NATALE 2012 - Diario italiano/2

Lunedi 26 dicembre, Venaria Reale

La madre di un mio zio a Caluso, il paese del Passito e dell'Erbaluce, ha deciso di passare a migliore vita proprio a Natale. Cosi' oggi i miei genitori sono dovuti ''scendere'' dalla montagna per andare al funerale. Io ne ho approfittato per farmi lasciare a Venaria Reale, la ex palazzina di caccia dei Savoia, dove - nelle scuderie dello Iuvarra - c'era una mostra sul famoso autoritratto di Leonardo Da Vinci. Sono poche le volte che mostre del genere finiscono in Piemonte, cosi' che non mi sono fatta scappare l'occasione. Tanto che non avevo ancora visitato la reggia riaperta un paio di anni fa, penso dopo un colossale restauro.

Come previsto a Santo Stefano c'era un po' di coda alla biglietteria. Proprio qui e' successo un episodio curioso. L'ingresso alla Reggia e' abbastanza salato, se poi si somma quello della mostra si superano i 20 euro. Forse pentita da tale salasso la bigliettaia chiedeva a tutti se avevano riduzioni. Ho visto tirare fuori le tessere piu' assurde. Una signora davanti a me ha ottenuto un biglietto ridotto con la tessera dell'Ikea. Io ho provato con la tessera dell'Immigrato, la I-Card che rilasciano ai residenti all'estero. Purtroppo non avevo la mia tessera dell'Ordine (a cui non appartengo piu' perche' sono stata espulsa, ma per ora non mi hanno ancora chiesto la restitituzione del tesserino). Ho detto pero' che ero giornalista. Fidandomi della mie parole, immediatamente la cassiera mi ha rifilato tre biglietti gratis! La casta! Quanto e' ancora potente in Italia!

Martedi' 27 gennaio, Bracchiello  

 Il tempo e' sempre sereno. Si vede l'intero arco delle montagne innevate. Capisco ora perche' il Piemonte si chiama cosi'. Ancora una volta mi viene in mente quando in Himachal si vede all'orizzonte la catena himalayana. Sopra Bracchiello, dove i miei diversi anni fa hanno comprato una baita da ristrutturare, si sale verso un alpeggio. C'e' una strada carrozzabile che va fino a una radura dove ci sono un paio di case. Sopra c'e' parecchia neve e ci sono anche dei caprioli. Saranno circa 1.200 metri, o forse meno, ci sono i castagni e non le conifere che caratterizzano di solito le vallate piu' alte. Vago in completa solitudine per un paio di ore. Mi ritrovo a fare yoga su un dirupo nel piu' silenzio assoluto mentre in alto volteggiano dei falchetti o qualcosa molto simile. Se tendo l'orecchio mi sembra di udire il fragore della Stura nel fondovalle. Ogni tanto sento il rumore cupo di un masso che case nella montagna di fronte. Ma non ci sono cave e neppure stanno costruendo una strada. Neppure nell'Himalaya piu' profonda ho percepito cosi' tanto isolamento dal resto del mondo. Altro che ritiro spirituale in Tibet! Provate l'Alto Canavese!

Mercoledi', 28 dicembre, Torino

Ogni anno spero di trovare Torino veramente cambiata, come mi dicono in molti (che l'hanno visitata ai tempi d'oro delle Olimpiadi del 2006).  Invece e' sempre peggio.  Neppure a Natale riesce a trasmettere un po' di allegria.  Mi sembrava di averlo scritto gia' l'anno scorso. La citta' e' fantasma. Non c'e' neppure traffico nelle strade. Sono arrivata da Ceres con una storica linea ferroviarie che si vanta di essere la prima elettrificata al mondo. Il treno, gestito dai trasporti torinesi, e' moderno, mentre le stazioni da Ceres in giu' sono ancora quelle dell'Ottocento. Un vero biju'.  A valle la ferrovia collega l'aeroporto di Caselle, rivitalizzato, con la citta'. Unico problema: il treno si ferma a stazione Dora, uno scalo periferico, di cui nessuno conosce neppure l'esistenza. Da li' con lo stesso bigliettoi si prende il ''DoraFly", un semplice bus che ti porta un centro fino a Porta Nuova.

A Torino sono andata a vedere una mostra di arte moderna curata da Vittorio Sgarbi che ha voluto fare una riedizione locale della Biennale di Venezia, ospitando artisti contemporanei francesi. E' nella cosidetta sala Nervi di Torino Esposizioni, di fianco al castello del Valentino, che e' in ristrutturazione. 

Tra queste c'era anche la mia amica Francesca Ramello che ha esposto due acquarelli della sua ultima serie di donne con fiori (''Stay away from my flowers'').

La sala, che somiglia a un hanger, e' stata fatta dal vecchio Agnelli come mostra un suo busto sull'arcata dell'ingresso. La mostra era un po' incasinata, molte opere non avevano neppure l'etichetta. Si vedeva che era un po' raffazzonata, ma il guaio piu' grosso e' che non c'era riscaldamento e quindi si rischiava l'ibernamento nonostante il bel sole che c'era fuori.  Ancora una volta Torino non fa che confermare la sua inospilita' e - temo - anche avversione per l'arte moderna.

Lungo il Po, invece ho notato che c'e'una novita': hanno messo i bateaux mouche, come a Parigi...il percorso e' dal Valentino ai Murazzi. Ovviamente erano deserti. In piazza Vittorio Veneto invece una ditta che si chiama ''Cubetto'' stava tagliando con delle motoseghe un enorme masso di ghiaccio. Penso, forse, per trasformarlo in un bar o in qualcosa di simile, ma non sono sicura. Era l'unica attivita' nella piazza deserta e disadorna nonostante le feste natalizie .

