultimi lo vogliono. Sarebbe un’idea per un reportage, tipo “cercasi raccoglitori di cocco”. So che in effetti i coltivatori hanno cominciato a introdurre delle specie nane di palma da cocco e che qualcuno in Kerala, dove sono piu' ricchi,  ha persino inventato una macchina per raccogliere i frutti.
   Anche la noce da cocco mi ha sempre affascinato. Si fa di tutto, olio, farina, alcol e la si impiega ovunque, dalla cucina ai tappeti. E la si usa anche per la 'puja', l'offerta degli induisti alla divinita’ o per benedire veicoli, case o animali...Ho imparato solo qui nel sud dell’India a dissetarmi dai cocchi e solo da poco ho capito che i cocchi verdi contengono le ‘noci’ con il latte e una polpa bianca. 
   Ma se lo si lascia seccare il cocco diventa duro come quello vedevo al luna park quando ero bambina in una specie di fontana con le luci colorate. 
   Ho scoperto poi che l’India produce il 32% di tutte le noci da cocco al mondo che sono 73 miliardi all’anno, piu’ o meno dieci a testa. E che gli altri due grandi produttori sono Indonesia e Filippine.
   Questi 23 miliardi di cocco indiani vengono raccolti a mano dagli “uomini scimmia”. Ci sono qualcosa come 10 milioni di produttori concentrati in Tamil Nadu, Kerala e Karnataka (Goa non fa testo, le palme servono per far ombra ai turisti...) e tutti costoro dipendono da questi professionisti che  hanno ormai i capelli bianchi.

Konkan Coast 2016/ In moto da Mumbai a Goa

Mumbai, 1 gennaio  - Goa 6 gennaio 1026

   Non c’e’ modo migliore di iniziare l’anno mettendosi in viaggio! E anche di finirlo visto che ho passato l’ultima notte dell’anno in aereo da Milano a Dubai e poi da Dubai a Mumbai.
    Ho ritrovato la moto come l’avevo lasciata e quando ci sono salita era come se non fossi mai andata in Italia. L’idea e’ di andare a Goa, l’ex colonia portoghese, seguendo la strada della costa dello stato del Maharashtra. Avevo letto che questa strada e’ una delle piu’ belle per chi ama viaggiare in moto. Sacrosanta verita’!
Sono stati 600 km, sette traghetti e sei giorni di assoluta gioia, tra spiagge, forti, templi, villaggi, foreste, fiumi, piantagioni di mango e promontori e poi di nuovo spiagge, forti, templi...quasi tutto su strade dissestate, a volte sterrate, perfino sentieri, tornanti infiniti e zig e zag in mezzo ai territori tribali. Scende in pianura solo quando si entra a Goa...e si vedono i primi fricchettoni di Arambol.

Daman, nel covo dei "nostalgici" portoghesi

Daman, 19 dicembre 2015

   Sono arrivata a Daman, ex colonia portoghese sulla costa del Gujarat, dopo una lunghissima giornata di guida da Anand. Sono 300 km e la NH 08 fa una deviazione circolare per bypassare la citta’ di Baroda o Vadodara. Pero’ dopo prosegue dritta verso sud e il 'contatore' dei km verso Mumbai scende velocemente. Piu' si va avanti e piu' si sente anche l’aria tropicale. Mi ricordo quando centinaia di km a nord ho visto la prima palma da cocco e ho esultato.
   Sono giunta a Daman che era ormai sera. Odio viaggiare di notte perche’ qui in India usano costantemente gli abbaglianti e non li abbassano quando incrociano altri veicoli. Inutile lampeggiare, non mollano, e allora li tieni anche tu per ripicca.
Daman (Damao in portoghese) e’ insieme a Diu’, a 900 km di distanza, un Territorio dell’Unione. Sono quelle zone amministrate direttamente dal governo di New Delhi, come le isole Andamane.e Nicobare.  Forse perche’ il governo ha paura che si ribellino.


