Amritsar, alla mensa del Golden Temple



Sono in viaggio verso la frontiera con il Pakistan. L'unico valico aperto per gli stranieri é quello di Wagah, in Punjab, a pochi chilometri da Amritsar, la cittá sacra dei sikh. Siccome non l'ho mai visitata, ho deciso di fermarmi una mezza giornata prima di attraversare il confine. Ho preso un treno notturno, di quelli lentissimi e con questo caldo decisamente puzzolente, soprattutto perché come al solito mancava l'acqua nei cessi della mia carrozza. All'alba ero in stazione, un po' stordita, ma pronta a visitare il Tempio d'Oro, famoso monumento icona, una sorta di San Pietro per i barbuti e possenti punjabi. Non sono andata a vedere all'interno, c'éra troppa coda. Ho fatto un paio di giri intorno al laghetto sacro, pieno di giganteschi pesci rossi. Ho fatto anche il bagno, rinfrescante piú che prurificatore, nella sezione chiusa per le donne. Peccato perché avrei fatto volentieri una nuotata, ma temo che non me l'avrebbero permesso i guardiani armati di lancia che fanno la ronda sui bordi della vasca.
Ho visto il museo pieno di scene orride sui massacri di sikh da parte dei mughal. Capisco perché i fedeli sikh portano un pugnale alla cintola.
Ma la vera chicca del Golden Temple é la mensa funzionante 24 ore su 24 che sfama qualcosa come 30 mila persone al giorno! Sono rimasta stupefatta dalla logistica. Incredibile. Una macchina della ristorazione perfetta, una catena di montaggio dell'ospitalitá che si fonda solo sul volontariato. Ci sono quelli che lavano e asciugano i piatti di metallo, quelli che imburrano i ciapati che escono da una macchina che impasta, taglia e cuoce, i cuochi che cucinano il dal, la zuppa di lenticchie, poi quelli che servono le vivande. Ci si siede per terra su tappettini in file di 70-80 persone in uno stanzone. Dopo mezzora le gente esce e lascia al posto a quelli in fila fuori. Una macchina elettrica pulisce il pavimento. Giorno e notte, sette giorni su sette. Mai visto una cosa del genere.

Nessun commento: