Tata Nano, l'auto dei poveri diventa ''glamour''

New Delhi, 27 agosto 2013

Mi ricordo ancora di quando Ratan Tata, quattro anni, era uscito da un palcoscenico come una rock star presentando la Tata Nano, l'auto da 100 mila rupie, che oggi sarebbero poco piu' di mille euro, per via della rupia ai minimi storici. Doveva essere la ''Topolino'' delle famiglie indiane. Il vecchio Tata, l'Agnelli indiano andato in pensione a dicembre, regalava il ''sogno americano'' a milioni di indiani che non avevano un'auto.  La Nano non era neppure ancora uscita dalle catene di montaggio, ma gia' c'erano le code davanti ai concessionari. Molti, me compresa, avevano previsto che la Nano avrebbe invaso le strade indiane con tragiche conseguenze per l'ambiente.
Invece no, l'India si conferma ancora una volta come un Paese delle contraddizioni, dove il mercato funziona con delle dinamiche che non si studiano nelle scuole di management ed e' quindi  estremamente insidioso, non solo per gli investitori stranieri, ma anche per gli stessi industriali indiani.
Ratan Tata, che non e' certo uno sprovveduto ha riconosciuto il flop. Dopo l'entusiasmo iniziale, amplificato dai media che per mesi hanno celebrato l'arrivo dell'auto piu' economica del mondo,  le prenotazioni si sono bloccate. E' vero che ci sono stati un po' di incidenti di percorso quando delle Nano nuove di zecca hanno preso fuoco sembra per un difetto all'impianto di raffreddamento.  Forse era un presagio del fallimento. La fabbrica poi si e' spostata in Gujarat a causa delle rivolte dei ''comunisti'' in West Bengala (altro presagio negativo) e da allora non si sono mai riprese.
Tra  aprile e luglio sono precipitate del 78% a 6.017 unita' vendute contro le 27.625 dello stesso periodo (dati Society of Indian Automobile Manufacturers).
Che e' successo? Gli esperti dicono che la Nano dicono che e' percepita come ''auto dei poveri' e quindi la classe media preferisce spendere di piu' e comprarsi un auto piu' grande in modo da far bella figura con i vicini che magari hanno il Suv.  Mentre per quel 60% di popolazione che vive con due dollari al giorno la Nano e' ancora troppo cara.
Adesso il successore di Tata ai vertici del piu' grande conglomerato indiano,  Cyrus Mistry, ha deciso di cambiare target. Non piu' i poveri, ma i giovani indiani che vogliono un auto ''cool'' . La Nano quindi diventa ''glamour'' con colori alla moda e accessoriata per avere piu' ''sex appeal''. 
Il maquillage e' gia' iniziato con una nuova pubblicita' che ha come slogan : ''Celebrate Awesomeness'' (vedi qui)  che fa leva su un ''fantastico'' mondo di una gioventu'  bella e felice che si diverte e si gode la vita andando in giro su coloratissime Nano. Altro che ''poveri'' di Ratan Tata che per ora continueranno a viaggiare in moto con moglie e pargoli.

Il rinoceronte Shiva e' arrivato allo zoo di New Delhi

New Delhi, 23 agosto 2013

Shiva, l'unico rinoceronte dello zoo di Mumbai, e' arrivato a New Delhi dopo un viaggio di due giorni sicuramente allucinante per il povero animale. Pare che durante il trasporto si sia ferito e - leggo oggi dai giornali - e' stato messo in una gabbia al buio per recuperare la fatica.

La vicenda e' divertente e nello stesso tempo molto triste perche' mostra la crudelta' a cui sono sottoposti gli animali degli zoo. Purtroppo in India, e nel resto dell'Asia, i giardini zoologici sono molto popolari e nessuno si sogna di chiuderli. Mi ricordo quando da piccola andavo allo zoo di Torino, lungo il Po, dove le condizioni erano forse peggio di quelle del parco zoologico di Delhi che per fortuna sorge in una vasta area verde vicino a Humayum Tomb.

La curiosa vicenda dell'aziano Shiva, che ha 38 anni, ''spedito'' a New Delhi per il suo primo accoppiamento ha catturato l'attenzione dei media indiani . L'esemplare e' stato portato nel lontano 1985 nel recinto zoologico del quartiere di Byculla, ma per oscure ragioni da allora e' sempre rimasto ''celibe''. Per fortuna, di recente, i responsabili dello zoo di New Delhi hanno proposto di ospitarlo insieme a due giovani femmine, le uniche due superstiti nello zoo della capitale, nella speranza che possa avvenire la riproduzione. Secondo l'accordo, i piccoli che nasceranno andranno a ripopolare lo zoo di Mumbai.

Ma i veterinari non sono cosi' sicuri dell'affare perche' ''Shiva ha trascorso la sua gioventu' allo stato brado e ha delle abitudini diverse dalle giovani femmine di Delhi di 18 e 8 anni che invece sono nate e cresciute in cattivita'' racconta il Times of India.

''Sara' tenuto nella gabbia per un mese e poi lo lasceremo libero insieme alle femmine'' dice Paneer Selvam responsabili dei veterinari del Parco zoologico nazionale, che sorge nel sud della capitale, aggiungendo che ''gli animali sono molto differenti nelle loro abitudine e ci vorra' tempo perche' si adattano''.

Vedremo che succedera', intanto andro' presto allo zoo a trovare Shiva.

Spie sull'Himalaya, che fine ha fatto la ricetrasmittente al plutonio della Cia sul Nanda Devi?

