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Le labbra di Roberto Cavalli e i riccioli di Lapo Elkann


Siccome mio malgrado ogni tanto mi tocca di occuparmi di moda sono andata ieri a seguire un seminario sul lusso, diventato “Sustainable luxury” in questi tempi di magra. E’ una di quelle conferenze a pagamento organizzate dall’International Herald Tribune. L’anno scorso era a Mosca e quest’anno in India, ultima frontiera per le griffe in crisi. In realtà doveva essere a novembre poi è slittato per via gli attentati di Mumbai. Tra le star della moda c’era Roberto Cavalli, uno dei mostri sacri, che qui in India è particolarmente idolatrato. Siccome non avevo l’accredito (e neppure me lo potevo permettere) mi sono intrufolata nella sala della conferenza passando dal giardino dell’Imperial, l’hotel dove si teneva l’evento e che è uno dei più belli di Delhi (ripago con questa marchetta il pranzo scroccato).
Cavalli era seduto sul palco davanti alla vetriolica giornalista di moda Suzy Menkes, con la sua solita frangia a bigodino. Al suo fianco la moglie Eva, che è anche la sua assistente. C’era anche un altro collaboratore di Cavalli che teoricamente doveva fare da interprete. Ho notato che a forza di lampade Cavalli era più scuro che gli indiani in sala e le sue labbra erano troppo grandi e lisce per la sua età. Più tardi dopo pranzo, quando mi ha invitato a sedere al suo tavolo, l’ho visto più da vicino. Le labbra sembravano prese da un altro volto. Il tema della conversazione con la Menkes era Hollywood versus Bollywood. Purtroppo non ha usato l’interprete e il risultato è stato abbastanza disastroso. Ma secondo me non era solo un problema di lingua, ma di contenuti, purtroppo. L’unica cosa che mi ha colpito è quando ha ammesso che “il migliore designer è Dio” riferendosi alla bellezza della natura indiana. Condivido. E poi che le star di Hollywood sono pagate dagli stilisti per mettersi gli abiti firmati sulla passerella degli Oscar, mentre lui, “se lo chiamano bene”, se no, “ne fa anche a meno”. Viva la sincerità, anche se penso che senza passerelle rosse e circo mediatico lui sarebbe un semplice sarto fiorentino con le labbra di un sessantenne.

PS Ho avuto l’occasione di incontrare anche Lapo Elkann, che sotto la cascata di riccioli biondi, non mi è sembrato quel mostro di perversione che tutti conoscono. Nella sua eleganza da Uomo Vogue, seduto fuori su dei gradini di cemento a fumare, mi ha confessato di essere “un privilegiato” mentre "gli indiani e altri popoli come gli africani, ebrei o armeni che hanno sofferto posseggono i controcoglioni”. Condivido pienamente, come anche il suo patriottismo, cosa rara in questi momenti di totale pessimismo sulle capacità di ripresa del nostro Paese. “Sono fiero di essere italiano e ebreo, scrivilo pure".