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Taj Mahal, come saltare le code con l''high value ticket'

Agra, 12 novembre 2015
   Era da un po’ che non andavo al Taj Mahal. Ci sono andata oggi per accompagnare mia cugina che non c’era mai stata. Purtroppo ho scelto un giorno di massimo affollamento. Forse perché è giovedì e domani è chiuso. Oppure perché è all’indomani del Diwali e forse è ancora un giorno festivo.
   C’erano gruppi di gitanti e tante famiglie. Pochissimi i turisti stranieri, come prevedibile dato che non ci viene più nessuno in India per diversi motivi…la crisi, paura di attentati e violenze sessuali, inquinamento…
Mentre mia cugina ha comprato il biglietto ‘per stranieri’ che è quello da 750 rupie, io sono riuscita ad avere quello ‘indian’ da 20 rupie perché ho mostrato la patente indiana.



   Alcuni anni fa ero entrata come giornalista perché stavo facendo un servizio sulla pulitura dei marmi con una speciale ‘maschera’ di bellezza a base di argilla, limone e latte.
   Fatto sta che non mi ero mai accorta dello speciale trattamento dei cosiddetti “high value ticket”. Innanzitutto lo straniero ha diritto a una bottiglia di acqua minerale e al 'copriscarpe', cosi’ che non deve andare a piedi nudi. Poi, cosa più importante, soprattutto oggi, hai diritto a saltare tutte le code.
   Oggi c’era una fila di mezzo chilometro per entrare, un’altra dentro per salire sulla piattaforma e un’altra ancora per entrare dentro il mausoleo che girava tutto intorno. Insomma se non era per il biglietto che mia cugina sventolava ogni volta davanti alla sicurezza (e io mi accodavo a lei facendo finta di avere lo stesso biglietto) io sai ancora in coda…
   Mi sono accorta poi che ci sono alcuni cartelli (come quello in foto sopra) che, in perfetto stile indiano, indicano l'esistenza di un percorso di visita riservato ai “high value ticket” e uno ai ‘general ticket’. Insomma da una parte i vip e dall'altra tutti gli altri...come spesso accade da queste parti.
   Lo ammetto... mi sono sentita molto in colpa.

Senzaterra accettano accordo ministro e fermano la marcia su Delhi

   La marcia dei senzaterra si e' fermata oggi ad Agra, all'ombra del Taj Mahal. Dopo due giorni di negoziati il ministro dello Sviluppo Rurale Jairam Ramesh, il paladino degli ecologisti e dei tribali indiani, ha firmato un memorandum in cui promette che entro 4-6 mesi il governo mette a punto una bozza di riforma agraria  in cui dovrebbe avvenire la redistribuzione di terre.
   In una conferenza stampa il fondatore del movimento Ekta Parishad, V.P. Rajagopal, ha detto che se il governo non terra' fede alla promesse '' la marcia ripartira' da Agra'' per andare a Delhi. Il ministro si e' impegnato con una ''task force'' di 11 esperti che dal 17 ottobre sara' al lavoro ''tutti i giorni'' per scrivere la nuova legge.
   Per me - che ho seguito la vicenda in questi ultimi due giorni di negoziati - mi sembra un accordo molto vago, ma per gli organizzatori e' una ''vittoria del popolo''. E' la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
   A New Delhi intanto tirano un respiro di sollievo. Anche stavolta hanno evitato che 35 mila contadini (e chissa quanti altri che si univano lungo la strada) prendessero d'assalto India Gate o il Lodi Garden.  Pericolo scampato come nel 2007.
Certo che, come si chiedevano i giornalisti indiani oggi, bisogna vedere se il gioco valeva la candela. Nove giorni di marcia a 110 mila euro al giorno (e' la cifra dichiarata qui dall'attivista canadese Jill Carr-Harris,  moglie di Rajagopal) per un pezzo di carta che non vincola il governo, ma contiene solo vaghe proposte?
Potevano forse ottenere di piu' andando avanti a marciare sulla capitale? I contadini, da stasera,  sono gia' di ritorno nei luoghi di origine, ma non so con quante speranze in piu'... 
 

Ecco la prima autostrada indiana, senza traffico (per ora)

Niente piu' carretti trainati da bufali e camion sovraccarichi in contromano. Andare al Taj Mahal in auto da New Delhi non riserva piu' alcuna emozione. E se si ha una buona macchina sotto il sedere si arriva anche molto prima. Meglio cosi' ovviamente, pero' e' un altro pezzo di India che se ne va.
   La ''Yamuna Express way'' che ho fatto oggi in scooter (nella corsia di emergenza per timore che mi prendessero sotto visto che nessuno indiano qui non e' mai andato a piu' dei 100 all'ora) e' stata inaugurata qualche mese fa ed e' per ora la prima vera autostrada dell'India. Ha sei corsie (con spazio per otto) e una carreggiata sopraelevata, 165 chilometri di asfalto perfetto, chiusa con filo spinato che sembra Mathausen, moderni caselli e perfino un ''abbozzo'' di autogrill, anche se c'e' ancora molto da fare su questo. E poi una segnaletica da vera autostrada, telecamere, le colonnine per l'emergenza e anche siepi e fiori nello spartitraffico centrale.
   Guarda caso non e' stata fatta dal governo, che dieci anni fa aveva fallito un primo progetto per una ''Taj Highway'', ma dal colosso delle costruzioni Jaypee, che - vista la generosita' del governo dell'Uttar Pradesh che ha confiscato i terreni agricoli per cederglieli - sta letteralmente coprendo di cemento entrambi lati del primo tratto di 50-60 km, ovvero quello che chiamano ''Greater Noida''. Ci ha gia' costruito la pista di Formula Uno, un campo da golf con resort e diversi quartieri dormitorio. Uno gigantesco, che sta venendo su', si chiama pomposamente Jaypee Green Wish Town. Di desideri forse ce ne sono molti, di verde ne ho visto poco.
   Quando ho imboccato l'autostrada sono rimasta scioccata. Mi sembrava di essere su un'autopista, avrei voluto avere un aereo e decollare. Non c'era quasi traffico, un'auto ogni 10 minuti, nessuno camion e nessuna moto. Il motivo l'ho capito dopo al casello: costa troppo. Per le due ruote il tratto fino ad Agra e' 150 rupie, per le auto 350 e per i bus o camion addirittura 1.050 rupie! Nessuno la prende quindi, tanto piu' che la statale numero 2, a pochi km, e' gratis, anche se con le vacche e camion contromano....
   E' una strada per ricchi insomma, ovvero quei pochi che si possono permettere grosse auto, la maggior parte dei veicoli che ho visto erano Suv. Ma i palazzinari di Jaypee forse vedono lungo e immaginano che prima o poi la Yamuna Expressway sara' intasata di auto come l'autostrada del Sole a Ferragosto. A proposito, secondo me anche l'autostrada del Sole, quando e' stata inaugurata nel 1964 tagliava in due prati con le mucche al pascolo e campi con contadini che aravano con i buoi. Sono sempre piu' convinta che l'India - ovviamente con altre dimensioni - si trovi dove era l'Italia nel Dopoguerra. C'e' da sperare che non ripeta gli stessi errori e orrori.