Alla scoperta di New Delhi 1/ Il museo del Rashtrapati Bhavan, il palazzo presidenziale

New Delhi, 26 febbraio 2017 

    Ho deciso che quando sono a New Delhi almeno una volta alla settimana andrò alla scoperta di nuovi luoghi di interesse storico o culturale. Vediamo se riesco a riconciliarmi con questa città che di recente ha messo a dura a prova i miei limiti di sopportazione, soprattutto per l'inquinamento e l'edilizia selvaggia.
   Parto quindi da oggi dal Rashtrapati Bhavan Museum, il nuovo museo del palazzo Presidenziale, inaugurato appena un anno fa dal premier Narendra Modi.  E' stato ricavato nell'ex garage dell'enorme tenuta che fu costruita dagli inglesi negli Anni Venti come sede del viceré quando l'impero coloniale era all'apice della sua gloria. I britannici però ci rimasero soltanto una ventina di anni, fino al 26 gennaio 1950 quando subentrò il primo presidente della Repubblica, Rajendra Prasad, dopo l'entrata in vigore della Costituzione.
   Il museo racconta, con l'uso di molti strumenti multimediali, la storia dell'indipendenza, le lotte del Mahatma Gandhi e la nascita della nuova Repubblica. Ospita delle vetrine con gli oggetti personali dei Presidenti, i regali di leader stranieri e altre memorabilia che molto probabilmente prima erano in qualche scantinato. C'è poi una galleria con i disegni e i bellissimi acquarelli dell'architetto Edwin Landseer Lutyens che al maestoso progetto ci dedicò ben 20 anni della propria vita. Il palazzo presidenziale, che ha una cupola copiata dal Panteon e 340 stanze, è uno dei più grandi al mondo per estensione, dopo il Quirinale (leggo su Wikipedia).  Ha però un grave difetto, l'edificio costruito su una collina non è visibile dall'esterno perché è coperto dai palazzi del governo (all'epoca segretariato). Si dice che è meglio così perché il ruolo costituzionale del Presidente indiano è solo simbolico. Non è insomma la Casa Bianca e quindi giustamente se ne sta un passo indietro rispetto ai ministeri del North e South Block.
   L'idea di aprire le porte dello storico palazzo  è dell'attuale capo dello Stato, Pranab Mukherjee. Prima si potevano visitare soltanto i 'giardini mughal' nel mese di febbraio quando sono in piena fioritura. Adesso di fatti sono aperti e alla domenica ci sono file chilometriche di visitatori.
   Per visitare il museo occorre una prenotazione on line sul website e il pagamento di 50 rupie a testa. L'accesso è dal cancello numero 30 dove i visitatori sono obbligati a lasciare borse e telefonini. Poi c'è una reception ricavata in una 'clock tower' , dove c'è anche una paninoteca Subway.  Vedere la famosa catena di panini americana dentro il Rashtrapati Bhavan mi ha fatto davvero sorridere. Alla faccia della filosofia dello 'swadeshi', di quando i patrioti indiani bruciavano per protesta gli indumenti importati dall'Inghilterra, come si vede nel museo. Qui gli inglesi sono rientrati dalla finestra con pane e prosciutto!
   Il museo ha un pian terreno e tre piani sotterranei. Come dicevo prima c'erano i garage, si possono infatti ammirare le vecchie carrozze usate prima delle BMW. Era molto probabilmente anche un ripostiglio. Di fronte c'erano le stalle, anche quelle trasformate oggi in una galleria d'arte.
    C'e' la possibilità di una visita guidata che raccomando perché comprende anche un video in 3D e alcuni simpatici effetti speciali, come quello di 'vedersi' su uno schermo nel salotto del Presidente o marciare con il Mahatma. Io ho seguito la guida e poi sono tornata sui miei passi ad approfondire alcune sale. In particolare mi ha sorpreso la bellezza dei mobili in stile 'impero' (quello dell'epoca) disegnati da Lutyens, sedie, tavoli e perfino il letto presidenziale. Alcuni sono riprodotti e fanno parte dell'arredo.
   Giu' in fondo, nell'ultimo piano in basso, ci sono invece due statue marmoree di Giorgio V e della regina Mary, rimosse probabilmente dal palazzo e ora finite qui insieme alla riproduzione di una corona e austeri ritratti dei governatori britannici. Poteva finire peggio. Le statue dei monarchi inglesi sradicati dai piedistalli della Nuova Delhi, tra cui quello di India Gate, sono abbandonati in magazzini o in giardini pubblici in stato di pietoso degrado come il 'Coronation Park' a Nord Delhi.
   Della visita mi ha colpito la presenza massiccia di militari con il mitra a tracolla su ogni piano del museo.  E' vero che si è all'interno della tenuta, ma la sorveglianza mi è sembrata eccessiva e a dire il vero anche un po' inquietante. In effetti il museo potrebbe essere un obiettivo altamente simbolico di una azione terroristica. In passato e' stato attaccato il Parlamento e anche il Forte Rosso, altro simbolo dell'Indipendenza indiana.

