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STORIE DI VELA/Canarie, la mia ancora e la 'desertificazione' dei fondali

La Seba canaria, come la Posidonia in Mediterranei, è vitale per l'ecosistema marino  

Baia di Santa Agueda (Gran Canaria), 25 febbraio 2023 

    Da un po’ di giorni mi ossessiona il pensiero che l’ancora della mia barca a vela Maneki rischia di distruggere una pianta marina autoctona, che si chiama Cymodocea nodosa e che è preziosissima per l’ecosistema. Ammetto la mia ignoranza in materia, quindi vado a tentoni. Innanzitutto non è una alga, ma una ‘pianta’ dotata di foglie, radici, fusto, polline, proprio come le sue sorelle in terraferma. Alle Canarie queste "praterie verdi" le chiamano ‘sebadales’, e sono l’equivalente delle preziose distese di Posidonia diffuse nel Mediterraneo.
Una pattuglia del Servicio de vigilancia y protection de las zonas ZEC (foto Maria Grazia Coggiola) 

   Perché sono importanti per l’ambiente? Oltre che produrre ossigeno grazie alla fotosintesi clorofilliana, servono da rifugio a tantissimi pesci e mammiferi, dai cavallucci marini alle testuggini. Il loro habitat e' il fondale sabbioso dai 5 ai 20 metri di profondita’, proprio quello preferito dalle barche per l'ancoraggio. L’ancora e soprattutto la catena che tiene ferma la barca ‘raschia’ il fondo e lo desertifica.

   Le sebadales sono diffuse in tutte le isole Canarie (eccetto Hierro e La Palma), ma la loro presenza si è drasticamente ridotta a causa della costruzione di infrastrutture, dell’inquinamento marino, della pesca a strascico e molto probabilmente anche delle numerose barche a vela alla fonda. Data l’importanza economica e ambientale, il governo canario ha avviato un progetto di monitoraggio e ripopolamento delle sebadales nelle zone Zone a Conservazione Speciale (ZEC), che sono le coste protette dell’arcipelago. La Seba canaria inoltre è stata inserita dal governo Madrid nella lista nazionale delle specie protette e a rischio di estinzione.

Cymodocea nodosa (Sebadales)  

   Non so come funziona la ‘restauracion'’, ma il controllo funziona. Qualche giorno fa un battello della pattuglia del Servicio de vigilancia y protection de las zonas ZEC si è avvicinato alla mia barca e mi ha informato che avevo ancorato sopra una prateria. Mi trovavo nella baia della ‘cementera’ (puerto Santa Agueda) nel sud di Gran Canaria. In effetti diverse foglie fresche ‘galleggiavano’ intorno, segno che erano state appena spezzate. Mi hanno poi indicato una app governativa (Normap) dove c’è una “mappa” delle sebadales in tutto l’arcipelago. Ovviamente mi sono immediatamente spostata dal fondale ‘verde’, e adesso faccio più attenzione a dove getto la mia ancora.

LA FOTO - Canarie, non solo blu', giorno di calima a Mogan

 Mogan (Gran Canaria), 20 febbraio 2023

Stamane mi sono svegliata cosi' in questo cielo lattescente che il "calima", il vento dall'est, soprattutto in questo mese, porta sulle isole piu' orientali delle Canarie. La foto e' scattata davanti al porticciolo di Mogan dove sono ancorata con la mia barca a vela Maneki.


Canarie a vela/Ho avvistato un barcone usato dai migranti

Gran Canaria, 14 febbraio 2023
   In questi giorni nell’arcipelago delle Canarie spira il ‘calima’, il vento dall’Est che porta la sabbia dall’Africa e riduce la visibilità. È il vento che fa sbarcare sulle spiagge delle famose isole spagnole decine di migranti in fuga dall’Africa subsahariana. La cosiddetta ‘rotta Canaria’ è una delle più pericolose perché significa attraversare centinaia di chilometri di oceano Atlantico dal Marocco o dalla Mauritania in un punto con forti corrente e vento. Viaggi della speranza che si trasformano in tragedie del mare spesso invisibili. Secondo statistiche di una ong circa 6 migranti al giorno in media muoiono nel viaggio della speranza dalle coste nord africane alla Spagna.
Interno di una 'patera' nel porto di Arguineguin (Gran Canaria)


 Ieri mi è capitato di vedere da vicino una delle imbarcazioni con cui i migranti arrivano alle Canarie. Era vuota, forse perché abbandonata dopo lo sbarco oppure, ma non voglio pensarlo, perché i suoi occupanti sono finiti in mare. È successo in piena notte a circa 10 miglia nautiche (18 km circa) dalla costa meridionale di Gran Canaria. Con la mia barca a vela Maneki avevo appena attraversato lo stretto tra Tenerife e Gran Canaria e dato che il vento era cessato (succede sempre cosi quando si arriva davanti alla costa meridionale di Gran Canaria) ero praticamente alla deriva. Alla radio VHF (canale 16) sento un messaggio della radio di Las Palmas rivolto a un ‘sailing vessel’ in una certa posizione. Controllo il GPS e mi accorgo che sono proprio io. Rispondo immediatamente, con una certa apprensione perché non capita tutti i giorni, e mi chiedono di identificarmi e poi di stare in stand by sul canale 74. Dopo pochi secondi sento un operatore che mi chiama “Maneki, Maneki, here Las Palmas, Las Palmas. Do you read me? Over”. Rispondo e la voce maschile in perfetto inglese mi chiede di “identificare un target che secondo il radar si trova a 1.5 miglia nautiche a Ovest della mia posizione”. Guardo fuori, ma la visibilità è molto bassa, a causa del calima, praticamente nebbia. Non vedo nulla, dico. Allora mi chiede se posso cooperare con loro e recarmi sul “target”. Mi chiede di annotare le coordinate e di far sapere appena vedo qualcosa. 
   Ecco che alle 4 di notte, quando già sognavo di ancorare in qualche baietta tranquilla e levarmi gli abiti inzuppati per la traversata da Tenerife, mi trasformo in soccorritrice. Con una certa apprensione perché non è ben chiaro cosa sia il “target”. Inoltre la vedo un po’ difficile da sola timonare, controllare il gps e soprattutto scrutare le acque scure alla cerca di qualcosa di non ben definito. Il mare è calmo, ma ripeto è coperto da una densa coltre di vapore. Mi avvicino di mezzo miglio procedendo un po’ a zig zag. “Las Palmas, Las Palmas, here Maneki, Maneki, I do not see anything, what do you think I should see?” domando con il terrore che mi chiedano di avvistare un ufo o chissà cosa. Las Palmas mi dice che dal radar potrebbe essere una barca di legno usata dai migranti, ma serve una conferma visiva e poi bisogna sapere se c’è qualcuno. Insiste nonostante le mie titubanze. “It will be very helpfull if you go to check”. Okkey…replico e vado incontro al mio destino, con rassegnazione. 
   Ci metto un bel po’ a raggiungere la posizione, quando ci sono vicina, fermo la barca e vado a prua a scrutare, niente…Las Palmas mi avverte che dal loro radar risulta che sono vicina, 200 metri in direzione 330 gradi. Con le gambe che mi tremano guardo la bussola e ingrano la marcia. “Look on your starboard, on your right” dice la voce che mi segue da un schermo radar che è estremamente preciso, perché dopo pochi istanti vedo una massa nera. È un barcone di legno di 4-5 metri. Una ‘patera’, come ce ne sono tante ammassate nel porto di Arguineguin, che fa da hub per gli arrivi dei clandestini. Nella sola prima settimana di febbraio sono state 660 le persone arrivate vive a bordo di 13 “patera”. Punto la torcia, sembra vuota, da una parte è attaccata una lunga cima, mi sembra, per questo non posso avvicinarmi troppo, ho paura che si impigli nell’elica.
   Ci giro intorno due o tre volte poi chiamo Las Palmas e confermo, non ci sono persone a bordo. È quello che volevano sapere, poco dopo sul canale 16 lanceranno un ‘securite’ securite’’ un avvertimento per i naviganti dove si dice che una barca di legno di 4 metri è alla deriva in quel tratto di mare. Un messaggio che purtroppo sente molto spesso quando navigo. Mi vengono i brividi a pensare che navigando poco prima avrei potuto urtare la patera e probabilmente affondare. Ma non è solo questo pensiero che mi fa rabbrividire. I migranti dove sono? Nelle fosse comuni in fondo al mare? Spero siano in salvo da qualche parte o che siano stati soccorsi dalla Guardia Costiera spagnola come è capitato in questi giorni, mi sembra ancora di avvertire la loro presenza, la loro disperazione in quel mare di pece.