    Le enclave di Daman e Diu’ erano fino al 1961 dei possedimenti portoghesi come Goa (che poi e’ diventata uno Stato autonomo). Per oltre 450 anni i portoghesi hanno controllato questi porti sul Mar d’Arabia dove erano arrivati nel 1500 con Vasco De Gama. Hanno perfino fatto a Goa la loro base asiatica e per lungo tempo hanno monopolizzato il commercio delle spezie. Hanno poi portato il cattolicesimo convertendo gli indu’e combattendo le ‘eresie’ dei cristiani orientali che erano arrivati – si dice – con l’apostolo Tommaso.
    Sono riusciti a sopravvivere all’arrivo degli inglesi e mentre questi se ne sono andati nel 1947 con l’Indipendenza indiana, loro sono rimasti ancora per oltre 20 anni fino a quando non sono stati cacciati dall'esercito inviato da Delhi.

Festival Cinema di Goa, tra terroristi islamici, ebrei ortodossi e brahmini

Panjim, 23 novembre 2015

   Sono al Festival internazionale del cinema di Goa che  si tiene a Panjim, forse l’unica citta’ veramente turistica dell’India. Il Festival, noto con l'acronimo di  IFFI,  e' considerato la Cannes dell’Asia. Siccome non ci ero ma stata, sono venuta per vedere se c'e' davvero la croisette.... In realta’ io non sono mai stata neppure al festival di Cannes...ma posso tranquillamente affermare che ce ne vuole ancora un po’ prima di arrivare ai livelli della Cote d'Azur...
   Per l'occasione Panjim e’ stata addobbata a festa ed e’ piacevole passeggiare sul lungo mare anche  se - lo ripeto - non e' la croisette. All’entrata principale del teatro Inox, dove c’e’ il 'red carpet' troneggiano due pavoni giganti. Il Pavone d'oro e' infatti il premio che si assegna al vincitore, come il Leone d’oro di Venezia.
    I film proposti mi sembrano estremamenti interessanti, anche se rispetto agli anni scorsi c’e’ meno glamour perche' mancano ospiti famosi.
   Per una curiosa coincidenza stamane ho visto tre film non in concorso che parlano di intolleranza in tre fedi : Islam, Induismo e Ebraismo. Sembra che gli organizzatori l’abbiano fatto apposta a metterli nello stesso giorno...forse si’ dopo Parigi.
    Il primo e’ stato Taj Mahal, un film del francese Nicholas Saada che racconta la storia di una adolescente durante l’assedio dei terroristi agli hotel di Mumbai alla fine di novembre 2008. Per l’India quello e’ stato l'11 settembre. Io ero la’ davanti al Taj Mahal Hotel, il simbolo di Mumbai davanti alla Porta dell’India e quindi ho rivissuto ogni momento. Gli attacci hanno causato 166 morti, tra cui un italiano e decine di ferite. Per ore centinaia di clienti del Taj Mahal e dell’Oberoi Trident sono tenuti ostaggio dei terroristi pachistani arrivati dal mare . Gli attacchi di Parigi del 13 novembre sono stati paragonati a questi per la modalita’, anche se sono durati molto di meno. A Mumbai gli ultimi due terroristi sono stati eliminati dopo ben tre giorni e dopo aver incendiato lo storico hotel della famiglia Tata.
    Io non so come il film di Sadaah e’ stato accolto dalla critica quando e’ uscito in Francia a settembre, ma io l’ho trovato ben fatto. L’interpretazione della ragazza, Louise (Stacy Martin) e’ notevole. La ricostruzione, incendio compreso, e’ molto fedele. L’unico particolare sbagliato, e’ che gli ostaggi salvati non erano coperti con la stagnola dorata (come a Parigi). Non penso che i pompieri indiani la usino. Il film non fa alcun accenno ai terroristi se non quando si sentono le loro voci in urdu davanti alla camera di Louise quando freddano un cameriere che dice che non c’era nessuno.
   Il secondo film invece entra pesantemente nella questione dell’intolleranza religiosa. E’ Dharm (religione in hindi ) del regista Bhavna Talwar (2007). Era stato presentato a Cannes ed doveva andare come candidato agli Oscar, ma e’ stato preferito a un altro. Ambientato a Varanasi, magica come sempre, racconta la storia di un brahmino che ironia della sorte accoglie in casa un neonato mussulmano (la moglie gli aveva detto che era la madre di una famiglia di brahmini lo aveva abbandonato). C’e’ tutto quello di cui si parla oggi in India, la discriminazione castale, la violenza degli hindu’ e l’ortodossia religiosa...attualissimo. Con un finale da Hollywood.
   Terzo film, ancora sul tema, e’ stato Kadosh (“sacro” in ebraico ) di Amos Gitai, che racconta dell’intolleranza religiosa ma da una prospettiva femminile. Non ci sono piu’ i brahmini, ma i rabbini a Gerusalemme. Ma in comune c’e’ l’amore di due sorelle, una per un marito che e’ impotente e che e’ costretto a prendere una nuova moglie. Un’altra che non vuole essere una ‘macchina da procreazione’ come vuole il Talmud e che si ribella perche’ innamorata di un ragazzo laico e lascia la comunita’. E’ bello vedere nel film i quartieri ortodossi di Gerusalemme che ricordo bene quando abitavo la’.
   Prima di questa abbuffata di drammi religiosi mi sono distesa con Meraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani, uno dei pochi film italiani in programma e la Dolce Vita di Fellini che ho rivisto dopo tanti anni. Attualissima, incredibile. Ho capito dove si e’ ispirato Tarantino per la ‘Grande Bellezza’, che e’ ovviamente una brutta copia del capolavoro con Mastroianni. Geniale il miracolo dell’apparizione della Madonna, con il clamore mediatico e le feste boccacesche, con nani e ballerine, con le veline ante litteram. Profetico.



