Vacanze Italiane


Dopo un anno e mezzo di assenza sono tornata in Italia per la settimana di Ferragosto. Questa è la cronistoria dello shock culturale.

12 agosto – Malpensa. Arrivo tra un nugolo di neo spose indiane con i braccialetti tintinnanti e rattrappiti contadini dell’Haryana in babbucce dorate. Al ritiro dei bagagli ci sono cassette pieni di manghi profumati. E’ quasi mezzogiorno. L’aeroporto, ormai orfano di Alitalia, è deserto dentro e fuori. Un sole lancinante e folate di aria calda mi accolgono. Il cielo è come quello dei Tropici. Ma sono arrivata in Padania o a Mikonos?

13 agosto - Milano. Come per magia non c’è neppure un graffito sui muri del centro di Milano. Effetto Moratti, mi dicono. In piazza Duomo ci sono delle biciclette gialle da affittare, ma per pagare bisogna rivolgersi all’ATM. Cerco un bancomat, forse si pagherà con la carta. Una coppia di turisti francesi poi mi spiega che ATM sta per Azienda Trasporti Milano e non è una “atm machine”. Dimentico la figuraccia e prendo un tram, quelli senza aria condizionata, per andare verso viale Certosa. Non ricordo nulla di Milano, ma mi ritrovo per caso davanti a un mega centro commerciale nuovo di zecca. Decido di comprarmi un telefonino. Scoprirò dopo qualche giorno che i cellulari sono l’unico bene che va come il pane nonostante la crisi e che le vendite sono triplicate. Ho fatto quindi la mia parte.

14 agosto - Il telefonino è un Nokia 5800 “XpressMusic”, una delle ultime meraviglie tecnologiche, anche se le batterie durano nemmeno un’ora…. Il dramma è l’attivazione della scheda TIM che mi è stata data in omaggio. Per uno che piomba in Italia, diciamo dopo cinque o sei anni e che si è perso tutte le puntate precedenti, è veramente come arrivare dalla luna. A forza di pubblicità, pare che anche gli ultranovantenni nelle case di riposo sappiano cosa è il Wap Tim. Purtroppo io no. Al 119 della Tim parlano troppo veloce e con termini a me incomprensibili. “Guardi non capisco nulla di quello che mi dice, io vorrei solo navigare in internet dal mio telefono” ho detto ormai disperata a una gentile signorina che senza prendere fiato replica: “allora le attivo la promozione Alice-tim-wik-diecigigabait-solo-due euro-alla settimana-ma-se-non-la vuole più-lo deve-dire-perché-vengono-prelevate-automaticamente”. Mi ricordo che nei call center indiani si insegna a come velocizzare al massimo le telefonate con il cliente. Beh, anche i call center Tim (ammesso che siano in Italia e non in Romania) non c’è poi male.

15 Agosto – Ceres, 40 km da Torino, valle di Lanzo. Il fiume Stura è di un azzurro color stoviglia, mi viene da dire citando il compaesano Gozzano. Mi viene perfino voglia di buttarmi dentro, ma le acque che arrivano dal ghiacciaio non-mi-ricordo-quale, sono ancora ancora più fredde di quelle del Gange. Ma sono ottime per le trote. Sono nel buen retiro estivo dei torinesi. Quintessenza della piemontesità unita alla bonaria rozzezza dei montanari che scrivono “vendesi tomma”. Qui non sanno manco cosa sia l’internet. Non c’è bisogno di scappare sull’Himalaya, basta mezzora a nord di Torino per uscire dal mondo. A Ferragosto, la festa dell’Assunta, fanno un falò enorme sulla piazza del Paese davanti alla bella chiesa barocca color panna e nocciola. Bruciano una catasta di legno, mentre due coppie di giovani, i “priori”, ballano un valzer in tondo al suono della banda del paese. Se le fiamme arrivano a bruciare dei nastri colorati issati sopra un altissimo tronco e intrecciati di rami di ginepro, è destino che si sposino. E dopo ci stupiamo che in India si accoppiano a seconda dello zodiaco! Dopo il falò, mentre mi bevevo un bianchetto nel bar della piazza, vengo approcciata da un romeno che mi scambia per un’immigrata straniera. “Non ti ho mai vista qui, anche tu vieni da fuori, io sono solo, perché non facciamo due chiacchiere?”.