Quando i guardaparco hanno licenza di uccidere (i bracconieri)

New Delhi, 22 febbraio 2017 

   Leggo oggi sul Times of India che i responsabili della riserva di Corbett, lo storico parco delle tigri che sorge in Uttarakhand, hanno autorizzato i guardaparco a sparare a vista a ogni persona che trovano nell'area nottetempo. La decisione è stata presa perché di recente ci sono stati movimenti sospetti di bracconieri lungo il perimetro meridionale della riserva. Per sette giorni anche gli abitanti dei villaggi che sono all'interno dell'area non potranno muoversi di casa.
E' abbastanza curioso che tra queste montagne dove al tempo dei maharaja e degli inglesi si organizzavano delle battute di caccia alla tigre e ad altri animali selvatici, oggi invece sia in corso una caccia all'uomo.  Come cambiano i tempi. Oggigiorno la vita di una tigre del Bengala è decisamente più preziosa di un indigeno indiano. Da anni c'è un enorme pressione in India e anche a livello internazionale (Wwf) per proteggere i rari felini tant'è che proprio grazie a questi sforzi il loro numero è aumentato. In India cui sono il 70% di tutte le tigri del mondo. Secondo i dati ufficiali del 2014 sono 2.226, in aumento del 30% rispetto al 2010.  Oltre al nobile scopo della preservazione c'è anche quello meno nobile del business dei parchi che sono delle macchine da soldi per l'alto numero di turisti disposti a sborsare parecchio per avvistare un felino.
L'anno scorso pero' c'è stata anche una ripresa del bracconaggio di tigri e di rinoceronti che ha indotto le autorità a passare alle maniere forti, e cioè alle ronde armate notturne con ordine di sparare a vista. Siccome in alcuni casi come nel parco dei rinoceronti unicorno di Kaziranga, in Assam, sono state ammazzate più persone che animali, è scoppiata una rivolta tra i contadini che abitano nei dintorni. In alcuni casi i bracconieri hanno sparato a gente innocente, perfino un bambino.
La potente ong internazionale che si occupa di popolazioni indigene, Survival International, ha montato una campagna per denunciare le violazioni dei diritti umani nei parchi indiani e per scagliarsi contro il WWF . Il corrispondente della Bbc ne ha preso spunto e ha realizzato una bella inchiesta sul parco di Kaziranga (vedi qui) che svela appunto i costi umani delle politiche di tutela della fauna protetta, tra cui anche quello dell'evacuazione forzata degli indigeni dalle loro terre per espandere le riserve. Come si immagina, è diventato quindi un dilemma del tipo: salvo la tigre o l'indigeno? Quando invece si potrebbe porre il problema in altre termini e pensare a una soluzione meno conflittuale in cui gli indigeni diventano i custodi delle foreste e della fauna. 

Due giorni sul Goa Express, il piacere dello 'slow travelling'

New Delhi, 19 febbraio 2017 

   Come dice un mio caro amico viaggiatore, il modo migliore per conoscere l'India é viaggiare in treno. Sono appena arrivata da un viaggio di 40 ore, due notti, un giorno e un pomeriggio sul Goa Express, il treno dei vacanzieri (di quelli che non possono permettersi l'aereo) e delle gite scolastiche. Io l'ho preso innanzitutto perché detesto volare e anche perché con me viaggiava la mia moto. E poi perché è decisamente compatibile con la mia filosofia dello 'slow travelling'.