Non solo marò, tre italiani arrestati in India negli ultimi due mesi


Goa, 15 febbraio 2015      Non sono solo i maro’ ad avere dei guai con la giustizia in India. Purtroppo c’e’ una certa reticenza a diffondere certe notizie in Italia, ma ben tre italiani sono stati arrestati negli ultimi due mesi per traffico di stupefacenti in due famose localita’ turistiche indiane.
    Poco prima di Natale, una coppia di giovani di 25 e 21 anni sarebbero (uso il condizionale perche’ potrebbero essere innocenti) pizzicati dalla polizia con oltre 400 grammi di hashish o charas, come la chiamano qui, nell’isola di Havelok, la meta piu’ popolare dell’arcipelago delle Andamane e Nicobare. Sono le isole che si trovano a oltre mille chilometri dalla costa orientale dell’India, vicino alla Thailandia alla Birmania, e solo da pochi anni entrato nei circuiti turistici. La notizia e’ stata riportata dai media locali (leggi qui). 
    Altro caso piu’ clamoroso, anche questo passato sotto silenzio, e’ quello di un 54enne. Vincenzo Rainone, trovato in possesso di ben 30 mila cartine di Lsd in un alloggio di Anjuna, a Goa, l’ex colonia portoghese, questa si’ famosa per le droghe fin dagli Anni Settanta. L’arresto risale a qualche giorno fa (leggi qui). Secondo la polizia e’ un record, mai avevano trovato un quantitativo cosi’ grande di questa celebre droga psichedelica.
    Immagino che questi casi siano seguiti dalle autorita’ italiane che pero’ sono molto restie a divulgare dettagli.
    In tanti anni che sono in India, non sono mai riuscita a capire quanti sono gli italiani in carcere o sotto proccess. Anche prima che scoppiasse il casino dei maro’. Sembra davvero sia un segreto di Stato.  Oppure, mi viene il dubbio, non si vuole far sapere che questi connazionali sono abbandonati a se stessi?

