SH08, viva le terme sulfuree di Tatapani


Spedizione Himalaya 2008, giorno quinto. Shimla-Tatapani.
I miei propositi di partire di buon ora si sono infranti con un diluvio che all’alba si è abbattuto su Shimla con una violenza tale che pensavo franasse tutto giù. Ho messo il naso fuori dall’ostello solo alle 12 quando il cielo si è schiarito e finalmente mi sono rimessa in viaggio indossando praticamente tutto quello che avevo nello zaino. Per fortuna sono riuscita a trovare una giacca impermeabile per bambini, taglia forte, che mi sta a pennello. Uscire da Shimla è stato come uscire da Milano la vigilia di Ferragosto. Con l’aggravio di un asfalto lavato via dalla pioggia. Insomma un disastro per orecchie, polmoni e sistema nervoso. Però, poi come spesso succede in India improvvisamente tutto si è risolto nel modo migliore possibile. Gli indiani sono riusciti a negare la legge dell’entropia che se non sbaglio dice in natura tutto tende al caos. No qui l’assioma è che il caos insito nella natura segue una sua direzione e prima o poi si trasforma in ordine. Insomma é uscito il sole e il caldo, ho fatto 50 chilometri fantastici, tra il verde di campi da golf, foreste di pini, paesaggi bucolici, panorami mozzafiato, caprette al pascolo e profumo di giacinti. Incontrando sì o no 4 o 5 veicoli. Per fermarmi poi in un villaggio, segnalato dalla Lonely Planet, ma troppo fuori rotta per i turisti della domenica, che si chiama Tatapani, del tutto anonimo se non fosse perché sorge in una zona termale. Per me - che già non ne potevo più del mio abbigliamento pseudo-himalayano - era un richiamo troppo forte per resistere. Finalmente con le ciabatte e in maglietta mi sono concessa un pomeriggio di bagni nelle acque sulfuree sul greto del Sutlej - che non è un ‘torrente di montagna” come pensavo quando l’ho visto scorrere in fondo alla vallata, ma è uno dei principali tributari dell’Indo. Insomma un signor fiume che nasce in Tibet, attraversa un paio di vallate in India, continua in Pakistan e finisce nel mar arabico. Adesso che si stanno sciogliendole nevi, le sue acque sono di un marrone scuro e posso sentire da qui la sua voce. Mi trovo in una delle due guesthouse di Tatapani, “Spring View Hotel” che è gestita da un ragazzo il cui zio si è accasato a Cremona con un’italiana (che da turista era venuta qui!!!!). Lei fa l’insegnante di ginnastica e lui ha un centro di ayurveda in cui pratica anche il ‘bagno del fieno” come leggo da un biglietto da visita che mi ha prontamente allungato il nipote. Hanno tre figli. Il ragazzo organizza anche viaggi in Enfield per i turisti che lo zio gli manda. “Ma pochissimi italiani vengono qui” mi dice. Scopro poi, con un certa angoscia, che tra pochi mesi il posto in cui mi trovo sarà sommerso dal fiume per via di uno sbarramento più a valle per fare una centrale idroelettrica. Quindi spariranno anche i soffioni che sbucano sulle sponde. ’’Ma non è un problema, qui basta scavare e l’acqua viene su di nuovo’’ mi tranquillizza. A quanto pare l’intera area è caratterizzata da attività geotermica, molto frequente tra l’altro nell’Himalaya. Aggiunge poi che con i soldi del risarcimento statale sta costruendo un hotel ultralusso con spa, piscina, ecc. Avevo visto lo scheletro di cemento da lontano. Insomma Tatapani come le terme di Salsomaggiore. Per ora mi godo l’energia positiva del posto, come direbbero i miei amici fedeli di Osho, che in effetti c’è in questi vapori bollenti che arrivano dalle viscere della terra e che rendono tiepide le gelide acque dei ghiacciai.

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