L’epilogo dopo 2330 chilometri in scooter


Spedizione Himalaya 2008, giorno quarantasei e ultimo, sul treno da Jammu a Delhi.

Scrivo dalla cuccetta in classe sleeper dello Shalimar Express diretto a Delhi. Appena fuori dai confini del Kashmir, dove stanno ormai divampando le proteste, il collegamento internet del mio laptop si è rimesso a funzionare e così anche il mio cellulare. Ben ritornata in India. Lo scooter è una decina di vagoni indietro, tra sacchi di farina e uno stock di ventilatori. Faccio scorrere sullo schermo le immagini del viaggio. Nella mia mente in parallelo scorrono le emozioni. In 45 giorni ho macinato in tutto 2330 chilometri con lo scooter (più un migliaio in Ladakh tra autostop, bus e jeep). Se guardo la mappa dell’India mi accorgo che ho tracciato una ‘q’ partendo dal basso. Ho disegnato un’asta verticale da New Delhi a Keylong, poi sono ritornata indietro un po’, quindi a sinistra verso Jammu, in su a Srinagar e a destra a Leh. Cerco qualche significato nascosto, mi viene solo in mente il banale “q come quadro” che insegnano a scuola.
Cosa vedo nel mio quadro? Chissà perché mi vengono in mente i cani randagi sul ciglio della strada, impauriti dal traffico, quelli orrendamente spiaccicati in mezzo alla carreggiata e quelli stralunati che vagavano tra i burroni del Ladakh. E in particolare uno, completamente senza pelo a causa della scabbia, che ho visto al mercato di Mandi. Gli ho versato un pacco di biscotti davanti, ma c’è andato un po’ di tempo perché li mangiasse. Questo viaggio è dedicato a loro, ai cani randagi, ma anche alla scimmia che ha tentato di fregarmi la macchina fotografica a Shimla e all’asinello che mi ha morso un gomito a Leh. La mia emozione più forte la devo alla mostruosa galleria Jawahar, che attraversa il Pir Panjal tra Jammu e Srinagar. Non lo faccio mai, ma ho pregato il Signore perché mi facesse vedere la luce in fondo al tunnel. La gioia pura invece è stata al raggiungimento della vetta del Rohtang Pass a 4000 metri mentre dall’euforia mi scappava perfino la pipì. Il piacere fisico più intenso sono stati i bagni caldi nelle vasche di acqua sulfurea di Manikaram. E poi il profumo di muschio delle montagne dell’Himachal e quello di una specie di lavanda in Ladakh, ma mi va di ricordare anche il profumo dei campi di marijuana nella Parvati Valley, l'erba maledetta che ha messo nei guai tanti ragazzi, come quelli incontrati nella prigione di Mandi. Del cibo posso solo rammentare il sapore delle dolcissime albicocche di Dah, il paese degli ariani, e di certi croissantes al cioccolato nelle mitiche colazioni di Leh. Delle decine di persone incontrate, mi è rimasto impresso Lot Rama Thakur, incontrato a Kasol, e che va in giro a divulgare le tradizioni e la cultura dell’Himachal Pradesh, nonché i benefici dell’urinoterapia. Ma come potrei anche dimenticare AD Sharma, gestore della guest house di Chindi, con il suo cucciolo di spaniard e felice di avere la prima e forse unica cliente straniera nel suo hotel tra i meleti. Sono stata felice poi di ritrovare vecchi amici, come Andrea, architetto e restauratore che lavora a Leh e nuovi amici, come Daniele che è arrivato dall’Italia con una moto BMW che sembra un’astronave. Il viso che non dimenticherò mai è quello della piccola zingarella davanti al mercato di Anantnag, sulla strada per Srinagar e quello di un'altra bimba nomade nel campo di Baltal dagli occhi blu cielo.
Mentre giro tra le dita la valvola di scarico danneggiata dello scooter, che conservo come un amuleto, penso con un po’ di amarezza alla mia paura di proseguire verso il Ladakh. Mi è mancato il coraggio o forse è prevalso il buon senso. Non so se il motore ce l’avrebbe mai fatta su quelle strade che si arrotolano e si srotolano come gironi infernali intorno a precipizi mozzafiato. Sono però sicura che in caso di difficoltà avrei trovato qualche buon samaritano come i militari che mi hanno caricato insieme allo scooter nel cassone del loro camion, prima di Srinagar. La solidarietà tra viaggiatori non è una merce rara da queste parti e questo è il più bel souvenir del mio viaggio.
Per finire non posso che essere fiera anche del seguito che ha avuto la Spedizione Himalaya 2008 sul mio blog Indie, delle lettere di complimenti e di incoraggiamento che ho ricevuto e della lusinghiera recensione su Cyberscooter.com.
Che aggiungere poi? Come dice spesso il mio caro amico Sebastiano, che è l’ispiratore della mia avventura, buena onda…

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