Donne single? Viaggiare in India non è mai stato cosi’ bello

Varkala (Kerala), 13 febbraio 2012

     Viaggiando tra Goa e il Kerala, due delle destinazioni turistiche piu’ gettonate in India, mi sono accorta che non ci sono piu’ donne che viaggiano da sole (e nemmeno con amiche in realta’). La paura delle violenze sessuali, purtroppo amplificata in modo esagerato dalla stampa internazionale, ha creato il panico tra le turiste. E pensare che l’India e’ sempre stata delle mete preferite dalle donne, il cosiddetto ‘turismo rosa’, proprio perche’ era considerata sicura (e secondo me lo e’ancora, soprattutto dal punto di vista della criminalita’ comune).
Questo ha creato una situazione peculiare e decisamente piacevole per chi, come me, viaggia da sola.
    La quasi o totale assenza di donne si vede chiaramente in spiagge come Palolem (sud Goa) o Om Beach (Gokarna - Karnataka). Nei posti dove mi sono fermata ero sempre l’unica viaggiatrice single. Ero piacevolmente circondata quasi sempre da giovani tra i 25 e i 35 anni, la generazione di Facebook e del precariato, non quella mia, degli eroinomani e degli yuppies in carriera. Quindi bravi ragazzi, sportivi, puliti, senza troppe aspettative dal mondo che li circonda, figli di famiglie ‘allargate’, coccolati e (finanziati) da padri e madri pluridivorziate e da una schiera di patrigni e matrigne. E’ bello osservarli, sia dal punto estetico che da quello sociologico. Sono come degli eterni Peter Pan. Molti viaggiano d’inverno in Asia e fanno lavori precari d’estate in Europa. Sono quasi tutti soli, perche’ probabilmente le fidanzate o compagne lavorano...magari hanno un posto fisso che si tengono stretto...in attesa che i Peter Pan crescano.
   Inoltre a Goa, in particolare, sono sparite anche le comitive dei russi che calavano in massa con i charter e che solo raramente interagivano con altri turisti. E’ la conseguenza della crisi del rublo e delle sanzioni contro lo zar Putin.
Sono rimasti pochi, ma buoni insomma. Per di piu’ la crisi in Europa, ha fatto una selezione naturale (brutto dirlo,lo so, ma e’ cosi’) tra i turisti. Quindi qui arrivano soltanto coloro che amano viaggiare in India, fuori dai circuiti turistici ‘tutto compreso’, i praticanti dello ‘slow travel’.   
   Insomma, donne single (e disocccupate) , e’ il momento giusto... 

Goa, un eco scempio sull'isolotto di Palolem

Palolem, 29 gennaio 2015

Questo e’ un importante appello per proteggere uno dei posti piu’ belli di Goa, la spiaggia di Palolem, nel sud della ex colonia portoghese, rimasta ancora miracolosamente immune da sviluppo edilizio o peggio dalla deforestazione. Ho scritto tante volte di Palolem su questo blog, per me e’ un piccolo paradiso dove finisco sempre per tornare in ogni viaggio. E' un posto magico e carico di energia positiva che mi ricarica le batterie.
Il colpo d’occhio della spiaggia dorata con le palme sullo sfondo e’ davvero unico, A completare la cartolina c'e'  un isolotto chiamato Monkey Island o Conco Island, accessibile a piedi solo con la bassa marea.
Ecco, proprio li’ oggi ho scoperto che hanno fatto uno scempio mascherato da “eco resort”! Che ovviamente di "eco" non ha proprio nulla. Per fortuna non hanno costruito degli hut, ma il sentierino interno e’ stato devastato e trasformato in un largo percorso in terra battuta che corre lungo il perimetro dell’isola. I una baietta hanno costruito un pontile, in plastica, da cui parte una grande scalinata che finisce in uno spiazzo rotondo, sembra una pista da ballo. Ho letto sul web che hanno organizzato dei rave party. Di sicuro hanno tagliato un bel po’ di vegetazione per fare il nuovo sentiero e creare nuvi spazi sembrerebbe destinati ad ospitare parecchia gente.
Poco lontano dalla 'pista' ci sono anche due bagni, con la divertente` scritta “executive bio toilet”, in plastica verde. Poi c'e' una grossa cisterna collegata con tubi a un pozzo (forse gia’ esistente prima) e alcuni capanni usati dai lavoratori. Come se non bastasse poi, c’e’ anche una discarica di rifiuti, piena di bottiglie di plastica.
Un cartello sul pontile avverte che e’ proprieta’ privata. Ho chiesto a della gente del posto e mi hanno detto che l’isola e’ stata “venduta”. E anche che ci sono state delle dimostrazioni di protesta lo scorso anno contro il “resort”. Spero tanto che non permettano nulla di piu’ di quanto gia’ e’ stato rovinato, per costruire la strada in terra battuta con gradini in pietra e perfino panchine di pietra.
Insomma a me e' preso un infarto....io ho solo l'arma delle parole...e questa e' la mia denuncia. 

