Questo e` il racconto fotografico del mio viaggio in Myanmar nel novembre 2016
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A EST DELLE INDIE - Myanmar/I pescatori clown di Inle Lake
Inle Lake, 19 novembre 2016
Immaginavo che Inle Lake, nello stato di Shan, fosse uno dei posti piu` battuti dai turisti in Myanmar, ma non avrei mai immaginato che si fosse trasformato in una sorta di baraccone dove i `famosi` pescatori che remano con una gamba si esibiscono come clown.
Dopo aver tentato, senza successo , di arrivare da sola nei villaggi e nei floating market in fondo al lago, ho ceduto e ho condiviso un boat tour con due turiste giapponesi. O meglio loro hanno accettato che salissi anche io sulla lancia che avevano gia`prenotato.
Siccome era gia` pomeriggio inoltrato, il tragitto dell`escursione e` stata limitato perche` alcune popolari `attrazioni`, tipo i mercati galleggianti, erano gia` terminati. Ci hanno pero` portato in quattro negozi di artigianato, piu` precisamente due di monili di argento, uno di stoffe e uno di oggetti prodotti con la carta da gelso, come i famosi ombrellini, prodotta artigianalmente in loco. In un laboratorio tessile erano `esiibite` anche delle donne della etnia Pa-0 con i loro anelli intorno al collo. Per le foto chiedevano dei soldi. Ho provato un po` di vergogna per questo `safari umano`, anche perche`si sa benissimo che ormai le donne Pa-O non si allungano piu` il collo, anche se hanno conservato un loro modo di vestire, portando una borsa di stoffa.a tracolla e (le donne) uno strano turbante.
Dopo la parte `shopping`, le mie due copasseggere, che erano dotate di una buona attrezzatura fotografica, hanno insistito per vedere da vicino i pescatori. Gli abitanti di Inle Lake si chiamano `Intha` e hanno un bizzarro modo per remare, che penso sia unico al mondo, forse. Stando in piedi sulle loro barche, muovono un remo con una gamba, quasi come fosse una protesi, per timonare e anche avanzare sull`acqua. Alcuni pescano con delle comuni reti, altri con delle enormi ceste di bambu`. Le due giapponesi volevano fotografare uno di questi uomini al tramonto con le reti in controluce.
Evidentemente conoscendo molto bene i desideri dei turisti, il barcaiolo si e`avvicinato a un anziano pescatore e gli ha chiesto di mettersi davanti al sole. L`uomo ha obbedito e ha poi iniziato a compiere una serie di acrobazie con il remo e una cesta di bambu`, che secondo me non c`entrano nulla con l`attivita` di pesca, ma che erano di sicuro molto fotogeniche. Dopo avergli allunganto un dollaro, una delle due turiste e` poi salita a bordo della barchetta per un primo piano. Anche io, mio malgrado, ho recitato la mia parte di turista e ho scattato diverse foto del pescatore-clown. Mi chiedo se - dato che ogni giorno centinaia di turisti sfilano nel lago cercando tutti le medesime foto - se i pescatori facciano ancora il loro mestiere o se guadagnino di piu` con le esibizioni.
Immaginavo che Inle Lake, nello stato di Shan, fosse uno dei posti piu` battuti dai turisti in Myanmar, ma non avrei mai immaginato che si fosse trasformato in una sorta di baraccone dove i `famosi` pescatori che remano con una gamba si esibiscono come clown.
Dopo aver tentato, senza successo , di arrivare da sola nei villaggi e nei floating market in fondo al lago, ho ceduto e ho condiviso un boat tour con due turiste giapponesi. O meglio loro hanno accettato che salissi anche io sulla lancia che avevano gia`prenotato.
