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CANARIE / Il Buddha che ride 'scaricato' a La Gomera

 La Gomera (isole Canarie), 10 luglio 2021

    Che ci fa un Buddha che ride sull'isola della Gomera? Da alcuni anni questa bizzarra immagine e' entrata a far parte dell'iconografia della piccola isola dell'arcipelago spagnolo gia' famosa per altre amenita' come il 'siblo canario', il linguaggio dei fischi. La statua, 3 tonnellate di peso, si trova su una curva di una strada sterrata, che e' anche un sentiero, nel villaggio di Arguamul, sul lato occidentale dell'isola, quello piu' battuto dai venti alisei. Per gli appassionati di trekking e' diventato un punto di riferimento. 


   Come questo grosso Buddha 'ridente" o 'felice', comune nella tradizione cinese, sia arrivato in questo remoto angolo di oceano Atlantico non e' un mistero. Ma la  sua collocazione invece e' qualcosa di karmico. La massiccia statua di pietra giallo oro era stata acquistata anni or sono da una coppia di tedeschi in un paese asiatico, probabilmente Thailandia e spedita alle Canarie, per la loro nuova casa vacanze. la Gomera e' una popolare meta turistica per i tedeschi, ci e' stata anche la cancelliera Angela Merkel a cui sono perfino dedicate delle comiche cartoline postali. Il Sud dell'isola, in particolare, e' una enclave germanica. Arrivato via nave al porto di San Sebastian, il Buddha, imballato in una enorme cassa, era stato portato  a Arguamul da una ditta di trasporti. Il camion pero' non riusci' a continuare per la stradina di terra fino a raggiungere il 'rustico' acquistato e ristrutturato dalla coppia di vacanzieri tedeschi. Probabilmente a causa delle piogge di quei giorni la zona era inagibile. Probabilmente il camion si impantano' sotto il peso delle tre tonnellate. Quindi la cassa con la divinita' fu scaricata sul ciglio della stradina e li' rimase per diverso tempo in attesa di una soluzione. Nel frattempo, a causa di gravi motivi di salute, la coppia di tedeschi fu costratta a tornare in patria. Malauguratamente uno dei due manco' e quindi la casa fu messa in vendita. Il Buddha nella sua cassa fu abbandonato per tre anni - leggo su un giornale locale - fino a quando qualcuno (non e' chiaro chi) decise di farna una specie di tempietto. La collocazione era perfetta, sotto le palme e con vista sull'oceano e - quando il cielo e' limpido - sul vulcano Teide di Tenerife. Intorno e' stato ricavato un piccolo roccioso di fiori e cactus e c'e' anche una ciotola per le offerte.

   La statua raffigura 'Budai', un monaco veramente esistito nella tradizione buddista, che e' ritenuto anche il "matreya", il Buddha che verra' secondo le profezie. Questo personaggio e' dipinto come un grasso monaco, pigramente seduto, non nella  rigida posizione del loto, completamente calvo, con i lobi delle orocchie allungate, caratteristica queste comune agli altri Buddha. Ma questo monaco grassone ride a crepapelle e ha una pancia rotondeggiante, e' simbolo della felicita' e della prosperita'. Guardandolo mi viene in mente la frase "una risata vi seppellira|", in auge negli anni Sessanta e Settanta. Il destino di sicuro e' stato un bontempone. Invece di finire imprigionato nel chiuso di un  giardino, questo Buddha se la ride beato nella brezza dell'oceano Atlantico. E' diventata la nuova divinita' dell'isola.    

 












LETTERA APERTA AL DALAI LAMA/Sos per il monastero di Kye

Kye Gompa, Spiti Valley (Himachal Pradesh), 9 ottobre 2017
   Sua Santita`,
   mi perdoni l`impudenza di questa lettera. ma non non riesco a fare finta di nulla. Sono stata al monastero di Kye, nella Spiti Valley, uno di quelli che Le e` molto caro come mi hanno detto i monaci stessi. Il gompa, che e` il piu` antico della vallata dopo quella di Tabo, sarebbe uno dei suoi preferiti e per questo l`ha preso sotto la sua protezione (cosi` mi hanno riferito).
   Ho letto su una targa marmorea che nel 2000 Lei e` stato qui e ha inaugurato una nuova hall dove si tengono ora le preghiere. Il monastero dell`XI secolo, che sorge a oltre 4.100 metri di altitudine, e` in una posizione spettacolare ed e` anche importante per la sua preziosa collezione di testi sacri e di thangka.

