Il maglioncino di Marchionne e l’afa di Delhi


Di solito ammiro gli uomini coerenti con se stessi e di sicuro Sergio Marchionne è uno di questi. L’altra sera al ricevimento organizzato dal nuovo ambasciatore Roberto Toscano, l’amministratore delegato della Fiat si è presentato come d’abitudine con il solito maglioncino di lana blù. E’ la sua divisa di ordinanza che lo rende originale rispetto ai manager in doppio petto, ma penso sia anche una sorta di corazza scaramantica. O forse davvero il numero uno del Lingotto, che è mezzo canadese, soffre il freddo. Comunque nel giardino della residenza ufficiale dell’ambasciatore ci saranno stati 40 gradi con un tasso di umidità record. L’occasione che ha radunato un centinaio di invitati selezionati era la presentazione in anteprima della Linea, la nuova berlina prodotta in India nello stabilimento Fiat-Tata di Ranjangaon. Non potendo evidentemente essere mostrata nel salotto dell’ambasciatore, la vettura è stata esposta all’aperto su un palco con contorno di belle ragazze in tailleur bianco (qualcuno mi deve spiegare perché il lancio di un’auto deve essere obbligatoriamente unito alla presenza di signorine in minigomma). Ritornando al maglioncino di Marchionne, era evidente che non poteva che provocare un’abbondante sudorazione. L’eroico manager nella sua divisa da condottiero dei profitti ha però retto stoicamente il discorso di rito e anche un’intervista con la Rai dopo che il suo portavoce gli ha amorevolmente terso il sudore dalla fronte. “Fa caldo qui in India, vero?” gli ho detto mentre con i miei colleghi della carta stampata stavo aspettando il mio turno per fare le domande. Mi ha fatto un debole sorriso di approvazione, ma anche di sfida, come dire, non sarà certo l’India che mi farà levare il mio maglioncino. Il giorno dopo l’ho incontrato ad un convegno, con abbondante aria condizionata, a fianco di Ratan Tata. Spero non sia stato lo stesso maglioncino perché, si sa, la lana con il sudore…

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