Canarie, il fronte sud della Nato

La Gomera, 4 luglio 2022

   Da paradiso della vacanza a fronte meridionale della Nato. Basta un attimo e ti ritrovi una trincea in spiaggia o un obice sotto l’ombrellone. Le isole Canarie sono a migliaia di chilometri dalla guerra in Ucraina, in teoria più che al sicuro dalle minacce nucleari dello zar Putin e dai suoi ricatti sul gas. Invece no.
   Dopo l’ultimo summit Nato di Madrid, che ha definito la strategia dell’alleanza per il prossimi 10 anni, le Canarie sono diventate strategiche per la difesa europea. L’arcipelago spagnolo, meta invernale dei pensionati, si è ritrovato suo malgrado a essere l’ultimo baluardo meridionale contro ‘i cattivi’ nel continente africano.

   Nello “Strategic Concept” 2022, il documento della Alleanza Atlantica sottoscritto la scorsa settimana, si elencano i “nemici” dai 30 Paesi membri: al primo posto ovviamente la Russia, quindi la Cina, il terrorismo, i pirati informatici e poi anche una serie di minacce che provengono da Medio Oriente, Africa settentrionale e regione del Sahel. Minacce che sono li’ da anni, ma la Nato sembra ricordarsene solo ora.
   Ecco il passaggio al punto 11: “Conflict, fragility and instability in Africa and Middle East directly affect our security and the security of our partners. Nato’s southern neighbourhood, particularly Middle East, North Africa and Sahel regions, face interconnected security, demographic, economic and political challenges. These are aggravated by the impact of climate change, fragile institutions, health emergencies and food insecurity. This situation provides fertile ground for the proliferation of non-state armed groups, including terrorist organizations. It also enables destabilizing and coercive interference by strategic competitors”. Con l’ultima frase penso si intenda la presenza russa e cinese in Africa.
   L’apertura del ‘fronte sud’ pare sia stato un successo diplomatico della Spagna, che ospitava il vertice. Il cruccio di Madrid e' rappresentato dalle due enclaves nello stretto di Gibilterra, Ceuta e Melilla, gli unici due territori europei sul continente africano, che sono rivendicate dal Marocco. Nelle sue ambizioni di "grande Marocco" in teoria sono rivendicate anche le Canarie. Non entro nella contesa, perché come in tutte le rivendicazioni territoriali, ci sono complesse ragioni storiche e soprattutto e conomiche (se ne sta occupando il diplomatico italo svizzero Staffan De Mistura, ex mediatore dei maro' in India e ora inviato Onu per il Sahara occidentale). Pero’ questi due avamposti esistono e possono essere un “casus belli” perché (come sull’altra sponda la colonia di Gibilterra) presidiano una delle vie marittime più’ trafficate e ricche del mondo.
   Il Marocco, guarda caso, non è stato invitato a Madrid. La Nato ha preferito come nuovo amico la Mauritania, oltre alla fedelissima Giordania.
   Da alcuni anni Spagna e Marocco sono ai ferri corti sull’annosa questione del Sahara Occidentale. Si tratta del territorio conteso tra Marocco e Mauritania fin dal 1975 in seguito alla decolonizzazione. Il governo di Rabat ne occupa meta’, c’è un muro lungo 2 mila km, mentre un terzo appartiene ai Saharawi, che in teoria sarebbero i legittimi proprietari se si applica il principio della autodeterminazione dei popoli. La guerra tra il Fronte Polisario (che rappresenta i saharawi) e il Marocco si è conclusa nel 1988 con la mediazione Onu che ci ha mandato i caschi blu (Minurso, Missione dell’Onu per il referendum nel Sahara Occidentale). Come è capitato in altre parti del mondo (Kashmir, conteso tra India e Pakistan) il referendum per stabilire il diritto all’autodeterminazione non è mai stato fatto. Le nazioni occidentali, compresa la Spagna, hanno sempre sostenuto il Marocco legittimando la sua sovranita’ sulla parte occupata di Sahara.
   Nel 2020 pero’ sono scoppiate delle proteste nel sud-ovest al confine con la Mauritania, l’esercito marocchino e' intervenuto e si e' rotta la tregua che durava da 30 anni. E' scoppiata di nuovo la guerra civile, nel disinteresse delle potenze occidentali che erano alle prese con l’emergenza sanitaria.
Da allora migliaia di disperati, in fuga dalle violenze, tentano di raggiungere le Canarie su imbarcazioni di fortuna, gli scafisti si arricchiscono, le autorita’ canarie non sono preparate all’aumento degli sbarchi (vedi lo scandalo del molo di Arguineguin, a Gran Canaria, dove due mila profughi sono rimasti ammassati in condizioni disumane per alcune settimane). Ne ho parlato in un post qui
    La Spagna accusa il Marocco di ‘complicita’” nel non fermare l’ondata migratoria e di usare i profughi come ‘arma’ di ricatto per ottenere il riconoscimento alle sue pretese territoriali. Le tensioni si sono poi acuite nell’aprile 2021 quando il leader del Fronte Polisario viene ricoverato in un ospedale spagnolo per il Covid.
   Negli ultimi tre anni migliaia di africani sono sbarcati alle Canarie, e moltissimi hanno perso la vita nel lungo viaggio attraverso l’oceano. Ancora oggi, ogni giorno, ci sono avvistamenti di barconi pieni di migranti. Per via delle restrizioni del Covid e della sospensione dei rimpatri centinaia di loro sono bloccati nei campi di accoglienza a Tenerife e Gran Canaria. Le associazioni umanitarie accusano la polizia spagnola di feroci repressioni e di arrestare tutti coloro che sono sospettati anche minimamente di traffico di esseri umani.
   L’incandescente situazione, del tutto ignorata dai media a causa della pandemia, ha portato nello scorso aprile a un accordo tra Spagna e Marocco in cui Madrid riconosce il “piano di autonomia” marocchino per il Sahara Occidentale. Quindi si sono riaperte le frontiere sud della “fortezza Europa” a Ceuta e Melilla con la garanzia di Rabat di bloccare i migranti clandestini che vogliono entrare nel territorio della Ue.
   L’accordo “ha funzionato” come dimostra il massacro di migranti di Melilla dello scorso 24 giugno. Circa 2 mila persone hanno dato l’assalto al “muro” tra Africa e Europa e sono state respinte dalle forze marocchine e spagnole. Una tragedia finita con 37 morti e centinaia di feriti calpestati nella ressa o caduti dalla recinzione. Il massacro ha sollevato molta indignazione nella Ue (pura ipocrisia secondo molti osservatori) e anche una denuncia dell’Onu.
    I flussi migratori sono i ‘carrarmati’ che la Nato dovra’ combattere sul suo fronte Sud.

