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COVID 19/ Pandemia record a Tenerife, obbligo di green pass al chiuso

Tenerife (Isole Canarie), 28 luglio 2021

   La chiamano la 'quinta ola' , la quinta ondata, ma di fatto e' uno tsunami. La scorsa settimana la pandemia ha causato un record di contagi nelle isole delle Canarie, in particolare a Tenerife, la piu' turistica dell'arcipelago spagnolo. Ma il turismo o le movide questa volta non c'entrano. Sono stati i raggruppamenti familiari e quelli di lavoro a scatenare i contagi della cosiddetta variante Delta del virus. 

Incidenza dei casi nelle sette isole. La verde (piu' alta e' tenerife).
Da static-eldiario.es

   Venerdi' scorso si sono registrati 1.023 casi, il numero piu' alto dal febbraio 2020. Il mese di luglio, quello piu' caldo e tradizionalmente il mese festivo per le Canarie, ha visto una continua escalation. Soltanto da domenica l'incidenza ha segnato un lieve rallentamento di due casi su 100 mila abitanti nella media dell'arcipelago (da 274,4 casi di domenica a 245,2 di ieri, fonte eldiario.es). 

   La nuova impennata avviene quando il 70% della popolazione ha ricevuto la prima dose del vaccino, il che solleva qualche dubbio sull'efficacia e sulla teoria dell'immunita' di gregge. 

   Il peggioramento della situazione ha costretto le autorita' a introdurre nuove restrizioni. Tenerife, l'isola piu' colpita, e' passata a 'livello quattro', una zona 'rossa', ma senza lockdown. La misura, introdotta piu' volte in passato, del coprifuoco notturno e' stata bocciata dalla Corte Suprema di Madrid. Da iei pero' e' in vigore l'obbligo del green pass per i locali al chiuso (ristoranti, palestre, ecc) e limitate le presenze nei locali pubblici.  

   Come nel resto dell'Europa, la maggior parte dei malati sono giovani, la scorsa settimana e' morto anche un bambino di 5 anni. A Gran Canaria un focolaio, chiamato dalla stampa "el brote dell'asadero" perche' iniziato in un barbecue domenicale, avrebbe causato oltre 100 contagi. 

   In totale sono 12.105 i positivi nelle isole (piu' 696 ieri), di cui 70 in terapia intensiva e 427 in ospedale. La maggior parte dei nuovi contagi sono a Tenerife (7.089, di cui 364 ieri), segue Gran Canaria (4.089), Lanzarote (167), Fuerteventura (506), La Palma (173),  e La Gomera (70) e El Hierro (10). (Fonte: Informe epidemilogico diario).   

       

CANARIE E COVID/ Un'altra Pasqua senza turisti

 La Palmas (Gran Canaria),  30 marzo 2021

   All'ingresso del porto di Las Palmas, provenendo da sud, sono ancorate due navi da crociera con dei vistosi disegni, tra cui delle labbrone rosse sulla prua. Sono due navi della flotta Aida, il marchio tedesco del colosso Costa, Stazionano fuori dal porto, forse  per risparmiare sull'attacco, in attesa di imbarcare clienti o semplicemente perche' non sanno che fare. Per questa Pasqua, Aida pubblicizza una crociera Covid free (con tampone) di sette giorni a prezzi stracciati nell'arcipelago delle Canarie. Un'isola al giorno senza scendere a terra. E' l'unica crociera che offre Costa per le feste di Pasqua. Gia' tanto che ci sia.

Una nave Aida ancorata fuori dal Porto di Las Palmas

Per il secondo anno consecutivo, la 'Semana Santa', come chiamano la Pasqua in spagnolo, vedra' un altro flop per l'industria turistica delle Canarie. Le restrizioni anti Covid sono un po' meno severe rispetto al resto della Spagna, proprio per favorire il turismo europeo. Basta fare il PCR entro le 72 ore dalla partenza.  Ma per tutto il periodo pasquale (fino al 9 aprile) non si puo' viaggiare da isola a isola e a Gran Canaria, Tenerife e Fuerteventura vige un coprifuoco notturno dalle 22 alle 6 del mattino.

   La curva dei contagi nell'arcipelago segue piu' o meno quella del resto dell'Europa. Ieri ci sono stati 151 contagi (quasi la meta' a Gran Canaria) e tre morti, purtroppo il trend e' stabile. Solo le isole piu' piccole come la Gomera e Hierro non hanno casi. 

   Come si puo' immaginare, l'impatto sull'economia, largamente basata sul turismo, e' devastante. Un dato per tutti: prima della pandemia le auto a noleggio erano ben 82 mila, dopo un anno si sono ridotte a 22 mila e riempiono i parcheggi degli aeroporti. Le compagnie di autonoleggio hanno preferito vendere le auto a prezzi stracciati pur di nnon avere i costi di assicurazione e parcheggio. Il parco auto a disposizione dei turisti e' tornato ai livelli del 1985. 

Lungo mare di Maspalomas deserto

    Nonostante alberghi e ristoranti siano pronti, i turisti non ci sono. Le frontiere sono aperte e piu' o meno sembra tutto normale (a parte il coprrifuoco e la chiusura di luoghi di divertimenti e di cultura). Ma non c'e' nessuno. Le Canarie, che lo scorso anno hanno battuto la strada della destinazione turistica Covid free, hanno fallito nel loro intento. Non hanno tenuto conto dei lockdown parziali in Europa e soprattutto del bando dei viaggi all'estero dei britannici, che sono gli aficionados piu' numerosi delle calde spiaggie spagnole. 

VACCINO ANTICOVID/E se provassimo con l’artemisia della Gomera?

 San Sebastian de La Gomera, 12 marzo 2021

   Per via delle abbondanti piogge di dicembre e gennaio, l’isola de La Gomera, una delle più’ piccole dell’arcipelago delle Canarie,  è un’esplosione di fiori e erbe profumate. Cosi non si la  vedeva da tempo. La gente del posto dice che questa è la vera primavere canaria e non la steppa di cactus che si era creata dopo tre anni di siccità.  Tra gli arbusti selvatici più curiosi, per via del profumo pregnante, c’è una specie endemica di Artemisia, chiamata Artemisia Thuscola o argentata, o “mol” dagli indigeni canari, i guanchos.  L’artemisia è una pianta diffusa in tutto il mondo, spesso considerata un’erbaccia da estirpare, a cui appartengono circa 400 specie, alcune molto diverse da loro e con diverse proprietà mediche, tra cui potrebbe esserci quella contro il Covid. Per alcuni è l’erba dell’assenzio, il famoso distillato verde che sa di anice, la “fata verde’ della bohème parigina.  Lo stesso vermouth, prodotto per la prima volta a Torino e medicinale prima di diventare aperitivo, deriva il suo nome dal tedesco Wermut ("wormwood" come gli inglesi chiamano la varietà di Artemisia Absinthium). Quindi il Martini sarebbe in realtà un vermifugo e antisettico (le movide degli aperitivi milanesi a questo punto andrebbero rivalutate!).


