Cronache dal Parlamento

Oggi primo giorno del nuovo parlamento ed esordio per 543 deputati della camera bassa o Lok Sabha. Anch'io per la prima volta sono entrata nel maestoso edificio circolare di pietra color miele che sorge a fianco della sede del governo. Pensare che non sono neppure mai entrata a Montecitorio. La ressa nella reception era infernale. Giornalisti e pubblico volevano i pass per entrare. Dopo l'attacco del dicembre 2001 c'é un'ossessione per la sicurezza. Superando la coda e e piazzandosi addirittura dietro gli impiegati, un collega mi ha aiutato ad ottenere il lasciapassare. Poi scherzando ha detto in hindi, "qui é peggio che alla stazione di Baraeli!". Rae Baraeli é una cittadina dell'Uttar Pradesh, nonché collegio elettorale di Sonia Gandhi. Non sapevo che fosse anche sinonimo di caos e confusione. "Perché - chiedo - che succede alla stazione di Baraeli?". Il collega non fa in tempo a rispondermi, é giá risucchiato dalla folla oltre le barriere automatiche tipo metropolitana. Lo vedo che ride con altri e mi indica una casupola dove ritirare il mio pass per i prossimi tre giorni .
Nella "press gallery", sopra la poltrona dello speaker, sono vietati i cellulari, macchine fotografiche e borse. Non si accorgono del mio telefonino appeso al collo sotto la kurta, ma tanto dentro é schermato e non c'é campo. Ci metto un po' a capire che nell'aula non sono permesse foto o riprese, ci sono solo le telecamere fisse della Tv di stato che trasmette in diretta la seduta.
La Camera é piccola, mi ricorda quella dei Commons a Westminster solo un po' più sciupata. Ci sono delle infiltrazioni di umiditá sulla cupola. Il tavolino di legno ripiegabile davanti a me sembra un pezzo di antiquariato. Dopo un po' un collega di PTI, l'Ansa indiana, mi fa sloggiare perché dice che quel posto é "riservato" per i giornalisti dell'agenzia. Non ho esperienza di giornalismo parlamentare, ma penso che sia lo stesso anche a Montecitorio. Mi sento un po' osservata, mi dicono che non hanno mai visto giornalisti stranieri nella galleria. Rispondo che molti degli stranieri hanno uno stringer oppure seguono i lavori per TV dall'ufficio o dall'hotel . Ricevo occhiate di approvazione quando dico che certe cose si capiscono meglio dal vivo. Mi viene peró il dubbio, sono una giornalista solerte o solo una scema?
I messi parlamentari hanno dei turbanti bianco-dorati con lunghe code inamidate. La maggior parte degli MP, i Members of Parliament, sono in bianco, con i tradizionali kurta-pijama e delle ciabatte che - senza offesa, ma é cosí - da noi di usano per la doccia. Quelli del Sud, come il Kerala, sono eleganti nei loro "lunghi" (tipo sarongh con il bordo) che devono sollevare mentre scendono verso il centro dell'emiciclo dove avviene il giuramento. Uno dei piú sciccosi, con una sciarpa tricolore al collo, é Shashi Tharoor, aspirante segretario generale delle Nazioni Unite, sconfitto da Ban ki-Moon, poi ritornato in patria e giá diventato sottosegretario agli esteri. L'avevo intervistato l'anno scorso quando non sapeva ancora se doveva correre per il Congresso. "Ed ora eccomi qui" mi dice con un mezzo inchino quando ci siamo incrociati all'ingresso del parlamento. Il suo portaborse Jacob é impressionante, un gigante.
Tra le donne, tutte in abiti tradizionali, la palma spetta a Sonia, in un sari verde chiaro perfettamente inamidato, forse seta di Benares, che nel pomeriggio era seduta da sola al primo banco. Prima, accanto a lei c'erano i fedelissimi ministri Chidambaran e Kamal Nath, poi se ne sono andati, forse per impegni di governo. Ho notato che aveva un tic agli occhi, abbastanza pronunciato e un tremolio alle gambe. Vecchiaia o nervosismo? Batteva la mano sul tavolo (secondo l'usanza anglosassone non ci sono applausi) ogni volta c'éra un deputato del Congresso che giurava. E poi salutava a mani giunte, il namaste indiano. Mai strette di mano come gli altri onorevoli. Pochi le hanno toccato i piedi in segno di reverenza come invece facevano con il suo vecchio rivale sconfitto, L.K. Advani, che - di nuovo seduto sui banchi dell'opposizione - sfogliava nervosamente la lista dei deputati, forse alla ricerca di maggioranze nascoste. Difronte c'era il famoso duo, Laloo Prasad Yadav e Mulayan Singh Yadav, grandi perdenti e silurati, ma sempre pronti a distribuire frizzi e lazzi. Nel soporifero carosello dei giuramenti nel nome di Dio (o di Allah per i mussulmani) gli unici ad attirare l'attenzione erano i deputati del nord est nei loro costumi tradizionali. Quello dell'Arunachal Pradesh, territorio rivendicato dalla Cina, aveva un bizzarro copricapo con un'intelaiatura di bamboo e una piuma di fagiano. Anche l'imperturbabile Sonia ha sorriso.

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