La dea Ganga in formato `macho`

New Delhi, 28 maggio 2017

    Sono andata a vedere una mostra sul Gange (`Ganga: River of Life and Eternity`) al National Museum che ben illustra con oggetti d`arte la miriade di leggende e miti che ruotano intorno a questo sacro fiume. La stagione poi e` quella giusta, perche` in questo periodo, decine di migliaia di indiani si riversano in Uttarakhand, lo stato himalayano piu` `santo` dell`India per la presenza delle sorgenti del Gange e di luoghi mitologici.
   Il Gange, oggi diventato una bomba ecologica, e` nell`immaginario induista una divinita` femminile. E` un sostantivo femminile nella lingua hindi (anche questa al femminile, `la hindi`, come mi correggono i miei amici indologi).  La dea Ganga e` raffigurata nell`arte indiana come una donna voluttuosa che tiene in mano un vaso e con accanto un pesce-coccodrillo, il `makara`, che e` il suo mezzo di trasporto. Come il topo per Ganesh o il Garuda per Vishnu.    Non mi dilungo sulla storia della dea e sulla sua origine perche` ci sono diverse interpretazioni e per me che non sono una indologa e` un campo minato.
   Mi ha incuriosito un particolare della mostra. La mostra al Museo Nazionale si apre con una gigantografia della fontana dei Quattro Fiumi del Bernini in piazza Colonna a Roma. Uno dei quattro giganti che raffigurano i grandi fiumi della terra (per l`epoca) e` appunto il Gange, un omone muscoloso e decisamente poco indiano. Gli altri sono Nilo, Danubio e Mar de La Plata.
   Come informa il primo pannello dell`esibizione a New Delhi, la statua romana  `e` l`unica raffigurazione maschile del Gange`. Sorpresa, mi chiedo quanti sono a conoscenza di questa curiosita`.    

ALLA SCOPERTA DI NEW DELHI 8 /Il cimitero armeno e la `cappella` di Kishan Gunj

New Delhi, 24 maggio 2017 

(Questa visita fa parte del mio progetto di documentare i luoghi della Cristianita` in India e di realizzare una guida di viaggio)

It is one of the neglected heritage of New Delhi, victim of the indifference and ignorance but also of an overcrowded city. The Armenian chapel and the annexed cemetery in Kishan Gunj, in the old Delhi, near a railways station with the same name, are the only surviving signs of the presence of a Christian community before the British, in the Mughal time.
There are the oldest Christian tombstones in New Delhi dating back to the XVIII century.  
The place is under the authority of the Archaeological Survey of India (ASI) according to a sign board on the road.

The chapel is now used by the Anglican Church (Csi) and a Mass is celebrating every Sunday.
Around 50 Christian families live in the buildings erected on the historical site.   
Therefor the cemetery is presently ‘hidden’ in the courtyards and it is not directly accessible by the visitors.  But the residents are usually kind and allow you to enter in their houses.  
   A marble slab on the outside wall of the chapel reveals the presence of a cemetery. During my visit the slab was behind a cupboard in a room used by the Christians. A boy showed it to me after moving the piece of furniture.
The inscription reads:
“Armenian Cemetry (sic), Rama Park, Kishan Gunj, Delhi-6`` and then ``Trustees Armenian Association, 5 Outram Street Calcutta-16”.
It was made in 1962 in occasion of a visit of an Apostolic delegate of the Catholicos of all Armenians. Strangely it does not mention the chapel.

Very little is known about the history of the Armenians in Delhi. According to the website of the Armenian College and Philanthropic Academy of Kolkata, the oldest grave in this cemetery dates back to 1787. But nowadays there is no trace.
According to the old records, one `Father Stephanus was the priest in 1713`.
The same source informed that `during the sack of Delhi in 1739 by Nadir Shah, the marauding army devastated the city and only a small Armenian cemetery and the Martyr’s Chapel attached to it escaped destruction`.
In a paper on the Armenians in Mughal Delhi, published "Journal of the Society for Armenian Studies" 15 (2006): pp. 177-187, the Muslim scholar Omar Khalidi has shed some light on the history of the tombstones. Also gives a list of inscriptions with the translation, but almost all of them are disappeared. (see the list)
The `chapel` is known also as the mausoleum of Manuel D`Eremao (1744-1829), an officer of Portuguese origin who was at the court of Mughal and that was in charge of the Fort of Hansi.
His tomb, built in Mughal style, was at the centre of the cemetery and it is possible that it was the today `chapel`.  Even the cemetery is mentioned by different author as D`Eremao cemetery.
It is likely that the `Armenian cemetery` was in reality a graveyards for the many Europeans at the service of Mughals, like the old Catholic Cemetery in Agra.
But differently from Agra where the site is still preserved, the Delhi Christian cemetery was encroached after the Partition of 1947 with the huge influx of refugees from Pakistan.
In 2006, the researcher Omar Khalidi located 15 tombstones. The Armenian inscription were all disappeared, the one in Persian were no more readable.
During my visit I spotted three tombs, only one with a cross, in bad shape, in a courtyard full of utensils and flowers pot.   


