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Perche` anche Calcutta non e` diventata come Singapore?

Singapore,  25 ottobre 2017

   Per me Singapore e` un vero enigma. Come e` possibile che una megalopoli di 6 milioni di persone sia cosi` diversa dagli altri conglomerati urbani dell`Asia? La gente e` la stessa, sono immigrati da India, Malesia, Cina. C`e` stata anche una fortissima impronta britannica come a Calcutta, la ex capitale dell`immenso impero anglo indiano. E` un clima tropicale con le annesse malattie, malaria, dengue, ecc. Non ci sono risorse naturali, ma solo capitale umano. E allora, come la mettiamo?
   A Singapore si narra che la differenza l`abbia fatta un uomo, Lee Kuan Yew, lo statista morto nel 2015 che ha governato per tre decenni la citta` stato asiatica. Si dice che ha elevato una nazione del Terzo Mondo a `Primo Mondo` nel corso di una generazione. Ma il vero fondatore di Singapore e` Sir Thomas Stamford Raffles, governatore dell`isola di Java, che nel 1819 sbarco` sull`isolotto di Singapore, all`epoca in maggior parte deserto, `a parte una enorme quantita` di topi e scolopendre` come scrive J.G. Farrell nel suo romanzo storico The Singapore Grip.
   Singapore ha un reddito medio procapite che e` superiore agli Usa, corruzione e criminalita` inesistente e uno standard di vita che fa invidia ai norvegesi. Non altrettanto si puo` dire sulla democrazia, ma questo e` un altro discorso. Io sto parlando di semplice gestione urbana e di amministrazione della res publica, di come sia possibile che a Singapore si beva l`acqua del rubinetto e che in pieno centro si sentano le rane gracidare negli stagni (privi di zanzare). Mentre invece a Calcutta la quantita` di lebbrosi ha prodotto una santa come Madre Teresa.
    Anche l`India ha avuto grandi statisti,  Jawaharlal Nehru o la figlia Indira Gandhi per fare un esempio, ma la miseria e` rimasta. Gandhi non era Lee Kuan Yew, ovviamente, anche se entrambi arrivano da studi giuridici. Mi sto interessando alla biografia di `Harry Lee`, come era conosciuto questo colto avvocato di origine cinese. Tra le sue massime c`e` questa: “If you can select a population and they’re educated and they’re properly brought up, then you don’t have to use too much of the stick because they would already have been trained. It’s like with dogs. You train it in a proper way from small. It will know that it’s got to leave, go outside to pee and to defecate. No, we are not that kind of society. We had to train adult dogs who even today deliberately urinate in the lifts.”

   Arrivando dallo smog di New Delhi, che dopo Diwali e ai massimi, la differenza e` tremendamente scioccante. Ho passato le prime 24 ore in estasi. Tutto mi sembrava semplicemente perfetto. Non ero mai stata a Singapore. E` una citta` che giri in bicicletta passando tra grattacieli e giardini pubblici pieni di opere d`arte, da Botero a Marc Quinn. Dove si puo` fare colazione in strada a Chinatown con pochi soldi e poco dopo essere nei templi del lusso a Orchard Road, o nel futuristico Marina Bay Sands, passeggiare nello storico Raffles Hotel,  oppure assistere allo spettacolo di luci e musica nella baia. E lo si puo` fare anche con un budget limitato, un cappuccino davanti agli spettacolari  Supertrees ( Gardens by the Bay) costa come al Coffee Day di Green Park (chi conosce New Delhi si mettera` a ridere).
   Ma dopo un po`ci si accorge delle magagne. Sono stata quasi contenta a trovare qualche cumulo di spazzatura qua e la`. La cosa mi ha confortato, perche` la perfezione e` sempre sospettosa.  Quando ho visto i resti abbandonati di un pic nic a East Cost Park mi sono perfino fermata a fare una foto. Un po` impaurita perche` la citta` e` piena di telecamere (non vedo mai polizia). Non si sa mai, qui non amano i dissidenti o critici. Ma forse in passato. Ho letto che il partito unico di governo, il People Action Party (PAP) sta scricchiolando dopo le elezioni generali del 2015. In altre occasioni ho `beccato` anche qualcuno a fumare in zone vietate.  Peccatucci ovviamente, nulla al confronto delle altre megalopoli asiatiche.  

Singapore, gioie e dolori del dockless bike-share

Singapore, 21 Ottobre 2017

   Ho scoperto qui a Singapore il `dockless bike-share`, ovvero biciclette parcheggiate in strada e che sono utilizzabili a pagamento con una app.  Stanno invadendo l`Asia, in Cina ce ne sono gia` 10 milioni, e stanno arrivando anche in Europa con una scia di polemiche. Il concetto e` rivoluzionario e decisamente innovativo. Per me, che sono una fautrice della bicicletta come mezzo di trasporto urbano, e` assolutamente una delizia. Per le autorita` cittadine, soprattutto nella ordinatissima Singapore, sono un incubo.
   Ho provato oBike, che e` una start-up di Singapore, e che e` forse il piu` grande dei 4 o 5 servizi di bike sharing esistenti nella citta` stato asiatica. Altri servizi sono in arrivo alla fine dell`anno, nonostante il mercato sia gia` saturo.
    Ecco come funziona: si scarica l`app, e per questo ho dovuto comprare una sim card locale per il mio smarthphone. Si paga 46 Singapore dollari di deposito (usando Paypal) e poi si puo` iniziare. Per me come ho scritto e` stata una vera rivelazione. L`app funziona con il GPS e Bluetooth e somiglia un po` a quella  di Uber. Si `vedono` sulla mappa le biclette in zona, si sceglie quella  piu` vicina, di solito a poche decine di metri, se si e` in una zona centrale. Poi si `scanna` il codice impresso sul manubrio con il telefonino e dopo pochi istanti il luccchetto si sgancia con un `clack`. Pronta per l`uso. Fin qui nulla di anormale.  Il bello e` quando si arriva a destinazione: invece di cercare la postazione dove `agganciare la bici` come si fa di solito, la si puo` lasciare dove si vuole.
    E qui sorge il problema che sta facendo arrabbiare amministratori e anche i cittadini. Siccome non c`e` controllo, si trovano bici parcheggiate ovunque, sui marciapiedi, su aiuole e prati, davanti alle porte dei negozi o appoggiate ai monumenti. E` l`anarchia, ma e` proprio quella la comodita` del bike-share. Ho girato tutto il giorno ieri in questa maniera, prendendo e lasciando bici per spostarmi. Nel mio caso ho cercato di mostrare senso civico e ho sempre cercato dei posti riservati, vicino alle fermate della metro o dei bus, per esempio. Anzi, in alcuni casi ho anche levato di mezzo le bici che erano in mezzo alla strada...prendendole...
    Altro grosso problema: la manutenzione. Almeno un terzo delle bici che volevo prendere erano danneggiate, molte erano senza sellino o senza catena. Se succede qui a Singapore, figuriamoci in Italia..Dalla app si possono segnalare le bici malfunzionanti, guadagnando dei `punti` (se invece la si parcheggia male si perdono i `punti`).
    I costi: sono piu` o meno come i servizi di noleggio regolare. oBike costa mezzo Singapore dollar (poco piu` di 30 centesimi di euro ogni 15 minuti). Ma ci sono promozioni, per esempio oBike e` free fino al 22 ottobre perche` e` Diwali. La cinese Ofo invece e` gratis fino alla fine del mese.