   Anche la specie delle Canarie, che cresce spontanea nelle vallate a circa 700-800 metri di altezza, possiede delle sostanze benefiche, in particolare per problemi intestinali e anche come antiparassitario per gli animali.  È impiegata in diversi prodotti naturali venduti nelle erboristerie e citata nel libri del medico naturopata  S. Jorge Cruz Suárez, “Más de 100 Plantas Medicinales en Medicina Popular Canaria”.  La si trova soprattutto sui sentieri di trekking nell’ovest della Gomera e il suo odore è inconfondibile.

   L’artemisia è salita di recente alla ribalta della cronaca per un suo derivato, l’artemisinin (AN), una sostanza già usata nella medicina tradizionale cinese e africana, che di recente è stata riconosciuta dall’OMS come trattamento antimalaria  (qui ci sono tutti i dettagli).  Questa molecola è estratta dall’Artemisia Annua, una delle tante varietà di artemisia diffuse su tutto il pianeta.  È stata “scoperta” dalla farmacista cinese Tu Youyou che nel 2015 ha vinto il premio Nobel per la medicina, insieme ad altri ricercatori, per i loro studi nel campo della malaria e delle infezioni parassitarie che nei paesi più poveri uccidono milioni di persone ogni anno. Oggi giorno il preparato dell’OMS a base di artemisinin è uno dei rimedi  più’ efficaci contro la malaria. 

   Lo scorso anno, in piena pandemia e quando le speranze di un vaccino sembravano molto lontane nel tempo, si è tornati a parlare delle potenziali proprietà dell’artemisia. In Madagascar è stato prodotto uno sciroppo, e ora anche delle capsule, a base di Artemisia Annua. Gli studiosi locali sostenevano che il principio attivo dell’erba poteva essere efficace anche contro il nuovo virus Sars Coronavirus. Il presidente del Madagascar, il vivaio mondiale delle erbe medicinali, aveva dichiarato che il preparato in commercio poteva prevenire il Covid 19 e che era pronto a esportarlo negli altri paesi Africani, cosa che avvenne nonostante la mancanza di un approvazione da parte dell’OMS. La stessa organizzazione di Ginevra prese le distanze dall'iniziativa  chiedendo però che si iniziassero a studiare le potenzialità dell’Artemisia Annua nel combattere il nuovo coronavirus (qui il comunicato del maggio 2020.)

   Nel frattempo una start up spagnola di biotecnologia sta studiando la pianta dell’Artemisia Annua in una fattoria ecologia nel nord di Tenerife. In origine le ricerche si concentravano su prodotti antimalarici, ma ora sono indirizzate ovviamente al Covid. La piccola società, che si chiama Biotech Trichofarming Researh studia le proprietà dei “tricomi” (i peli delle piante) di diverse erbe medicinali e aromatiche, in particolare l’Artemisia Annua coltivata alle Canarie.  Dopo alcuni anni di esperimenti,  la società ha iniziato a commercializza un prodotto con il marchio di Artennua, che secondo quando si legge sul website avrebbe delle proprietà di rafforzare il sistema immunitario e quindi di combattere il Covid.

   L’artemisia non può ovviamente essere un vaccino, ma può prevenire le aggressioni dei virus secondo il basilare principio di tutte le medicine tradizionali, come la millenaria ayurveda indiana, che si concentrano sul rafforzamento delle nostre difese immunitarie naturali. Una strada che purtroppo  non sembra essere stata molto battuta nelle strategie nazionali di difesa sanitaria anti Covid.  

 

Covid e Natale/ il dilemma dell'emigrato: torno o non torno?

La Gomers (isole Canarie), 15 dicembre 2020

   In questi giorni migliaia di emigrati italiani come me vivono il dilemma del "torno o non torno". Rinuncio a passare le festivita´ di Natale con genitori o figli oppure metto a rischio la mia (e loro salute). Il coronavirus ci mette di fronte a questo bivio. Un dilemma inedito che e´piu´morale che sanitario.
   Nel primo lockdown il problema non si poneva perche´ i governi avevano deciso di chiudere le frontiere bloccando centinaia di migliaia di cittadini italiani all'estero. Ora l'emergenza e´piu´o meno la stessa, ma non ci hanno piu´privato delle nostre liberta´individuali come prima. La scelta ricade su di noi, liberi se correre il rischio o meno di contagiarsi e contagiare il prossimo. Non so cosa sia meglio.
Il "pensieroso" -
 Ritratto di Lorenzo de Medici duca di Urbino   


   La Farnesina nel suo sito esteri.it scrive che "considerato l'aggravarsi della situazione epidemiologica in Europa, la Fanesina raccomanda a tutti i connazionali di evitare viaggi all'estero se non per ragioni strettamente necessarie¨ minacciando poi che potrebbe essere non facile rientrare in patria. Nel mio caso si tratta di rientrare in Italia (ho gia´un volo il 20 dicembre)  e ripartire dopo le vacanze natalizie il 7 gennaio. Quali sono le mie "ragioni strettamente necessarie"? Passare il Natale con i miei genitori ultraottantenni e con mia figlia. Si puo´ definire "necessario" questo bisogno di rispettare una tradizione religiosa che prevede la famiglia riunita intorno al panettone? O questo bisogno di rapporti affettivi si puo´ rimandare in un'altra occasione, per esempio a Pasqua (incrociando le dita)? Chi potrebbe pronunciarsi su questo dilemma morale: il premier Giuseppe Conte o il Papa?
   Vorrei invece che mi si dicesse chiaramente quali sono i rischi di contagio nel viaggiare, quanto sicuro e´il tampone obbligatorio 48 prima del viaggio e se e´ sufficiente la protezione della mascherina. E che mi si dicesse chiaramente se la zona dove vado, nel mio caso il Piemonte, e´ancora a rischio o meno soprattutto ora che e´ stata declassata al colore giallo.
   Se veramente c'e´il pericolo  di una terza ondata, che nel periodo invernale si sommerebbe alle influenze stagionali gia´di per se letali, allora perche´non chiudere di nuovo le frontiere? Tanto il turismo e' gia´morto. Perche' creare ulteriore confusione con minacce velate di nuove restrizioni? Se e´ "strettamente necessario" che non ci si muova per andare a festeggiare in Natale in famiglia basta dircelo.

Canarie e Covid/Le fontanelle magiche de La Gomera sono rimaste a secco

La Gomera (Canarie occidentali), 25 Novembre 2020

   Tra i tanti luoghi magici dell'isola della Gomera, una delle più piccole e meno turistiche dell'arcipelago delle Canarie, ci sette fontanelle, chiamate Chorros de Epina, che secondo la leggenda hanno poteri curativi e anche divinatori. Si trovano in un bosco di lauri nella località di Epina a cui si accede attraverso un breve sentiero di 10 minuti che parte dalla strada principale per Vallehermoso. Il posto sembra una fiaba incantata, ti aspetti di veder uscire i folletti dagli anfratti rocciosi. La fontana e' composta da sette canalette di legno di erica da cui sgorga, o meglio "sgorgava" la preziosa acqua.


Uso il passato perché quando ci sono arrivata le fontanelle erano completamente asciutte e quindi non si poteva ottenere alcun vaticinio da questa "Sibilla" liquida. C'era solo un po' di acqua stagnante nella vasca sottostante. Forse la fonte era stata chiusa e l'acqua deviata verso usi meno fiabeschi. So che quest'anno la Gomera e' stata colpita  da una grave crisi idrica per via delle scarse  piogge. Oppure le autorità locali hanno forse deciso di chiudere i rubinetti per paura di assembramenti vietati per il Covid19?  Fatto sta che non usciva neppure una goccia.