Goa, e' Carnevale, ma niente scherzi con le donne

Panjim (Goa),  Primo marzo 2014

Non ero mai stata al Carnevale di Goa e devo dire che mi ha fatto un certo effetto, perche' mi  ha ricordato quello della mia citta', Chivasso, dove pero' c'era anche una furiosa battaglia delle caramelle, poi vietata dopo che qualcuno e' rimasto accecato.

A Panjim, il capoluogo dell'ex colonia portoghese, sono sfilati circa 100 carri allegorici. Ovviamente non mi aspettavo un clima brasiliano, siamo pur sempre in  India, ma sono stata un po' delusa. Mancava un po' quello spirito carnevalesco sia nella folla che nella sfilata, che in alcuni momenti era perfino seria.
Uno dei temi del Carnevale era infatti la violenza contro le donne che non e'  certo uno scherzo.  Il 're" del carnevale di Goa e' invece "King Momo", che ho scoperto e' un personaggio comune nei Paesi latino americani. 

Konkan-Malabar 2014/1 - Da Goa a Gokarna

Om Beach (Gokarna), 12 gennaio 2014

La partenza da Palolem e' stata un po' movimentata stamane per via di una sosta al meccanico che ha miracolosamente riparato il copri catena che non si avvitava piu’. Un tocco di saldatore elettrico e tutto risolto. Questi sono i vantaggi dell’autarchia indiana negli anni del blocco sovietico.
La national highway 17 si snoda sinuosamento attraverso le colline. E' un piacere guidare e non ci si annoia mai. A una ventina di chilometri c'e' il confine con il Karnataka, c'e' una sbarra e dei poliziotti, ma non sembrano molto interessati a controllare i veicoli. Karwar e' la prima citta' che si incontra dopo aver attrarsato il fiume.  E'un grande porto e anche una base navale. Di fronte ci sono due isolette che appartengono alla Marina.
Ci si accorge subito di essere di nuovo in India, e non piu' nell'ex colonia portoghese. Non ci sono piu' case colorate, niente chiese e neppure quella parvenza di pianificazione urbana che c'e' Goa.
Mi rendo subito conto di aver fatto un errore a viaggiare in pantaloncini come ero abituata. Qui attiro l'attenzione maschile. Che le cose siano cambiate, si vede poi a Kanwar dove finisco nel bel mezzo di uno sciopero delle insegnanti affiliate al sindacato comunista Citu. Un lungo corteo di donne vestite di rosse e con falce e martello sulle bandiere sta bloccando la National Highway. Vogliono un aumento della paga, mi dicono. In coro gridano "Zinzabad" (Viva) e qualcosa in kannada, la lingua del Karnataka.
I 50 km di strada fino a Gokarna li faccio in compagnia di ragazzi britannici che stanno facendo una gara di autoriscio’, una cosa che si fa tutti gli anni e che sembra abbia molto successo. Un tuc tuc, variopinto e con diversi slogan, da cui escono i piedi di un ragazzo che dorme nel sedile dietro addirittura mi supera. Va come uno scatenato e di sicuro e’ il primo visto di questa tappa.
A Gokarna, svolto per Om Beach che ritrovo sempre uguale, anzi perfino un po’ piu’ selvaggia, con le sue mucche e i baretti. Unico segno di modernita’, un catamarano. Anche qui dilagano i russi, ma ci sono anche israeliani che fanno i falo’ sulla spiaggia buia e silenziosa per me che arrivo da Palolem. E’ tutto pieno e non rimane che una capanna, veramente degna di questo nome, con un bagno senza acqua corrente. Questa e’ vita da spiaggia.

Sono stata invitata a casa di un Re Magio!

Palolem (Goa), 6 gennaio 2014

    Sono stata invitata a pranzo da un re Magio. Esattamente Gaspare, quello che nel presepe ha la pelle bianca ed e’ vestito di rosso. Se non sbaglio e' anche il piu' ricco perche' porta l'oro in dono.
A Chandor, storico villaggio a 15 km da Panjim, ex capitale con il nome di Chandrapura del regno indu’ dei Kadambas nell’XI secolo, l'Epifania si celebra con la processione dei tre reali venuti dall'Oriente. Ci sono solo tre posti nell’ex colonia portoghese dove rimane questa tradizione.
Il re Magio che ho conosciuto , al secolo Marlon d’Costa e' un ragazzino scelto dalla parrocchia secondo criteri di somiglianza alle statuine del presepe. Per la famiglia e' un evento simile a un matrimonio. Si spende una fortuna nel costume, nel cavallo, con tanto di ombrello ricamato per fare ombra e nel ricevimento con parenti e amici.  
La giornata si apre con la processione dei tre Re che arrivano da tre quartieri diversi e confluiscono in chiesa per la Messa solenne che dura circa due ore.  Nel momento clou vanno all’altare a presentare i doni.  La chiesa di Chandor, Nossa Senora de Bele’m (Nostra signora di Betlemme), era strapiena e tutta la cerimonia e’ stata filmata dalle tv locali. La chiesa e’ stata costruita dai portoghesi nel XVII secolo su un tempio indu’ come succedeva all’epoca. 
A due passi c’e’ la casa-museo Menezes Braganza, aristocratici goani decaduti che vivono ancora nel palazzo pieno di gingilli e che chiedono 100 rupie a testa per visitarlo,  ma senza nessuni informazione, peccato perche’ sarebbe bello sapere la storia del posto e dell’importante famiglia che si vede in foto.   
Dopo la funzione si tiene una processione con i tre Re Magi, tutto il clero,  chirichetti e diaconi e poi i fedeli, tutti in fila, in modo molto composto. La giornata e’ presa veramente sul serio e tutti indossano gli abiti piu’ sgargianti.
Il ricevimento a cui sono stata invitata e’ come una festa di matrimonio. Sotto un telone decorato in giardino e’ stato sistemato un trono per Cosma con mega poster dietro. Il povero ragazzino e’ evidentemente stremato,  ma pazientemente i siede a ricevere le “adorazioni” di parenti e amici.  C’e’ anche la torta, a forma di corona reale e il brindisi con lo spumante. Lo zio, che vive a Dubai e che e’ quello che mi ha invitato sembra davvero fiero e scatta foto in continuazione. Io vengo subito assimilata nella famiglia e trattata come un ospite d’onore. A un certo punto spunta anche il parroco che viene a dare la benedizione finale.
Prima di lasciarli alle danze, c’e’ anche un cantante con un repertorio classico, tra cui l’immancabile Guantanamera, vedo Marlon che si leva il lungo mantello di velluto rosso e sgaiattola in cucina ad addentare un panino. Il suo giorno da re e’ quasi finito.   

Come ci si sente a 50 anni?