Siccome era gia` pomeriggio inoltrato, il tragitto dell`escursione e` stata limitato perche` alcune popolari `attrazioni`, tipo i mercati galleggianti, erano gia` terminati. Ci hanno pero` portato in quattro negozi di artigianato, piu` precisamente due di monili di argento, uno di stoffe e uno di oggetti prodotti con la carta da gelso, come i famosi ombrellini, prodotta artigianalmente in loco. In un laboratorio tessile erano `esiibite` anche delle donne della etnia Pa-0 con i loro anelli intorno al collo. Per le foto chiedevano dei soldi. Ho provato un po` di vergogna per questo `safari umano`, anche perche`si sa benissimo che ormai le donne Pa-O non si allungano piu` il collo, anche se hanno conservato un loro modo di vestire, portando una borsa di stoffa.a tracolla e (le donne) uno strano turbante.
Dopo la parte `shopping`, le mie due copasseggere, che erano dotate di una buona attrezzatura fotografica, hanno insistito per vedere da vicino i pescatori. Gli abitanti di Inle Lake si chiamano `Intha` e hanno un bizzarro modo per remare, che penso sia unico al mondo, forse. Stando in piedi sulle loro barche, muovono un remo con una gamba, quasi come fosse una protesi, per timonare e anche avanzare sull`acqua. Alcuni pescano con delle comuni reti, altri con delle enormi ceste di bambu`. Le due giapponesi volevano fotografare uno di questi uomini al tramonto con le reti in controluce.
Evidentemente conoscendo molto bene i desideri dei turisti, il barcaiolo si e`avvicinato a un anziano pescatore e gli ha chiesto di mettersi davanti al sole. L`uomo ha obbedito e ha poi iniziato a compiere una serie di acrobazie con il remo e una cesta di bambu`, che secondo me non c`entrano nulla con l`attivita` di pesca, ma che erano di sicuro molto fotogeniche. Dopo avergli allunganto un dollaro, una delle due turiste e` poi salita a bordo della barchetta per un primo piano. Anche io, mio malgrado, ho recitato la mia parte di turista e ho scattato diverse foto del pescatore-clown. Mi chiedo se - dato che ogni giorno centinaia di turisti sfilano nel lago cercando tutti le medesime foto - se i pescatori facciano ancora il loro mestiere o se guadagnino di piu` con le esibizioni.
A EST DELLE INDIE - Degustando vino birmano a Inle Lake
Inle Lake, 18 novembre 2016
Come sempre, i momenti più belli di un viaggio arrivano per caso. A Naungshwe, dove sono alloggiata (in una guest house che si chiama Sweet In), ho affittato una bicicletta per esplorare il lago Inle che è a circa 4 km. Solo alcuni villaggi sono collegati con la strada o pontili, per gli altri bisogna andare con la barca. Ho quindi pedalato per circa 10 km lungo una bella strada di campagna fino al villaggio di Kahun Daing e poi da qui ho messo la bici su una lancia e mi sono fatta trasportare sull'altra riva, dove ci sono i resort. E' un percorso un po' insolito, che mi ha permesso di uscire dai circuiti turistici che in questa zona della Birmania sono obbligatori.
Al tramonto stavo per tornare quando un ragazzo norvegese, che vagava come me in bici con il gps in mano, mi ha suggerito di fermarmi in un'azienda vinicola sulla collina. "Intendi dire che qui ci sono dei vigneti???" gli ho chiesto manifestando tutto il mio stupore. "Sì, puoi anche degustare del vino birmano" è stata la risposta.
Ho immediatamente abbandonato l'idea di fermarmi nell'ennesima pagoda per il calar del sole, e mi sono invece fiondata nella Red Mountain Estate Vineyard & Vinery, un'azienda vinicola super professionale che non sfigurerebbe affatto sulle colline del Chianti. E' un progetto di un enologo francese che nel 2002 ha importato le vigne, creato i terrazzamenti sulla collina e dopo un po' di anni ha iniziato a produrre le prime bottiglie di Chardonnay e altre varietà, come Shiraz e Pinot. In effetti si vede il tocco occidentale nel vigneto e anche nell'idea di aprire un enoteca sulla cima della collina.