LA FOTO/Il nemico e i comunisti delle Canarie

Las Palmas (Gran Canaria), 3 aprile 2022

   Facendo jogging mattuttino sul lungomare di Las Palmas, dove mi trovo ora con la mia barca Maneki, mi sono imbattuta in questo graffito sibillino che tradotta dallo spagnolo fa 'il nemico sta qui, comunisti di merda". Che significa? Mi sono chiesta e da qui e' iniziata una sorta di esegesi della scritta con bomboletta di vernice rossa. Se contestualizzata con l'invasione russa in Ucraina, potrebbe essere un'indicazione per Putin (comunista?) a non prendersela con i poveri ucraini ma con l'Occidente ('il nemico sta qui'). Pero' l'appellativo fecale non denota una certa simpatia per i 'comunisti'. 
   Non e' chiaro inoltre se il graffito e' stato fatto prima o dopo lo scoppio della guerra. Altra ipotesi, nel caso in cui sia precedente alla crisi ucraina, e' che l'anonimo autore se la prenda con la sinistra spagnola che e' al governo sia a Madrid che nel governo autonomo delle isole Canarie. Il premier spagnolo Pedro Sanchez e il presidente canario Angel Victor Torres sono entrambi socialisti, Psoe (Partido Socialista Obrero Espanol) e potrebbero in sensu lato essere definiti 'comunisti'. Ma chi sarebbe "el nemigo" dei comunisti? Forse le piattaforme petrolifere, che si vedono sullo sfondo, destinate al mercato africano? 
 
   Oppure altra chiave di lettura, potrebbe significare che l'avversario da combattere sono gli stessi comunisti che si annidano nelle ricche Canarie. Per curiosita' sono andata a vedere i risultati elettorali del partito comunista canario. Esiste un Partido Comunista del Pueblo Canario  (PCPC), che si proclama marxista leninista e che rivendica il sovranismo, quindi comunisti "autentici", ma nelle ultime elezioni del governo autonomo delle Canarie ha ottenuto 1.066 voti (0,12%). E' dal 1995 che non riesce a ottenere uno scranno in Parlamento.  Quindi? Getto lo spugna e mi riprometto di chiedere il parere di un esperto di politica canaria.     



Canarie/ E' appena passata la tempesta Celia

 Gran Canaria, 14 Marzo 2022

"Passata e' la tempesta:

Odo augelli far festa, e la gallina

Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno..."

Giacomo Leopardi, La Quiete dopo la Tempesta. 1829

   Oggi le isole Canarie erano in allerta per il passaggio della tempesta Celia, che ha colpito anche la Spagna. Nel pomeriggio le autorita' dell'arcipelago spagnolo hanno chiuso le scuole per precauzione. Il maltempo ha portato pioggia nel versante settentrionale e raffiche di vento sulle cime montagnose fino a 90 chilometri orari.

Anfi del Mar (Gran Canaria)

   La 'borrasca' ha interessato

Anfi del Mar (Gran Canaria), ancoraggio
 anche il versante meridionale, quello sottovento dove si concentra l'industria turistica. Dopo che l'agenzia meteo Aemet ha emesso l'allerta per vento e forte mareggiata, ho cercato un riparo per la mia barca a vela Maneki. Ho ancorato, con 40 metri di catena (a una profondita' di 8 metri) nella baia di Anfi del Mar, una spiaggia da cartolina per via della sabbia bianca, ovviamente 'importata" che le da' un tocco caraibico.  Insieme ad altri 4 velieri ho ancorato davanti ai grandi hotel costruiti a picco sulla scogliera. Una buona schermatura dal forte vento da Nord/Nord-Ovest che era previsto, come si vede da questo screenshot di Windy.com, uno dei siti di previsioni meteo piu' usato dai velisti. 
Da Windy.com

Nonostante cio' a partire dalla notte e per tutta la giornata ci sono state violente raffiche fino a 35-40 nodi che ogni volta facevano volteggiare gli scafi come in un valzer viennese. Per fortuna non si e' sollevata onda in quanto il vento tirava da terra, il che significava anche meno pericoli di finire sulle rocce in caso di poca tenuta dell'ancora. La mia ancora ha tenuto bene, ovviamente sono stata in allerta parte della notte e tutto il giorno a controllare che non arasse sul fondo.

   In teoria l'allerta meteo continua anche in serata, ma gia' a partire dal tramonto, le raffiche sono calate. In cielo e' comparso un fronte freddo e l'aria si e' fatta molto tersa come dimostra questa foto scattata al calar del sole dalla mia barca. 


RIFLESSIONI / Guerra, pandemia, guerra, pandemia (REPEAT)

"Sentinella, a che punto e' la notte? Sentinella, a che punto e' la notte? La Sentinella risponde: 'Vien la mattina, poi anche la notte. Se volete interrogare, interrogate pure, ritornate, venite". 
ISAIA 21,11-12. 

Gran Canaria, 3 marzo 2022
    Quasi due anni fa scattava il primo lockdown, il "confinamiento" anti Covid,   come lo chiamano gli spagnoli. Ero a Gran Canaria, come ora, esattamente nel porticciolo di Pasito Blanco, sulla costa meridionale, sulla mia barca a vela Maneki ferma alla fonda. 
Un tratto del sentiero verso Arguineguin 

   Come in Italia la polizia spagnola, la Guardia Civil, faceva molti controlli, quindi mi ritrovavo a giocare a nascondino con le forze dell'ordine quando volevo fare una camminata. Come molte persone in Italia, bloccate in casa, anche io mi sono inventata dei percorsi "segreti" dove poter passeggiare al riparo dei controlli delle pattuglie. Il desiderio di sgranchirsi le gambe era ancora piu' forte per il fatto di essere sempre in barca, in spazi ristretti e per di piu' con costante dondolio. 
   Di solito percorrevo una strada sterrata da Pasito Blanco al porticciolo peschereccio di Arguineguin, circa 7 km un po' sentiero e un po' strada provinciale, la GC500 per l'esattezza, che attraversa un paesaggio lunare, completamente desertico, puntellato qua e la' da scogliere e spiagge di sabbia nera.  Arguineguin, per la cronaca, era di recente salito alla ribalta per essere la "Calais delle Canarie",  punto di raccolta di migliaia di migranti maghrebini ammassati sul molo. 
   Come nel resto della parte meridionale dell'isola, dove piove in media sei giorni all'anno, ci sono solo rovi secchi e spinosi di euforbia e qualche masso isolato. Davvero poco per nascondersi se capita di avvistare la polizia. 
   Dopo due anni ho rifatto oggi lo stesso sentiero. Non mi devo piu' nascondere o girare sui miei tacchi improvvisamente quando vedo la polizia che in questo paesaggio cosi' brullo riuscivaa individuare facilmente chiunque si trovasse fuori di casa. E' completamente diverso. Ci sono molti vacanzieri, in camper o furgone, una fila di tende da campeggio in spiaggia, sciami di ciclisti sulla strada provinciale e altre persone che camminano come me o che portano a passeggio il cane. 
Campeggiatori vicino a Arguineguin

Pero penso a chi oggi in queto momenti percorre una stessa strada in una citta' dell'Ucraina e si deve nascondere non dalla Guardia Civil come due anni fa o perche' non ha la mascherina obbligatoria o il gren pass. Si deve nascondere dai bombardamenti, dai colpi di mortaio, dai cecchini, dalle violenze di una guerra 'vera' non chirurgica come sembrava che fossero diventati i conflitti armati. Perche; come ci insegnano,  la storia e' fatta di pandemie e di guerra, di guerre e pandemia....adesso e' finita (almeno sembra) la pandemia ed e' iniziata la guerra, Queste erano le mie considereaziooni mentre dopo due anni ripercorrevo la strada della "paura" tra Pasito Blanco e Arguineguin.   

