Slow Travelling/ Alla scoperta della via Emilia


Parma, 28 luglio 2019

   Ammetto di conoscere poco l’Italia, di sicuro ho viaggiato più in Tamil Nadu che nell’Emilia Romagna. Ma la mia passione per lo ‘slow travelling’ fa sì che qualsiasi posto che attraversi, anche la parte più industrializzata della Pianura Padana, si trasformi in una affascinante scoperta di luoghi e di persone.

   Si prenda la via Emilia, per esempio. Una delle famose strade consolari romane che va da Piacenza a Rimini. Già contraddice il famoso detto “tutte le strade portano a Roma” perché inizia dall’avamposto romano di Ariminum (Rimini), dove finisce la Flaminia, che è di qualche decennio prima. E poi, a leggere la storia, sembra essere stata determinante per il successo dell’impero romano perché’ ha segnato la conquista del bacino del fiume Po, quello che era la Gallia Cisalpina. Il che ha significato terra fertile e acqua in abbondanza per l’espansione colonialistica di Roma.
   Sto leggendo in questi giorni “Prisoners of Geography” del giornalista Tim Marshall, dove la storia del successo (o insuccesso) degli Stati viene letta attraverso la lente della geografia, cioè della presenza di montagne, fiumi o terre fertili. E si capiscono molte cose del mondo di oggi.
   La stessa lettura la si puo' applicare alla arteria fatta costruire nel primo secolo avanti Cristo dal console Marcus Aemilius Lepidus. L’anno di completamento sarebbe stato esattamente il 187 AC. In quella data sono state fondate anche le principali città lungo la strada, come Imola, Bologna, Modena, Reggio nell'Emilia, Parma, Fidenza e Piacenza Come è ben noto, i romani spedivano coloni a prendere possesso delle nuove terre, o semplicemente ci mettevano i soldati che le avevano conquistate, dopo aver costruito le infrastrutture di base, ovvero strade, ponti e acquedotti.
    La via Emilia, che sullo stradario e' la SS9, ancora oggi ripercorre lo stesso tracciato per 260 km. Tutta in pianura, costeggia l’Appennino, attraversa diversi affluenti del Po. C’è ancora un ponte in piedi, il ponte di Tiberio a Rimini, mentre un altro, il ponte di Teodorico, è venuto alla luce durante scavi in una via di Parma.
    Dopo 2 mila anni il tracciato della via Emilia è servito per costruire nell’Ottocento la ferrovia Milano-Bologna e poi l’autostrada A1. Il territorio che attraversa, l’Emilia Romagna, è la più ricca regione italiana insieme alla Lombardia. Ed e' anche una mecca eno-gastronomica. Chissà se una analoga strada consolare tra Salerno e Reggio Calabria avrebbe potuto cambiare i destini del Meridione.
   Oggi nessun automobilista o motociclista si sogna di percorrere tutta la via Emilia quando con l’autostrada di fianco si risparmia tempo e anche le multe degli autovelox dei centri urbani. Io l’ho fatta in moto alla media di 50-60 km all’ora, nei picchi dell’ondata di caldo africano di questi giorni, fermandomi a ogni bar Sport per una sosta rinfrescante, ed è stato abbastanza avventuroso. Oltre che affascinante per l’idea di percorrere fisicamente su due ruote un pezzo di storia millenaria.

Nessun commento: