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Mumbai, i topini bianchi di Crawford market

Mumbai, 24 gennaio 2015

Mentre aspettavo un treno per Goa sono andata al mercato di Crawford, che e' appena dietro alla stazione Chhatrapati Shivaji Terminus, che io continuo ancora a chiamare Victoria Terminal.
E' un mercato storico che risale all'epoca coloniale,  ma e' tenuto malissimo tanto che si fa fatica a riconoscere  lo stile. Purtroppo quando sono arrivata  era buio e non sono riuscita a trovare i fregi disegnati dal Lockwood Kipling, padre di Rudyard, l'autore del Libro della Giungla.
Mi sono pero' divertita a curiosare nella sezione dedicata agli animali da compagni e pesci tropicali. Mi ha ricordato il mercato settimanale di Chatuchak a Bangkok, molto piu' grande e colorato. Ma una cosa mi ha colpito. La quantita' di topini bianchi in vendita. Si sa, qui in India, i ratti sono sacri perche' sono il veicolo della dea Durga. C'e' perfino il famoso tempio dei topi a sud di Bikaner in Rajasthan. E vedere un topo  albino, con gli occhi rossi, e' considerato un segno di buon auspicio.

A me, come a molti penso, i ratti mi fanno un po' schifo. Un venditore stava per mettermene in mano uno per mostrarmelo meglio. Ho fatto un balzo e sono scappata via. Chissa' che ha pensato. 

New Delhi, soldi e topi al Khan Market

   Non c'e' nulla fa fare, vivendo qui in India bisogna accettare la convivenza con i topi. Che piaccia o meno dobbiano renderci conto che dividiamo piu' o meno gli stessi spazi nella capitale e abbiamo gli stessi problemi di sovraffollamento. Ieri mi trovavo al Khan Market, l'ammasso di catapecchie chiamato la 'Fifth Avenue'' indiana per gli affitti da capogiro. Ero andata in un bugigattolo di un cambia soldi, nella parte piu' sfigata dove non ci sono ancora i negozi di lusso, per cambiare degli euro in rupie. Uno sgabuzzino che fuori vende ricariche per telefono ha una vera e propria banca nel retro. Cambiano tutte le monete del mondo e per qualsiasi importo. E non c'e' neppure una porta, ma un telo di plastica che ripara dal caldo e polvere.
    Durante l'operazione ho assistito a una scena che penso veramente solo in India sia possibile vedere. Tra diversi salamelecchi mi hanno fatto accomodare dentro il cubicolo, di due metri per due, dove c'e' una scrivania e un televore che trasmette cricket o Bollywood. Dopo aver allungato una banconota in euro, il tizio ha aperto il cassetto per darmi le rupie. A quel punto ho visto che ha esitato un attimo. Ha quindi tirato fuori tutto il cassetto e ha chiamato un inserviente che e' arrivato come un fulmine.
    Gli lancio uno sguardo stupita. Quando il cassetto mi passa davanti, vedo un topolino morto stecchito tra le mazzette di rupie. Avviene tutto come un lampo. Pochi secondi dopo il cassetto ritorna al suo posto ''liberato'' dall'intruso buttato in strada senza troppe cerimonie.
    Senza una parola, come se nulla fosse successo, il tizio conta le banconote e me le porge con un sorriso e un grazie. Rimango di stucco. Non oso contarle. Le ripongo in una tasca della borsa. Ringrazio ed esco cercando di non guardare sul marciapiede alla ricerca del povero roditore.

Trappole per topi


Questa che si vede qui a fianco e’ una trappola per topi ‘Made in India’. E’ una gabbietta (ci sono diverse dimensioni a seconda della preda) con una porta a scatto collegata con una bacchetta a cui si attacca l’esca. Dall’altro lato c’e’ una porta per l’ ‘uscita’. Per catturare il topolino che si e’ intrufolato in cucina ieri sera rovinandomi la serata e’ bastato un pezzo di pane. I topi indiani non vanno a formaggio. Pero’ sono considerati ‘sacri’, almeno dicono. Una volta sono finita anche in un tempio dedicato ai topi a sud di Bikaner, una delle esperienze piu’ traumatiche della mia vita. In effetti, spesso nei negozi mi capita di vederne e nessuno sembra curarsene. Una volta ero al ministero degli esteri e ce n’era uno che faceva capolino dal condizionatore sopra l’impiegato. Nelle fogne si vedono quelli grossi, pelosi e neri, come i maiali che qui non hanno nulla delle rosee tenerezze a cui siamo abituati.
Non ho idea se esistano altre trappole per topi simili nel mondo. Anzi mi verrebbe voglia di fare una ricerca, potrebbe essere interessante anche se magari qualcuno lo ha gia’ fatto.
Comunque e’ abbastanza intrigante la gabbietta acchiappa topi. La domanda che viene spontanea e’: che se ne fa del topo dopo? La risposta l’ho trovata osservando un vicino che una volta e’ uscito di casa e ha liberato il topo in strada. Io non ho mai avuto il coraggio di aprire la porticina di uscita. Una volta ho chiesto aiuto al chowkidar (la guardia di quartiere). Oggi invece, andavo di fretta, e dopo aver spinto fuori la gabbietta me la sono dimenticata sotto il sole. Sono tornata dopo un paio di ore e il topo era stecchito.