   E' rimasto il cartello dell'ente turistico con le istruzioni: per ottenere l'amore di una persona bisogna bere dalle fontanelle pari (per le donne) o dispari (uomini) da sinistra a destra. Anticamente i chorros erano solo quattro ed erano attribuiti nell'ordine alla salute, amore, ricchezza e per il quarto non si sa...forse l'allegria (che deriva dalle prime tre). Nulla si conosce sugli altri tre aggiunti in seguito. Si dice che il settimo sia riservato alle donne incinte. Una cannella e' quella delle fattucchiere. 

   Leggo poi che nell'antichità la fontana dispensava anche vaticini alla gente del posto che voleva sapere la propria sorte. Se sgorgava acqua limpida, tutto andava bene, mentre se era torbida bisogna stare attenti alle disgrazie in agguato. Nulla e' dato sapere in caso in cui sia completamente asciutta. Neppure le divinità del bosco si sanno pronunciare sul futuro di questo "annus horribilis".

Canarie e Covid/Addio a stagione turistica invernale, la crisi picchia duro

Valle Gran Rey  (La Gomera), 21 Novembre 2020

   Ogni giorno mi sembra di vedere nuovi cartelli "se alquila" o "se vende"  affissi sulle serrande dei negozi. Come in tutte le località turistiche, le Canarie stanno risentendo pesantemente della crisi Covid. Pur non essendoci un lockdown come in alcune aree della Spagna, negozi e ristoranti sono deserti. O meglio, risultano ora decisamente sproporzionati rispetto al numero di residenti. Le isole Canarie hanno cercato in tutti i modi di attirare turisti per la stagione invernale promuovendosi come "destinazione Covid free". Il che non manco vero perché anche qui c'e' stata un'impennata di casi dopo le ferie estive  (ieri si sono contati 119 nuovi positivi e un decesso, in maggior parte tra Tenerife e Gran Canaria). Pur avendo un numero di casi limitati rispetto al resto d'Europa, non c'e' comunque possibilità di riaprire gli hotel perché i potenziali turisti stranieri non possono uscire dalle loro case per andare in vacanza o nelle loro seconde case. Quindi la stagione natalizia, molto redditizia in tempi normali, e' persa con enormi danni a tutto il settore alberghiero e all'indotto che gravita intorno all'industria turistica. 

La foto che pubblico e' stata scattata a Valle Gran Rey, un comune ci circa 4 mila abitanti sulla spettacolare costa sud occidentale de La Gomera, dove vivono stabilmente molti tedeschi che ne hanno fatto una sorta di ecovillaggio con negozi di prodotti biologici e etnici.  

Canarie e Covid/Arriva la prima crociera "blindata"

 San Sebastian de la Gomera (isole Canarie), 12 novembre 2020

    Circa 900 intrepidi turisti tedeschi stanno facendo una crociera alle isole Canarie. E' la prima nave da crociera che si vede nell'arcipelago spagnolo dopo sette mesi ed e' stata salutata dai giornali locali come "la prima crociera post Covid".  In realta', tanto "post Covid" non lo e', visto che tutta Europa e' in lockdown per la seconda ondata del virus. Ma le Canarie riportano meno contagi rispetto alla penisola iberica e per questo si propongono come meta turistica "sicura" per le vacanze invernali. E' chiaro che ci sono enormi interessi economici in gioco e più' che mai ora le autorità sono chiamate a gestire il delicato equilibrio tra salute e denaro.

    La nave da crociera "Mein Shiff 2", nuova di zecca essendo stata varata nel 2019, e' attraccata a Tenerife una settimana fa e oggi e' arrivata a San Sebastian de la Gomera, nello stesso porto dove mi trovo con la mia barca Maneki. E' il classico hotel galleggiante, appartenente al tour operator tedesco TUI insieme alla americana Royal Caribbean Cruises. Vista da vicino fa impressione: 310 metri di lunghezza e 40 metri di larghezza. Batte bandiera di Malta. Destinata a ospitare 3 mila turisti e' ora semi vuota e mi chiedo come possano rientrare con i costi dato che i prezzi saranno sicuramente superscontati. 

    Per garantire la sicurezza dei croceristi e della popolazione locale, i turisti sono "scortati" a terra e non possono sostare in luoghi pubblici, come bar o ristoranti, che qui alle Canarie rimangono aperti anche se con un limite massimo di 6 persone per tavolo. Le escursioni sono solamente in mare, in battello lungo la costa, sono off limits tutte le escursioni a terra, nei musei o centri storici. Anche a bordo, vietati i buffet, le terrazze e palestre, distanza di sicurezza con gli oltre 700 membri del personale. Insomma più che una crociera e' una prigione galleggiante con vista mare.     

  

INDIA/La barba del premier Modi, un fioretto per la fine della pandemia?

 La Gomera, 27 Settembre 2020

   Narendra Modi, il primo ministro dell’India, che da poco ha compiuto 70 anni, si e’ fatto crescere la barba. Da quando ha decretato il lockdown per l’emergenza coronavirus, il popolare leader non è più andato da barbiere. Con il risultato che dopo cinque mesi il suo pizzetto, di solito perfettamente curato, è diventato una folta barba alla Rabindranath Tagore. Che non è esattamente l’immagine di un 'kar sevak', i volontari del partito hindi nazionalista del Bjp, di cui fa parte. Manco il Mahatma Gandhi, che aveva pieno diritto a una barba da “grande saggio”, oso’ tanto.
Il premier Modi nel messaggio all'Assemblea Generale ONU 2020


    Pare che la barba di Modi sia in realtà un fioretto, un voto, per auspicare la fine della pandemia. Il virus sta flagellando l’India con 5 milioni di casi e sta devastando l’economia soprattutto quella informale che è il 90% e che non rientra nelle statistiche. Alcuni giornalisti hanno ipotizzato che il nuovo look è frutto di un “mannat”, una rinuncia volontaria o penitenza, appunto, che consiste nel non tagliarsi la barba finche’ la crisi non sara’ vinta. Il che ci sta, essendo Modi un politico molto superstizioso, oltre che un fervente hindu. 