La notizia della cooperazione segreta tra India e la Cia in piena Guerra Fredda per spiare Cina e Russia e’ stata un brutto colpo per molti esperti indiani che hanno sempre creduto nella politica di non allineamento di New Delhi. E invece Jawaharlal Nehru, poco prima di morire nel 1964, aveva detto si’ agli aerei spia U-2 mettendo a disposizione una base aerea in Orissa. Ovviamente l’India era interessata a spiare i movimenti cinesi oltre l’Himalaya ed era anche molto preoccupata dal riarmo di Pechino che aveva appena vinto una guerra sul confini nel 1962. C’era un preciso interesse comune tra Nehru e l’allora ambasciatore Usa John Galbraith Kennedy, il celebre economista keynesiano e grande ‘’amico’’ dell’India.
La rivelazione, basata su dossier declassificati della Cia, mi ha ricordato un altro episodio, ben piu’ scioccante che ha raccontato il capitano Mohan Singh Kohli, un famoso alpinista e primo scalatore indiano dell’Everest, lo scorso anno al festival della montagna di Massouri. E’ la storia, veramente da film, del tentativo di piazzare su una cima dell’Himalaya un apparecchio di ‘’ascolto’’ della Cia alimentato a plutonio. La vicenda e’ stata raccontata dallo stesso Kohli nel suo libro nel 2003 ‘’Spies on the Himalayas’’ .
Nella sua presentazione (nella foto) il capitano sikh ha raccontato delle diverse spedizioni che ha guidato dal 1965 al 1967 per sistemare ‘’l’orecchio’’ in cima alla montagna Nanda Devi (7.816), la seconda piu’ alta in India dopo il Kanchenjunga e situata in Uttarakhand. L’obiettivo era di spiare i missili nella base di Shuangchengzi.
Per piazzare il congegno, la Cia ha chiesto l’aiuto ai piu' bravi alpinisti indiani e il capitano Kohli all’epoca era l’uomo giusto. Nel giugno del 1965 il capitano mette insieme un team e poi viene mandato in Alasca per incontrare gli alpinisti americani e iniziare dei ‘’trial run’’. Nell’ottobre ritorna in India e parte per il campo base con la sua squadra e un ‘’sensore’’ munito di quattro ‘’capsule di plutonio’’. ‘’Nessuno ci aveva detto quanto pericoloso era quel materiale – racconta - noi sapevano soltanto che dovevamo portarlo sulla cima del Nanda Devi’’. Purtroppo pero’ la spedizione fallisce a causa del maltempo e le capsule di plutonio sono state abbandonate in quota.
Durante il 1966 e il 1968 gli indiani e gli americani tentano disperatamente di recuperare il materiale radioattivo, ma senza successo. Le capsule sono sparite molto probabilmente sotto una valanga. Non contenti pero’ nel giugno del 1967 portano sul Nanda Kot (6.681) a una quindicina di km dall’altra vetta. Questa volta la missione segreta ha successo e l’apparecchio inizia a captare messaggi radio dei cinesi, ma dopo pochi giorni smette di funzionare.
Il segreto dura dieci anni fino a quando nel 1978 non viene rivelato dalla stampa americana creando una crisi diplomatica tra India e Usa.
Ma a parte le conseguenze politiche, rimane da chiedersi che fine ha fatto il plutonio e ovviamente quali sono i rischi se si rompono le capsule. Kohli dice che si sono interessati degli esperti di un Centro di ricerca atomica e che qualcuno ha avvistato negli anni Novanta delle ‘’casse’’. Poi l’incidente e’ finito nel dimenticatoio. Fino all’altro ieri quando alcuni tra i decani dei giornalisti indiani non ha tirato in ballo la ‘’bomba nucleare’’ che si cela sotto le nevi del Nanda Devi e Nanda Kot, due mete molto frequentate da turisti e pellegrini indu'.

India o Indie? Telangana e gli altri secessionisti

New Delhi, 15 Agosto 2013
La decisione del Congress di dare il via libera a Telangana, nell'Andhra Pradesh, ha sollevato un verminaio di rivendicazioni separatiste di cui non avevo mai sentito parlare. Da quanto ho capito, il partito di Sonia Gandhi ha deciso di dire si' agli autonomisti di Hyderabad per calcolo politico in vista delle elezioni del 2014. E cosi' - come intitolava un quotidiano - a 66 anni la ''madre India'' ha partorito il 29esimo stato. Se sara' approvato dal Parlamento quelli che parlano ''telugu'' avranno una loro nazione di 30,2 milioni di abitanti e 17 deputati. Quello che non era previsto e' l'effetto domino che si e' scatenato ai quattro angoli del subcontinente. Questa e' un'altra riflessione da fare sulle contraddizioni dell'India nel giorno in cui festeggia l'anniversario dell'Indipendenza. Quante Indie ci sono? Un rapporto del 24 luglio del ministero degli Interni riferisce che ci sono ben 21 domande di nuovi Stati. Ci sono i dossier bollenti di Gorkhaland (Darjeeling) e di Bodoland (Assam) che da anni si agitano per far riconoscere la loro identita'. C'e' perfino il timore che i due movimenti secessionisti uniscano le loro forze. Sono pero' piccole realta' di appena 3 milioni ciascuno. E' invece una regione da 60 milioni, quindi come l'Italia, il Purvanchal, costola orientale dell'immenso Uttar Pradesh. Poi c'e' il Bundelkhand, che sono i distretti tribali del Madhya Pradesh abitati da 50 milioni di persone e con la stessa popolazione l'Harit Pradesh, altro pezzo dell'Uttar Pradesh occidentale. Delle altre rivendicazione non ne sapevo nulla: Vidarbha, la povera regione del Maharashtra, ''famosa'' per i contadini indebitati che si suicidano, il Mithilanchal, a cavallo tra Bihar e Jharkhand e perfino il buddista Ladakh, che (giustamente) non si riconosce nel Jammu e Kashmir.