Quando sono arrivata c'erano diversi gruppi di turisti, i tavoli erano tutti pieni. Probabilmente la visita alla Red Mountain è nel programma dei tour a Inle Lake. Ma per fortuna ho trovato un tavolino sull'estremità della veranda proprio davanti al sole che calava sulle vigne. Ho ordinato la "degustazione" da 5000 kyat (circa 4 euro) che comprendeva due bianchi e due rossi serviti a temperatura perfetta su un vassoio di legno con un paio di tramezzini al formaggio. Un cartoncino in inglese davanti a ogni bicchiere illustrava le caratteristiche dei vini. Dopo settimane di noodle e té verde non mi sembrava vero. Davanti al tramonto, ho assaporato i vini come fossi nelle Langhe in un caldo pomeriggio di settembre, ancora incredula per la scoperta. Sarà la lunga astinenza da piaceri gastronomici, ma mi sono sembrati eccellenti. E detto da una piemontese questo non è poco.
Come sempre, i momenti più belli di un viaggio arrivano per caso. A Naungshwe, dove sono alloggiata (in una guest house che si chiama Sweet In), ho affittato una bicicletta per esplorare il lago Inle che è a circa 4 km. Solo alcuni villaggi sono collegati con la strada o pontili, per gli altri bisogna andare con la barca. Ho quindi pedalato per circa 10 km lungo una bella strada di campagna fino al villaggio di Kahun Daing e poi da qui ho messo la bici su una lancia e mi sono fatta trasportare sull'altra riva, dove ci sono i resort. E' un percorso un po' insolito, che mi ha permesso di uscire dai circuiti turistici che in questa zona della Birmania sono obbligatori.
Ho immediatamente abbandonato l'idea di fermarmi nell'ennesima pagoda per il calar del sole, e mi sono invece fiondata nella Red Mountain Estate Vineyard & Vinery, un'azienda vinicola super professionale che non sfigurerebbe affatto sulle colline del Chianti. E' un progetto di un enologo francese che nel 2002 ha importato le vigne, creato i terrazzamenti sulla collina e dopo un po' di anni ha iniziato a produrre le prime bottiglie di Chardonnay e altre varietà, come Shiraz e Pinot. In effetti si vede il tocco occidentale nel vigneto e anche nell'idea di aprire un enoteca sulla cima della collina.
Quando sono arrivata c'erano diversi gruppi di turisti, i tavoli erano tutti pieni. Probabilmente la visita alla Red Mountain è nel programma dei tour a Inle Lake. Ma per fortuna ho trovato un tavolino sull'estremità della veranda proprio davanti al sole che calava sulle vigne. Ho ordinato la "degustazione" da 5000 kyat (circa 4 euro) che comprendeva due bianchi e due rossi serviti a temperatura perfetta su un vassoio di legno con un paio di tramezzini al formaggio. Un cartoncino in inglese davanti a ogni bicchiere illustrava le caratteristiche dei vini. Dopo settimane di noodle e té verde non mi sembrava vero. Davanti al tramonto, ho assaporato i vini come fossi nelle Langhe in un caldo pomeriggio di settembre, ancora incredula per la scoperta. Sarà la lunga astinenza da piaceri gastronomici, ma mi sono sembrati eccellenti. E detto da una piemontese questo non è poco.
A EST DELLE INDIE - Mandalay, il finto Palazzo degli Specchi
Mandalay, 15 novembre 2016
Sono arrivata a Mandalay con grandi aspettative sulla reggia di Thibaw, l`ultimo monarca esiliato in India. Sognavo di vedere il `Palazzo degli Specchi`, quello raccontato nel libro di Amitav Gosh, e invece ho avuto una brutta delusione. Dovevo documentarmi prima.
Il palazzo reale, una meraviglia in tek con troni d`oro massiccio, e` stato depredato dall`esercito britannico il 28 novembre 1885 quando le truppe sono entrare e hanno catturato la famiglia reale. Poi e` stato raso al suolo dai bombardamenti giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il governo birmano ha tentato di ricostruirlo negli Anni Novanta, ma il risultato e` stato disastroso forse per la mancanza di denaro. Gli edifici sembrano dei fondali in uno studio di Cinecitta` tanto sono finti e con materiali. di scarsa qualita`. Soltanto le mura, circondate dal fossato, riescono ancora ad evocare l`antica gloria. Per di piu` all`interno c`e` un quartiere generale dell`esercito, quindi e` vietato sconfinare dal percorso e per entrare bisogna lasciare il passaporto.