I pezzi pre-cotti sull’India e il discorso di Modi all’Onu
   Per i 70 anni, compiuti il 17 settembre, sono apparsi sulla stampa italiana (Manifesto e Foglio, sono quelli che ho visto) alcuni articoli in cui si ripercorrevano i soliti luoghi comuni su Modi e sull’India. E cioe’ che il leader indiano è un “uomo forte”, megalomane, circondato da fanatici, che non sa fare che propaganda, che il suo piano di riforme è stato un fallimento totale e che l’India è al collasso. Come se i leader nostrani (e anche quelli oltreatlantico) fossero da meno. Si diceva lo stesso dell’italiana Sonia Gandhi, saldamente al governo con un premier (Manmohan Singh) di sua scelta fino al 2014, anno in cui il Congresso perse le elezioni e inizio' l’ascesa di Modi, il governatore del Gujarat, nato da nulla, ma forte dell’appoggio dei grandi gruppi industriali. Per vincere le elezioni in un Paese di 1 miliardo e 300 milioni di persone bisogna per forza essere un “uomo forte’ o “donna forte” sia dal punto di vista del carisma che delle risorse economiche. E va riconosciuto che il processo elettorale in India, nonostante le dimensioni gigantesche, è sempre stato democratico. Tant’è che un signor Nessuno come Modi è riuscito a sconfiggere decenni di dominio dei Gandhi.
   Il premier si è presentato con il suo nuovo look all'appuntamento con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”. Nel messaggio preregistrato ha criticato l’Onu per ritardare le riforme e non permettere che le nuove realtà mondiali non si seggano allo stesso tavolo dei Grandi. “Per quanto tempo l’India sarà tenuta fuori dagli organismi decisionali delle Nazioni Unite” si è chiesto. Ovviamente è un argomento molto scomodo questo di cui nessuno parla più. Anche l’attacco di Modi sul fronte della pandemia, dove accusa l’Onu di completo silenzio negli ultimi 8-9 mesi, da’ molto fastidio. Come da’ fastidio che il premier indiano ricordi alcuni dei principi che sono parte delle fondamenta civili dell’India (la “narrativa” come va di moda dire oggigiorno) e cioè il pacifismo, il terzomondismo e lo spirito di fratellanza (sintetizzato nel mantra  “vasudhaiva kutumbakam”, il mondo è una famiglia), che sono valori trasversali della sinistra e della destra.  
   È meglio tacere anche sull’importanza della farmaceutica indiana per fornire medicine low cost ai Paesi più poveri e alla promessa di un vaccino indiano anti Covid che sia a disposizione di tutti e alla portata di tutti. Cosa che di recente, se ben ricordo, anche Papa Francesco ha auspicato. E lui non è un ultranazionalista hindu.
   Insomma invece di tirare fuori pezzi precotti su Modi, dagli spazi più reconditi dei “freezer” delle redazioni, che sono sempre uguali negli ultimi sei anni, magari ascoltando il suo messaggio all’Onu, si potrebbe forse contribuire alla comprensione dell’India e informare su cosa sta accadendo nel mondo.

COVID19/Diario di una quarantena in barca 16 - E' finita!

Gran Canaria, 25 maggio 2020


   Da oggi l'intero arcipelago della Canarie passa alla fase 2, il che significa che si può navigare con barche da diporto (con limiti di equipaggio).  Dopo oltre due mesi si può quindi tornare in mare e navigare senza limitazioni geografiche. Rimane ancora in piedi lo "stato di allarme" (prorogato fino al 21 giugno) che impedisce l'ingresso delle imbarcazioni nei porti spagnoli. Ma per chi e' all'ancora come lo sono io con la mia barca Maneki e' finalmente liberta'! 
  A conclusione di questo diario pubblico questa foto, chissà' che avrebbe pensato Leonardo da Vinci, che studio' le forme del corpo umano nel celebre disegno dell'Uomo Vitruviano (1490 circa) inscritte in un cerchio (il cielo) e un quadrato (la terra) e...nel triangolo della prua.
 

COVID19/ Diario di una quarantena in barca 15 - L'inversore e i misteri della meccanica

Gran Canaria, 20 maggio 2020 

   Se c'e' una cosa che vorrei fare se rinasco e' il meccanico di motori nautici. Non so quanti giorni o addirittura settimane ho passato cercando un meccanico o aspettando che si liberasse da altri lavori che immancabilmente erano sempre più urgenti del mio. I meccanici non hanno mai tempo e quando decidono finalmente - bontà loro - di dedicarti un po' di tempo, puntuale arriva l'imprevisto. Metti che tu riesci a fissare finalmente un appuntamento per il giorno dopo con uno di questi "guru" e poi quando ti presenti scopri che "e' dovuto andare a Tenerife per una urgenza su un trimarano" o "stara' a Las Palmas per una settimana per un lavoro su un traghetto". E ti chiedi se in tutte le Canarie non ci siano altri meccanici disponibili oppure se proprio il tuo e'  il migliore, tanto che gli pagano aerei e trasferte pur di averlo.
Leonardo Da Vinci - Ingranaggi 
   Puo' sembrare bizzarro ma il motore in una barca a vela da crociera e' essenziale per le manovre in porto, quando non c'e' vento o anche l'ancoraggio se ci sono scogli.
   Ho imparato a cavarmela con le riparazioni di routine e la manutenzione del mio vecchio motore diesel, tre cilindri, di marca Vetus da 20 cavalli, posso dire che dopo due anni di coabitazione lo conosco bene. Conosco il suo suono, quando sta bene e quando e' un po' affaticato, e quando c'e' qualcosa di anomalo.
   Da un paio di mesi quando ingranavo la marcia, notavo che la non c'era propulsione, come se l'elica girasse a vuoto. Pero', dopo un po' di secondi, sentivo una sorta di "clack" e la barca avanzava. Ho avvertito il meccanico di questo strano comportamento e lui ha controllato la leva dell'acceleratore e i cavi quando ho alato Maneki all'inizio di marzo, prima del lockdown. "Tutto apposto, ma devo provarla in acqua", mi disse. Poi come sempre non ha avuto più tempo e il problema e' continuato, anzi peggiorato. Purtroppo il motore non e' come il corpo umano, quando ci sono sintomi di una malattia non ci sono speranze di una guarigione, a meno che non si interviene.
    E cosi' l'altro ieri quando ho lasciato il gavitello non sono riuscita a far avanzare la barca, acceleravo ma non andavo avanti, la mia elica girava ma non aveva forza. Pero' in retromarcia andavo normalmente. I "vicini" di ancoraggio sono intervenuti e hanno cercato di capire il problema. Ma dopo diverse ispezioni all'elica e al motore e' venuto fuori che il problema era forse nell'inversore riduttore, la "scatola del cambio" dei motori intrabordo nautici che non hanno la frizione,  Il che significava un lavoro enorme e dispendioso, senza contare che nel lockdown e' difficile far arrivare parti di ricambio.
   Dopo un notte insonne e' arrivato l'aiuto dal cielo grazie al tam tam della comunità dei velisti. Sapendo del mio problema, un solitario francese che si trovava all'ancora a Punta Cementero, circa a tre miglia a ovest, parlando con uno dei miei "vicini", disse di aver avuto lo stesso problema con il suo Volvo e di averlo risolto con un semplice "lavaggio" dell'inversore a base di diesel. Un rimedio infallibile, secondo lui. L'idea di levare l'olio e far funzionare gli ingranaggi (per mezzora secondo lui) con del gasolio mi terrorizzava. Pero' su sua insistenza e assistenza ho provato. Ho rimosso l'olio del cambio (di colore rosso, ancora in buono stato perché lo avevo cambiato meno di un anno fa) con una pompetta e ci ho messo del diesel. Un po' di avanti-indietro per una mezzoretta e poi di nuovo un secondo "lavaggio", la marcia ha cominciato a ingranare sempre con più' frequenza. fino a entrare al primo colpo. Ho rimesso l'olio e da allora non ho avuto più il problema.
    Qualche ingranaggio bloccato da sporcizia? Olio del cambio non idoneo? Eppure mi sono attenuta alle istruzioni del manuale quando l'ho cambiato. Non si sa...misteri della meccanica. 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 14 - Il Grande Fratello mi guarda

