RIFLESSIONI/La Sirenetta, un pesce fuor d'acqua che sogna (non il Principe)

Copenaghen, 1 settembre 2025
La Sirenetta, scultura di Edvard Eriksen, 1913, all'ingresso del porto di Copenaghen 



"Le Sirene non hanno lacrime e per questo soffrono di più"

   Sono passati 188 anni da quando lo scrittore danese Hans Christian Andersen scrisse La Sirenetta, ma oggi questa popolare favola conserva la modernità di un testo di avanguardia femminista. La Sirenetta in realtà è un pesce fuor d'acqua. La fiaba originale supera di gran lunga la versione romantica di Disney (1989) dove la sirena Ariel fa tanto la figlia ribelle ma alla fine sposa il Principe e mette "la testa apposto", come è da sempre nelle societá patriarcali.
    A differenza della protagonista disneyana la Den Lille Havfruen (nella favola non ha nome) di Andersen è una sognatrice, una "visionaria" si direbbe oggi, perché cerca l'Immortalitá con la I maiuscola. Altro che Principe azzurro, lei vuole l'Eternitá (le sirene non sono Immortali ma gli uomini sì nel racconto di Andersen) e alla fine la ottiene con il sommo sacrificio di se stessa, si suicida dopo aver deciso di non pugnalare al cuore il Principe. Addirittura bacia la fronte della sua sposa che ha preso il suo posto. La sirenetta pensa di dissolversi nella schiuma del mare ma invece si unisce alle Figlie dell'Aria, fatine buone che portano sollievo a chi è accaldato e spazzano via le epidemie. Dopo 300 anni potrà raggiungere la vita eterna, il nirvana, o l'unione con il Creato, ognuno lo può intendere come vuole. Potrà realizzare il suo sogno a differenza di Andersen, che stava vivendo un amore con un uomo, impossibile nell'Ottocento.
    Dopo aver visto la scultura della Sirenetta su uno scoglio di fronte al molo di Langelinie a Copenaghen, facendomi largo tra la folla degli amanti dei selfie, mi è venuta voglia di leggere la celebre fiaba. Io sono della generazione dei boomer, bambini che hanno vissuto la transizionen dai libri alla televisione. Cresciuta a cartoni animati di Disney, forse più di oggi perché c'erano solo quelli e non l'infinita scelta che ora c'è in Rete per il divertimento infantile.
    La favola di Andersen ha quindi un finale completamente diverso dalla Sirenetta americana e si discosta completamente dalla narrativa disneyana. Ed è tremendamente tragico, tant'è che mi ha fatto piangere, mi ha lasciato una malinconia enorme che è appunto la stessa che ho visto raffigurata nella donna pesce scolpita da Edvard Eriksen e posata nel 1913 su uno scoglio alll'ingresso del porto della capitale danese. Non è una innamorata che languidamente aspetta l'arrivo di qualcuno, mi sembra piuttosto che scruti l'orizzonte dell'oceano alla ricerca di qualcosa che va al di lá della sua condizione di creatura marina. La Sirenetta di Andersen è una deviante, si sente diversa dalle altre sirene, è quindi un pesce fuor d'acqua.

PS Per curiosità ecco il finale della fiaba originale di Andersen:

La sirenetta sollevò le braccia trasparenti verso il sole del Signore e per la prima volta sentì le lacrime agli occhi. Sulla nave era ripresa la vita e il rumore; vide che il principe e la sua bella sposa la cercavano, e guardarono tristemente verso la schiuma del mare, quasi sapessero che si era gettata tra le onde. Invisibile baciò la sposa sulla fronte, sorrise al principe e salì con le altre figlie dell'aria su una nuvola rosa che navigava nel cielo.
"Fra trecento anni entreremo nel regno di Dio!"
"Anche prima potremo arrivarci" sussurrò una di loro. "Senza farci vedere entriamo nelle case degli uomini, dove c'è qualche bambino; ogni volta che troviamo un bambino buono che rende felici i suoi genitori e merita il loro amore, il Signore ci abbrevia il periodo di prova. Il bambino non sa quando entriamo in casa, ma noi gli sorridiamo per la gioia, e così ci viene tolto un anno dei trecento che ci toccano; se invece troviamo un bambino cattivo e capriccioso, allora dobbiamo piangere di dolore e ogni lacrima aumenta di un giorno il nostro tempo di prova!