   Come è stata? A parte il 'mal di treno', un dondolio sotto i piedi, che rimane anche quando si scende, devo dire che alla fine il tempo passa abbastanza in fretta.
Sono partita da Margao venerdì alle 15.45, puntuale e sono sbarcata alla stazione di Nizammudin alle 7.30 di domenica con un ritardo di un'oretta. Non male per un viaggio di oltre 2 mila chilometri. Ho calcolato che il Goa Express fa un media di 55 km all'ora con punte di 100 km. Ma quando va veloce, di notte soprattutto, la carrozza ondeggia violentemente e non e' decisamente conciliante con il sonno.
   Ho viaggiato nella 'sleeper class' che é  come la nostra vecchia terza classe. I sedili, che si trasformano in cuccette di notte, erano un po' duri ma dopo le panche di legno del Vietnam mi sembravano confortevoli. Non sono fornite lenzuola e cuscino come nelle altre classi superiori. Non c'è aria condizionata, ma solo i ventilatori, ma tanto non fa ancora caldo. E poi, quello che conta di più' per me che sono claustrofobica, si possono aprire i finestrini. Fin troppo...direi, perché di notte ho patito il freddo per via degli spifferi. Avevo il sacco a pelo e una giacca a vento con il cappuccio, ma non sono bastati. Ma difficilmente riesco a dormire nelle cuccette dei treni. Il grosso problema è che immancabilmente qualcuno russa. E' incredibile come gli indiani riescano a dormire profondamente, russando appunto, per una intera notte.
    Il giorno trascorre tranquillo in letture di riviste e libri (mi sono immersa nell'Accabadora di Michela Murgia) e una infinita serie di chai, caffelatte, samose, yogourt, omelette, lassì e perfino gelato dai venditori ambulanti che passano ogni minuto. Dopo un po' si e' talmente nauseati di 'chai' che manco si ha fame. Una sola sera ho fatto un pasto decente, un riso biryani, che ho comprato quando sono scesa. Sì, perché il bello è che nelle stazioni,  27 per la precisione, il treno sosta per 10 minuti, a volte anche di piu' e quindi c'è tempo di riempire la bottiglia d'acqua, comprare da mangiare e soprattutto sgranchirsi le gambe.
    Per fortuna sono riuscita a prenotare un posto vicino al finestrino e quindi spesso ero in contemplazione del paesaggio che cambiava sotto i miei occhi. Dalle foreste lussureggianti di Goa e del Madhya Pradesh, agli aridi campi di cipolle del Maharashtra, per poi svegliarsi vedendo file di uomini cagare accovacciati sui binari in Rajasthan (abitudine diffusa in tutto il Nord India).  Non ho visto Pune e non ho visto Agra, perchè era notte, ma sono scesa a fare due passi nella stazione di Bhopal. Nel mio scompartimento c'erano cinque giovani della middle class di New Delhi, quasi tutti sposati con figli, reduce da una settimana di vacanza a Goa in cui se la saranno sicuramente spassata.  Ogni tanto mettevano la musica a tutto volume con gli speaker esterni, ma mi chiedevano sempre il permesso prima. Hanno sempre ordinato i loro pasti on line su un sito che si chiama 'travel khana', una idea geniale che permette di avere piatti caldi consegnati direttamente sul proprio treno.
   Quando si viaggia in treno si fa anche conversazione, è un ottimo passatempo. Con i miei co-passeggeri ho parlato molto di politica, loro erano tutti del Bjp. Ma quando buttavano i rifiuti fuori dal finestrino (cosa che dopo un po' facevo anche io) mi divertivo a prenderli in giro ricordando loro il programma governativo Swacch Bharat (India Pulita), uno dei cavalli di battaglia del premier Narendra Modi, loro beniamino.
   A questo proposito, devo dire che il livello di pulizia del treno era abbastanza buono, considerando gli standard indiani. I miei primi viaggi in treno in India, una decina di anni fa, erano davvero da incubo, con topi sotto i sedili e gabinetti intasati dopo un'ora di viaggio. Dopo 40 ore e con il treno strapieno di gente, le turche erano ancora decenti e perfino con acqua corrente. Se si considera che ho pagato 750 rupie, poco più che dieci euro, mi è sembrato più che accettabile... 