Gran Canaria, 18 maggio 2020

"Secrets are lies, sharing is caring, privacy is theft" ,  The Circle, Dave Eggers 

   Ho scoperto che sul muro esterno del porticciolo di Pasito Blanco, (Sud di Gran Canaria) dove sono ancorata in quarantena con la mia barca a vela Maneki c'e' una webcam:  https://beachcams.bitservice.es/dev/pasitoblanco2.html.  Non e' certo un fenomeno nuovo la ripresa in diretta di luoghi pubblici, come piazze, monumenti famoso o spiagge . Chissa' da quanti anni esiste questa telecamera puntata sulle barche alla fonda, Per me e' stato uno shock.  In questi due mesi di quarantena, la mia vita, almeno quella diurna che si svolge in coperta, e' stata esposta a un pubblico mondiale.
   Milioni di persone, dalle loro rispettive quarantene, possono sbirciare quando mi alzo al mattino, a che ora spengo le luci per andare a dormire, i miei tuffi, se sono in barca o se sono a terra (se il kayak e' attaccato a poppa o meno), quando mangio un pozzetto e quando mi rilasso sull'amaca a prua, quando lavo i piatti, pesco o riassetto le cime, Come un reality show o come nel film The Truman Show. Per un esibizionista e' il massimo. Da quando ho scoperto di essere sotto la telecamera, faccio piu' attenzione all'abbigliamento. Posso poi spiare i miei vicini di barca senza farmi vedere. Se penso pero' alla mia privacy mi vengono i brividi. 

COVID19/ Diario di una quarantena in barca 13 - Si puo' navigare!

Gran Canaria, 16 maggio 2020 


   Da lunedi' le Canarie sono entrate nella "Fase 1" con alcune misure di apertura anticipate rispetto al resto della Spagna. E' il "premio" per la buona condotta dell'arcipelago nel controllare la pandemia. Ma secondo me e' anche la preoccupazione del governo canario di far ripartire il turismo.      La situazione e' disperata, il lockdown ha messo in ginocchio hotel, ristoranti e attivita' nautiche. Le previsioni sono che saranno necessari almeno due anni per ritornare alla situazione anti Covid.  Ma ci sono anche dei piani di rilancio, le Canarie potrebbero servire da test per la ripartenza del turismo attraverso alcune misure di sicurezza anti contagio, tra cui una sorta di "patente sanitaria" del viaggiatore per garantire una vacanza a rischio zero.
   Tra le novita' della Fase 1 c'e' la riapertura delle "terrazas", di ristoranti e bar che hanno un patio esterno. A Pasito Blanco dove mi trovo all'ancora con Maneki ha riaperto l'unico ristorante La Punta, che si trova al fondo della diga foranea. I primi tre giorni con orario ridotto dalle 12 alle 20, e poi fino alle 22.
    Sono andata per una 'cana" (birra alla spina piccola) e una "tabla del queso". I camerieri indossavano una mascherina con la scritta del ristorante. Mi hanno portato un grande pannello davanti al tavolo con il menu' e quando me ne sono andata hanno disinfettato le sedie.
    L'altra grande novita' e' stata il via libera della navigazione da diporto ma solo nei limiti della propria municipalita' e non oltre le 14 miglia nautiche. In pratica le barche possono uscire per un giorno dai porti di appartenenza per la giornata con l'obbligo di tornare nello stesso posto alla sera.
   Per chi come me e' all'ancora non e' chiaro, come sempre, pare che ci sia consentito muoverci ma solo nei limiti della municipalita' di Pasito Blanco (cioe' Maspalomas).
    Il mio vicino di ancoraggio, il francese Alan, si e' fatto dare dall'ufficio della marina una cartina con la delimitazione delle acque "municipali". Il  limite occidentale e' il capo Cementero di El Pajar.
    Ed e' proprio in quella baia che ci siamo radunati mercoledi' per festeggiare la libera uscita.
Visto il successo della prima navigazione, ho deciso di avventurarmi un poco oltre, a Puerto Mogan, approfittando del fatto che ho la residenza nel porto (quindi in teoria mi trovo dentro il 'mio' municipio se mi ferma la guardia costiera). 
    Sono quindi ancorata vicino al porticciolo di Mogan, uno dei piu' belli e romantici, di Gran Canaria, tanto da meritare il nome di Piccola Venezia (ne avevo scritto la storia qui). Non posso entrare nella marina, ma posso scendere a terra con il kayak passando dalla spiaggia. L'ancoraggio e' profondo (9 metri) e al pomeriggio c'e' molta onda, ma sono da sola e la vista e' incantevole.     

COVID19/Diario di una quarantena in barca 12 - Da oggi si puo' camminare anche senza cani e senza bambini

Gran Canaria, 2 maggio 2020


   Oggi grande giorno di liberta'. Via libera allo sport all'aria aperta in due fasce orarie diverse (dalle 6 alle 10 del mattino e dalle 20 alle 23 della sera) con la limitazione di distanza, un chilometro per chi cammina e quattro chilometri per chi va in bici. Inoltre secondo la direttiva del governo, non e' possibile "sostare" durante l'esercizio sportivo (a meno che non si stramazzi a terra per  la fatica, mi verrebbe da ironizzare). La corsa deve essere individuale, mentre - se ho ben capito - si puo' camminare con una persona con cui si abita. Per gli anziani ("mayores", non si specifica l'eta') sono previste invece altre fasce orarie.
   Come in tutta la Spagna, anche qui nel porticciolo di Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) dove mi trovo all'ancora con la mia barca Maneki, moltissima gente ne ha approfittato di questa prima fase di "desconfinamiento". (dalla fase zero alla fase quattro a fine giugno). Joggers, ciclisti, camminatori (senza cani e senza bambini) e anche surfisti sono usciti dagli "arresti domiciliari" come mi va di chiamare questo isolamento obbligatorio.
   Con mia figlia sono andata a fare una sessione di yoga a circa un chilometro dalla marina privata, in una piazzola di una strada in costruzione che dovrebbe servire un futuro residence ancora da costruire con vista sul paese di Arguineguin e punta "cementero". In barca lo yoga e' decisamente difficile.
   Al termine dell'ora d'aria, puntuale, e' arrivata una pattuglia della polizia che ha richiamato all'ordine e disperso gli sportivi ritardari. La spiaggia di Pasito Blanco per ora rimane chiusa, anzi i poliziotti hanno messo un ulteriore nastro di limitazione all'ingresso dell'arenile, ma ho visto qualche temerario entrare per fare una veloce  nuotata.