Alle sorgenti del Gange/Tempio di Kedarnath, un pellegrinaggio che ti fara` credere in Dio

Gauri Kund, 21 maggio 2017
   Ho finalmente completato il `Char Dham Yatra`, il pellegrinaggio hindu alle quattro sorgenti del Gange nello stato himalayano dell`Uttarakhand. Per essere precisi e` il `chota` (piccolo) Char Dham perche` quello integrale e` alle quattro estremita` dell`India. Nel 2011 ero stata a Gangotri e Yamunotri mentre due anni fa a Badrinath. Mi mancava quindi Kedarnath per completare il pellegrinaggio.


   Secondo le credenze induiste, coloro che si bagnano nelle quattro principali sorgenti del Gange, partendo da Est (Yamunotri) a Ovest (Badrinath) raggiunge la `salvezza`, moksha o il nirvana, che e` un elemento fondamentale per chi crede nella reincarnazione. Tradotto nella dottrina cattolica potrebbe essere come una indulgenza plenaria che si ottiene andando in pellegrinaggio a Roma nell`Anno Santo. Ma il paragone e` un po` azzardato.
   Per quanto mi riguarda non so se ho diritto al `nirvana` dopo che sonno stata a Kedarnath perche` non ho rispettato la rotazione Occidente a Oriente, che e` poi il verso orario in cui si cammina intorno ai templio o si fanno le offerte agli dei con l`incenso o il fuoco.
   L`origine del Chota Char Dham e` mitologica perche` e` legata alle vicende dei fratelli Pandava e di Shiva, il dio che vive in Himalaya e che ha creato Ganga, e che sono raccontate nel libro del Mahabharata. Non vado oltre perche` non sono una indologa e non voglio dire cavolate. So che questo circuito e` stato tracciato dal santo e filosofo Adi Shankarachaya che nell`VII secolo ha unificato le varie dottrine induiste e ha fatto costruire molti templi nei luoghi sacri. Tra l`altro, secondo la tradizione, Shankarachaya e` morto proprio a Kedarnath e li` si trovava il suo `samadhi` prima delle devastanti alluvioni del 2013 che hanno devastato la vallata e causato la morte di decine di migliaia di pellegrini. Il mausoleo era dietro al tempio e non e` ancora stato ricostruito.

Mago Karan a New Delhi, altro che David Copperfield!

New Delhi,  8 maggio 2017

    Non pensavo esistessero piu` i prestigiatori nell`era di internet, pensavo fossero ormai destinati all`estinzione come domatori di tigri dei circhi o gli incantatori di serpenti. Invece sono finita per puro caso in uno spettacolo di magia di un Houdini in versione `masala`.
   Passando davanti al Forte Rosso ieri sera ho visto una grande pubblicita` del `jadugar`Karan, mago di `fama internazionale per la prima volta a New Delhi`. L`occasione era troppo allettante per lasciarsela scappare. Quindi ho comprato un biglietto da 100 rupie (ultimi posti) per lo spettacolo delle 19.30.
   Lo show si teneva in un tendone dove era allestito un grande palco con un un impianto di luci stroboscopiche da discoteca. C`erano diverse file di posti a sedere, ma solo le ultime quelle da 100 rupie erano occupate da famiglie con bambini.
   Il mago Karan, un bell`uomo alto e slanciato originario del Gujarat, si e` presentato sullo stage su una moto in un completo fosforescente da marziano. Mi e` venuto in mente il mago Silvan, ma molto  piu` `ruspante`.