   Mentre prendevo un te` nella vecchia e cavernosa cucina - rimasta intatta da mille anni a vedere lo spessore di fuliggine nera sulle pareti - un monaco mi ha spiegato che Lei ha deciso di finanziare la costruzione di un nuovo edificio che serva come sua `guesthouse`e che ospiti anche un museo. `Il Dalai Lama ci tiene particolarmente a sviluppare Kye` ha aggiunto con comprensibile orgoglio.
   All`ingresso del monastero, che ospita 150 monaci e dove i turisti possono pernottare, c`e` infatti un cantiere in frenetica attivita`. Stanno costruendo un palazzo di tre o quattro piani che e` per dimensione uno dei piu` grandi della rocca. La sagoma di cemento e` visibile fin da lontano da quando si inizia a salire verso il gompa. Non e` l`unico cantiere, ci sono altri edifici di cemento piu` in basso quasi ultimati.
    Sembra che Kye sia in piena espansione edilizia. Mi chiedo come faccia un terreno cosi` friabile a sostenere una tale colata di cemento. Per ironia della sorte, sono `fuggita` da New Delhi per il baccano e la polvere di tre cantieri accanto a casa, per ritrovarmi tra betoniere e smerigliatrici a 4 mila metri e dopo 500 km di strapiombi e strade sterrate.

    A meno che non prenda l`elicottero, ci vorranno almeno tre giorni per arrivare qui dalla Sua residenza di Dharamsala. Non e` proprio l`ideale come seconda casa. E anche se veramente pensasse di ritirarsi a Kye, perche` deturpare uno dei monasteri buddisti piu` belli di Spiti?
    Invece di costruire nuovi edifici perche` non ristrutturare quelli esistenti con materiali compatibili con quelli originali? Volendo si potrebbe ricavare delle bellissime stanze ripulendo i dormitori dove oggi stanno i turisti. E poi perche` non impiegare i soldi al restauro degli arredi e delle thangka del monastero che sono in disperato bisogno? Fare un museo e` un`idea eccellente, ma lo si puo` ricavare benissimo usando in maniera razionale gli spazi esistenti.
   Purtroppo il concetto di restauro non e` molto diffuso in India non solo tra i buddisti tibetani. I cristiani in Kerala fanno a gara a erigere `ecomostri` accanto a chiese e santuari secolari. Lo stesso per templi indu`. `Nuovo e` bello`, lo e` stato anche in Occidente prima che rivalutassero i centri storici.
   Non posso pensare che Lei non sia sensibile alla tutela del patrimonio storico e che sia indifferente di fronte alla deturpazione e al degrado di antichi monasteri come Kye o come altri nel vicino e piu`famoso Ladakh. Bisogna intervenire, ma non con il cemento armato.
   Sua Santita`, Lei ha tanti contatti nel mondo, sono sicura che se facesse un appello per salvare gli antichi monasteri di Spiti con serie opere di conservazione sarebbe di sicuro ascoltato.

Con immenso rispetto e infinita ammirazione. Maria Grazia Coggiola

Nalanda e le origini del buddismo tibetano

New Delhi, 16 febbraio 2014Anni fa avevo sentito il Dalai Lama dire che i tibetani erano come i “chela” (discepoli) degli indiani, ma solo ora ho capito il perche’ vedendo un documentario dello studioso e fotografo Benoy K. Behl sponsorizzato dal ministero degli Esteri. (qui c’e’un promo ).
    Nel video che si intitola “Indian Roots of Tibetan Buddhism”, il ricercatore famoso per le sue foto di Ajanta, ripercorre la nascita del buddismo e la sua espansione in India, soffermandosi in particolare su Nalanda.
    Un po’ di anni fa, quando ero in Bihar sono andata in questo sito archeologico, a circa 80 km da Patna, che per circa 800 anni ha ospitato una grande e famosa universita’ (o meglio centro di pensiero perche’il termine “universita’”non c’era neppure, e’nato con Bologna, ma quando Nalanda era gia' scomparsa). Non e’ una leggenda perche’ ci sono le rovine e ci sono le testimonianze di studiosi da tutta l'Asia e soprattutto da Cina che sono venuti qui a insegnare o imparare.
  Mi ricordo l’emozione di visitare le rovine di Nalanda sapendo che era una scuola non solo per la filosofia buddista , ma un vero luogo del sapere e della conoscenza. Non e' forse lo stesso  buddismo una profonda ricerca dentro se stessi non alla ricerca di Dio, ma dell’Uomo? Ovviamente ero rimasta affascinata dalla storia di Nalanda e anche dal mistero della sua distruzione intorno al 1100 in seguito a una delle tante invasioni islamiche. La sua scomparsa puo’ essere paragonata alla distruzione della biblioteca di Alessandria, non fu mai piu' ricostruita. Da alcuni anni c'e' un progetto spinto da Amartya Sen di riportarla in vita.
     Nel suo film, Behl intervista diversi monaci e studiosi, tra cui lo stesso Dalai Lama, i quali sostengono che i professori di Nalanda portarono il buddismo in Tibet dove venne tradotto in Pali. Quindi come dice il premio nobel per la Pace che dal 1951 vive in India, i tibetani non solo “chela” , ma dei “reliable chela”, dei discepoli affidabili, perche’ hanno conservato le profonde radici della filosofia indiana che – questo lo ha spiegato Behl nel presentare il filmato – ha avuto lo stesso ruolo che la civilta’ greca ha avuto in Occidente.