ALLE SORGENTI GANGE/8 - Il figlio ribelle del brahmino di Gangotri

Per arrivare al tempio di Gangotri si percorre una strada fiancheggiata da guesthouse, dhaba e negozi di souvenir e barattoli di ogni tipo per contenere l’acqua. Come al solito, i pellegrini fanno prima le abluzioni rituali nel ‘’ghat’’ e poi vanno a pregare la dea Ganga. L’acqua del fiume e’ gelida qui, ma l’immersione e’ obbligatoria di solito dopo una ‘’puja’’ familiare assistita da uno dei tanti bramini presenti con i loro vassoi contenenti riso, incenso, le spezie e un’erba profumatissima che chiamano il Ganga tulsi (tulsi e’ il basilico, sacro per gli induisti).

Il tempio e’ di marmo bianco, costruito nel XVIII secolo da un generale nepalese, Amar Singh Thapala e contiene la statua della divinita’ che a ottobre, a Diwali, viene portata in un villaggio piu’ in basso dove risiedono i brahmini, i ‘’pandit’’. Ho scoperto che i quattro templi del Char Dham sono custoditi da quattro diverse caste di religiosi. A Gangotri ci sono i Semwal, che provengono da un villaggio chiamato Mukhba.
Nel pomeriggio, mentre ero seduta davanti al tempio aspettando che riaprisse dopo la ‘’pausa pranzo’’ incontro per caso un ragazzo che scopro essere uno dei discendenti della dinastia brahminica. Ci presentiamo e mi dice di essere a Gangotri per una cerimonia celebrata dal padre e dedicata appunto alla famiglia. Ma poi, prendendo le distanze dalla parentela mi dice che lui ha deciso di non seguire il mestiere del padre e che sta studiando informatica a Dehradun. ‘’Quindi si interrompe la stirpe di brahmini?’’ chiedo io allarmata. ‘’No, c’e’ mio fratello maggiore che continua’’ mi rassicura indicandomi un giovane vestito da pujaro. Poi quasi a discolparsi aggiunge: ‘’certo e’ un mestiere unico al mondo quello di fare il brahmino a Gangotri, ma io preferisco studiare inglese e materie scientifiche’’. La cerimonia consiste nelal benedizione di una sorta di tabernacolo e di una fotografia degli antenati e si conclude su ul palco ormaito di fiori davanti al tempio con una serie di canti sacri dove il padre, seduo su un trono e con al collo diverse ghirlande ‘’presenzia’’ e benedice i presenti. Il figlio ha partecioato la rituale, ma sei vedeva che era un pesce fuori d’acqua e che a malavoglia faceva le abluzioni e parteciava ai canti. Sembrava molto distratto e quasi si vergognava quando incrociava lo sguardo del padre, che chissa’ quale delusione deve avere provato quando ha saputo che il suo ragazzo preferiva la matematica al salmodiare versi in sanscrito in onore della mata Ganga.

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