Giovedi' 29 dicembre, Chivasso

Nel mio quartiere, i Cappuccini (c'era un convento diventato il liceo classico dove ho passato 5 terribili anni) il Comune ha introdotto una bella novita': una fontana d'acqua (a pagamento). E' il primo vero segnale di una coscienza ecologica che scorgo dopo anni di cieco consumismo. Per me che da anni faccio una battaglia contro le bottiglie di plastica e' una vera soddisfazione!

Si tratta di una casupola di legno con erogatori di acqua liscia e gassata a 5 centesimi al litro. Un prezzo popolare e conveniente rispetto al negozio. Lo slogan e' ''buona come l'acqua, chiara come il vetro''. La gente arriva con bottiglie di vetro in un cestello, si mette in coda e poi pazientemente riempie le sue bottiglie con monete o con una tessera ricaricabile. L'acqua e' veramente buona, soprattutto quella con le bollicine.

A me ha subito ricordato il pozzo del villaggio, dove alla sera si raccolgono le donne. All'alba del secondo millennio, la societa' occidentale ritorna all'ancestrale pratica di raccogliere l'acqua e portarla a casa. Forse esagero un po', ma a me sembra davvero cosi'. Quando ho domandato a mia madre, perche' ogni giorno deve andare al ''pozzo'' a pagamento invece che semplicemente aprire il rubinetto, mi ha risposto che ''e' piu' buona, mentre quella dell'acquedotto sa di cloro''.

Io sono andata un paio di volte e ho notato anche un altro vantaggio, ampiamente dissertato dagli antropologi. Come in tutte le civilta' - e come avviene ancora in India - intorno al pozzo si socializza. Un miracolo. Anche i taciturni piemontesi diventano improvvisamente loquaci e scherzosi. Qualcuno loda l'iniziativa, un altro commenta sul fatto che nei negozi non si trovano piu' bottiglie di vetro, un altro ancora sulla neve che si vede sui monti. Una signora che aveva una bottiglia da un litro e mezzo, addirittura mi ha offerto la meta' d'acqua rimanente. ''Non sprechiamola..''. Chissa' magari nascono anche degli amori o amicizie mentre si e' in fila al pozzo.

Venerdi' 30 dicembre, Chivasso

Mi hanno detto che sono tutti in vacanza, ma non ci credo. Non c'e' anima viva in giro. Certo, e' appena un grado sopra lo zero, ma c'e' mezza Europa in queste condizioni, se non peggio. Vicino a casa mia c'era lo stabilimento Lancia. Dopo diversi anni dalla chiusura della fabbrica, la Lancia ha finalmente costruito un centro ricreativo, nei pressi dello stabilimento oggi occupato da diverse industrie dell'indotto auto. C'e' una picina estiva e una palestra, e anche un ristorante. Ci vado perche' e' su una pista ciclabile dove mi metto a fare jogging. Il percorso finisce al cimitero dove con mia grande sorpresa c'e' un discreto via vai di persone che portano fiori ai propri vari. Nella disperata ricerca di qualche attivita' sportiva da praticare, raggiungo poi la piscina comunale che si trova nei pressi del canale Cavour, una ''grande opera'' che ha favorito la rivoluzione agricola italiana. Ma e' chiusa per le festivita'. Davanti hanno costruito un supermercato  Carrefour dove entro per scaldarmi un po'. A quanto pare mezza Chivasso e' qui a fare compere. Adesso capisco dove sono tutti. A differenza della Lombardia, i centri commerciali qui sono arrivati da poco, ma sono gia' un successone. Da alcune mesi hanno aperto un ''Gigante'', dove mi hanno accompagnato con entusiasmo i miei genitori. E' l'unica occasione in cui siamo usciti insieme, a parte la doverosa visita alla tomba di famiglia e a un ospizio dove vive l'ultima mia zia di secondo grado, sorella di mio nonno.  Qualsiasi mia proposta, dal cinema (l'unico superstite del paese) alla pizzeria, era stata sistematicamente bocciata.

Sabato 31 dicembre, concerto in Piazza San Carlo 

In una botta di vita finale, il comune di Torino ha invitato Renzo Arbore e la sua Orchestra Italiana a festeggiare San Silvestro in piazza San Carlo, il ''salotto'' dell'ex capitale sabauda. Ci sono arrivata con il treno da Chivasso, tra ragazzi gia' ubriachi e gente un po'  sfigata che forse non poteva permettersi il cenone di fineanno o  costretta a lavorare anche l'ultima sera dell'anno. Quando sono arrivata la piazza era gia' piena, compresa una folta pattuglia schierata vicino al palco. A Torino hanno vietato i botti quest'anno.  Gli unici locali aperti erano i due storici caffe', tra cui il Caffe' Torino, una macchina del tempo della Belle Epoque, che ha sul marciapiede il famoso toro rampante con i genitali consumati dai tanti che come me ci passano sopra per scaramanzia. Peccato che non abbiano pensato a qualche banchetto con vin chaud o birra alla spina. Sarebbe stato piu' bello come happening...ma siamo a Torino, non a Times Square... Invece piu' o meno tutti avevano in mano la propria bottiglia di spumante con bicchieri per il brindisi. Il vecchio Arbore che ce l'ha messa tutta a riscaldare la folla, si e' dimenticato perfino di fare il conto alla rovescia e ha continuato a cantare Funiculi, Funicola. Quando e' scoccata la mezzanotte, nessuno se n'e' accorto e solo dopo un bel po' qualcuno ha cominciato a far saltare i tappi.

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