Alla scoperta di New Delhi 7/ Il giardino della principessa mughal Roshanara

New Delhi, 7 maggio 2017

   Purtroppo Roshanara Bagh (il giardino di Roshanara) e soprattutto la sua tomba del XVII secolo sono in condizioni pietose. Peccato perchè questo sito storico, a nord di New Delhi, racconta un affascinante pezzo di storia dei famosi mughal, gli imperatori che hanno regnato per tre secoli in India fino a quando sono stati cacciati dagli inglesi.
    Roshanara, era la seconda figlia di Shah Jahan e Muntaz Mahal, i sovrani sepolti nel Taj Mahal. Come le altre principesse mughal non poteva sposarsi, già bastavano i fratelli a scannarsi per il trono, figuriamoci se ci fossero stati anche i generi.
   Come la sorella maggiore Jahanara, la prediletta di Shah Jahan, ha quindi passato la vita a tramare complotti di corte e a nascondere gli amanti nell'harem. Se uno legge l'ultimo romanzo storico 'La Principessa Indiana' della scrittrice Indu Sundaresan riesce perfettamente a capire i vari intrighi di palazzo spesso sanguinosi.
   Roshanara sarebbe stata artefice dell'ascesa al trono dello spietato Aurangzeb, che ha fatto fuori il fratello Dara Shikoh e imprigionato il padre nel palazzo di Agra.
   Grazie ai favori di Aurangzeb, la principessa aveva un immenso potere negli affari della Corona, oltre che sull'harem. Ma a un certo punto deve essere caduta in disgrazia, si dice per la sua vita di libertinaggio, e quindi è stata esautorata dalla corte e 'esiliata' nel suo palazzo 'di piacere' fuori delle mura di Shahjanabad, la città fortezza dei mughal.
    Roshanara Bagh è quello che rimane della grande tenuta della principessa composta da un palazzo e da un immenso parco con canali e fontane.  Qui è morta nel 1671 ed è stata sepolta in un mausoleo di marmo nel centro del giardino. La struttura tombale (senza lapide) e il giardino sono sopravissuti, ma come dicevo prima sono in uno stato di forte incuria e degrado.  Soprattutto il Baradari (in urdu 'dodici porte'), il padiglione con 12 archi affrescati con al centro il recinto marmoreo della  tomba (senza tetto), richiederebbe attenzione. Il minimo che si può fare è ripulirlo e chiuderlo al pubblico. E' diventato un bivacco, senza una minima spiegazione su quello che era.
   Per fortuna il giardino è abbastanza curato, ma il laghetto non esiste più. Se si legge Wikipedia sembra un paradiso, e questo simboleggiavano i giardini mughal, ma la realtà è molto deludente. Annesso al parco c'è il Roshanara Club, uno degli esclusivi club lasciati in eredità dai britannici il cui ingresso è strettamente riservato ai membri.

Confindustria indiana, la prima donna presidente e il mito dell'eterna crescita

New Delhi, 4 maggio 2017

    Per la prima volta una donna è alla guida della Confindustria Indiana (Cii).  Shobana Kamineni, vicepresidente della catena di ospedali Apollo, è infatti stata eletta a guidare lo storico club degli industriali indiani nato nel 1895. E'  la conferna della crescente importanza del ruolo delle donne nella società indiana. Per questo sono andata a sentire la sua prima confererenza stampa in cui ha presentato il programma per l'anno in cui rimarrà in carica.
   A parte un accenno all'inclusione e all'ingresso delle donne nel mondo del lavoro, non ho sentito purtroppo nulla di sensato. Gli industriali indiani e (con loro l'India) stanno seguendo un modello di sviluppo che non è chiaramente sostenibile. Nel suo intervento, che ha letto tra uno starnuto e l'altro (le donne sono molto meno resistenti all'aria condizionata degli hotel a 5 stelle), ha elencato la solita litania di percentuali di crescita.  Cose da vecchia economia che da noi non fuzionano più, e forse manco in India visto che negli ultinmi anni si è assistito a un modello di 'jobless growth' che scompiglia tutte le classiche teorie dello sviluppo.
   La signora Kamimeni è convinta che nei prossimi tre anni l'India possa facilmente aggiungere un punto percentuale alla sua attuale crescita del pil (7.5-8%) che è già la più veloce al mondo.  In questo modo nel giro di tre anni l'India potrebbe toccare il mitico traguardo di un pil al 10%. Ovviamente se tutto va bene,  se il monsone è regolare, se il Pakistan non fa la guerra e se non ci sono calamità. Neppure il superpremier Narendra Modi, che molti considerano un megalomane, osa scommettere su questo obiettivo.
    Tra le condizioni 'virtuose' elencate dalla neo presidente della Cii, c'è l'urbanizzazione.  Decine di milioni di contadini si riverseranno nelle città dove potranno guadagnare 2,5 volte di più che nelle campagne.   'Solo il 33% della popolazione vive oggi nei centri urbani contro il doppio della Cina' ha detto.  Nel 2031 ben 600 milioni di indiani vivranno in città.
   Secondo la signora Kamineni questo significa un boom delle costruzioni, settore altamente 'labour intensive' con forti vantaggi sull'occupazione. Si prevede che le costruzioni, grazie anche al progetto del governo di realizzare 20 milioni di case popolari, porteranno 30 milioni di posti di lavoro. Gia` oggi le metropoli sono dei cantieri edili permanenti, enormi complessi terziari e residenziali (nella foto Gurgaon) stanno spuntando come funghi.  `
    Ovviamente in questo mondo idilliaco della Cii non esistono acquedotti, fognature, rifiuti da smaltire, aria inquinata, ospedali, scuole, verde pubblico....Non c'è una parola dei suoi 40 minuti di intervento che si riferisce alla questione ambientale che è fondamentale per parlare di sviluppo urbano.
    Mi chiedo quindi se la neo leader della Cii non abbia mai attraversato un ponte sulla Jamuna, possibilmente con i finestrini aperti, o sia passata all'ora di punta per Rani Jansi Road nel centro storico, o anche solo sia stata a Ghaziabad, dove c'è la discarica nell'hinterland di Delhi. E dopo dicono che le donne hanno un maggiore senso pratico.