CANARIE/Il Dìa Canario, l'overtourism e i barconi della morte

"Il modo migliore di realizzare i sogni è di svegliarsi", frase attribuita a Paul Valery


Tenerife (Canarie), 2 Giugno 2025
 

   Il 30 maggio le Canarie celebrano la loro festa, si chiama Dìa de Canarias, e commemora la prima seduta del Parlamento canario a Santa Cruz di Tenerife nel 1983. E' un giorno festivo caratterizzato da balli folkoristici in costumi e canti popolari che celebrano le bellezze e le virtù dell'arcipelago spagnolo. Non è solo un'attrazione turistica, ma penso sia una celebrazione autentica. Ciascuna delle otto isole possiede una forte identità che si riflette nella diversità dei costumi tradizionali, delle danze e nella musica. 

Graffiti in un belvedere di Tenerife (Foto Maria Grazia Coggiola)

   Qualche giorno prima della festa, nell'isola di Hierro, la più piccola e la più remota, si è consumata una tragedia, l'ennesima, relativa ai migranti africani che sfidano la sorte attraversando migliaia di chilometri di oceano per accedere all'Unione Europea. Quattro donne e tre bambine, probabilmente loro figlie, sono morte quando il barcone su cui viaggiavano e che era stato soccorso stava per attraccare al porto de la Restinga, nel sud di Hierro. Erano partiti dalla Guinea insieme ad altre 150 persone su un "cayuco" che forse poteva trasportarne solo la metà o un terzo. 

   L'incidente è stato ripreso da una televisione locale che stava documentando l'arrivo dei migranti. Si vede il barcone affiancato a una motovedetta arancione del soccorso marittimo che sta per attraccare alla banchina dove il personale sanitario è già pronto a ricevere i migranti. Ma invece di aspettare il loro turno per scendere a terra, i disperati si lanciano sulla motovedetta tutti insieme e così facendo il barcone si inclina sul lato e poi si rovescia. Decine di persone finiscono in acqua, alcune sono bloccate sotto l'imbarcazione. I soccorritori si lanciano in mare, tirano dei salvagenti, dopo un po' arrivano dei sommozzatori. Ma i bambini e soprattutto quelli che non sanno nuotare non ce la fanno a resistere. Muoiono a pochi metri dall'Europa dopo aver miracolosamente attraversato l'oceano. Una tragedia paradossale che ricorda quella di Cutro, in Calabria, del febbraio 2023. Morti a pochi metri dalla salvezza.    

    Sempre prima del Giorno Canario, sull'altra sponda dell'oceano, su un atollo delle  Granadine arriva un altro caicco con i resti di 12 migranti in putrefazione. Dai documenti emerge che erano del Mali. Non sono riusciti ad arrivare alle Canarie e si sono persi nell'oceano. La corrente e gli alisei li hanno spinti fino ai Caraibi. A gennaio un altro barcone con cadaveri era stata trovato in un'altra isola caraibica. Sono le vittime della cosiddetta ruta canaria spesso relegate in qualche trafiletto di giornale.
Le morti di Hierro sono state riprese in diretta televisiva e per questo hanno suscitato un po' più di attenzione, Ma al di là delle dichiarazioni dei politici, il presidente canariota Fernando Clavijo ha affermato che "è stato il peggior giorno della sua carriera politica", è business as usual. Si balla e si canta al Dìa Canario. Il governo di Hierro ha decretato due giorni di lutto, un gesto simbolico, che non sono sicura quanto sia condiviso dalla gente. Come di fronte agli orrori di Gaza, siamo anestetizzati di fronte alle tragedie che non ci toccano da vicino. E' paradossale perché la Rete dovrebbe invece al contrario amplificare l'indignazione popolare. Invece ci si chiude nel proprio "orticello", che è chiaramente una autodifesa contro chi minaccia il nostro benessere. L'Occidente sta franando e come biasimare chi vorrebbe salvarlo? E' un atteggiamento ipocrita e tacitamente accettato anche dalle forze progressiste.  
   

