India, la caduta dell'elefante? Non esageriamo

Sembra che negli ultimi mesi l'elefante indiano non solo si sia stancato di correre, ma sia sprofondato in una palude dove nessuno e' in grado di tirarlo fuori. Il pil indiano e' finito sotto il 7% nell'anno fiscale finito a marzo 2012 che secondo gli standard di un'economia da 1,2 miliardi di persone, di cui un terzo in miseria, significa recessione. La produzione industriale e' scesa al 3% rispetto al 9% del 2010-2011. L'inflazione rimane alta e quindi pesa sui consumi. Per via dell'indebolimento della rupia che rende piu' care le importazioni in dollari, la benzina e' stata aumentata dell'11% con ulteriore aggravio sul caro vita. Gli investimenti stranieri stagnano, anzi sono in declino. L'aeroporto di Francoforte, che ha costruito il nuovo terminal di Delhi, chiudera' di uffici come ho letto qui.  In questo caso pero' e' la politica indiana, tra burocrazia e ritardi, a far scappare le aziende e a ''suicidare'' anche i colossi indiani (vedi India Today, ''The lost Tycoons'')
Imsomma, un po' per colpa della crisi mondiale, un po' della paralisi di questo governo del Congresso, ostaggio di rissosi alleati, il miracolo indiano si e' inceppato. Tonnellate di libri e saggi sulla futura superpotenza indiana da buttare? L'ultimo numero del settimanale Frontline ha in copertina una sentenza di morte: ''End of the Growth Story''.
Insomma che succede? Come nel 2004 quando e' iniziata l'euforia sull'elefante che danzava o volava, sui miracolo di 'Cindia' e sui sorpassi dell'India che avanzava come un martello compressore, la stampa esagera. Purtroppo i titoli dei giornali non ammettono incertezze. E' una locomotiva oppure una lumaca. Non c'e' posto per una via di mezzo. Per esempio una mite creatura come quelle mucche smunte e ossute, che sono sparite da New Delhi all'epoca dell'ottimismo sul futuro da superpotenza, che si vedevano andare piano (ma lontano) e digerire tutto quanto trovavano sulla loro strada.  

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