Palolem (Goa), 5 gennaio 2013


Come ci si sente a 50 anni? Adesso che e’ da poco passata la mezzanotte posso raccontarlo. Ho fatto un esperimento. Passare la festa dei miei 50 anni in compagnia di me stessa facendo quello che mi passava per la testa. L’unica condizione che mi ero posta era di essere al mare. E di fatto sono sono a Palolem, la piu’ bella spiaggia di Goa.
Il bello e’ che di questa lunghissima giornata sopravvivono solo frammenti o dettagli apparentemente  insignificanti. Oggi Scalfari nel suo editoriale su Repubblica ha scritto: “la curiosita’ dei vecchi svanisce o aumenta sensibilmente”.  Per fortuna anche io come lui appartengo alla seconda categoria. Ci sono immagini di questa giornata che si sono impresse per sempre nel mio inconscio.
Come la coroncina di marigold arancioni trovata sulla spiaggia,  quando appena sveglia mi sono messa a fare jogging, e che poi ho messo al collo mentre nuotavo nell’acqua verde smeraldo del mattino. Come un prete dalla tonaca bianca uscito da una chiesetta, che sembrava di marzapane,  in un palmeto che ho attraversato in moto. Particolari insignificanti ma che hanno acceso la mia curiosita’ .  
Sulla sabbia umida a Cola Beach ho scritto con un bastoncino: “Grazie, vi voglio bene” e poi ho scattato una foto un istante prima che arrivasse un'onda. Era per i miei amici di Facebook che mi hanno fatto gli auguri.

Il telefonino che faceva “pling” in continuazione come sottofondo.  Mail e sms. Ho risposto a pochi perche’ ero concentrata sul mio esperimento.  Solo a mio padre che mi ha detto che e’ un compleanno “da nascondere”, mentre  mia madre  mi ha detto che “arriva una volta sola”e che quindi dovevo goderne appieno.
Per tutto il giorno non ho fatto che pensare a cosa avrei dovuto fare in una data cosi’ importante per me. Non mi e’ venuto in mente nulla di particolare, qualcosa che non potevo fare tutti gli altri giorni.  Il pensiero mi ha paralizzato e ho amplificato al massimo i miei sensi per cogliere qualche segnale o qualche sensazione. 
Mi ricordo con estrema lucidita’  una  vongola, l’ultima che mi era sfuggita nel piatto di spaghetti al Magic View sulla spiaggia di Patnem e che ho assaporato ancora di piu’ perche’ pensavo fosse vuota. Uno sconosciuto che mentre tornavo dal ristorante mi ha chiesto: “ Did you enjoy your day?” . E io che gli ho risposto “no lo so”. Mia figlia, che mi ha svegliato alla mezzanotte per essere la prima a farmi gli auguri, stasera mi ha ha chiesto “come stai?”. Le risposto di nuovo “non lo so”. 
Ho sottolineato una frase del libro che sto leggendo, L’Ultimo uomo nella Torre” di Aravind Ariga, “ La notte di una donna anziana e’ cosi’ piccola: la notte di una donna giovane e’ il cielo intero”.
Delle croci bianche al forte di Cabo de Rama al tramonto, che non sono riuscita a vedere, perche’ sono arrivata in ritardo dopo una corsa in moto. Sempre in affanno anche oggi.
Ho ordinato un “Cuba passion” sulla spiaggia. Dei ragazzi hanno sparato dei fuochi di artificio,  sembravano fatti apposta per me.
Mi sono fermata a un paio di presepi prima di rincasare, qualcuno aveva aggiunto i Re Magi. Poi e’ scoccata la mezzanotte e  grazie a Dio la giornata e’finita.  

