SH08/Chandigarh, ecco dove è la nuova India


Quelli che le spedizioni (SH08 sta per Spedizione Himalaya 2008, adesso farò anche un logo) le fanno sul serio direbbero ‘’oggi ci siamo sparati 200 chilometri”. Invece io dico che dopo essere partita da Panipat e fermata a pranzo a Karnal, dove confluiscono i cereali prodotti in Haryana e in Punjab, mi sono appisolata sul ciglio di una risaia spaparanzata sullo scooter con i piedi sulla ruota di scorta. La scorsa notte non ho dormito a causa di un rumorosissimo generatore sotto la finestra che entrava in azione ogni mezzora e che - non scherzo - faceva tremare il letto. Pensare che avevo rifiutato la camera ‘superdelux”’ perché si affacciava sulla strada e avevo scelto invece la “’delux”’’all'interno che mi sembrava più tranquillo. Nel dormiveglia mi sembrava di viaggiare dietro un camion gigantesco senza poterlo mai sorpassare. La corrente da queste parti è davvero alternata nel senso che va via e ritorna ad intervalli regolari. Come se non bastasse poi la mia vicina di casa a Delhi mi ha chiamata alle 3 e mezza per dirmi che avevo chiuso dentro il cortile un cane di strada, Ringo, che ho recentemente adottato. La povera bestia si era probabilmente messa dietro un vaso per sfuggire alla calura e quando sono partita non me ne sono accorta e l’ho chiuso dentro!!!! Dopo un po’ nella notte lui si è messo ad abbaiare come un matto svegliando l’intero vicinato.
La Trunk Road oggi però era decisamente meno divertente, l'ho lasciata al bivio per Amritzar dove si ferma al confine con il Pakistan. Per chilometri non ho visto altro che campi di riso, pioppeti, alveari, bufali pieni di fango e trattori nuovi di zecca. A differenza del Sud qui l’agricoltura è completamente meccanizzata. Haryana e Punjab, dove sono entrata verso le 5 e mezza dopo la pennichella e svariate soste per il chai e sigaretta, sono i veri granai dell’India. La terra è supersfruttata e piena di pesticidi. Qui c’è un’incidenza di tumori da far paura, ogni tanto la stampa fa qualche inchiesta, ma non sembra interessare più di tanto. L’autostrada è ben asfaltata e ci sono siepi di oleandri tra le carreggiate. Se non ci fosse ogni tanto qualche camion che ti arriva in contromano e risciò stipati di gente con il turbante, potrebbe somigliare a un’autostrada europea.
Mi trovo ora a Chandigarh, la capitale costruita da Le Corbusier che secondo me era un grande appassionato di Lego. È la negazione di qualsiasi cosa indiana. Geometrica, armoniosa anche se non mi piacciono tutti 'sti casermoni di mattoni, e poi pulita e ordinata. Pazzesco. E’ pure smoking free, vfoetato fumare nei luoghi pubblici, come avverte un cartello all’ingresso della città dove campeggia sopra la strada un cartello ''Welcome to Chandigarh, the ciy beautiful". Chissà se è voluta quell'inversione di aggettivo. Non ci sono neppure gli autorisciò. Non ho visto una vacca o un cane randagio. Il settore 17, che è il “centro”, dove ho trovato un hotel abbastanza decente,è ancora più impressionante. I marciapiedi sono puliti, ci sono negozi di tutte le marche compreso un megastore Benetton, la gente fa il passeggio serale senza rischiare di essere stirata sotto un'auto. Non si sente neppure una clacsonata, ma solo le risate dei bambini intorno a delle fontane-sculture luminose. E’ la giovane classe media, vestita all’occidentale, con il portafoglio pieno e tanta voglia di fare le cose che prima poteva fare solo a Londra. Addirittura ho visto un supermercato con la cantinetta dei vini!!! A Delhi se lo sognano….Mi chiedevo mentre camminavo a bocca aperta, e se non ci fosse stato Le Corbusier?

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