Meno male che all`epoca del re Thibaw un pezzo della reggia, specificatamente gli appartamenti del padre, re Mindon, era stato smantellato e trasformato in monastero (Shwenandaw Monastery) fuori dalle mura. E cosi` si e` salvato miracolosamente intatto con tutti gli intarsi lignei e le colonne in legno di tek.
Sono arrivata a Mandalay con grandi aspettative sulla reggia di Thibaw, l`ultimo monarca esiliato in India. Sognavo di vedere il `Palazzo degli Specchi`, quello raccontato nel libro di Amitav Gosh, e invece ho avuto una brutta delusione. Dovevo documentarmi prima.
Il palazzo reale, una meraviglia in tek con troni d`oro massiccio, e` stato depredato dall`esercito britannico il 28 novembre 1885 quando le truppe sono entrare e hanno catturato la famiglia reale. Poi e` stato raso al suolo dai bombardamenti giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il governo birmano ha tentato di ricostruirlo negli Anni Novanta, ma il risultato e` stato disastroso forse per la mancanza di denaro. Gli edifici sembrano dei fondali in uno studio di Cinecitta` tanto sono finti e con materiali. di scarsa qualita`. Soltanto le mura, circondate dal fossato, riescono ancora ad evocare l`antica gloria. Per di piu` all`interno c`e` un quartiere generale dell`esercito, quindi e` vietato sconfinare dal percorso e per entrare bisogna lasciare il passaporto.
Meno male che all`epoca del re Thibaw un pezzo della reggia, specificatamente gli appartamenti del padre, re Mindon, era stato smantellato e trasformato in monastero (Shwenandaw Monastery) fuori dalle mura. E cosi` si e` salvato miracolosamente intatto con tutti gli intarsi lignei e le colonne in legno di tek.
A EST DELLE INDIE/Mandalay - Il `ngapi`, la `bagna cauda` birmana, peccato che sia fredda
Mandalay, 14 novembre 2016
Dopo molti giorni in Myanmar finalmente sono riuscita a gustare le specialita locali. Finora nei ristoranti dove sono andata non ho trovato che `fried rice` o una zuppa di noodle che penso sia cinese o thailandese e che si trova praticamente ovunque, da Kathmandu a New York. Ma erano chiaramente ristoranti per i turisti, Ho scoperto invece che la maggior parte dei birmani mangiano per strada nelle bancarelle degli ambulanti che arrivano a una certa ora del pomeriggio con tutto il necessario (pentole, piatti, tavoli e sedie) e poi spariscono quando finiscono il cibo.
Devo la scoperta al fatto che oggi e` Full Moon Day` (Tazaughmon) che segna la fine della stagione delle piogge. E` una grande festa nazionale, equivalente al Diwali in India, ed e` tutto chiuso, mercati compresi.
Vagando pero` nei dintorni della mia guest house, che si chiama AD 1 e che e` davanti alla pagoda di Eindawya, confinante con il `mercato delle cipolle`, ho trovato un paio di banchetti con delle signore che spadellavano, Mi sono seduta sulle seggioline di plastica che da noi si trovano solo negli asili (e una costante di tutto il sudest asiatico, non so orse per ragioni di spazio...) e ho indicato un piatto che stava mangiando il mio vicino con il cucchiaio (e non le bacchette che propinano ai turisti). Data la difficolta` di memorizzare i nomi dei cibi, ho adottato il metodo di adocchiare i piatti sui tavoli degli altri commensali e poi di scegliere indicando con il dito. Sembrera` un po`maleducato, ma funziona ed l`unico modo per assaporare la cucina locale.