Gran Canaria, lo smaltimento della balena

Gran Canaria, 6 febbraio 2021

   Il quotidiano La Provincia, uno dei giornali di Gran Canaria, venerdì scorso ha pubblicato una foto di una carcassa di balena di 14 metri trasportata in autostrada con la scorta della polizia. Il cetaceo, in avanzato stato di decomposizione, era stato avvistato da un traghetto vicino al porto di Las Palmas e trainato a riva dalla Guardia Costiera in quanto rappresentava un pericolo per la navigazione. Poi in una non facile operazione dato il suo peso, 22 tonnellate, era stato sollevato da una gru speciale e caricato su un grande camion. Destinazione: la discarica di Juan Grande, nel sud di Gran Canaria, dove la carcassa è stata smaltita dopo la necropsia effettuata dai veterinari dell’Università di Las Palmas. 
Foto tratta da La Provincia del 4 febbraio 2022

   Nel trattare la notizia, il giornale si concentra in particolare sul trasporto eccezionale di un carico speciale, sull’operazione ben riuscita grazie allo sforzo e alla collaborazione di diverse entità, dai sub che hanno imbragato il mammifero alla ditta di grandi trasporti che ha messo a disposizione lo speciale cassone “per non perdere i pezzi per strada”. Informa anche il cetaceo morto ha ritardato il viaggio di prova del nuovo idrovolante che dovrebbe collegare Gran Canaria e Tenerife. 
   Il decesso del ‘rorcual’ (nome spagnolo per la balenottera comune), una specie ‘vulnerabile’, le cui cause sono ancora da accertare (per questo la necroscopia), passa quasi in secondo piano. Eppure lo spiaggiamento o il ritrovamento di un cetaceo morto dovrebbe far scattare un campanello di allarme sulla eccessiva antropizzazione dei mari. 
   Nell’arcipelago delle Canarie si possono avvistare circa 30 specie di cetacei, tra quelli di passaggio e quelli stanziali. È un habitat molto importante grazie alla presenza di fosse marine e canyon sottomarini. Tant’è che nel 2004 il governo spagnolo ha deciso una moratoria sull’uso dei sonar dei sottomarini durante le esercitazioni militari. Alcuni ricercatori ritengono che i segnali sonar (acronimo per Sound Navigation and Ranging) siano devastanti per l’udito e l’orientamento delle balene costringendole a immersioni o emersioni troppo rapide che causano loro danni agli organi interni. Agli inizi del 2000 numerose balene furono trovate morte sulle spiagge delle Canarie. Ben 14 cetacei della specie “zifio” si spiaggiarono a Fuerteventura in coincidenza con delle manovre militari. Lo zifio è un cetaceo con il ‘becco’ che si immerge in grandi profondità per molto tempo, e per questo è ancora poco studiato. La legge anti sonar avrebbe ridotto i decessi di balene, ma non basta. Da tempo si parla di creare una “vera” riserva marina alle Canarie, dove sia esclusa tutta la navigazione e qualsiasi attività umana, per proteggere balene, delfini, testuggini e quello che rimane della fauna marina. La proposta riguarda in particolare l’isola di Hierro, rimasta ancora ‘vergine’ e non toccata dal turismo. 
   Intanto lo smaltimento della balenottera mi fa venire in mente alcune pagine di un recente libro dell’esperta australiana Rebecca Giggs, “LRegine dell’Abisso”. L’autrice commenta lo spiaggiamento e l’agonia di una megattera, e di come il suo grasso sia contaminato a causa dell’inquinamento marino, dei metalli pesanti e composti inorganici, come pesticidi e fertilizzanti. “Il corpo di una balena è un concentratore di queste sostanze chimiche, sia perché i cetacei vivono a lungo, sia perché molte specie accumulano una zavorra tossica dagli organismi che consumano”. Come scrive la Giggs, quindi la balena finisce tra i rifiuti essendo essa stessa un rifiuto. Cosa c’è di più straziante?

VELA/Traversata da Gran Canaria a Madera

Isola di Madera (Portogallo), mercoledi' 7 aprile 2021

   Questa e' la cronistoria del mio viaggio da Las Palmas (Gran Canaria) all'isola di Madeira (Portogallo) su una barca a vela di 12 metri appartenente a uno skipper britannico, Robert Coates, che sta tornando a casa dopo aver passato l'inverno alle Canarie. Con me come equipaggio c'era anche Damian, uno spagnolo aspirante velista.
La traversata e' stata di circa 290 miglia nautiche ed e' durata 62 ore, in condizioni meteo molto favorevoli e senza nessun problema di rilievo. Si puo' dire che e' stata una rilassante crociera pasquale nell'oceano Atlantico.


Las Palmas (Gran Canaria), sabato 3 aprile 2012 - Aspettando l'esito del test Covid
    Per il periodo pasquale le autorita' delle Canarie hanno imposto diverse restrizioni alla circolazione delle persone per evitare i contagi di Covid-19, tra cui il divieto di spostarsi da un'isola all'altra e il coprifuoco notturno a partire dalle 22. Ma il lungo mare del Las Canteras e' affollato come non mai di famiglie, coppie e giovani che praticano sport oppure occupati nel classico 'struscio' del sabato pomeriggio. Se non e' per le mascherine che tutti indossano, si puo' quasi dimenticare che siamo nel mezzo di una pandemia globale.


   La nostra barca, una Halberg Rassy 39, una 'signora' dei mari, che ha vinto anche diverse regate nel canale della Manica, e' ormeggiata al Muelle Deportivo, la enorme marina di Las Palmas, una distesa infinita di alberi e sartie con bandiere di tutto il mondo. Il pontile che ci hanno asssegnato e' il 'T', quello piu' lontano dai bagni e dai negozi. Il capitano Bob ha chiesto se era possibile spostarsi in un diverso ormeggio, dato che una trappa a poppa era pure rotta, ma invano. Dall'ufficio, anche quello raggiungibile solo con una lunga camminata, gli hanno detto che era tutto occupato. Strano perche' qui e' tutto pieno solo a ottobre e novembre quando parte la regata della ARC, la famosa traversata ai Caraibi a cui partecipano circa 300 velieri in diverse sezioni competitive e non competitive. Per l'occasione i clienti abituali della marina sono costretti ad ancorare le loro barche in una baia adiacente per far posto ai regatanti.
   La partenza per Madera, o Madeira in portoghese, non e' stata fissata. Aspettiamo l'esito del test Covid molecolare (PCR lo chiamano) necessario por entrare in Portogallo. Lo abbiamo fatto ieri in una clinica privata al costo di 90 euro. E' stato abbastanza invasivo, sono tornata con una narice dolorante. Appprofitto dell'attesa per mettere a punto il 'passage planning', il piano di rotta utilizzando tutti gli strumenti e le conoscenze che ho acquisito nel mio esame di teoria RYA per diventare 'yackmaster' . Lo faccio solo per esercizio personale, perche' e' lo skipper a decidere la rotta. Bob e' un 'navigato' marinaio, ha solcato i mari di tutto il mondo compreso l'oceano del Sud, e la sua barca e' stata progettata e attrezzata per l'oceano. Per lui le 280 miglia per Madeira sono poco piu' di una passeggiata. Le previsioni inoltre indicano vento leggero e la quasi assenza degli alisei di Nord Est temporanemente interrotti da un sistema di basse pressioni.