  

COVID19/Diario di una quarantena in barca 11 - Yoga in barca

Gran Canaria, 1 maggio 2020

  L'isolamento forzato non stimola solo la fantasia, ma anche la capacita' di adattamento. In mancanza di uno spazio "fermo" dove poter praticare lo yoga, ho dovuto modificare gli "asana" per renderi praticabili su una superficie ristretta e in movimento. Ho scoperto che le gallocce e soprattutto le scotte del fiocco possono essere usate per mantenersi in equilibrio, come mostro in questo video.
Qui pratico l'head-stand, il re degli asana, "sirsaana", in sanscrito, "posizione della testa". Si tratta di una posizione dell'Hatha Yoga che ha benefici per il cervello, perche' vi affluisce piu' sangue, ma anche per il resto del corpo, perche' nei tre minuti in cui di solito si sta a testa in giu', i liquidi defluiscono da gambe e ventre. 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 10 - Stessi diritti (o quasi) a bambini e cani

Gran Canaria, 26 aprile 2020

    Dopo 44 giorni la Spagna ha dato ai bambini gli stessi diritti dei cani, cioe' di poter passeggiare all'aria aperta. In realta' non sono proprio gli stessi, perche' mentre i cani possono uscire con i padroni quando vogliono nell'arco delle 24 ore, i bambini possono lasciare le loro case accompagnati da un adulto solo una ora al giorno dalle 9 alle 19. E a differenza dei loro animali  possono passeggiare solamente in un numero massino di tre (e ovviamente non possono pisciare dove pare a loro).
Sofonisba Anguissola, Tre Bambini con cane. 1570
    Il governo di Madrid ha cosi' avviato la fase del "desconfinamiento" partendo dai bambini che poveretti non ne potevano piu' di stare in casa. I minori di 14 anni possono quindi uscire in strada, ma non al parco gioco (perche' rimangono chiusi) e usare la bicicletta o il monopattino sempre in una distanza limitata ripetto alla loro abitazione. Non si capisce perche' non sono stati citati altri mezzi, tipo i pattini o il monociclo, ma questo non e' il punto.
    Non ho fatto una ricerca comparata, ma mi sembra che il via libera spagnolo ai bambini sia una misura unica tra gli altri Paesi europei. In Italia si pensa che i bambini siano quelli piu' vulnerabili al contagio. Qui invece no, non e' stata manco imposta loro la mascherina.
E cosi' da oggi anche qui nel porticciolo di Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) dove mi trovo all'ancora si sono visti i bambini andare in bici o correre sulle aiule. Qualcuno e' entrato anche in spiaggia, che rimane "sigillata", ma solo per qualche minuto. Ovviamente anche gli adulti sono stati felici di poter passeggiare, soprattutto quelli senza cane, e ne hanno approfittato. Ho visto adulti correre a fianco dei bambini, liberi quindi di fare un po' di sport all'aperto, che qui e' vietato (a differenza dell'Italia).
   Da oggi sono riprese anche diverse attivita' al cantiere navale di Pasito Blanco, dove sono tornati meccanici e pittori. A pieno regime anche l'industria delle costruzioni. Ci sono lavori in corso un po' ovunque. Forse ne approfittano del momento per ristrutturare. Quando sono andata a piedi nella cittadina di Arguineguin, a circa 10 km, per comprare un cavetto di ricarica dello smartphone, ho visto la "fattoria del cemento", che sorge su un promontorio, in piena attivita'. A fianco, lungo un tratto di costa che era ancora intatta, con palme e casuarine, stanno tirando su un complesso residenziale e commerciale. 
   Decine di operai sono assembrati con l'elmetto ma senza mascherine. Forse il coronavirus li' non c'e'? Mentre di sicuro esiste un focolaio sulla scogliera che vedo di fronte dove la polizia blocca i bagnanti indisciplinati.
   Mentre si continua a morire negli ospedali e negli ospizi, dove ci sono i focolai del Covid, il governo spagnolo (ma anche quello italiano) concentra i suoi sforzi contro i cosidetti "furbetti" della passeggiata. 

COVID19/Diario di una quarantena in barca 9 - Quando la reclusione stimola la fantasia

Gran Canaria, 23 aprile 2020

    Il confino forzato, o meglio l'arresto domiciliare di massa come preferisco chiamarlo, ha il potere di stimolare nuove idee o anche ispirazioni artistiche. Ci sono innumerevoli casi di capolavori scritti in isolamento. Anna Frank scrive il suo celebre diario in un rifugio segreto dei magazzini Frank. Lo statista indiano Jawaharlal Nehru si dedico' nelle carceri britanniche dal 1942 al 1946 a una opera storica, "The Discovery of India" che e' ancora oggi studiata a scuola. Il pacifista Bertrand Russel scrive "Introduzione alla Filosofia matematica" (1918) durante la sua prigionia. Poi ci sono i casi di illustri carcerati, come Antonio Gramsci e Nelson Mandela fino al Silvio Pellico de "Le mie prigioni". Ho gia' citato in questo blog la "Novella degli Scacchi" di Stefen Zweig, dove c'e' un esempio mirabolante di come allenare la mente quando si e' prigionieri in una stanza e non si hanno carta e penna. {ADDENDUM: un mio caro amico e compagno velista mi ha suggerito di aggiungere anche il Mein Kampf  di Adolf Hitler come esempio di ispirazione carceraria...in questo caso funesta per l'intera umanita'}.
Anche il confino non obbligatorio, come per esempio una lunga degenza all'ospedale, puo' far nascere grandi ispirazioni. Penso a "Addio alle Armi" di Ernst Hemingway (scritto dopo la sua degenza in Italia).  Nel romanzo classico de Il Piacere, (che sto leggendo in questi giorni) Andrea Sperelli,  alter ego di Gabriele D'Annunzio, ritrova la vena poetica in un periodo forzato di convalescenza tra i roseti della villa al mare di sua cugina dopo essere stato ferito in un duello.
Come recita una frase attribuita a Winston Churchill, "Never let a good crisis go to waste". Puo' essere letta come un cinico suggerimento, ma anche come un invito a cogliere un opportunita'. "Facis de Necessitate Virtutem", fai di necessita' virtu', diceva San Girolamo. Piu' o meno la stessa cosa, anche se si riferisce forse piu' a a una disposizione mentale nell'affrontare obblighi o situazioni non piacevoli.
   Non so perche' mi e' uscita questa lunga e "dotta" premessa per raccontare come la permanenza obbligatoria in luoghi ristretti, sia una barca che un mini alloggio, stimola l'intelletto e la fantasia. Ovviamento questo e' valido in condizioni statiche della barca, non in navigazione dove si e' impegnati nelle manovre e nella rotta. Risparmio per ora le mie intuizioni artistiche e poetiche, vorrei condividere piuttosto lavori manuali o di bricolage in barca. Attivita' che hanno in comune l'utilizzo di materiali riciclati, non essendoci altra alternativa, quindi con ulteriore sforzo "creativo" e di immaginazione. Sono sicura che molte persone si sono dedicate al fai-da-te in questa quarantena riscoprendo magari vecchie passioni o hobby e anche, perche' no, talenti nascosti.
La scacchiera

E' stata ricavata su un tavolino da campeggio con nastro isolante. I pezzi sono in parte riciclati e in parte presi dalla cassetta degli attrezzi. I pedoni sono bulloni dipinti con lo smalto viola (per distinguere i bianchi dai neri). La regina dei neri/viola e' il flacone dello stesso smalto, mentre la regina dei bianchi e' una Madonnina di plastica. Le torri bianchi sono spinotti USB, bruciati quando li ho inseriti in una presa accendisigari montata con la polarita' invertita. Le torri nere/viola invece sono due pulegge ossidate per le drizze in testa d'albero che ho sostituito quando ho disalberato lo scorso anno a Tenerife. I cavalli neri/viola sono viti e bulloni arruginite che ho trovato sotto un guard rail durante una passeggiata clandestina sulla statale 500.