La signora mi ha qundi portato una porzione di riso bollito e diversi piattini con verdure bollite e salsine gustose, Tra queste c`era il `ngapi`, una salsa onnipresente suilla tavola dei birmani (e` citata anche nel romanzo di Orwell), Si tratta di una salsa di pesce fermentato con abbondante aglio e olio. A me sembrano acciughe marinate. Ci sono diverse versioni, Quella che ho gustato io accompagnata da verdure fresche, come verza, carote, sedani, mi ricordava tantissimo...;la bagna cauda piemontese che tra l`altro si mangia proprio in questo mese. L`unico problema e` che la `bagna cauda birmana` e` fredda, Avrei potuto chiedere di scaldarla, ma mi avrebbe guardato sicuro con disgusto. Come se uno chiedesse di scaldare il vitello tonnato...
Dopo molti giorni in Myanmar finalmente sono riuscita a gustare le specialita locali. Finora nei ristoranti dove sono andata non ho trovato che `fried rice` o una zuppa di noodle che penso sia cinese o thailandese e che si trova praticamente ovunque, da Kathmandu a New York. Ma erano chiaramente ristoranti per i turisti, Ho scoperto invece che la maggior parte dei birmani mangiano per strada nelle bancarelle degli ambulanti che arrivano a una certa ora del pomeriggio con tutto il necessario (pentole, piatti, tavoli e sedie) e poi spariscono quando finiscono il cibo.
Devo la scoperta al fatto che oggi e` Full Moon Day` (Tazaughmon) che segna la fine della stagione delle piogge. E` una grande festa nazionale, equivalente al Diwali in India, ed e` tutto chiuso, mercati compresi.
Vagando pero` nei dintorni della mia guest house, che si chiama AD 1 e che e` davanti alla pagoda di Eindawya, confinante con il `mercato delle cipolle`, ho trovato un paio di banchetti con delle signore che spadellavano, Mi sono seduta sulle seggioline di plastica che da noi si trovano solo negli asili (e una costante di tutto il sudest asiatico, non so orse per ragioni di spazio...) e ho indicato un piatto che stava mangiando il mio vicino con il cucchiaio (e non le bacchette che propinano ai turisti). Data la difficolta` di memorizzare i nomi dei cibi, ho adottato il metodo di adocchiare i piatti sui tavoli degli altri commensali e poi di scegliere indicando con il dito. Sembrera` un po`maleducato, ma funziona ed l`unico modo per assaporare la cucina locale.
La signora mi ha qundi portato una porzione di riso bollito e diversi piattini con verdure bollite e salsine gustose, Tra queste c`era il `ngapi`, una salsa onnipresente suilla tavola dei birmani (e` citata anche nel romanzo di Orwell), Si tratta di una salsa di pesce fermentato con abbondante aglio e olio. A me sembrano acciughe marinate. Ci sono diverse versioni, Quella che ho gustato io accompagnata da verdure fresche, come verza, carote, sedani, mi ricordava tantissimo...;la bagna cauda piemontese che tra l`altro si mangia proprio in questo mese. L`unico problema e` che la `bagna cauda birmana` e` fredda, Avrei potuto chiedere di scaldarla, ma mi avrebbe guardato sicuro con disgusto. Come se uno chiedesse di scaldare il vitello tonnato...
A EST DELLE INDIE/Birmania, rottame cade dallo spazio in una miniera di giada
Sul giornale locale, "Daily Eleven" oggi c'e' una foto notizia che ha dell'incredibile. Un enorme pezzo, probabilmente di un razzo o di un satellite, e' piombato in una miniera di giada nel nord del paese, precisamente nello stato di Khacin, una delle zone off limits per i turisti. Il giornale non dice nulla della provenienza, ma sembra che sia un rottame di un razzo cinese.
Si sa, la piaga dei "rifiuti spaziali" e' ben nota e temo sia un problema sottovalutato che in futuro sara' sempre piu' allarmante. Ma il bizzarro di questa notizia e' che sia finito in una cava di giada, una pietra preziosa per la quale il Myanmar e' famoso in tutto il mondo.
