A EST DELLE INDIE - Degustando vino birmano a Inle Lake

Inle Lake, 18 novembre 2016

   Come sempre, i momenti più belli di un viaggio arrivano per caso. A Naungshwe, dove sono alloggiata (in una guest house che si chiama Sweet In), ho affittato una bicicletta per esplorare il lago Inle che è a circa 4 km. Solo alcuni villaggi sono collegati con la strada o pontili, per gli altri bisogna andare con la barca. Ho quindi pedalato per circa 10 km lungo una bella strada di campagna fino al villaggio di Kahun Daing e poi da qui ho messo la bici su una lancia e mi sono fatta trasportare sull'altra riva, dove ci sono i resort. E'  un percorso un po' insolito, che mi ha permesso di uscire dai circuiti turistici che in questa zona della Birmania sono obbligatori.
Al tramonto stavo per tornare quando un ragazzo norvegese, che vagava come me in bici con il gps in mano,  mi ha suggerito di fermarmi in un'azienda vinicola sulla collina. "Intendi dire che qui ci sono dei vigneti???" gli ho chiesto manifestando tutto il mio stupore. "Sì, puoi anche degustare del vino birmano" è stata la risposta.
   Ho immediatamente abbandonato l'idea di fermarmi nell'ennesima pagoda per il calar del sole, e mi sono invece fiondata nella Red Mountain Estate Vineyard & Vinery, un'azienda vinicola super professionale che non sfigurerebbe affatto sulle colline del Chianti. E' un progetto di un enologo francese che nel 2002 ha importato le vigne, creato i terrazzamenti sulla collina e dopo un po' di anni ha iniziato a produrre le prime bottiglie di Chardonnay e altre varietà, come Shiraz e Pinot.  In effetti si vede il tocco occidentale nel vigneto e anche nell'idea di aprire un enoteca sulla cima della collina.

   Quando sono arrivata c'erano diversi gruppi di turisti, i tavoli erano tutti pieni. Probabilmente la visita alla Red Mountain è nel programma dei tour a Inle Lake.  Ma per fortuna ho trovato un tavolino sull'estremità della veranda proprio davanti al sole che calava sulle vigne. Ho ordinato la "degustazione" da 5000 kyat (circa 4 euro) che comprendeva due bianchi  e due rossi serviti a temperatura perfetta su un vassoio di legno con un paio di tramezzini al formaggio. Un cartoncino in inglese davanti a ogni bicchiere illustrava le caratteristiche dei vini. Dopo settimane di noodle e té verde non mi sembrava vero.  Davanti al tramonto, ho assaporato i vini come fossi nelle Langhe in un caldo pomeriggio di settembre, ancora incredula per la scoperta. Sarà la lunga astinenza da piaceri gastronomici, ma mi sono sembrati eccellenti. E detto da una piemontese questo non è poco.  

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