    Al porto di San Juan, nel sud di Tenerife, dove mi trovo ora, ho fotografato una graffiti che si vede sempre più spesso, Tourists Go Home, che risuona come quella di Yankee Go Home, contro qualcosa percepito come una occupazione da parte straniera.  In questo caso si tratta del fenomeno dell'overtourism, del turismo di massa, che alle Canarie sta provocando oltre a danni ambientali, anche un caro affitti insostenibile per i lavoratori. Anche quest'anno ci sono state manifestazioni da parte di un movimento che si chiama "Canarias tiene un limite". L'ultima protesta del 18 di maggio ha portato in strada migliaia di persone a Tenerife e Gran Canaria, le due isole più colpite dall'overtourism.  Le richieste sono di avere un modello di turismo più sostenibile, forse anche a scapito della perdita di guadagni. Anche questo significa mettere dei muri intorno all'orticello canario per difendersi dai "barbari", che in questo caso arrivano in aereo e non su un caiucco.
Mi ha colpito molto una frase attribuita al filosofo e poeta Paul Valery: "il modo migliore di realizzare i sogni è di svegliarsi".  Di solito la si concepisce in modo positivo, come sprone a destarsi dalla propria passività per agire e seguire le proprie passioni. Però la si può intendere anche in un altro senso, quello di smettere di inseguire i sogni e aprire gli occhi per vedere la realtà che ci circonda. Il mondo, come lo ha visto la generazione che ora è al potere, i Boomers, è profondamente cambiato. Meglio svegliarsi quanto prima dai sogni.   
 

CANARIE/ Hierro, la "fine del mondo" è diventata l'America per migliaia di migranti africani

    L'isola di Hierro, la più piccola delle Canarie, è rossa come una miniera di ferro, da cui deriva il suo nome spagnolo. È il confine occidentale dell'Europa e prima delle conquiste coloniali era la "fine del mondo", almeno quello conosciuto dall'Occidente. Punta de la Orchilla (qui sotto nella foto) è l'ultimo lembo di terra che i naviganti vedevano e ancora oggi vedono prima di attraversare l'Atlantico. Da li nell'antichità passava anche il Meridiano Zero prima che gli inglesi lo spostassero sulla collina di Greenwich a Londra. 
El Hierro/Punta de la Orchilla - Il monumento al Meridiano Zero. @mariagraziacoggiola

   Hierro è un'isola bizzarra. I ginepri sabina sono piegati fino a toccare terra per gli alisei. L'aria è impregnata dell'aroma di artemisia e di altre piante medicinali.  E' stato un inverno particolarmente piovoso e ora i sentieri sono ricoperti di papaveri, fiordalisi, margheritine, tarassaco e altri fiori selvatici di cui non conosco il nome. Una esplosione di colori e di profumi che si levano dal suolo ora di nuovo arso e in parte ricoperto di lava vulcanica, a cui fa da contrasto l'azzurro scuro dell'oceano Atlantico. Era da tempo che non vedevo i papaveri. Si intonano perfettamente con la terra rossastra. Forse sono cosí belli perché si nutrono del ferro di cui é fatta questa isola.

   E' la meno conosciuta dell'arcipelago spagnolo e come ho gia scritto è la più piccola per estensione dopo l'isolotto de La graciosa dove non ci sono strade asfaltate. Ma di recente è salita alla ribalta della cronaca perché è diventata la porta di ingresso in Europa di migliaia di migranti dalla Mauritania e Africa subsahariana. Nel 2024 oltre 23 mila disperati sono arrivati nell'isola, un numero che è tre volte la sua popolazione. Il porto meridionale de La Restinga è stato trasformato in un centro di accoglienza. Mentre i barconi rimangono accastati uno sull'altro, i migranti adulti sono trasferiti in Spagna. I minori invece sono ricollocati in centri di accoglienza su altre isole. 

   Come spiegavo prima in passato era l'ultima terra spagnola che i naviganti lasciavano in cerca di fortuna e ricchezze, adesso è la 'America' per le masse di disperati che vengono da quello stesso 'nuovo mondo' depredato dall'Occidente. Che ironia riserva la Storia. O meglio che contrappasso. Prima volevamo aprire i nostri confini per arricchirci, ora li vogliamo chiudere per proteggere quella ricchezza che abbiamo accumulato grazie alle conquiste coloniali.