CANARIE E COVID/ Un'altra Pasqua senza turisti

 La Palmas (Gran Canaria),  30 marzo 2021

   All'ingresso del porto di Las Palmas, provenendo da sud, sono ancorate due navi da crociera con dei vistosi disegni, tra cui delle labbrone rosse sulla prua. Sono due navi della flotta Aida, il marchio tedesco del colosso Costa, Stazionano fuori dal porto, forse  per risparmiare sull'attacco, in attesa di imbarcare clienti o semplicemente perche' non sanno che fare. Per questa Pasqua, Aida pubblicizza una crociera Covid free (con tampone) di sette giorni a prezzi stracciati nell'arcipelago delle Canarie. Un'isola al giorno senza scendere a terra. E' l'unica crociera che offre Costa per le feste di Pasqua. Gia' tanto che ci sia.

Una nave Aida ancorata fuori dal Porto di Las Palmas

Per il secondo anno consecutivo, la 'Semana Santa', come chiamano la Pasqua in spagnolo, vedra' un altro flop per l'industria turistica delle Canarie. Le restrizioni anti Covid sono un po' meno severe rispetto al resto della Spagna, proprio per favorire il turismo europeo. Basta fare il PCR entro le 72 ore dalla partenza.  Ma per tutto il periodo pasquale (fino al 9 aprile) non si puo' viaggiare da isola a isola e a Gran Canaria, Tenerife e Fuerteventura vige un coprifuoco notturno dalle 22 alle 6 del mattino.

   La curva dei contagi nell'arcipelago segue piu' o meno quella del resto dell'Europa. Ieri ci sono stati 151 contagi (quasi la meta' a Gran Canaria) e tre morti, purtroppo il trend e' stabile. Solo le isole piu' piccole come la Gomera e Hierro non hanno casi. 

   Come si puo' immaginare, l'impatto sull'economia, largamente basata sul turismo, e' devastante. Un dato per tutti: prima della pandemia le auto a noleggio erano ben 82 mila, dopo un anno si sono ridotte a 22 mila e riempiono i parcheggi degli aeroporti. Le compagnie di autonoleggio hanno preferito vendere le auto a prezzi stracciati pur di nnon avere i costi di assicurazione e parcheggio. Il parco auto a disposizione dei turisti e' tornato ai livelli del 1985. 

Lungo mare di Maspalomas deserto

    Nonostante alberghi e ristoranti siano pronti, i turisti non ci sono. Le frontiere sono aperte e piu' o meno sembra tutto normale (a parte il coprrifuoco e la chiusura di luoghi di divertimenti e di cultura). Ma non c'e' nessuno. Le Canarie, che lo scorso anno hanno battuto la strada della destinazione turistica Covid free, hanno fallito nel loro intento. Non hanno tenuto conto dei lockdown parziali in Europa e soprattutto del bando dei viaggi all'estero dei britannici, che sono gli aficionados piu' numerosi delle calde spiaggie spagnole. 

SLOW SAILING/ Da Gran Canaria a La Graciosa (approfittando di una pausa degli alisei)

Isola La Graciosa (Lanzarote), 6 giugno 2020   

    L'occasione era ghiottissima e l'ho colta al volo: una intera settimana senza gli alisei, i venti da nord-est che sono prevalenti alle Canarie e che permettono di attraversare l'oceano Atlantico. Per via di una bassa pressione sulle coste africane, il "solito" anticiclone delle Azzorre ha lasciato il posto a deboli venti da Sud-Ovest, perfetti per "salire" al Nord. I miei vicini di ancoraggio a Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) e compagni di quarantena ne hanno approfittato per tornare in Europa, io invece sono partita all'alba di martedi' 2 giugno all'esplorazione dell'arcipelago canario raggiungendo nella notte tra mercoledi e giovedi' la più' piccola delle otto isole, La Graciosa, a nord di Lanzarote.
    E' stata una navigazione facile, grazie appunto al vento portante e anche delle onde, mai più di un metro. Da Pasito Blanco a Playa Francesa (sud di La Graciosa) ho percorso 124 miglia marine (dal mio log, quindi distanza su acqua) in circa 44 ore (linea ROSSA nella mappa qui sotto). Di giorno il vento era sui 10-12 nodi, di notte purtroppo scendeva quasi a zero costringendomi quindi a lunghe e estenuanti soste. Per via dell'eccessivo rollio ho usato il motore, per circa 5 ore in totale. In particolare ho navigato a motore le ultime 10 miglia perché ero stanca e volevo arrivare all'ancoraggio. E' stato il mio viaggio più lungo da sola, e la prima volta che mi metto alla prova su una tale lunghezza. 
    Per lunghi tratti ho navigato "a farfalla" di poppa piena dopo aver tangonato il genoa. Per fortuna Maneki e' molto stabile in questa andatura e quindi il pilota reggeva benissimo la rotta anche quando il vento scendeva a 6 o 7 nodi, Avanzavo piano ma avanzavo. Il vento più sostenuto e' stato nel canale tra Gran Canaria e Fuerteventura e poi lungo la costa di Fuerteventura, ma forse soltanto perché era pomeriggio. Poi puntuale dopo il tramonto il vento si riduceva fino a sparire di notte.
   L'unico ostacolo e' stato la Zona di Separazione del Traffico tra Gran Canaria e Fuerteventura, dove passavano i cargo e che doveva essere attraversata a 90 gradi.  E l'unico rischio e' che dopo Morro Jable (Fuerteventura) non ci sono molti "porti rifugio", soltanto Playa Blanca (sud Lanzarote) a 50 miglia di distanza. Sulla costa orientale di Lanzarote non ci sono ne' porti ne' luoghi di ancoraggio, sono tutti sul versante occidentale. Quindi e' stata una navigazione tutta nella "natura", estremamente piacevole per il panorama e per la costante presenza di delfini.  In una pausa del vento ho anche fatto il bagno nelle profonde acque dell'oceano.
   Per il primo tratto sono stata 'accompagnata' da un Beneteau 50 di una coppia americana, come si vede in questo video.

   E' stato anche abbastanza facile trovare l'ancoraggio (grazie alle carte Navionics) a Playa Francesa, una grande baia che e' un popolare punto di passaggio per chi va e viene da Europa. Non mi piace ancorare di notte, soprattutto quando non conosco il posto, ma ero troppo stanca, Nella baia c'erano un veliero e un catamarano, quest'ultimo senza luce di segnalazione in testa d'albero, Ma per fortuna la luna, quasi piena, mi ha guidato al sicuro... 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 16 - E' finita!

Gran Canaria, 25 maggio 2020


   Da oggi l'intero arcipelago della Canarie passa alla fase 2, il che significa che si può navigare con barche da diporto (con limiti di equipaggio).  Dopo oltre due mesi si può quindi tornare in mare e navigare senza limitazioni geografiche. Rimane ancora in piedi lo "stato di allarme" (prorogato fino al 21 giugno) che impedisce l'ingresso delle imbarcazioni nei porti spagnoli. Ma per chi e' all'ancora come lo sono io con la mia barca Maneki e' finalmente liberta'! 
  A conclusione di questo diario pubblico questa foto, chissà' che avrebbe pensato Leonardo da Vinci, che studio' le forme del corpo umano nel celebre disegno dell'Uomo Vitruviano (1490 circa) inscritte in un cerchio (il cielo) e un quadrato (la terra) e...nel triangolo della prua.
 

