Gran Canaria, lo smaltimento della balena

Gran Canaria, 6 febbraio 2021

   Il quotidiano La Provincia, uno dei giornali di Gran Canaria, venerdì scorso ha pubblicato una foto di una carcassa di balena di 14 metri trasportata in autostrada con la scorta della polizia. Il cetaceo, in avanzato stato di decomposizione, era stato avvistato da un traghetto vicino al porto di Las Palmas e trainato a riva dalla Guardia Costiera in quanto rappresentava un pericolo per la navigazione. Poi in una non facile operazione dato il suo peso, 22 tonnellate, era stato sollevato da una gru speciale e caricato su un grande camion. Destinazione: la discarica di Juan Grande, nel sud di Gran Canaria, dove la carcassa è stata smaltita dopo la necropsia effettuata dai veterinari dell’Università di Las Palmas. 
Foto tratta da La Provincia del 4 febbraio 2022

   Nel trattare la notizia, il giornale si concentra in particolare sul trasporto eccezionale di un carico speciale, sull’operazione ben riuscita grazie allo sforzo e alla collaborazione di diverse entità, dai sub che hanno imbragato il mammifero alla ditta di grandi trasporti che ha messo a disposizione lo speciale cassone “per non perdere i pezzi per strada”. Informa anche il cetaceo morto ha ritardato il viaggio di prova del nuovo idrovolante che dovrebbe collegare Gran Canaria e Tenerife. 
   Il decesso del ‘rorcual’ (nome spagnolo per la balenottera comune), una specie ‘vulnerabile’, le cui cause sono ancora da accertare (per questo la necroscopia), passa quasi in secondo piano. Eppure lo spiaggiamento o il ritrovamento di un cetaceo morto dovrebbe far scattare un campanello di allarme sulla eccessiva antropizzazione dei mari. 
   Nell’arcipelago delle Canarie si possono avvistare circa 30 specie di cetacei, tra quelli di passaggio e quelli stanziali. È un habitat molto importante grazie alla presenza di fosse marine e canyon sottomarini. Tant’è che nel 2004 il governo spagnolo ha deciso una moratoria sull’uso dei sonar dei sottomarini durante le esercitazioni militari. Alcuni ricercatori ritengono che i segnali sonar (acronimo per Sound Navigation and Ranging) siano devastanti per l’udito e l’orientamento delle balene costringendole a immersioni o emersioni troppo rapide che causano loro danni agli organi interni. Agli inizi del 2000 numerose balene furono trovate morte sulle spiagge delle Canarie. Ben 14 cetacei della specie “zifio” si spiaggiarono a Fuerteventura in coincidenza con delle manovre militari. Lo zifio è un cetaceo con il ‘becco’ che si immerge in grandi profondità per molto tempo, e per questo è ancora poco studiato. La legge anti sonar avrebbe ridotto i decessi di balene, ma non basta. Da tempo si parla di creare una “vera” riserva marina alle Canarie, dove sia esclusa tutta la navigazione e qualsiasi attività umana, per proteggere balene, delfini, testuggini e quello che rimane della fauna marina. La proposta riguarda in particolare l’isola di Hierro, rimasta ancora ‘vergine’ e non toccata dal turismo. 
   Intanto lo smaltimento della balenottera mi fa venire in mente alcune pagine di un recente libro dell’esperta australiana Rebecca Giggs, “LRegine dell’Abisso”. L’autrice commenta lo spiaggiamento e l’agonia di una megattera, e di come il suo grasso sia contaminato a causa dell’inquinamento marino, dei metalli pesanti e composti inorganici, come pesticidi e fertilizzanti. “Il corpo di una balena è un concentratore di queste sostanze chimiche, sia perché i cetacei vivono a lungo, sia perché molte specie accumulano una zavorra tossica dagli organismi che consumano”. Come scrive la Giggs, quindi la balena finisce tra i rifiuti essendo essa stessa un rifiuto. Cosa c’è di più straziante?

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