Maro`, il peschereccio St. Antony cinque anni dopo

Neendakara (Kerala) - 15 febbraio 2017

    Esattamente cinque anni fa un contingente di sei militari italiani in servizio antipirateria a bordo della petroliera napoletana Enrica Lexie veniva coinvolto in un grave incidente al largo dello stato del Kerala in cui persero la vita due pescatori indiani. La sera del 15 febbraio 2012 un peschereccio arrivo` nel porto di Neendakara, vicino alla citta` di Kollam, con a bordo i corpi di due pescatori indiani, Jelastine Valentiine e Ajesh Pinki, crivellati da proiettili.  Furono accusati della loro morte due maro`, il capo team Massimiliano Latorre e il suo vice Salvatore Girone che furono arrrestati quattro giorni dopo dalla polizia keralese. Particolare curioso: l`incidente e` successo nel loro primo giorno di navigazione dopo l`imbarco avvenuto  a Colombo, in Sri Lanka, il14 febbraio 2012.
   Come noto ormai sulla storia e` calato il sipario e anche la censura del governo italiano che grazie ad un arbitrato internazionale ha ottenuto lo scorso anno il rimpatrio provvisorio di uno dei due Fucilieri  del battaglione San Marco, mentre l`altro era gia` in Italia per motivi di salute. Non credo quindi che venga dato ampio risalto all`anniversario. Lo stesso e` per l`India che penso abbia ormai dimenticato l`incidente e ripreso le relazioni con l`Italia.
   Tutttavia a me sembra giusto ricordarlo. Per l`occasione sono andata a vedere il peschereccio St. Antony, dove si trovavano le vitttime quel pomeriggio del 15 febbario 2012. E` sempre sottto sequestro nel porto di Neendakara e sempre piu` a pezzi. Non ci sono piu` i teloni di plastica blu che lo ricoprivano e il tettuccio e` crollato. Lo scafo e` ancora integro ma non so se sopravvivera` ad un altro monsone.
   Sono andata anche a trovare la vedova di Jelastine, Dora, e i suoi due figli, Il piu` grande Derrik si e` laureato in ingegneria grazie ai soldi della `donazione` del governo italiano (circa 100 mila euro a famiglia) e sta facendo ora un corso di disegno CAD a Kochi.  Il fratello Jeen sta per fnire le superiori e anche lui vorrebbe continuare a studiare, ma i soldi sono finiti. Dora ha detto che le era stato promesso verbalmente una borsa di studio in Italia per  il figlio minore, Purtroppo non ho potuto aiutarla in questa richiesta, ma spero che la parrocchia continuera` ad assisterla ed eventualmente attivare i vecchi contatti con l`Italia.

Nel 1943 un piroscafo italiano affondo` a Goa...

Panjim (Goa), 13 febbraio 2017

   Ho scoperto per caso che nel 1943 un piroscafo italiano, Anfora, di proprieta` del Lloyd Triestino, e` affondato nel porto di Mormugao, a Goa, dopo un`operazione clandestina anti spionaggio dei britannici. La storia, che ho letto qui, e` bellissima. Tant`e` che ha ispirato un libro e poi anche un film del 1980 con Gregory Peck e Roger Moore, `Sea Wolves` (In italiano `L`oca selvaggia colpisce ancora`).
     Leggo sul Times of India di oggi (leggi qui) che le autorita`goane vogliono recuperare alcuni relitti di vascelli affondati, tra cui le navi tedesche Ehrenfels e Braunfels, anche queste obiettivo della missione segreta. Sorpresi nell`oceano Indiano dallo scoppio della guerra nel 1940, i mercantili si erano rifugiati nella colonia portoghese di Goa, in quanto zona sicura (il Portogallo era neutrale). Ma  pare che a bordo di una nave tedesca era rimasta attiva una ricetrasmittente che aveva trasmesso delle informazioni di spie indiane (anti britanniche)  alle potenze dell`Asse che avevano permesso l`affondamento di molte unita` navali nell`oceano Indiano.   
    Non e` chiaro se le navi sono state incendiate dai sabotatori giunti da Calcutta oppure se sono state autoaffondate per paura che fossero catturare dai nemici. Oltre 30 persone dell`equipaggio, italiani in maggior parte, sono stati poi incarcerati dai portoghesi nella fortezza di Aguada.
   L`intera storia e` stata tenuta segreta fino al 1978, quando ormai i portoghesi erano stati caacciati da Goa e il governo indiano poteva rivelare la verita` sulla violazione della neutralita`.
    Il Mormugao Port Trust intende recuperare quattro relitti, le due navi tedesche e altre due vascelli affondati di recente, Pare che al largo di Goa ci siano decine di relitti, alcuni risalenti a diversi secoli fa, quando la regione era l`avamposto della potenza navale portoghese in Asia.
   Ma per quanto riguarda l`Anfora non e` chiara la sua sorte dopo l`incendio. Nel link citato sopra leggo che il relitto e` stato recuperato nel 1948 e poi demolito a Mumbai. Ma dal Times of India potrebbe sembrare che e` ancora nelle acque poco profonde del porto.Chissa`, mi piacerebbe andare a vedere, magari in compagnia di qualche sub.

