Delhi, the “city of flyovers”

Stamattina ho letto sul giornale che Sheila Dikshit, la popolare governatrice di New Delhi, vuole fare della capitale una “city of flyovers”. Ero un po’ addormentata e pensavo di aver letto “flowers”, invece no. Ha detto proprio: “flyovers”, in inglese “sovrappasso”, un termine che ora mi è familiare, ma che secondo me usano solo qui. Si augura insomma che i visitatori che torneranno dai Giochi del Commonwealth in programma nell’ottobre 2010 portino a casa il ricordo di New Delhi come “città dei cavalcavia”. Ho già scritto di come questa città diventerà presto invivibile, soprattutto quando arriveranno le Tata Nano, non ancora in produzione, per fortuna. In questi giorni, vigilia di Diwali, anche i tanto lodati “flyovers” sono intasati dal serpentone di acciaio e di smog. Non mi aspettavo che una signora d’animo gentile, e per questo molto amata dai suoi concittadini, potesse essere orgogliosa di una città deturpata da cavalcavia, svincoli e sopraelevate di cemento armato. Seppur ripuliti da mendicanti e vacche, si tratta di obbrobri urbanistici e soprattutto delle barriere insormontabili per i pedoni. I sottopassi o passerelle pedonali sono stati praticamente dimenticati. O ci si arriva in macchina o non ci si arriva. Saranno pure necessari alla viabilità, ma cosi si trasforma una città a misura di auto e non più a misura d’uomo con buona pace delle industrie automobilistiche. “I flyovers eviteranno le code e faranno risparmiare benzina” ha detto Sheila annunciando trionfante che a novembre si potrà andare da Nehru Place fino all’aeroporto senza fermarsi a un semaforo. E anche senza vedere un fiore.

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