La rete porta frutta

Questa e' stata realizzata seguendo un video su YouTube con del cordino di cotone, pero' i due "dischetti" che servono a legarlo sono pezzi dello scafo di Maneki, trapanato in diverse occasioni.





















Porta Sapone


Ho usato due piccole staffe, che avevo a bordo, le ho fissate alla parete con viti da legno e ci ho appoggiato sopra la confezione del Filadelfia. Volendo si puo' anche chiudere il portasapone con il coperchio dello stesso formaggio








Fermaglio per porte tambuccio

Purtroppo Maneki non ha un posto dove fissare le porte del tambuccio quando il boccaporto e' aperto, che e' durante il giorno (di notte dormo con il tambuccio chiuso). Quindi le due tavole erano sempre d'impiccio lungo la battagliola o sui divani. Ho pensato di usare una cerniera, una corda elastica e un gancetto per fissarli lungo la sponda della cambusa usando la maniglia di una delle porte. Facile da agganciare e sganciare.    

COVID19/Diario di una quarantena in barca 8 - Scatta la solidarieta'

Gran Canaria, 16 Aprile 2020

    Una delle più famose massime della mitologia indiana e' "Vasuddhaiva Kutumbakan" , dal sanscrito "Il mondo e' una unica famiglia" (Maha Uspanishad). Mi e' venuta in mente stamane a proposito della diffusione mondiale della pandemia e delle sue conseguenze sociali. Pero' potrebbe essere letta anche come una considerazione sulla solidarietà degli esseri umani che scatta nei momenti di crisi.
   Non e' solo retorica, ne ho avuto qualche esempio diretto nella piccola comunità' di 'velisti' in confino obbligatorio stabilito dallo stato di emergenza decretato dalla Spagna il 14 marzo. Insieme a me, alla rada difronte al porticciolo privato di Pasito Blanco (sud di Gran Canaria) ci sono altre cinque barche "abitate".  Una coppia di norvegesi, una di svedesi, una famiglia di tedeschi composta da genitori e tre figli adolescenti, un solitario francese e il mio duo italiano di madre figlia.  A circa 200 metri dalla baia, nel cantiere navale annesso alla marina, ci sono poi una coppia di californiani  e un altro duo sempre americano padre figlio. Vivono nelle loro barche in secca in attesa di riparazioni al motore.
    E' uno spaccato di mondo, che comunica in inglese, che condivide la quarantena e i problemi di un isolamento forzato all'ancora, come quelli del rifornimento di acqua dolce, la spesa, le bombole del gas per cucinare e, non da ultimo la tenuta dell'ancoraggio quando c'e' mareggiata.
    Dalla barca più' vicina, la norvegese Black Pearl ho ricevuto l'offerta di ormeggiare a un gavitello "privato" ma momentaneamente libero. E' successo dopo che la mia ancora si era spedata in una giornata di vento forte.  Twain, il californiano nel cantiere navale,  mi ha prestato un cavetto per caricare lo smarthphone e un giorno anche una bici per andare in farmacia a circa mezzora da Pasito Blanco. Siccome ha un auto a noleggio so che fa anche commissioni per chi ne ha bisogno.
    Da parte mia ho condiviso il mio wifi con i ragazzi tedeschi del catamarano, abbastanza vicino da prendere il segnale, che fanno lezione on line. Con Alain, il velista francese solitario, ci siamo scambiati dei libri.
    L'altro ieri, sempre Twain che e' il più' "dinamico", ha messo a disposizione la canna dell'acqua facendola passare attraverso il muro di recinzione che divide il cantiere navale dalla scogliera. Io e gli altri ci siamo quindi avvicinati con i dinghy per riempire taniche e bottiglioni. La processione e' andata avanti per un po' finché non e' comparso sul molo antistante un guardiano della marina che ha scatenato il fuggi fuggi. Anche le ronde della polizia in spiaggia suscitano un sentimento di solidarietà' tra di noi costretti a trovare mille sotterfugi per scendere a terra senza dare troppo nell'occhio.  La nostra situazione e' vista infatti come quella di "privilegiati", uniche barche che sono al di fuori del porto e uniche persone che hanno la possibilità' di nuotare, pescare e in genere usufruire del mare, in questo momento "vietato" a tutto il resto della popolazione.
   

COVID19/Diario di una quarantena in barca 7 - Tre letture mirate

Gran Canaria, 11 Aprile 2020

In questo periodo circolano molti consigli di letture. Anche io contribuisco nel mio piccolo. Si tratta di libri non legati alla vela, ma al momento particolare che stiamo vivendo di limitazione delle libertà individuali, di grande paura per il futuro e di claustrofobia quotidiana.
Paul Furst, Il dottor Schnabel (medico della peste nel XVII secolo a Roma).
La Peste di Albert Camus (1947), che ho scoperto e' tra i più letti, e' un must, perché ci ricorda che le epidemie hanno generato in passato sentimenti e inquietudini molto simili a quelle che stiamo vivendo ora. Quante similitudini ci sono con la pestilenza che sconvolge la cittadina algerina di Oran, le restrizioni ai movimenti, l'affollamento degli ospedali, il dramma dei cimiteri pieni e le fosse comuni...       
"Molti speravano sempre che l’epidemia si sarebbe fermata e che loro, con la famiglia,
sarebbero stati risparmiati. Di conseguenza, non si sentivano ancora obbligati a nulla. Per essi la peste non era che una spiacevole visitatrice, che doveva andarsene un giorno, com’era venuta. Spaventati, ma non disperati, non era ancor giunto il momento in cui la peste gli sarebbe apparsa come la forma stessa della loro vita e in cui avrebbero dimenticato l’esistenza che avevano potuto condurre prima del morbo".

   La seconda lettura e' il famoso Racconto dell'Ancella della canadese Margaret Atwood (1985), diventato il simbolo dell'oppressione (in quel caso maschilista) e di una umanità controllata e messa al servizio della classe dirigente.     
“Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell'anarchia, c'era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.”

    Ultimo suggerimento e' un grande classico che ho scoperto solo ora, La novella degli Scacchi del dissidente austriaco antinazista Stefan Zweig (1941), illuminante per le profonde riflessioni del Dr B. nella sua cella di isolamento prima di sfidare il campione di scacchi sul piroscafo da New York a Buenos Aires.   
“Ma persino i pensieri, per quanto possano essere privi di sostanza, necessitano di un punto d’appoggio, altrimenti cominciano a roteare e a girare senza senso su se stessi; anch’essi non riescono a sopportare il nulla. Aspettavi che accadesse qualcosa, da mattina a sera, e non accadeva niente. Continuavi ad aspettare, ancora e ancora. Non succedeva niente. Aspettavi, aspettavi, aspettavi, pensavi, pensavi, pensavi finché le tempie non ti facevano male. Non succedeva niente. Rimanevi solo. Solo. Solo."