16 Agosto – Bracchiello (tre km da Ceres). I miei genitori invitano un po’ di amici per l’aperitivo nella loro baita ristrutturata. Si prende l’Aperol con il ghiaccio e una fetta di limone. Dopo mezz’ora scappo in bagno dove ci starò per tutta la giornata. A salvarmi sono delle pillole al carbone (non scherzo, era carbone puro, macchiava anche di nero) che il medico aveva consigliato a mio padre quando era venuto a New Delhi per evitare il famigerato “delhi belly”, il mal di pancia che colpisce quasi tutti gli stranieri appena arrivati in India.

17 Agosto – Da quando sono arrivata non ho ancora visto una nuvola. C’è un cielo da cartolina e alle sette di sera il sole cuoce ancora le rocce. Sulla montagna di fronte ci sono delle chiazze bianche. Sono nevai superstiti. Mi dicono che nessuno in paese si ricorda delle nevicate così abbondanti come quelle dello scorso inverno. Metri e metri di neve. Parte dei boschi sono stati distrutti dalle slavine. Decido di andare a toccare la neve a Pian della Mussa, in cima alla vallata dove nasce la Stura. E’ stranissimo, di solito a Ferragosto, qui ci sono i prati in fiore. Invece c’era un nevaio grande come due o tre campi da calcio che si stava sciogliendo sotto il sole torrido. Un tizio, in costume e con i bastoncini da sci, era nel bel mezzo della distesa bianca a prendere il sole.

18 Agosto – Mi è venuta voglia di andare al mare. Da Milano a Bologna prendo la Freccia Rossa, un’ora di viaggio senza fermate per la modica somma di 40 euro. E’ la mia prima volta con l’alta velocità italiana. Nei braccioli dei sedili c’è anche la presa elettrica per caricare il telefonino...visto che le batterie durano cosi poco. Mi chiedo però chi se lo può permettere e soprattutto che fine hanno fatto i treni per i pendolari.

19 Agosto – Milano Marittima – Non pensavo ci fosse ancora la prova del look come negli Anni Ottanta della Milano da bere. Nel buen retiro estivo dei milanesi c’è il solito via vai di bonazze, calciatori e lei-non-sa-chi-sono-io. Purtroppo io ho scoperto la costa romagnola solo tardi quando ormai ero espatriata. Come tutti i piemontesi si andava piuttosto nella sobria e molto meno godereccia Liguria. Mi dicono che a Milano Marittima c’è il famoso Pineta Club Discoteca, locale per modaioli. Ci arrivo all’una di notte facendomi largo tra la folla. Ci sono dei locali, tipo birrerie che alla sera si trasformano. Le cubiste ballano sui tavoli, appese ai lampioni. Va di moda indossare dei Borsalini bianchi venduti dai vucumprà. L’atmosfera è giusta, ma manca qualcosa, non lo so. Mi sembra tutto un po’ finto. Davanti al Pineta ci sono degli armadi con due gambe e occhiali scuri. Basta un cenno del sopracciglio per fulminare con lo sguardo il mio accompagnatore e bloccarlo ancor prima che pensasse di mettersi in fila per l’ingresso. Ho visto che l’occhio del bodyguard si è abbassato sul suo marsupio. Bocciato. Sarà bocciato anche la sera dopo per il camiciotto a scacchi. Via libera invece per me che indosso una t-shirt con il faccione blu di Shiva e una borsa di cotone giallo con un OM costata 30 rupie (mezzo euro) comprata al mercatino di Rishikesh. Trendy, molto trendy.

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