Commentando la notizia, il proprietario della guest house Pyinsa Rupa di Bagan, la citta' deii templi dove mi trovo, che parla un buon inglese, ha sbottato dicendo che "la Cina o qualsiasi altra nazione a cui appartiene il rottame deve risarcire i danni". Per fortuna il cilindro, di oltre 4 metri, e' finito nel fango della minierae non sulle case dei minatori. E magari all'interno ci sono altri metalli da estrarre piu' preziosi della giada.
A EST DELLE INDIE/Birmania, corsa al tramonto nella valle dei templi di Bagan (danneggiata da terremoto)
Bagan, 11 novembre 2016
Il treno da Yangon a Bagan, nella Birmania centrale, e` un`esperienza da fare non solo per uscire dalle rotte turistiche, ma anche per vedere la parte rurale del Paese. La Ferrovia, eredita` britannica, e` molto piu` malmessa che in India. Io ho preso la seconda classe che e` un livello superiore alla standard (sedili di legno), poi ci sono le cuccette della prima classe. Ma il treno e` ovviamente lo stesso, penso non superi i 60 all`ora e salta come un cavallo imbizzarrito. Per camminare nel corridoio bisogna reggersi saldamente alle maniglie dei sedili. Nelle circa 20 ore che e` durato il viaggio mi sono chiesta piu` volte se avesse i binari o le ruote come un autobus, tanto ondeggiava a destra e sinistra. Il bello pero` - per me che odio gli `aircon` bus come li chiamano qui - e` che i vagoni hanno grandi finestre panoramiche, senza sbarre come i treni. E` come se uno viaggiasse con una decapottabile, vento, sole e anche il fracasso assordante entra abbondantemente. Ma sono riuscita a dormire un po` rannicchiata su due sedili in posizione fetale. In compenso proprio prima di arriivare ho finito Giorni in Birmania di Orwell e ho pianto alla morte di Flory.
Bagan e` la `Angkor Wat del Myanmar` per il suo immenso parco archeologico. E` una meta turistica obbligatoria per i pacchetti e quindi e` strutturata per l`accoglienza. Penso dipenda interamente dal turismo. A differenza di Yangon qui si trovano in abbondanza moto e biciclette in affitto a pochi euro. Con estremo piacere ho notato che sono tutte motociclette elettriche quelle che affittano. Decisamente un buon passo nella direzione di un turismo ecosostenibile per un Paese che si e` aperto soltanto pochi anni fa e che ambisce a diventare una destinazione principale nel sud est asiatico.
Per chi, come me, ha visto Angkor Wat, c`e` un po`di delusione. Anche gli imperatori birmani erano dei megalomani e di sicuro dei fedeli devoti buddisti, ma i templi mancano della raffinatezza di quelli khmer che sono piu` o meno contemporanei. Inoltre molti interventi architettonici e ritocchi moderni sono discutibili, anche secondo lo stesso l`Unesco. Alcuni, come l`Ananda Pahto, imbiancato e indorato, sono luoghi di culto molto frequentati, piu` che monumenti storici.
Molti poi sono transennati a causa del terremoto che ha colpito il Myanmar il 24 agosto, poche ore dopo quello in Italia, e che ha danneggiato circa 200 templi. Me lo ha ricordato una venditrice di souvenir davanti all`unico tempio indu, il Nathlaung Kyaung, dedicato a Vishnu. Il tempio, che e` chiuso al pubblico, ha una storia interessante. Il re Anawrahta, il fondatore dell`impero di Bagan, vi avrebbe rinchiuso qui tutti gli idoli non buddisti.
Quando ha saputo che ero italiana, la donna mi ha fatto capire a gesti che i nostri Paesi sono ssttai uniti da una comune tragedia, e poi con mia sorpresa ha aggiunto in inglese stentato che in Italia sono morte 300 persone, mentre a Bagan per fortuna non ci sono state vittime.