Shivananda Ashram di Neyyar Dam, la fabbrica degli yogi

Neyyar Dam (Kerala) – 5 febbraio 2016
   Sono da tre giorni un uno dei grandi ashram dell`India, queste calamite spirituali che attirano giovani e anche meno giovani da tutto il mondo. E` sempre stato cosi` fin dagli Anni Settanta, ma oggi con la recessione penso ci sia una ripresa.
Alla base c`e` il desiderio di cambiare vita o di fare una vacanza `alternativa`, ma per molti e` anche un modo per spendere poco.    L`ashram (con l`accento sulla prima `a` come mi fa sempre notare un`amica indologa) dove mi trovo e` lo Shivananda Yoga Vedanta Dhanwanthari Ashram, situato in un posto incantevole dello stato del Kerala, a Neyyar Dam, a est di Trivandrum. Siamo quasi sulla punta dell`India e qui la natura tropicale e` rigogliosa e ancora abbastanza incontaminata.    Conoscevo questo ashram perche` e` della scuola di yoga che seguo a New Delhi da alcuni anni. Ho scoperto lo yoga grazie al centro di Shivananda nel quartiere Kailash dopo che qualcuno me lo aveva raccomandato come uno dei piu` autentici. In effetti, io da scettica totale, mi sono trovata bene e ho imparato in fretta le varie pratiche che seguono sempre lo stesso modulo (esercizi di respirazione, 12 asana di base, rilassamento e meditazione finale). Quindi le sessioni di yoga che seguo qui mi sono familiari.

   Ma vivere in ashram e` un`altra cosa. Sostanzialmente e` come un convento. Ho sempre pensato che se la Chiesa o i vari Ordini religiosi aprissero i loro centri a visitatori occasionali a tariffe di 10 o 20 euro al giorno, ci sarebbero molte piu` vocazioni. La gente scoprirebbe che quello che cerca in India lo puo` trovare vicino a casa.
   Lo Shivananda ashram di Neyyar Dam e` stato aperto nel 1978 da Swami Vishnu Devananda, discepolo del filosofo Swami Shivananda (1887-1963) che predicava la diffusione dello yoga e in particolare di una sua versione chiamata `Synthesis of Yoga`. Non vado oltre perche` la materia e` cosi` complessa che ogni volta tento di capirci qualcosa mi sembra di sprofondare sempre piu` e perdo anche le piccole cose che mi sembra di aver capito dopo 15 anni di peregrinazioni nei centri sacri dell`India.

POST MARO`: Italia assistera` le Ferrovie indiane per la sicurezza, un compito ciclopico

Trivandrum (Kerala) - 4 febbraio 2017

   Eppur si muove. Qualcosa finalmente si muove nelle relazioni tra India e Italia congelate da circa 5 anni a causa della nota vicenda dei maro`.
   Le Ferrovie dello Stato hanno fatto un colpo grosso firmando un memorandum di intesa con le Ferrovie indiane nel settore della sicurezza (questo e` il comunicato). Anche se e` solo un MoU, che dovra` poi concretizzarsi in futuro, si tratta di un notevole successo  per la partecipata dello Stato italiano.
    Basta ricordare che le Ferrovie indiane: 1) sono  tra  le piu` grandi al mondo per chilometri di binari e per numero di passeggeri, 22 milioni al giorno. 2) per via del loro pessimo stato di manutenzione e di segnaletica, hanno un record spaventoso di incidenti. Il 2016  poi e` stato un `annus horribilis` con circa 150 vittime del frontale del treno Patna-Indore. E` proprio dopo questa tragedia che il ministro delle Ferrovie ha deciso di avvalersi di consulenti stranieri per migliorare la sicurezza.
    Insomma di lavoro ce n`e` parecchio. Anzi, non invidio gli ingegneri italiani che dovranno fare una valutazione dello stato della rete ferroviaria indiana, una impresa a dir poco ciclopica .
    Un altro importante MoU e` stato firmato da Italferr, il braccio ingegneristico, in cui si prevede tra l`altro la progettazione di un ponte di 750 metri con una arcata centrale sospesa di 200 metri nello Stato himalayano di Jammu e Kashmir, dove e` in corso la costruzione della Ferrovia che colleghera`la `ribelle`  Srinagar con il resto del Paese .