Sunburn Goa - Addio hippies, arrivano gli yuppies indiani

Panjim (Goa), 30 dicembre 2013

La Goa dei "figli dei fiori" e' definitivamente tramontata e gli yuppies indiani stanno oggi soppiantando i vecchi hippies.  Sto scorrazzando da alcuni giorni sulle spiagge di Nord Goa, paradiso delle droghe e della musica trance.  A parte la dominazione dei turisti russi e degli inglesi (che ancora tengono duro) sono praticamente spariti gli europei.  Gli italiani pure sono scomparsi, a parte qualche vecchio fricchettone ormai fuori contesto.
Il "celebre" Sunburn, mega  festival della musica elettronica che si vanta di essere il piu' grande dell'Asia e che quest'anno si e' tenuto a Vagator, e' diventato un evento  super commerciale e una macchina per far soldi. L'ingresso, ieri ultimo giorno, era sulle 6 mila rupie e per le zone Vip, recinti protetti da gorilla, era anche di piu'.  E poi vanno aggiunte le consumazioni e gli after party.
Sono arrivata alle 20 di sera, tre ore prima della chiusura, quando l'affluenza era al massimo. Ci saranno stati 50 mila ragazzi scatenati, ma neppure troppo per il tipo di musica e per l'ambiente.  Il governo di Goa, diventato molto severo per droghe e altre "volgarita'", ha una politica di tolleranza zero per le droghe.  L'altro ieri hanno beccato uno spacciatore e la notizia ha fatto scandalo...
Non so come erano le  precedenti sei edizioni dei Sunburn festival, ma i "ravers" che ho visto sono giovani ricchi di Mumbai, Delhi e Bangalore che vengono qui per divertirsi, proprio come un italiano va a Rimini o Riccione. Indumenti griffati, macchine potenti e moltissimi con il borsalino in testa, ultima tendenza di moda, e guarda casp simbolo della classse agiata.
Insomma gli indiani si stanno "riappropriando" di Goa, giustamente si puo' dire, ma per farne una Costa Smeralda, lussuosa e esclusiva, certo per una piccolissima minoranza, ma quella che conta.

Goa come Pattaya? No grazie. E' rivolta contro il Playboy Cafe'

Ho temporaneamente lasciato i maro' a New Delhi e mi sono presa una pausa a Goa, l'ex colonia portoghese, sul Mar Arabico, ed ex meta gloriosa degli hippies europei. Ora e' diventata il ''posto al sole''  di villeggianti russi e pensionato tropicale per britannici.  Bel salto non c'e' che dire.
All'ombra delle palme e nei baretti sulle spiagge dove sono tornate le vacche (e' fine stagione), impazza una nuova polemica. E' sul primo Playboy Cafe' che dovrebbe essere inaugurato  a Candolim. ''Primo'' perche' la famosa rivista americana vorrebbe aprire un centinaio di locali in tutta l'India nei prossimi dieci anni. Non direttamente ma con un partner indiano che ha comprato il franchising, come si fa in questi casi.
Non e' chiaro se le cameriere saranno vestite da conigliette, ma il progetto ha sollevato un coro di polemiche. Goa e' governata dal partito di centro destra del Bjp che e' di solito ostile a tentativi di occidentalizzazione. Un parlamentare ha minacciato uno sciopero della fame. C'e' anche una certa resistenza da parte della popolazione locale contraria a fare dell'ex colonia portoghese una meta per il turismo sessuale indiano e straniero. E di fatti anche il partito del Congresso e' contrario. Ovviamente chi si oppone passa come moralista bacchettone. Ma se uno ci pensa bene, e' una fortuna per Goa che si ostacoli fin dal nascere questo tipo di ''messaggi''  che non fanno altro che promuovere la mercificazione della donna. Il che non e' proprio il caso dopo l'escalation di violenze sessuali in India.
Leggo stamattina sul quotidiano locale The Herald un editoriale intitolato ''Playboy Parties'' dove si mette in guardia dal trasformare Goa in una ''meta del peccato'', con feste, gioco d'azzardo e prostituzione per i ''nuovi ricchi'' indiani.  'La gente di Goa e' molto preoccupata - scrive il giornale - da questa nuova immagine che si cerca di promuovere. Se i ricchi indiani e gli industriali vogliono una sorta di Las Vegas o Sun City per il loro divertimento, deve essere Goa questo posto? Le citta' citate sopra sono state create nel deserto e costruite dal nulla, non nel bel mezzo di villaggi, di comunita' radicate nel territorio, con una ricca cultura e una popolazione locale istruita e con una forte coscienza della propria identita'. Pensiamoci''. Si' , pensiamoci sul serio, e vorrei che lo facessero anche a New Delhi.