Mentre durante il giorno, i templi sono quasi deserti per la calura, verso l`ora del tramonto si scatena una sorta di corsa alla migliore postazione, di solito a nord dove si domina la vallata che declina erso l`Irrawaddy. Lo stesso succede all`alba, mi hanno detto.
Io per due sere ci ho provato e non ci sono riuscita o ci ho rinunciato. Quindi alla mia collezione di foto della Birmania manchera` l`immagine clou del cielo arancione con i profili dei templi, che si trova sulle guide turistiche, di solito con l`aggiunta di una mongolfiera. Pazienza, ma intanto mi sono divertita a fotografare i turisti appollaiati sul tempio Buledi o Bulethi, una specie di cono a cui si accede con una ripida scalinata, anche questo un po` danneggiato dal sisma.
Il treno da Yangon a Bagan, nella Birmania centrale, e` un`esperienza da fare non solo per uscire dalle rotte turistiche, ma anche per vedere la parte rurale del Paese. La Ferrovia, eredita` britannica, e` molto piu` malmessa che in India. Io ho preso la seconda classe che e` un livello superiore alla standard (sedili di legno), poi ci sono le cuccette della prima classe. Ma il treno e` ovviamente lo stesso, penso non superi i 60 all`ora e salta come un cavallo imbizzarrito. Per camminare nel corridoio bisogna reggersi saldamente alle maniglie dei sedili. Nelle circa 20 ore che e` durato il viaggio mi sono chiesta piu` volte se avesse i binari o le ruote come un autobus, tanto ondeggiava a destra e sinistra. Il bello pero` - per me che odio gli `aircon` bus come li chiamano qui - e` che i vagoni hanno grandi finestre panoramiche, senza sbarre come i treni. E` come se uno viaggiasse con una decapottabile, vento, sole e anche il fracasso assordante entra abbondantemente. Ma sono riuscita a dormire un po` rannicchiata su due sedili in posizione fetale. In compenso proprio prima di arriivare ho finito Giorni in Birmania di Orwell e ho pianto alla morte di Flory.
Bagan e` la `Angkor Wat del Myanmar` per il suo immenso parco archeologico. E` una meta turistica obbligatoria per i pacchetti e quindi e` strutturata per l`accoglienza. Penso dipenda interamente dal turismo. A differenza di Yangon qui si trovano in abbondanza moto e biciclette in affitto a pochi euro. Con estremo piacere ho notato che sono tutte motociclette elettriche quelle che affittano. Decisamente un buon passo nella direzione di un turismo ecosostenibile per un Paese che si e` aperto soltanto pochi anni fa e che ambisce a diventare una destinazione principale nel sud est asiatico.
Per chi, come me, ha visto Angkor Wat, c`e` un po`di delusione. Anche gli imperatori birmani erano dei megalomani e di sicuro dei fedeli devoti buddisti, ma i templi mancano della raffinatezza di quelli khmer che sono piu` o meno contemporanei. Inoltre molti interventi architettonici e ritocchi moderni sono discutibili, anche secondo lo stesso l`Unesco. Alcuni, come l`Ananda Pahto, imbiancato e indorato, sono luoghi di culto molto frequentati, piu` che monumenti storici.
Molti poi sono transennati a causa del terremoto che ha colpito il Myanmar il 24 agosto, poche ore dopo quello in Italia, e che ha danneggiato circa 200 templi. Me lo ha ricordato una venditrice di souvenir davanti all`unico tempio indu, il Nathlaung Kyaung, dedicato a Vishnu. Il tempio, che e` chiuso al pubblico, ha una storia interessante. Il re Anawrahta, il fondatore dell`impero di Bagan, vi avrebbe rinchiuso qui tutti gli idoli non buddisti.
Quando ha saputo che ero italiana, la donna mi ha fatto capire a gesti che i nostri Paesi sono ssttai uniti da una comune tragedia, e poi con mia sorpresa ha aggiunto in inglese stentato che in Italia sono morte 300 persone, mentre a Bagan per fortuna non ci sono state vittime.