COVID19/Diario di una quarantena in barca 6 - Otto facili esercizi per mantenersi in forma

Gran Canaria, 6 Aprile 2020

    "Impara l'arte e mettila da parte" si dice. Mi sto rendendo conto che i 25 giorni di traversata a vela dell'Atlantico mi stanno venendo utili ora per sopravvivere all'isolamento imposto dallo stato di allerta della Spagna, che - per dovere della cronaca - e' stato esteso ieri di altri 15 giorni fino al 26 aprile.  La durata del confino ha superato abbondantemente la durata media di una rotta dalle Canarie ai Caraibi. Se continua ancora dovrò forse chiedere suggerimenti ai velisti che fanno il giro del mondo senza scalo...
La premessa e' che mantenersi in forma e' essenziale per la salute psico fisica. Ci sono molte idee in Rete su come fare ginnastica negli spazi ristretti della casa. La barca e' un po' simile a un monolocale con la differenza pero' che non e' immobile e quindi richiede un po' più' di equilibrio, e che invece di ringhiere o travi sul soffitto ci sono sartie, scotte e boma. Ecco qui otto esercizi ginnici che mi sono inventata:
1 - Corsa sul posto per 20 minuti. La si può fare facilmente sul ponte a prua tenendosi con le mani alle scotte del genoa, meglio se tese. Non dimenticavi di cazzare il paterazzo per compensare la tensione sullo strallo. Non fattibile se qualcuno sta facendo la siesta nella cabina di prua.

2 - Squat. L'ideale e' tra la sartia laterale bassa e quella alta. Quattro serie da 10 alternate, cioè due a dritta e due a sinistra.










3 - Push-up. sempre sul ponte di prua, con la testa rivolta al piede d'albero, dove c'e' più spazio e la superficie e' più in piano. Venti intramezzati da riposo di 10 secondi


4 - Slanci gamba tesa (tonificazione glutei). Salire sulla tuga e tenersi al boma o al sacco della randa. Slanciare indietro la gamba tesa perpendicolari al boma. A ogni slancio guardare in alto. Serie da 10 prima destra e poi sinistra, per 4 volte (totale 80 slanci).










5 - Addominali
. Sedersi sul pulpito con la faccia rivolta all'albero, cercando di incastrare i piedi dove e' più comodo, per assicurare una buona presa. Con le mani dietro la testa fare 30 flessioni, tre serie da 10 con pausa di 10 secondi. Non consigliabile quando c'e' troppa onda perché si rischia di cadere in acqua.





6  - Torsioni del busto. Sedersi a cavalcioni del winch più grande o sul bordo del pozzetto dove si riesce meglio a bloccare le gambe. Con i gomiti all'altezza delle orecchie fare  due serie da 50 torsioni veloci accompagnandosi con il ritmo del respiro. Se e' a portata di mano meglio usare una pagaia o un remo (o il manico di una scopa).


7 - Step. Stando nel pozzetto salire e scendere sulle panche alternando destra e sinistra, tenendosi alla scotta della randa. Dieci volte a dritta e dieci a sinistra.

8 - Stretching gambe. Sempre nel pozzetto con la faccia rivolta verso prua poggiare una gamba per volta sul tambuccio (dopo averlo chiuso) e fare almeno 5 minuti di stiramenti alla fine di tutta la serie di esercizi.   

COVID19/Diario di una quarantena in barca 6 - Quando anche la plastica diventerà una pandemia?

Gran Canaria, 1 Aprile 2020

    Sono andata al Mercadona, un megastore molto popolare che si trova lungo la statale GC500 a un paio di chilometri circa da dove mi trovo all'ancoraggio con la mia barca Maneki. In teoria per fare la spesa ci sarebbe il piccolo Spar, nella marina di Pasito Blanco, che e' più vicino, pero' la varietà e' molto limitata ed e' molto costoso, soprattutto per i prodotti freschi.  Non so quindi se ho rischiato una multa. Di sicuro ho aumentato il mio rischio di contagio dato che il supermercato e' molto più affollato.
Dettaglio da Trittico delle Tentazioni di Sant'Antonio, Hieronymus Bosh   
    Per raggiungere il Mercadona ho percorso un tratto di mare con il kayak fino alla spiaggia di Meloneras e da qui circa 500 metri a piedi tra un campo da golf e un complesso residenziale turistico. Mentre camminavo ho incrociato un furgone della Guardia Civil, parcheggiato senza nessuno a bordo davanti alla spiaggia, penso per semplice dissuasione, e poi una pattuglia di poliziotti con cui ci siamo scambiati un veloce saluto. Avevo un paio di buste della spesa vuote ed era quindi abbastanza chiara la ragione della mia uscita.  La camminata, nelle strade deserte e sotto il sole ormai estivo, mi e' servita per un paio di riflessioni.
    La prima e' sul terrore di essere fermata o addirittura caricata su un furgone, come quello che avevo visto,  e portata in una localita' segreta, tipo Guantanamo del coronavirus.  Mi e' venuto in mente il romanzo distopico di Margaret Atwood, "Il racconto dell'ancella", dove la protagonista tentava di sfuggire alle telecamere nascoste per strada dal regime teocratico. Ma potrebbero essere anche le sensazioni degli ebrei durante l'Olocausto, oppure in tempi più recenti, degli abitanti di Mosul o di Aleppo quando uscivano di casa per cercare cibo sotto il tiro dei cecchini o sotto i bombardamenti. Le guerre non si sono fermate con il Covid19 (o forse si', nessuno lo sa perché i media sono concentrati sull'epidemia).
   La seconda sensazione e' di rabbia perché l'emergenza sanitaria ha provocato una reazione immediata a livello globale, una mobilitazione planetaria senza precedenti, praticamente simultanea. Altre emergenze, molto più gravi perché destinate a durare di più e con conseguenze devastanti per il pianeta, invece non hanno ricevuto nemmeno una minima percentuale di tutta l'attenzione dedicata alla lotta contro la pandemia. Certo il virus mette a rischio le nostre vite, il bene più' prezioso, ma anche le misure per combatterlo sono devastanti per la nostra sopravvivenza. Leggo oggi un rapporto di Human Right Watch sugli operai tessili in Bangladesh, Cambogia e negli altri Paesi asiatici dove si produce la moda low cost per le grandi catene di abbigliamento occidentali. Gli ordini sono stati cancellati, i pagamenti bloccati e milioni di persone rischiano la fame.
   Nel parcheggio del Mercadona c'era la coda perché gli ingressi erano limitati. C'era un poliziotto per dirigere gli accessi e controllare che tutti si mettessero i guanti di plastica. Quasi tutti avevano una mascherina o una sciarpa davanti alla bocca e stavano a quattro o più metri di distanza l'uno dall'altro. Una signora dietro di me si lamentava ad alta voce, "Es una locura" , e' una follia, non so se riferendosi alla situazione o al virus.
     A un certo punto mi sono trovata a un metro di distanza dal tubo di scappamento di un auto con il bagagliaio strapieno di rotoli di carta igienica. Quando si e' messa in moto mi e' arrivata una zaffata di gas che e' finita direttamente nei miei polmoni. Decenni di smog nelle nostre città  trasformate in camere a gas non ci hanno mai preoccupato seriamente, a parte qualche misura sporadica di blocco del traffico. Non c'e' stata nessuna allerta generale nonostante i malati per tumori, infezioni respiratorie e allergie causate dall'inquinamento. Nessun allarme per la contaminazione dell'acqua e suolo. Nessuna quarantena per la plastica che sta contagiando l'intero pianeta.