SH08, il migliore carburatorista di Manali

Spedizione Himalaya 2008, quattordicesimo giorno, sempre a Vashisht.

Sfiorando il ridicolo oggi ho fatto tre o quattro volte i 3 chilometri da Vashisht a Manali per provare lo scooter in previsione del Rohtang Pass che – se non piove – affronterò domani. Tra un test e l’altro ho anche comprato una giacca a vento taroccata e dei mutandoni di lana unisex con la patta davanti. Se non lo dico troppo presto, penso di aver trovato il migliore carburatorista sulla piazza. I suoi due fedelissimi aiutanti lo chiamano con riverenza “Ustad ji”, è mussulmano come la maggior parte dei meccanici. Dopo avermi visto arrivare spingendo lo scooter, ha subito impartito un paio di ordini secchi ai suoi due ragazzi. Uno si è messo subito in un angolo a preparare il chai e l’altro ha cominciato a sbullonare il carburatore. “No English” mi ha detto dopo che avevo passato cinque minuti a spiegargli come si ingolfava da freddo. Mi ha fatto gesto di sedersi accanto a lui su una panca. E’rimasto a fissare il carburatore per mezzo minuto, ha mescolato un po’ di hashish con il tabacco di una sigaretta e si è fatto una canna. Io ero allibita. Poi è stato servito il tè che tutti e quattro abbiamo sorseggiato lentamente davanti al motore aperto dello scooter. Quindi ho avuto l’onore di vedere Ustadji all’opera. Prima si è lavato le mani nella benzina e poi con un fare da chirurgo si è fatto passare pinza e cacciavite e ha cominciato ad aprire il carburatore. Ha esaminato attentamente sul suo palmo la benzina rimasta dentro, l’ha annusata e poi ha cominciato a soffiare ed aspirare come un compressore su ogni pezzo che smontava. Praticamente ogni parte è passata dalla sua bocca, ripulita nella benzina e di nuovo in bocca. A volte per il disgusto non riuscivo neppure a guardare. Comunque dopo una buona ora di sciacqui e risciacqui tra saliva e benzina, sempre con estrema precisione, ha rimontato tutti i pezzi e rimesso il carburatore al suo posto. A quel punto, dopo una seconda canna, ha iniziato la fase della regolazione, un’altra oretta con il cacciavite in mano ad ascoltare impercettibili variazioni di suono del motore. Insomma, alla fine, per 150 rupie, 3 euro, il mio scooter parte al primo colpo e tiene alla meraviglia il minimo, tanto che non lo sento neppure. Prima di lasciarmi Ustadji, come il Messia, mi ha indicato la punta innevata del Rohtang Pass come per dire “ora puoi andare…”.

1 commento:

veri paccheri ha detto...

che fantastico personaggio! da scriverci un film!
:-)
che bel viaggio, è appassioannte leggere le tue riflessioni, grazie per quanto scrivi, per il tuo lavoro! ciao dall'Italia!