Confindustria indiana, la prima donna presidente e il mito dell'eterna crescita

New Delhi, 4 maggio 2017

    Per la prima volta una donna è alla guida della Confindustria Indiana (Cii).  Shobana Kamineni, vicepresidente della catena di ospedali Apollo, è infatti stata eletta a guidare lo storico club degli industriali indiani nato nel 1895. E'  la conferna della crescente importanza del ruolo delle donne nella società indiana. Per questo sono andata a sentire la sua prima confererenza stampa in cui ha presentato il programma per l'anno in cui rimarrà in carica.
   A parte un accenno all'inclusione e all'ingresso delle donne nel mondo del lavoro, non ho sentito purtroppo nulla di sensato. Gli industriali indiani e (con loro l'India) stanno seguendo un modello di sviluppo che non è chiaramente sostenibile. Nel suo intervento, che ha letto tra uno starnuto e l'altro (le donne sono molto meno resistenti all'aria condizionata degli hotel a 5 stelle), ha elencato la solita litania di percentuali di crescita.  Cose da vecchia economia che da noi non fuzionano più, e forse manco in India visto che negli ultinmi anni si è assistito a un modello di 'jobless growth' che scompiglia tutte le classiche teorie dello sviluppo.
   La signora Kamimeni è convinta che nei prossimi tre anni l'India possa facilmente aggiungere un punto percentuale alla sua attuale crescita del pil (7.5-8%) che è già la più veloce al mondo.  In questo modo nel giro di tre anni l'India potrebbe toccare il mitico traguardo di un pil al 10%. Ovviamente se tutto va bene,  se il monsone è regolare, se il Pakistan non fa la guerra e se non ci sono calamità. Neppure il superpremier Narendra Modi, che molti considerano un megalomane, osa scommettere su questo obiettivo.
    Tra le condizioni 'virtuose' elencate dalla neo presidente della Cii, c'è l'urbanizzazione.  Decine di milioni di contadini si riverseranno nelle città dove potranno guadagnare 2,5 volte di più che nelle campagne.   'Solo il 33% della popolazione vive oggi nei centri urbani contro il doppio della Cina' ha detto.  Nel 2031 ben 600 milioni di indiani vivranno in città.
   Secondo la signora Kamineni questo significa un boom delle costruzioni, settore altamente 'labour intensive' con forti vantaggi sull'occupazione. Si prevede che le costruzioni, grazie anche al progetto del governo di realizzare 20 milioni di case popolari, porteranno 30 milioni di posti di lavoro. Gia` oggi le metropoli sono dei cantieri edili permanenti, enormi complessi terziari e residenziali (nella foto Gurgaon) stanno spuntando come funghi.  `
    Ovviamente in questo mondo idilliaco della Cii non esistono acquedotti, fognature, rifiuti da smaltire, aria inquinata, ospedali, scuole, verde pubblico....Non c'è una parola dei suoi 40 minuti di intervento che si riferisce alla questione ambientale che è fondamentale per parlare di sviluppo urbano.
    Mi chiedo quindi se la neo leader della Cii non abbia mai attraversato un ponte sulla Jamuna, possibilmente con i finestrini aperti, o sia passata all'ora di punta per Rani Jansi Road nel centro storico, o anche solo sia stata a Ghaziabad, dove c'è la discarica nell'hinterland di Delhi. E dopo dicono che le donne hanno un maggiore senso pratico.  

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