COVID19/ Diario di una quarantena in barca 15 - L'inversore e i misteri della meccanica

Gran Canaria, 20 maggio 2020 

   Se c'e' una cosa che vorrei fare se rinasco e' il meccanico di motori nautici. Non so quanti giorni o addirittura settimane ho passato cercando un meccanico o aspettando che si liberasse da altri lavori che immancabilmente erano sempre più urgenti del mio. I meccanici non hanno mai tempo e quando decidono finalmente - bontà loro - di dedicarti un po' di tempo, puntuale arriva l'imprevisto. Metti che tu riesci a fissare finalmente un appuntamento per il giorno dopo con uno di questi "guru" e poi quando ti presenti scopri che "e' dovuto andare a Tenerife per una urgenza su un trimarano" o "stara' a Las Palmas per una settimana per un lavoro su un traghetto". E ti chiedi se in tutte le Canarie non ci siano altri meccanici disponibili oppure se proprio il tuo e'  il migliore, tanto che gli pagano aerei e trasferte pur di averlo.
Leonardo Da Vinci - Ingranaggi 
   Puo' sembrare bizzarro ma il motore in una barca a vela da crociera e' essenziale per le manovre in porto, quando non c'e' vento o anche l'ancoraggio se ci sono scogli.
   Ho imparato a cavarmela con le riparazioni di routine e la manutenzione del mio vecchio motore diesel, tre cilindri, di marca Vetus da 20 cavalli, posso dire che dopo due anni di coabitazione lo conosco bene. Conosco il suo suono, quando sta bene e quando e' un po' affaticato, e quando c'e' qualcosa di anomalo.
   Da un paio di mesi quando ingranavo la marcia, notavo che la non c'era propulsione, come se l'elica girasse a vuoto. Pero', dopo un po' di secondi, sentivo una sorta di "clack" e la barca avanzava. Ho avvertito il meccanico di questo strano comportamento e lui ha controllato la leva dell'acceleratore e i cavi quando ho alato Maneki all'inizio di marzo, prima del lockdown. "Tutto apposto, ma devo provarla in acqua", mi disse. Poi come sempre non ha avuto più tempo e il problema e' continuato, anzi peggiorato. Purtroppo il motore non e' come il corpo umano, quando ci sono sintomi di una malattia non ci sono speranze di una guarigione, a meno che non si interviene.
    E cosi' l'altro ieri quando ho lasciato il gavitello non sono riuscita a far avanzare la barca, acceleravo ma non andavo avanti, la mia elica girava ma non aveva forza. Pero' in retromarcia andavo normalmente. I "vicini" di ancoraggio sono intervenuti e hanno cercato di capire il problema. Ma dopo diverse ispezioni all'elica e al motore e' venuto fuori che il problema era forse nell'inversore riduttore, la "scatola del cambio" dei motori intrabordo nautici che non hanno la frizione,  Il che significava un lavoro enorme e dispendioso, senza contare che nel lockdown e' difficile far arrivare parti di ricambio.
   Dopo un notte insonne e' arrivato l'aiuto dal cielo grazie al tam tam della comunità dei velisti. Sapendo del mio problema, un solitario francese che si trovava all'ancora a Punta Cementero, circa a tre miglia a ovest, parlando con uno dei miei "vicini", disse di aver avuto lo stesso problema con il suo Volvo e di averlo risolto con un semplice "lavaggio" dell'inversore a base di diesel. Un rimedio infallibile, secondo lui. L'idea di levare l'olio e far funzionare gli ingranaggi (per mezzora secondo lui) con del gasolio mi terrorizzava. Pero' su sua insistenza e assistenza ho provato. Ho rimosso l'olio del cambio (di colore rosso, ancora in buono stato perché lo avevo cambiato meno di un anno fa) con una pompetta e ci ho messo del diesel. Un po' di avanti-indietro per una mezzoretta e poi di nuovo un secondo "lavaggio", la marcia ha cominciato a ingranare sempre con più' frequenza. fino a entrare al primo colpo. Ho rimesso l'olio e da allora non ho avuto più il problema.
    Qualche ingranaggio bloccato da sporcizia? Olio del cambio non idoneo? Eppure mi sono attenuta alle istruzioni del manuale quando l'ho cambiato. Non si sa...misteri della meccanica. 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 14 - Il Grande Fratello mi guarda

Gran Canaria, 18 maggio 2020

"Secrets are lies, sharing is caring, privacy is theft" ,  The Circle, Dave Eggers 

   Ho scoperto che sul muro esterno del porticciolo di Pasito Blanco, (Sud di Gran Canaria) dove sono ancorata in quarantena con la mia barca a vela Maneki c'e' una webcam:  https://beachcams.bitservice.es/dev/pasitoblanco2.html.  Non e' certo un fenomeno nuovo la ripresa in diretta di luoghi pubblici, come piazze, monumenti famoso o spiagge . Chissa' da quanti anni esiste questa telecamera puntata sulle barche alla fonda, Per me e' stato uno shock.  In questi due mesi di quarantena, la mia vita, almeno quella diurna che si svolge in coperta, e' stata esposta a un pubblico mondiale.
   Milioni di persone, dalle loro rispettive quarantene, possono sbirciare quando mi alzo al mattino, a che ora spengo le luci per andare a dormire, i miei tuffi, se sono in barca o se sono a terra (se il kayak e' attaccato a poppa o meno), quando mangio un pozzetto e quando mi rilasso sull'amaca a prua, quando lavo i piatti, pesco o riassetto le cime, Come un reality show o come nel film The Truman Show. Per un esibizionista e' il massimo. Da quando ho scoperto di essere sotto la telecamera, faccio piu' attenzione all'abbigliamento. Posso poi spiare i miei vicini di barca senza farmi vedere. Se penso pero' alla mia privacy mi vengono i brividi. 

COVID19/ Diario di una quarantena in barca 13 - Si puo' navigare!

Gran Canaria, 16 maggio 2020 


   Da lunedi' le Canarie sono entrate nella "Fase 1" con alcune misure di apertura anticipate rispetto al resto della Spagna. E' il "premio" per la buona condotta dell'arcipelago nel controllare la pandemia. Ma secondo me e' anche la preoccupazione del governo canario di far ripartire il turismo.      La situazione e' disperata, il lockdown ha messo in ginocchio hotel, ristoranti e attivita' nautiche. Le previsioni sono che saranno necessari almeno due anni per ritornare alla situazione anti Covid.  Ma ci sono anche dei piani di rilancio, le Canarie potrebbero servire da test per la ripartenza del turismo attraverso alcune misure di sicurezza anti contagio, tra cui una sorta di "patente sanitaria" del viaggiatore per garantire una vacanza a rischio zero.
   Tra le novita' della Fase 1 c'e' la riapertura delle "terrazas", di ristoranti e bar che hanno un patio esterno. A Pasito Blanco dove mi trovo all'ancora con Maneki ha riaperto l'unico ristorante La Punta, che si trova al fondo della diga foranea. I primi tre giorni con orario ridotto dalle 12 alle 20, e poi fino alle 22.
    Sono andata per una 'cana" (birra alla spina piccola) e una "tabla del queso". I camerieri indossavano una mascherina con la scritta del ristorante. Mi hanno portato un grande pannello davanti al tavolo con il menu' e quando me ne sono andata hanno disinfettato le sedie.
    L'altra grande novita' e' stata il via libera della navigazione da diporto ma solo nei limiti della propria municipalita' e non oltre le 14 miglia nautiche. In pratica le barche possono uscire per un giorno dai porti di appartenenza per la giornata con l'obbligo di tornare nello stesso posto alla sera.
   Per chi come me e' all'ancora non e' chiaro, come sempre, pare che ci sia consentito muoverci ma solo nei limiti della municipalita' di Pasito Blanco (cioe' Maspalomas).
    Il mio vicino di ancoraggio, il francese Alan, si e' fatto dare dall'ufficio della marina una cartina con la delimitazione delle acque "municipali". Il  limite occidentale e' il capo Cementero di El Pajar.
    Ed e' proprio in quella baia che ci siamo radunati mercoledi' per festeggiare la libera uscita.
Visto il successo della prima navigazione, ho deciso di avventurarmi un poco oltre, a Puerto Mogan, approfittando del fatto che ho la residenza nel porto (quindi in teoria mi trovo dentro il 'mio' municipio se mi ferma la guardia costiera). 
    Sono quindi ancorata vicino al porticciolo di Mogan, uno dei piu' belli e romantici, di Gran Canaria, tanto da meritare il nome di Piccola Venezia (ne avevo scritto la storia qui). Non posso entrare nella marina, ma posso scendere a terra con il kayak passando dalla spiaggia. L'ancoraggio e' profondo (9 metri) e al pomeriggio c'e' molta onda, ma sono da sola e la vista e' incantevole.     