Mentre durante il giorno, i templi sono quasi deserti per la calura, verso l`ora del tramonto si scatena una sorta di corsa alla migliore postazione, di solito a nord dove si domina la vallata che declina erso l`Irrawaddy. Lo stesso succede all`alba, mi hanno detto.
Io per due sere ci ho provato e non ci sono riuscita o ci ho rinunciato. Quindi alla mia collezione di foto della Birmania manchera` l`immagine clou del cielo arancione con i profili dei templi, che si trova sulle guide turistiche, di solito con l`aggiunta di una mongolfiera. Pazienza, ma intanto mi sono divertita a fotografare i turisti appollaiati sul tempio Buledi o Bulethi, una specie di cono a cui si accede con una ripida scalinata, anche questo un po` danneggiato dal sisma.
A EST DELLE INDIE - Birmania/ Al capolinea della `ferrovia della morte - Il cimitero di Thanbyuzayat
Mawlamyne, 4th novembre 2016
Non potevo scegliere migliore giornata per andare a vedere il cimitero di Thanbyuzayat, a 65 km a sud di Moulmein, al confine con la Thailandia, dove sono sepolti circa 3 mila soldati britannici, olandesi e australiani catturati dai giapponesi e messi ai lavori forzati sul confine tra Burma e Thailandia per costruire una nuova ferrovia di 420 km in appena 14 mesi. La vicenda, una pagina orribile della seconda guerra mondiale in Asia, ha ispirato un celebre film, il `Ponte sul fiume Kwai` del 1957 (il ponte si trova in Thailandia).
Non potevo scegliere migliore giornata per andare a vedere il cimitero di Thanbyuzayat, a 65 km a sud di Moulmein, al confine con la Thailandia, dove sono sepolti circa 3 mila soldati britannici, olandesi e australiani catturati dai giapponesi e messi ai lavori forzati sul confine tra Burma e Thailandia per costruire una nuova ferrovia di 420 km in appena 14 mesi. La vicenda, una pagina orribile della seconda guerra mondiale in Asia, ha ispirato un celebre film, il `Ponte sul fiume Kwai` del 1957 (il ponte si trova in Thailandia).
Passeggiando sul tappeto erboso curato grazie ai fondi del Commonwealth pensavo a questi ragazzi dai 25 ai 30 anni che hanno avuto la doppia sfortuna di essere mandati in guerra in Asia e poi di essere stati catturati dai nemici.

In un museo,un po’ scarno, che sorge al capolinea birmano della ’ferrovia della morte’ (, ho letto delle sofferenze a cui erano sottoposti i militari. Quelli sepolti nel cimitero sono stati trovati cadaveri lungo i binari a guerra finita. Ma oltre agli occdentali, sono morti anche migliaia di burmesi, si dice di etnia Romusha, che erano usati come `coolies`, facchini.
E paradossalmente, in questo progetto - che era vitale per i rifornimenti dell’Asse dopo la conquista della Birmania – sono morti anche mille ingegneri giapponesi. Una follia insomma. Statisticamente, un morto per ogni traversina.
Mentre un`altra guerra e altri morti in queste ore sono a Mosul e a Aleppo, riflettevo sulla Giornata delle Forze Armate. Che senso ha glorificare la guerra? Certo si tratta di rispetto per i Caduti che hanno dato la loro vita perche` qualcuno glielo ha ordinato...
Leggendo i loro nomi a uno a uno mi chiedevo se veramente non sia il caso di mettere all`ingresso dei cimiteri di guerra una avvertenza come quella sulle sigarette: `la guerra e` dannosa per chi la pratica`.
Mentre un`altra guerra e altri morti in queste ore sono a Mosul e a Aleppo, riflettevo sulla Giornata delle Forze Armate. Che senso ha glorificare la guerra? Certo si tratta di rispetto per i Caduti che hanno dato la loro vita perche` qualcuno glielo ha ordinato...
Leggendo i loro nomi a uno a uno mi chiedevo se veramente non sia il caso di mettere all`ingresso dei cimiteri di guerra una avvertenza come quella sulle sigarette: `la guerra e` dannosa per chi la pratica`.
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