Lahore, tra traspirazione e cospirazione


Sono a Lahore da un paio di giorni. Lo ammetto. A differenza di molti turisti, tra cui anche donne, io non amo viaggiare in Pakistan. Mi da fastidio coprirmi la testa, non sopporto la segregazione sessista sui bus e nei ristoranti, anche se mi evita le resse, mi irrita quando gli uomini mi pagano le cose, mi aiutano ad attraversare la strada, si occupano di me come fossi una demente. Lo so che é solo senso dell'ospitalitá e rispetto per la donna, ma proprio non mi va giú. Sospetto inoltre che come giornalista di sicuro avró qualcuno alle calcagna. Ho giá fatto un errore. Dovendo comprare una carta sim per il telefonino, mi sono lasciata convincere da un tizio a fornire i suoi documenti di identitá per fare prima. Cosi ora il mio telefonino é sotto il nome di Mohammed Naveen. Il quale mi chiama due volte al giorno per premurarsi che tutto vada bene.
Sto cercando malgrado la calura di vedere un po' dei monumenti di Lahore, la cittá-giardino dei mughal, dice la mia guida, forse esagerando un pochino. Come a Delhi, gemella di Lahore ai bei tempi, fatico un po' a ritrovare i fasti del passato. In realtá spesso non mi accorgo neppure di essere in Pakistan. Sembra la vecchia Delhi, nei quartieri mussulmani, oppure il centro di Lucknow o di Hyderabad. Come previsto, anche qui c'é la stessa calura, forse di piú, siamo a 47 gradi, un forno a cielo aperto...o un inferno visto che manca quasi sempre la corrente. E' vero che ci sono i generatori (che contribuiscono ancora di piú a surriscaldare l'aria), ma - mi chiedo -come é possibile che la gente sia disposta ad affrontare circa 10 ore di black out al giorno senza ribellarsi? Mi dicono che la situazione é peggiorata e che con l'uso di condizionatori non c'é abbastanza corrente per tutti. E' lo stesso ritornello in India, a riprova che la religione o il colore del governo non c'entra. Io sono di passaggio, ma per la gente di Lahore deve essere davvero un calvario, forse ancora piú dell'allarme terroristico. A centinaia di chilometri da qui, si spendono miliardi di dollari nel combattere non ho ancora capito bene chi. Leggo ora su un editoriale del settimanale Weekly Pulse che il nemico numero uno Baitullah Mehsud é pagato dalla Cia...che ora lo vuole distruggere. Un ex giornalista, della Human Right Commission of Pakistan, mi ha detto ieri che il Paese é in mano all'esercito che si vende al migliore offerente. Nelle strade, tra la gente grondante di sudore - che pazientemente aspetta l'elettricitá sotto i ventilatori fermi - si tende a dare la colpa a Usa e India per tutto il casino. Piú aumenta la traspirazione e piú si ingigantisce la cospirazione...

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