COVID19/Diario di una quarantena in barca 12 - Da oggi si puo' camminare anche senza cani e senza bambini

Gran Canaria, 2 maggio 2020


   Oggi grande giorno di liberta'. Via libera allo sport all'aria aperta in due fasce orarie diverse (dalle 6 alle 10 del mattino e dalle 20 alle 23 della sera) con la limitazione di distanza, un chilometro per chi cammina e quattro chilometri per chi va in bici. Inoltre secondo la direttiva del governo, non e' possibile "sostare" durante l'esercizio sportivo (a meno che non si stramazzi a terra per  la fatica, mi verrebbe da ironizzare). La corsa deve essere individuale, mentre - se ho ben capito - si puo' camminare con una persona con cui si abita. Per gli anziani ("mayores", non si specifica l'eta') sono previste invece altre fasce orarie.
   Come in tutta la Spagna, anche qui nel porticciolo di Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) dove mi trovo all'ancora con la mia barca Maneki, moltissima gente ne ha approfittato di questa prima fase di "desconfinamiento". (dalla fase zero alla fase quattro a fine giugno). Joggers, ciclisti, camminatori (senza cani e senza bambini) e anche surfisti sono usciti dagli "arresti domiciliari" come mi va di chiamare questo isolamento obbligatorio.
   Con mia figlia sono andata a fare una sessione di yoga a circa un chilometro dalla marina privata, in una piazzola di una strada in costruzione che dovrebbe servire un futuro residence ancora da costruire con vista sul paese di Arguineguin e punta "cementero". In barca lo yoga e' decisamente difficile.
   Al termine dell'ora d'aria, puntuale, e' arrivata una pattuglia della polizia che ha richiamato all'ordine e disperso gli sportivi ritardari. La spiaggia di Pasito Blanco per ora rimane chiusa, anzi i poliziotti hanno messo un ulteriore nastro di limitazione all'ingresso dell'arenile, ma ho visto qualche temerario entrare per fare una veloce  nuotata.

  

COVID19/Diario di una quarantena in barca 11 - Yoga in barca

Gran Canaria, 1 maggio 2020

  L'isolamento forzato non stimola solo la fantasia, ma anche la capacita' di adattamento. In mancanza di uno spazio "fermo" dove poter praticare lo yoga, ho dovuto modificare gli "asana" per renderi praticabili su una superficie ristretta e in movimento. Ho scoperto che le gallocce e soprattutto le scotte del fiocco possono essere usate per mantenersi in equilibrio, come mostro in questo video.
Qui pratico l'head-stand, il re degli asana, "sirsaana", in sanscrito, "posizione della testa". Si tratta di una posizione dell'Hatha Yoga che ha benefici per il cervello, perche' vi affluisce piu' sangue, ma anche per il resto del corpo, perche' nei tre minuti in cui di solito si sta a testa in giu', i liquidi defluiscono da gambe e ventre. 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 10 - Stessi diritti (o quasi) a bambini e cani

Gran Canaria, 26 aprile 2020

    Dopo 44 giorni la Spagna ha dato ai bambini gli stessi diritti dei cani, cioe' di poter passeggiare all'aria aperta. In realta' non sono proprio gli stessi, perche' mentre i cani possono uscire con i padroni quando vogliono nell'arco delle 24 ore, i bambini possono lasciare le loro case accompagnati da un adulto solo una ora al giorno dalle 9 alle 19. E a differenza dei loro animali  possono passeggiare solamente in un numero massino di tre (e ovviamente non possono pisciare dove pare a loro).
Sofonisba Anguissola, Tre Bambini con cane. 1570
    Il governo di Madrid ha cosi' avviato la fase del "desconfinamiento" partendo dai bambini che poveretti non ne potevano piu' di stare in casa. I minori di 14 anni possono quindi uscire in strada, ma non al parco gioco (perche' rimangono chiusi) e usare la bicicletta o il monopattino sempre in una distanza limitata ripetto alla loro abitazione. Non si capisce perche' non sono stati citati altri mezzi, tipo i pattini o il monociclo, ma questo non e' il punto.
    Non ho fatto una ricerca comparata, ma mi sembra che il via libera spagnolo ai bambini sia una misura unica tra gli altri Paesi europei. In Italia si pensa che i bambini siano quelli piu' vulnerabili al contagio. Qui invece no, non e' stata manco imposta loro la mascherina.
E cosi' da oggi anche qui nel porticciolo di Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) dove mi trovo all'ancora si sono visti i bambini andare in bici o correre sulle aiule. Qualcuno e' entrato anche in spiaggia, che rimane "sigillata", ma solo per qualche minuto. Ovviamente anche gli adulti sono stati felici di poter passeggiare, soprattutto quelli senza cane, e ne hanno approfittato. Ho visto adulti correre a fianco dei bambini, liberi quindi di fare un po' di sport all'aperto, che qui e' vietato (a differenza dell'Italia).
   Da oggi sono riprese anche diverse attivita' al cantiere navale di Pasito Blanco, dove sono tornati meccanici e pittori. A pieno regime anche l'industria delle costruzioni. Ci sono lavori in corso un po' ovunque. Forse ne approfittano del momento per ristrutturare. Quando sono andata a piedi nella cittadina di Arguineguin, a circa 10 km, per comprare un cavetto di ricarica dello smartphone, ho visto la "fattoria del cemento", che sorge su un promontorio, in piena attivita'. A fianco, lungo un tratto di costa che era ancora intatta, con palme e casuarine, stanno tirando su un complesso residenziale e commerciale. 
   Decine di operai sono assembrati con l'elmetto ma senza mascherine. Forse il coronavirus li' non c'e'? Mentre di sicuro esiste un focolaio sulla scogliera che vedo di fronte dove la polizia blocca i bagnanti indisciplinati.
   Mentre si continua a morire negli ospedali e negli ospizi, dove ci sono i focolai del Covid, il governo spagnolo (ma anche quello italiano) concentra i suoi sforzi contro i cosidetti "furbetti" della passeggiata. 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 9 - Quando la reclusione stimola la fantasia

Gran Canaria, 23 aprile 2020

    Il confino forzato, o meglio l'arresto domiciliare di massa come preferisco chiamarlo, ha il potere di stimolare nuove idee o anche ispirazioni artistiche. Ci sono innumerevoli casi di capolavori scritti in isolamento. Anna Frank scrive il suo celebre diario in un rifugio segreto dei magazzini Frank. Lo statista indiano Jawaharlal Nehru si dedico' nelle carceri britanniche dal 1942 al 1946 a una opera storica, "The Discovery of India" che e' ancora oggi studiata a scuola. Il pacifista Bertrand Russel scrive "Introduzione alla Filosofia matematica" (1918) durante la sua prigionia. Poi ci sono i casi di illustri carcerati, come Antonio Gramsci e Nelson Mandela fino al Silvio Pellico de "Le mie prigioni". Ho gia' citato in questo blog la "Novella degli Scacchi" di Stefen Zweig, dove c'e' un esempio mirabolante di come allenare la mente quando si e' prigionieri in una stanza e non si hanno carta e penna. {ADDENDUM: un mio caro amico e compagno velista mi ha suggerito di aggiungere anche il Mein Kampf  di Adolf Hitler come esempio di ispirazione carceraria...in questo caso funesta per l'intera umanita'}.
Anche il confino non obbligatorio, come per esempio una lunga degenza all'ospedale, puo' far nascere grandi ispirazioni. Penso a "Addio alle Armi" di Ernst Hemingway (scritto dopo la sua degenza in Italia).  Nel romanzo classico de Il Piacere, (che sto leggendo in questi giorni) Andrea Sperelli,  alter ego di Gabriele D'Annunzio, ritrova la vena poetica in un periodo forzato di convalescenza tra i roseti della villa al mare di sua cugina dopo essere stato ferito in un duello.
Come recita una frase attribuita a Winston Churchill, "Never let a good crisis go to waste". Puo' essere letta come un cinico suggerimento, ma anche come un invito a cogliere un opportunita'. "Facis de Necessitate Virtutem", fai di necessita' virtu', diceva San Girolamo. Piu' o meno la stessa cosa, anche se si riferisce forse piu' a a una disposizione mentale nell'affrontare obblighi o situazioni non piacevoli.
   Non so perche' mi e' uscita questa lunga e "dotta" premessa per raccontare come la permanenza obbligatoria in luoghi ristretti, sia una barca che un mini alloggio, stimola l'intelletto e la fantasia. Ovviamento questo e' valido in condizioni statiche della barca, non in navigazione dove si e' impegnati nelle manovre e nella rotta. Risparmio per ora le mie intuizioni artistiche e poetiche, vorrei condividere piuttosto lavori manuali o di bricolage in barca. Attivita' che hanno in comune l'utilizzo di materiali riciclati, non essendoci altra alternativa, quindi con ulteriore sforzo "creativo" e di immaginazione. Sono sicura che molte persone si sono dedicate al fai-da-te in questa quarantena riscoprendo magari vecchie passioni o hobby e anche, perche' no, talenti nascosti.
La scacchiera

E' stata ricavata su un tavolino da campeggio con nastro isolante. I pezzi sono in parte riciclati e in parte presi dalla cassetta degli attrezzi. I pedoni sono bulloni dipinti con lo smalto viola (per distinguere i bianchi dai neri). La regina dei neri/viola e' il flacone dello stesso smalto, mentre la regina dei bianchi e' una Madonnina di plastica. Le torri bianchi sono spinotti USB, bruciati quando li ho inseriti in una presa accendisigari montata con la polarita' invertita. Le torri nere/viola invece sono due pulegge ossidate per le drizze in testa d'albero che ho sostituito quando ho disalberato lo scorso anno a Tenerife. I cavalli neri/viola sono viti e bulloni arruginite che ho trovato sotto un guard rail durante una passeggiata clandestina sulla statale 500.

La rete porta frutta

Questa e' stata realizzata seguendo un video su YouTube con del cordino di cotone, pero' i due "dischetti" che servono a legarlo sono pezzi dello scafo di Maneki, trapanato in diverse occasioni.





















Porta Sapone


Ho usato due piccole staffe, che avevo a bordo, le ho fissate alla parete con viti da legno e ci ho appoggiato sopra la confezione del Filadelfia. Volendo si puo' anche chiudere il portasapone con il coperchio dello stesso formaggio








Fermaglio per porte tambuccio

Purtroppo Maneki non ha un posto dove fissare le porte del tambuccio quando il boccaporto e' aperto, che e' durante il giorno (di notte dormo con il tambuccio chiuso). Quindi le due tavole erano sempre d'impiccio lungo la battagliola o sui divani. Ho pensato di usare una cerniera, una corda elastica e un gancetto per fissarli lungo la sponda della cambusa usando la maniglia di una delle porte. Facile da agganciare e sganciare.    

COVID19/Diario di una quarantena in barca 8 - Scatta la solidarieta'

Gran Canaria, 16 Aprile 2020

    Una delle più famose massime della mitologia indiana e' "Vasuddhaiva Kutumbakan" , dal sanscrito "Il mondo e' una unica famiglia" (Maha Uspanishad). Mi e' venuta in mente stamane a proposito della diffusione mondiale della pandemia e delle sue conseguenze sociali. Pero' potrebbe essere letta anche come una considerazione sulla solidarietà degli esseri umani che scatta nei momenti di crisi.
   Non e' solo retorica, ne ho avuto qualche esempio diretto nella piccola comunità' di 'velisti' in confino obbligatorio stabilito dallo stato di emergenza decretato dalla Spagna il 14 marzo. Insieme a me, alla rada difronte al porticciolo privato di Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) ci sono altre cinque barche "abitate".  Una coppia di norvegesi, una di svedesi, una famiglia di tedeschi composta da genitori e tre figli adolescenti, un solitario francese e il mio duo italiano di madre figlia.  A circa 200 metri dalla baia, nel cantiere navale annesso alla marina, ci sono poi una coppia di californiani  e un altro duo sempre americano padre figlio. Vivono nelle loro barche in secca in attesa di riparazioni al motore.
    E' uno spaccato di mondo, che comunica in inglese, che condivide la quarantena e i problemi di un isolamento forzato all'ancora, come quelli del rifornimento di acqua dolce, la spesa, le bombole del gas per cucinare e, non da ultimo la tenuta dell'ancoraggio quando c'e' mareggiata.
    Dalla barca più' vicina, la norvegese Black Pearl ho ricevuto l'offerta di ormeggiare a un gavitello "privato" ma momentaneamente libero. E' successo dopo che la mia ancora si era spedata in una giornata di vento forte.  Twain, il californiano nel cantiere navale,  mi ha prestato un cavetto per caricare lo smarthphone e un giorno anche una bici per andare in farmacia a circa mezzora da Pasito Blanco. Siccome ha un auto a noleggio so che fa anche commissioni per chi ne ha bisogno.
    Da parte mia ho condiviso il mio wifi con i ragazzi tedeschi del catamarano, abbastanza vicino da prendere il segnale, che fanno lezione on line. Con Alain, il velista francese solitario, ci siamo scambiati dei libri.
    L'altro ieri, sempre Twain che e' il più' "dinamico", ha messo a disposizione la canna dell'acqua facendola passare attraverso il muro di recinzione che divide il cantiere navale dalla scogliera. Io e gli altri ci siamo quindi avvicinati con i dinghy per riempire taniche e bottiglioni. La processione e' andata avanti per un po' finché non e' comparso sul molo antistante un guardiano della marina che ha scatenato il fuggi fuggi. Anche le ronde della polizia in spiaggia suscitano un sentimento di solidarietà' tra di noi costretti a trovare mille sotterfugi per scendere a terra senza dare troppo nell'occhio.  La nostra situazione e' vista infatti come quella di "privilegiati", uniche barche che sono al di fuori del porto e uniche persone che hanno la possibilità' di nuotare, pescare e in genere usufruire del mare, in questo momento "vietato" a tutto il resto della popolazione.